[elaborazione elettronica su foto di Michele Monterisi - 2009]
Scendendo dal transetto della cattedrale attraverso l'attuale scala di accesso adiacente alla parete sud, si è attratti dall’eleganza dei quattro piccoli ambienti sulla sinistra che compongono il vestibolo di questa Chiesa inferiore, forse in origine utilizzato come nartece per i catecumeni. La porta sulla parete di fondo è certamente uno dei due primordiali accessi della sua facciata, quando la chiesetta non era ancora interrata.
[angolo nord-ovest del vestibolo con le colonne in granito: il capitello bizantino e quello romano stile corinzio - foto di Michele Monterisi - 2010]
Spiccano le tre colonne in granito (due di color rosso bruno e la più lunga nera) le quali, con le altre due in pietra chiara, reggono le belle piccole crociere delle volte. Evidente emerge il loro carattere raccogliticcio, come anche di recupero appaiono i capitelli e quant’altro è ben lavorato; si è convinti che tali pezzi siano manufatti di risulta di altri precedenti edifici demoliti o in abbandono. Ciononostante la visione d'insieme è gradevole; si assaporano sensazioni contrastanti e allettevoli insieme, che invitano alla riflessione e alla ricerca. Interessanti sono i capitelli delle colonne centrali; quello sulla colonna di granito è di stile romano, bizantino l'altro.
[Uno dei due ingressi originari (foto di Michele Monterisi, 2010) - l'absidiole laterale alla chiesetta
(foto di Confalone nel citato testo di F. Lorizzo]
Il muro perimetrale di questo vestibolo, su gran parte delle pareti, è in pietra calcarea
ben squadrata (probabilmente di restauro); non appare avere una prioritaria funzione di sostegno,
quanto piuttosto di semplice chiusura del luogo. Dalla porta in ferro posta in uno dei due accessi originari della
cripta si intravedono le strutture murarie di
un possibile portico o un esonartece che offriva ai fedeli un ospitale primo riparo
dalla realtà cittadina e li predisponeva all'atmosfera sacra e alla
preghiera.
Si notino nella semicolonna a sinistra della porta residui di cardini
che fanno supporre l’esistenza di una seconda apertura nell'adiacente sottarco.
Attualmente, superata la porta, rasentando il muro perimetrale ovest, si raggiunge
un'absidiola
laterale, la quale presenta il piano di calpestio notevolmente più alto rispetto alla
rimanente struttura ed è estremamente piccola; probabilmente (secondo
Mons. G. Lanave, in "Ripensando
sui muri della cripta …") era una
seconda chiesetta immediatamente accanto.
[il foro nella volta presso l'ingresso e particolare delle crociere della volta - foto di Michele Monterisi - 2010]
Le crociere della volta poggiano sulle quattro colonne quadrate angolari in gran
parte integrate nel muro, sulle tre colonne tonde in granito e sulle altre due
in pietra calcarea, tutte troppo
corte perché si pensi possano essere state appositamente scolpite per il
vestibolo.
Molto suggestivi nel loro nudo accostamento i leggeri archi della volta a
crociera, con conci posti di taglio e cementati con malte scure a spina
pesce; danno un che di arcano e
misterioso, un invito a guardare al di là della struttura, quasi a
desiderare di aver presenziato i
lavori di costruzione per coglierne intenti e committenze.
Nella volta della campata presso il primitivo ingresso c'è un foro quadrato largo quanto una spalla;
ora ci si chiede quale funzione abbia avuto: sarà stato il passaggio di una fune che risaliva
ad un soprastante campaniletto, o fu forse lo stretto passaggio donde Francesco II del
Balzo nel 1438 vide e riportò alla luce
il sarcofago di San Riccardo
ivi occultato nel 1350; o ancora
fu per diversi secoli uno scarico veloce di resti umani nel periodo in
cui la cripta fu usata come sepolcreto? Non sembra che sia stata data
una risposta certa.
Nel sottarco di fondo, a fianco del su citato ingresso della originaria facciata, probabilmente c'era un secondo
ingresso alla cripta, successivamente murato per erigervi, affermano alcuni
studiosi, un piccolo mausoleo ad una delle due imperatrici sveve che qui avrebbero avuto l'ultima dimora.
