[M.Losito, "Castel del Monte e la cultura arabo-normanna in Federico II", Adda Ed., Bari, 2003, pagg.27, 149]
"La sala conserva ... la riquadratura geometrica del pavimento, formata da due listelli paralleli, correnti da un plinto all'altro, caratterizzati da un opus tessellatum, anch'esso geometrico, e da una fascia interna, sempre quadrata, ai cui angoli si sviluppano quattro cerchi. Si noti anche parte del mosaico che si stendeva su di esso, di grande e raffinato effetto pittorico per i suoi piccoli esagoni di marmo bianco, cementati con conglomerato a scaglie di ardesia.
[Pietro Petrarolo, "Castel del Monte", Tip. D. Guglielmi, Andria, 1981, pagg.60-61]
Il pavimento di questa sala, era interamente abbellito
da un "opus sectile",
piuttosto che "tessellatum" come afferma il Petrarolo;
è cioè una tàrsia marmorea decorativa
i cui conci ("crustae") tagliati in forme geometriche, esagoni e
triangolini quadripartiti (con quello centrale a sua volta quadripartito), connessi in modo
da realizzare, anche con il contrasto tonale ottenuto con la bicromia bianco-nero, semplici ornati geometrici
iterativi con risultati artistici di notevole pregio.
Con un "opus sectile" simile era ornato anche
il pavimento della Cripta della Cattedrale.
Qui di seguito, per un breve approfondimento, cito il contributo di alcuni studiosi alla conoscenza dell'opus sectile realizzato in altri siti archologici italiani.
Uno dei primi manufatti in cui troviamo l'opus sectile realizzato con una trama
quasi identica a quella poi utilizzata in Castel del Monte è nel pavimento
della zona presbiteriale di Santa Tecla, cattedrale di Milano nel periodo tardo - antico, quando
la città era capitale.
Il prof. Federico Guidobaldi, a pag. 364 del suo approfondito studio su
"Sectilia pavimenta tardoantichi e paleocristiani a piccolo modulo dell'Italia settentrionale",
pubblicato in "Rivista di Archeologia Cristiana, 85, 2009, pp.355-420", sinteticamente così lo descrive:
Oltre la metà del V secolo è in genere collocato l’insieme dei
sectilia rinvenuti nella cattedrale di S. Tecla, che è stato collegato
appunto con un rifacimento dell’edificio, successivo alla devastazione
di Attila (452). I motivi geometrici sono qui assai
più numerosi e variati di quanto abbiamo visto finora, anche se
quello ad esagoni e triangoli è comunque pur sempre
predominante ed è rappresentato anche in varie dimensioni modulari
e in una variante con i triangolini quadripartiti,
che precorre in certo qual modo la caratteristica frammentazione
degli elementi interni che sarà tipica dei pavimenti cosmateschi."
Un particolare di tale pavimento è riportato nella foto di sinistra all'inizio di questa pagina,
scattata da Giovanni Dall'Orto e pubblicata da Wikimedia Commons
("
Milano - Metropolitana Duomo - Pavimenti di Santa Tecla - Foto Giovanni Dall'Orto - 23-Jan-2008").
Un altro manufatto di opus sectile che presenta una trama analoga
a quella presente in Castel del Monte lo rinveniamo nel pavimento della zona presbiteriale
della Basilica di Santa Maria Antiqua a Roma. Qui i triangoli
incastrati tra i bianchi esagoni, sono realizzati con materiali porfiretici,
segno evidente di posa in opera di questo "sectile"
durante il periodo di Bisanzio capitale dell'impero (VI secolo).
Nicola Severino, autore della foto di centro all'inizio della pagina,
nel suo studio "Il pavimento musivo della Basilica di Santa Maria Antiqua.
Un nuovo contributo per la sua datazione e attribuzione"
ipotizza che parte delle stesure pavimentali in opus sectile presenti in S. Maria antiqua
siano stati rielaborati dai marmorati Cosmati, in interventi di restauro della chiesa,
intorno al XII secolo.
Considerando l'epoca di costruzione del Castello, prima metà del XIII secolo, e
l'indubitabile compresenza di maestranze islamiche nella sua realizzazione, si comprendono
i punti di contatto rilevabili tra l'arte romanica, prettamente occidentale,
e gli ornamenti estetici islamici su di essa operati.
