la navata barocca

Contenuto

la volta barocca - lato Est la volta barocca - lato NordOvest
[la volta barocca prima del parziale crollo: 1: verso Est, 2: verso NordOvest (le foto sono documenti pervenuti dall'arch. Mario Loconte)]

La navata barocca dal Settecento a metà Novecento

Le fotografie della volta barocca riportate in questa pagina sono state pubblicate nella sotto citata relazione "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA", nella quale, dopo un breve excursus sulla storia della Chiesa, gli autori scrivono:

1984, crollo di parte della controsoffittatura Ovest
[lato Ovest della controsoffittatura barocca, foto del crollo avvenuto nel 1984]

Lo stato di conservazione della Chiesa ha conosciuto un rapido declino accelerato dai danni alluvionali causati dalle avversità atmosferiche e testimoniato da una fitta corrispondenza tra la Soprintendenza e l’Ufficio del Genio Civile (1982).
Lo stato di abbandono in cui versava l’edificio ha causato nel 1984 il crollo di un quinto della volta ad incannucciata che costituiva la controsoffittatura della Chiesa: in quella occasione fu commissionato un rilievo fotogrammetrico della parte restante della volta allo scopo di ricostruirla, come era, dopo averla demolita poiché pericolante.

[testo tratto da "LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA" elaborato a cura degli studenti del Laboratorio di Restauro Architettonico della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari: M. Loconte, A. Tota, L. A. Sforza e M. Tota, prof.ssa Teresa d'Avanzo, e pubblicata ne I QUADERNI della Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino", Andria, n°2, 01/2003, pag. 61]

attuale volta a capriate
[l'attuale volta a capriate - foto 2007]

Negli interventi di restauro la controsoffittatura della volta non fu riparata ma totalmente abbattuta mettendo a nudo le capriate superiori, le quali sembra poco si armonizzino con le restanti strutture parietali, sia per le alterate proporzioni visuali che nello stile.

Scrivono infatti gli autori nelle pagine 62-63 del su citato studio:

"LA CHIESA DI SANCTA MARIA MATER GRATIAE IN ANDRIA":
La percezione dello spazio interno della navata è alterata dalla mancanza della finta volta ad incannucciata, che garantiva la continuità dell’intero apparato decorativo presente sulle murature in elevato: il volume interno appare snaturato nelle proporzioni verticali appunto per l’assenza della finta volta, lacuna che lascia vedere a pieno campo le capriate lignee che sorreggono la copertura.

Quindi ne descrivono sommariamente la struttura:

L’impianto planimetrico, molto semplice, è a navata unica. La navata, a pianta rettangolare, è scandita ritmicamente da paraste e archi a tutto sesto su cui corrono le cornici. Superiormente, si elevano, in corrispondenza delle paraste, i piedritti sui quali si impostavano i costoloni in tufo che ripartivano in settori la volta a incannucciata. Quest’ultima consisteva formalmente in una volta a botte a sesto ribassato lunettata. Una volta a crociera caratterizzava lo spazio centrale ove si aprono, in asse, due dei grandi finestroni che illuminano la Chiesa. Altri due finestroni sono invece presenti sui lati corti della navata.

A proposito della discutibile qualità dei restauri allora effettuati è qui opportuno riportare anche quanto nel 2010 ha scritto l'arch. Vincenzo Zito nel suo studio "La guerra dei 200 anni", descrivendo i beni culturali di Andria distrutti dagli andriesi tra l'Ottocento e Novecento:

"Infine resta da segnalare la distruzione della volta sospesa della chiesa di S. Maria di Mater Gratiae, avvenuto nel 1994 come conseguenza di un lungo periodo di incuria e di abbandono.
Anche questo è un caso abbastanza singolare: nel 1984 si verificò un crollo parziale della volta che interessò solo una parte molto limitata. Le competenti autorità, invece di adoperarsi per il consolidamento ed il restauro della parte rimanente, come sarebbe stato normale secondo le più moderne e corrette metodologie del restauro architettonico, ritenne di provvedere alla sua totale demolizione: sembra incredibile ma è così.
Recentemente detta chiesa è stata riaperta dopo una campagna di restauri condotti anch'essi con criteri discutibili. A seguito di tali lavori l'edificio è stato trasformato in un ibrido tra il barocco ed il neoclassico, con la vista della copertura a capriate in legno che mal si concilia con l'arredo della chiesa. L'unico intervento sensato, che sarebbe stato la ricostruzione della volta, non sembra che sia stato preso neppure in considerazione
."

