chiesetta di San Martino (scomparsa)

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Chiesetta di San Martino

Il canonico Michele Agresti nel 2° volume del testo sotto citato, indicando le “Chiese antiche, che ora pił non esistono”, scrive.

“Molte altre Chiese antiche, che ora pił non esistono, si appartenevano al Capitolo [della Cattedrale]. ... S. Martino, sulla via anticamente detta Rughe lunghe, oggi via Tupputi, nei pressi di S. Domenico; ... ”.

[tratto da "Chiese antiche, che ora pił non esistono" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 76].

     particolare dell'arco d'ingresso consfondo Campanile S.Domenico   stemma sulla chiave della palazzina   Seminterrato Via Tupputi 18 con croce di Malta
[ palazzina cinquecentesca nobiliare, al n. 16 di via Tupputi e seminterrato con croce di Malta al 18 - foto Sabino Di Tommaso, 2014-2018.]

I documenti affermano che la Chiesetta di San Martino sorgeva nella via dietro San Domenico (attuale via Tupputi), nei pressi di essa ed era dotata di giardinetto.
Il complesso di case con l’abitazione della famiglia Tupputi č l’unica ad essere in quella strada nei pressi di S. Domenico (vedi foto), ad avere contemporaneamente un atrio – giardinetto e, adiacente, un seminterrato con sull'architrave d'ingresso una croce di Malta.
Nel periodo in cui la Chiesetta di San Martino era ancora funzionante (probabilmente sino a fine Settecento), i Tupputi almeno dal Seicento (quando troviamo una loro tomba in San Domenico, o fin dal 1587 per la data sullo stemma), abitavano in quel complesso; pertanto la Chiesetta coesisteva con la palazzina di tale famiglia ed era probabilmente adiacente ad essa.

Lo stemma posto sull'ingresso contiene, sia riferimenti al sacro, scritta "LAUS DEO" e angioletti, sia riferimenti alla famiglia Tupputi, la cui arma, raffigurata un tempo sulla tomba nobiliare in San Domenico, evidenziava (come scrive il Borsella in "Andria Sacra") "un leone intersecato da una fascia che tiene le branche rivolte ad una palma".

Nelle visite pastorali ho trovato tre testimonianze;
due di fine Seicento ad opera di mons. Francesco Antonio Triveri e di mons. Andrea Ariano; un'altra dei primi del Settecento di mons. Nicola Adinolfi.

Dalla visita di mons. Triveri del 28 novembre 1694 si viene a sapere che la chiesetta - oratorio aveva tre finestre non bene protette dagli infissi nonché il tetto bisognoso di riparazione, onde era molto umida con le pareti conseguentemente annerite; l'altare era ben ornato e sul dossale aveva una immagine non sufficientemente grande raffigurante San Martino.
Scrive infatti il visitatore:

Eadem sup.[radicta] die [28 9mb.ris 1694 Ill.mus …] visitatum fuit orat.[ori]ũ S. Martini positum propč Conventum S. Dominici ord.is Predicatorum, ibi fundatum est Benef.[ici]ũ de familia [spazio vuoto] et possidet[ur] a D. Carolo Ant.° Tesse Cantore eccle.[si]ę Cathedralis.
Altare habet parvam tabulam in qua depicta inspicit[ur] Imago S. Martini, est satis decenter ornatum, sed indiget suppedaneo novo.
Adsunt tres fenestrę omnes apertę et parietes ob antiquitatem, vel humiditatem ad nigredinem declinant.
Ideņ dec.[re]tũ fuit
Quod fenestrę saltem tela cera dita claudentur, refertis tectis ad tollendam humiditatem, parietes dealbentur.

La visita di mons. Andrea Ariano del 15 settembre 1697 ci dą notizia che in San Martino la messa era celebrata soltanto la domenica e nella ricorranza della festivitą del Santo, ma soprattutto ci fa sapere che, com'era d'uso, anche questa chiesetta aveva un viridarium - giardino; viene ingiunto al Cantore della Cattedrale Carlo Antonio Tesse, titolare dei Benefici, di curare meglio l'altare, imbiancare i muri e murare un accesso permesso al giardinetto.
Vi si legge:

Die decima quinta Mensis Septembris 1697
… … …
Visitavit Ecclesiam S. Martini prope Monasterium S. Dominici, mandavit Altare in meliorem, et … formam reduci Rev. D. Carolum Antonium Tesse Cantorem Cath.[edra]lis, et Beneficiatum, ac etiam parietes dealbari, in eo celebrat.[ur] quolibet die Dominico, et in feste S. Martini, ac etiam claudi pleno muro ianuam in viridarium aditum prębentem.

La visita di mons. Nicola Adinolfi del 23 ottobre 1711 ci informa che il tetto necessitava ancora di riparazione, ribadisce che nel giardino venisse chiusa la piccola porta, dalla quale poteva abusivamente accedere il sig. Nicola Aurosicchio, abitante nell'adiacente casa.
Scrive il visitatore:

Die 23 M.s Octobris 1711 hora 22. circ.ter continuando. suę sanctę Visit.nis munus Ill.mus D.nus … Ecclesiam S. Marię Matris gratię petiit … [1]

Visitatio Cappellę Sancti Martini

Visitando. hanc Ecclesiam in pessimo statu redacta Ill.mus D.nus tectum accomodari, Altare dč mappis et dč charta glorię provideri, ostiolum ad Iardenum ad domum D.D. Io: Nicolai Aurosicchio corrispondens claudi decrevit expensis R. Cantoris D. Caroli Antoni Tesse Beneficiarii.
… … …
M. Christianus S.te Visit.nis Not.s

In sintesi la Chiesetta di San Martino,
- eretta alle spalle della Chiesa di San Domenico,
- aveva nel dossale dell’altare un piccolo dipinto raffigurante San Martino,
- vi si celebrava messa solo la domenica e nella festa del Santo,
- prendeva luce da tre finestre
- ed era dotata di un giardinetto, nel quale, attraverso una piccolo uscio, la famiglia confinante poteva abusivamente intromettersi.

NOTE   
[1] Se si vuol conoscere verso che ora fu effettuata la visita č necessario tener presente che a quel tempo la 22a ora del giorno corrispondeva a 2 ore prima del tramonto.
Considerando che il 23 ottobre il sole sul meridiano di Andria tramonta verso le ore 17:10, il Visitatore s’era recato a visitare la chiesa di Mater Gratię 2 ore prima del tramonto, vale a dire alle 15:10 circa; si puņ presumere che alla chiesa di S. Martino possa essere pervenuto intorno alle 16:00, tenendo presente che in quello stesso pomeriggio (prima dell’imbrunire) visiterą successivamente le chiesette di Sant’Andrea, Santa Chiara e Sant’Angelo de’ Meli.