Per capire meglio la struttura e il significato dell'opus sectile
qui realizzato riporto, infine, alcuni brani tratti dalla tesi del prof. Ruggero Longo
"L’opus sectile medievale in Sicilia e nel meridione normanno":
"Nelle decorazioni medievali in opus sectile penetrano modi ornamentali
tipici dell’arte islamica. L’ornamento geometrico islamico è astratto per
antonomasia. Perciò temi privi di valenze iconografiche e di connotati religiosi
vengono accolti senza ostacoli nel mondo cristiano, specie da artigiani
specializzati in un’arte geometrica qual è l’opus sectile.
Ciò significa che possiamo confrontarci solo con delle forme prive di contenuto, con dei motivi
ornamentali astratti che non forniscono alcun supporto convenzionale. (...)
Gli uomini medievali erano proiettati verso una trascendenza immanente del mondo circostante che conferiva
loro un’apertura verso l’elemento astratto. L’arte figurativa e rappresentativa,
carica di significati e valori contenutistici, non negava l’importanza dell’arte
ornamentale, mentre l’aspetto materico dell’opera d’arte era tenuto in grande
considerazione. L’ornamento medievale doveva possedere le proprietà di
procurare piacere ed indurre alla contemplazione. L’opus sectile
rispondeva ad entrambe le proprietà.
Una digressione sull’estetica dell’ornamento islamico permette di
individuare tangenze e punti di contatto con le estetiche medievali occidentali.
Tangenze che verosimilmente hanno permesso l’introduzione di modi islamici
nell’arte romanica. Procurare piacere era e continua ad essere una delle proprietà
fondamentali dell’arte islamica, tesa da sempre ad evitare con cura contenuti
religiosi o rappresentazioni mimetiche che rischierebbero di competere con la
creazione divina. L’Islam si era specializzato nel creare qualcosa che procurasse
piacere senza significare alcunché. Questo requisito diede agli artigiani
musulmani l’opportunità di rispondere alle esigenze di culture diverse. (...)
L’opus sectile, composto da tessere di forma geometrica regolare, si
caratterizza (...) per la rigidità degli schemi entro i quali sono
giustapposte le tessere. Inoltre vi è la tendenza ad annullare gli
interstizi secondo un ductus serrato da cui deriva la raffinatezza
dell’esecuzione. (...)
La geometria diviene uno strumento eccezionale per formulare immagini
armoniose, proporzionate, secondo un rapporto equilibrato tra le parti ed una
euritmia che realizzano un’estetica delle proporzioni, essa stessa estetica del
piacere. Ma soprattutto la geometria diviene iconoforica, non è solo regola
razionale, è anche un generatore di forme, astratte per eccellenza, non avendo
nessuna corrispondenza con la realtà naturale."
[da "L’opus sectile medievale in Sicilia e nel meridione normanno" tesi di dottorato di Ruggero Longo, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. Dipartimento di Studi per la Conoscenza e la Valorizzazione dei Beni Storici e Artistici.]
Possiamo brevemente concludere che l'opus sectile realizzato nelle sale di Castel del Monte fonde mirabilmente istanze culturali dell'antica Roma imperale, dell'arte musiva medievale e dell'estetica ornamentale islamica.
Quasi certamente tutte le sale del Castello erano pavimentate con l'ornamento dell'opus sectile, al quale si abbinava, al piano superiore e nella parte alta delle pareti, una fascia di opus reticulatum, altro gradevole ornamento realizzato con conci di pietra di forma piramidale a base quadrata, col vertice infisso nel corpo della muratura, la base rivolta verso l'esterno e con i lati inclinati a 45°.
"Da quest'aula si accede alle torri 7ª e 8ª; nella prima (a destra) è ricavata la scala a chiocciola che arriva fino al piano superiore; nell'altra è uno stanzino ottagonale analogo a quelli delle torri 1ª, 2ª, 4ª e 6ª, con annesso gabinetto, di cui la porta, la vaschetta, la feritoia mostrano, nell'ottimo stato di conservazione, con maggiore evidenza i pregi di una struttura accuratissima e perfetta anche nei minimi particolari."
[da "Guida di Castel del Monte" di Bruno Molajoli, Ed. Gentile, Fabriano, 1934, pag.34]