[testo tratto da "La guerra dei 200 anni", di Vincenzo Zito, Ed. dell'autore, Andria, 2010, pagg.40-42]


Tra gli elementi più importanti dell'apparato decorativo barocco del 1764 ci rimangono i due cartigli fissati sui finestroni dei lati corti e le sculture-stucchi a rilievo posti immediatamente sotto il cornicione come peducci della trabeazione continua sulla quale l'innalzava la controsoffittatura a cannicciata, anch'essa riccamente decorata.

I due cartigli

cartiglio sull'abside
ALMA HÆC DOMVS
EX PAVCIS RECOLLECTIS REDDITIBVS EXORNATA
D. PETRI CAN: SCARCELLI ANDRIENSIS
CURA ADJVVANTE
A.D.
CIƆDCCLXIV
cartiglio sull'ingresso
TEMPLVM HOC
AD CONVOCANDAM FIDELIVM PIETATEM
IN HONOREM MATRIS GRATIARVM VIRGINIS
PERFECTUM RESTAURATUM A CEMENTIS (? poco leggibile) ERECTUM
CIƆDCCLXIV

I due cartigli recano la memoria della ristrutturazione barocca della Chiesa, portata a compimento nel 1764. Il cartiglio di sinistra posto sul lato Ovest, che indica il Canonico benefattore, può liberamente tradursi così:
"Questa Casa sorgente di vita dotata di scarsi redditi è stata abbellita col contributo del canonico andriese Don Pietro Scarcelli nell'anno del Signore 1764"
Il cartiglio di destra posto sull'ingresso del lato Est indica la dedicazione della Chiesa:
"Questo tempio innalzato dalle fondamenta in onore della Vergine Madre di Grazie per chiamare alla preghiera i fedeli è stato restaurato perfettamente il 1764"

Dal 1809 e per un certo numero di anni la Chiesa di Mater Gratiae fu afficiata dai padri Carmelitani, qui trasferiti dal vescovo Longobardi quando dovette cedere al Governo del Regno di Napoli sia il Convento che la Chiesa del Carmine, trasformati in Ospedale militare.
Scrive infatti il Merra a pag. 497 del II volume citato:

"Nel 1806, il Convento fu mutato in Ospedale militare; ma essendo cresciuto il numero degli ammalati, e non bastando i dormitorii, il 12 aprile 1809, il gran Giudice, Ministro della Giustizia e Culto, Giuseppe Zurlo, ingiungeva da Napoli al Vescovo di Andria, Mons. D. Salvatore Maria Lombardi, come avendo S. M. con decreto del 3 corrente aprile, posto a disposizione del Ministro della Guerra la Chiesa dei Carmelitani, dovesse togliere da detta Chiesa quanto ci fosse di sacro, a norma dell’altro decreto del 27 marzo, prossimo passato. Ai 22 dell’istesso mese il Vescovo rispondeva da Napoli al Ministro, che essendosi subito tolto quanto vi era di sacro in questa Chiesa, era stata già consegnata alla disposizione del Ministro della Guerra, e che interinamente aveva fatto dare ai Carmelitani la Chiesa di Maria Mater Gratiae per ufficiare."


Alcuni peducci - putti di stucco

putto della parete Sud putto della parete Sud putto della parete Sud

putto della parete Nord putto della parete Nord putto della parete Nord

Dei peducci, sormontati da corte paraste, sono posti a parziale sostegno della trabeazione continua sulla quale si innalzava la volta a botte barocca; tra ritorte volute sporgono putti alati diversi tra loro, alcuni dei quali terminano con un tralcio di vite ornato di foglie e grappolo.


I fornici

3° fornice sul lato Nord 5°fornice a Sud - porta sacrestia 3° fornice sul lato Sud

La Chiesa ha sei fornici per lato, quattro di essi hanno delle semplici nicchie, quattro sono pareti nude, il quinto a Nord ospita la porta laterale, gli altri tre contengono strutture degne di particolare osservazione.
Il 3° fornice sul lato Nord, a sinistra dell'ingresso originario (foto di sinistra), presenta una elegante edicola vuota, dove forse a fine Seicento c'era il quadro del Battista come dossale dell'omonimo l'altare. Essa è circondata da un falso portale di stucchi, realizzato da due plinti su mensole, dai quali si innalzano due lesene con capitelli ionici; questi reggono un epistilio con fregio d'ovoli e cornice finale chiusa da un decoro a volute barocche. sotto l'edicola è stata fissato il lavabo che prima si trovava in sacrestia. Prima delle demolizioni attuate a fine Novecento, per il crollo nella volta e per gli altri danni alluvionali, in questo fornice era affissa una tela del Sacro Cuore con Santa Margherita Alacoque, come può intravedersi nella foto in alto a sinistra; nella foto in basso è poi riconoscibile la tela successivamente depositata in sacrestia.