Si noti sia alla base del muro sud che di quello a ovest (nella 2ª foto: a sinistra il primo, centrale l'altro)
le lastre di pietra su due sepolture che la tradizione indica come
le tombe delle imperatrici sveve.
[Vestibolo: gli archi di passaggio alle due navate, che qui si slargano - foto di Michele Monterisi - 2009]
Questo ambiente - vestibolo introduce alle due navate
che portano al Cristo Redentore affrescato sul
pilastro centrale dell'abside.
Gli archi di passaggio tra il pronao e le navate sono a tutto sesto,
massicci, quasi a voler suggerire una differente data di costruzione
degli ambienti; infatti essi s'innestano sui pilastri che un tempo
forse reggevano la prima arcata dell'unica
navata a botte con cui la cripta era realizzata.
[il vestibolo fotografato nel 1938 dallo studio Malgherini-Attimonelli]
Ecco come l'architetto Haseloff nel 1904 trova, studia e descrive questo vestibolo della Chiesa inferiore nel testo sotto citato:
… La parte architettonicamente più ricca e meglio conservata è il vestibolo, un ambiente rettangolare trasversale con sostegno centrale (tav. I).L’edificio, come la chiesa, è costituito da blocchi rettangolari squadrati di pietra calcarea locale, disposti irregolarmente in strati più larghi e più stretti. La volta poggia ai quattro angoli della stanza su pilastri aggettanti con abaco leggermente sporgente; Al centro del vestibolo e tra i pilastri fungono da sostegni delle colonne, tre delle quali sono poste liberamente davanti al muro d’ingresso e sulle due pareti esterne. La straordinaria povertà architettonica dell’intero edificio è illustrata più chiaramente dal fatto che queste cinque colonne sono trattate in modo diverso in termini di altezza e diametro, materiale, capitello e basi. Sono resti di edifici più antichi e sembra che sia stato fatto uno sforzo per ottenere questi poveri resti.Se la tradizione racconta di un tempio di Venere che originariamente sorgeva in questo luogo, i costruttori di questa chiesa inferiore avrebbero probabilmente potuto includere resti migliori nella loro costruzione. Al momento, avevano a disposizione solo due robusti pilastri di granito che potevano essere utilizzati per i due supporti indipendenti. Per quello che si trova nel porticato che introduce alla chiesa, esisteva un capitello bizantino del VI secolo circa con una semplice decorazione di quattro foglie d’acanto, che fu utilizzato capovolto come base (tav. II, a), mentre un semplice lastra di calcare funge da supporto; per il secondo di questi pilastri di granito, sostegno centrale del vestibolo, non esisteva alcun basamento, bensì un capitello fogliato romano di forma corinzia, nel più miserabile stato di conservazione, sul quale era posta una placca reggente di pietra calcarea, che ripete la forma dell’abaco (tav. II, b).Dopotutto, questi due grandi ceppi di granito e questi due capitelli, costituiscono i fiori all’occhiello della cripta; Anche le tre colonne davanti alle pareti, una di granito e due di arenaria o calcare, sono diverse, non hanno né base né capitello, un sostegno bilancia l’altezza, blocchi di calcare fungono da lastre-abachi.Gli archi della cinta e quelli trasversali si estendono quindi da questo sistema di supporto. Questi archi sono in pietra, gli inizi dei colmi della volta dove si incontrano gli archi di cinta e trasversali sono scavati nello stesso blocco, mentre le volte continuano ad essere costituite da strati irregolari di strette lastre di pietra.
Il vestibolo appare nello stato originario ad eccezione della parete d’ingresso (ovest); Qui un tempo c’erano due ingressi, uno dei quali murato ma ancora visibile; l’altro è ora completamente chiuso da un muro, la colonna tra di loro è nella muratura. Considerata la scarsa tecnologia delle parti vecchie e di quelle più recenti e la somiglianza dei materiali, è difficile qui, come in altri luoghi, esprimere un giudizio preciso sull’entità di eventuali modifiche successive.
[tratto dal testo (tradotto) di Arthur Haseloff “ La chiesa inferiore del Duomo di Andria” (“Die Unterkirche des Doms zu Andria”), in “Die Kaiserinnengräber in Andria - Ein beitrag zur apulischen kunstgeschichte unter Friedrich II”, Editore Loescher & C.°, Roma, 1905. pp. 7-18.]
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]