la tela del Sacro Cuore e Santa Margherita Alacoque depositata in sacrestia
[la tela del Sacro Cuore e Santa Margherita Alacoque depositata in sacrestia - foto estratta dalla relazione su citata]

Sul lato Sud, nel quinto fornice a partire sempre dall'ingresso originario (foto centrale) e di fronte all'ingresso laterale, si apre la porta dell'antica sacrestia, sui cui stipiti in pietra l'architrave supporta un fregio scannellato coronato da una cornice aggettante a denti sbalzati.
Il 3° fornice del lato Sud, a destra dell'ingresso originario (la 3^ foto sopra a destra), è simile e simmetrico a quello opposto, decorato anch'esso con un identico finto portale; presenta nell'edicola, leggermente più piccola, una cona, atta ad ospitare un oggetto non eccessivamente profondo. Sotto l'edicola è stato fissato l'epitaffio della Confraternita di San Giovanni Battista datato 1628; anticamente, come risulta dalla visita pastorale di Mons. Adinolfi del 1711, tale lapide si trovava presso l'altare dedicato al Battista.

Nel 1956 la chiesa aveva già subito un allora sufficiente restauro. Una lapide, scritta a firma R.Z. (l'operoso e infaticabile sacerdote a servizio degli umili, in particolare dei braccianti andriesi, Don Riccardo Zingaro), ricorda che "... torna La Chiesa dei Lavoratori ... a rinnovare i tempi e la fede del passato a Maria Santissima Mater Gratiae per il miglioramento cristiano degli uomini di oggi attraverso le opere sociali della Comunità dei braccianti, A.C.L.I. Coltivatori Diretti A.C.A.I. ... che di questo tempio materno curarono un completo restauro ... inaugurandolo il dì sacro al Patrono San Giuseppe nel marzo dell'anno 1956"

Michele Melillo nella sua pubblicazione "Le Storiche Croci del Venerdì Santo", riportando alcune testimonianze, in merito all'altare di S. Angelo de' Meli spostato in Mater Gratiae, scrive:

Altare di San Micheluzzo

Riferendosi all'altare di pietra bianca, mons. Riccardo Zingaro, il 1° giugno 1997, festa del Corpus Domini mi raccontava:
"L'altare, nell'anno 1956, con l'autorizzazione del vescovo del tempo, Mons. Luigi Pirelli (1952-1957), fu rimosso e rimontato nella chiesa di Mater Gratiae, già anticamente officiata da Confraternite di artigiani, affinché tornasse ad essere officiata dalle organizzazioni sociali cattoliche ACAI, ACLI, Comunità dei Braccianti, Coltivatori Diretti, affidate a me come Assistente Ecclesiastico.
La chiesa Mater Gratiae fu completamente restaurata con cantieri-scuola di lavoro, che provvidero ad una pavimentazione nuova, sostenuta da un profondo vespaio di pietre che eliminò l'umidità proveniente dal basso, con una camera d'aria, alta circa m. 2, lungo tutte le pareti laterali e alla ripitturazione completa dell'edificio e una riparazione parziale del tetto assai deteriorato.
Di tutto ciò è testimonianza la lapide posta all'interno della chiesa, accanto ad una nicchia, scavata nella pietra, sulla quale fu collocato un teschio umano trovato tra i resti di sepolture esistenti nel suo sottofondo e appartenenti a soci estinti in quelle Confraternite. Teschio e Acquasantiera, all'ingresso, dovevano servire di richiamo al raccoglimento, alla purificazione e alla preghiera.
Quando per mancanza di risanamenti del tetto, dal quale in casi di pioggia, scendeva acqua, la chiesa divenne inagibile, fu chiusa e la chiave consegnata al vescovo.

... ... ... "

[tratto da "Le Storiche Croci del Venerdì Santo", di Michele Melillo, litografia Etigraph, Andria, 1998, pp.90-91]

lapide commemorativa il restauro terminato nel 1956  l'altare con la balautra presente nel 1956 (foto pubblicata da V. D'Avanzo)
[lapide commemorativa il restauro terminato nel 1956 e  l'altare, proveniente da S. Angelo de' Meli, con la balautra  (foto pubblicata da Vincenzo D'Avanzo il 10/01/17)]

Nella foto scattata dopo il restauro del 1956 si vede l'altare settecentesco, proveniente dalla chiesetta di Sant'Angelo de' Meli, architettonicamente molto simile a quello presente in Santa Chiara, con predella a due gradini e balaustra lignea; sulla mensa le tre "carte glorie" e nel dossale l'affresco della Madonna arricchito da una elegante montatura lignea.