ordini religiosi al Santuario - L.Renna

Contenuto

“Rivista Diocesana Andriese”

Anno LVI - n. 1 - Gennaio/Aprile 2013

  STUDI ED INTERVENTI 

Le tele di Tito Troja nel Santuario della Madonna dei Miracoli d’Andria

4.   Il segno di un ordine religioso nell’arte e nella fede andriese

di Luigi Renna

La città di Andria nel passato ha goduto della presenza dei principali ordini religiosi che hanno lasciato, nelle loro chiese e nei loro conventi e monasteri, le testimonianze più belle di fede e di arte che la città possegga. I benedettini, i frati minori conventuali, i frati minori, i domenicani, i cappuccini, gli agostiniani, i carmelitani, i fatebenefratelli, i gesuiti, i carmelitani, gli agostiniani, nel corso di un millennio hanno con la loro presenza plasmato la religiosità e la cultura della città. Il santuario della Madonna dei Miracoli ha visto l’avvicendarsi di due ordini religiosi. I benedettini dalle origini della fine del XVI secolo sino agli inizi del secolo XIX, allorquando Gioacchino Murat decretò la soppressione degli ordini religiosi e negli ultimi due secoli gli agostiniani. L’ordine agostiniano, frutto della fusione di gruppi di eremiti sotto la regola scritta da Sant’Agostino nel V secolo, fu approvato da papa Alessandro IV nel 1256. Già presente nella città di Andria dal secolo XIV presso la chiesa e il convento di Sant’Agostino, vi rimase fino al 1809, epoca della soppressione napoleonica (52). In un’epoca fervida per la rinascita della vita religiosa e il restauro di antichi conventi ad opera di S.E. mons. Giuseppe Cosenza, vescovo di Andria, anche l’antica abbazia della Madonna dei Miracoli e il relativo monastero dei benedettini cassinesi, ormai abbandonati e depredati, tra il 1837 e il 1838 videro il ritorno di religiosi tra le loro mura, ossia gli agostiniani della provincia napoletana. Il 9 giugno del 1837 la Sacra Congregazione dei vescovi e regolari concedeva l’ex monastero all’ordine agostiniano, che vi prendeva possesso nelle persone dei padri Luigi Castiglione, Antonino Squillace e Tommaso Tasca il 6 ottobre del 1838. Il ministero degli affari ecclesiastici del regno di Napoli nel 1839 finanziò il restauro del convento con la somma di 1.732,69 ducati e il culto alla Vergine dei Miracoli riprese, sostenuto dal Vescovo e dall’intera popolazione. Notevole è proprio la devozione dei vescovi: mons. Longobardi e mons. Galdi, i vescovi di fine Ottocento, furono i primi a farsi seppellire o a volere un monumento funebre non nella loro Cattedrale, come di solito si usa fare, ma nel santuario mariano. Anche l’andriese Giuseppe Jannuzzi, vescovo di Lucera, a fine Ottocento si fece tumulare di fronte all’immagine della Madonna, nell’attuale cappella di san Giuseppe. Anche mons. Giuseppe Lanave, alla fine del secolo scorso, si è fatto tumulare proprio vicinissimo all’altare della cripta. L’attenzione dei vescovi, la devozione di tutta la popolazione andriese e la grande cura che gli agostiniani riservarono al santuario, ci hanno consegnato oggi una delle chiese più ricche di devozione e di arte della città. In verità i padri agostiniani non sono rimasti in maniera ininterrotta nel santuario andriese: con l’unità d’Italia e la legge Siccardi, il 31 dicembre 1866 dovettero lasciare il convento che era stato da poco restaurato e si dispersero ovunque. Figura di rilievo in questo frangente fu certamente il padre Francesco Saverio Iafanti, di cui un confratello agostiniano scrive: “... senza tetto e a costo d’ingenti sacrifizii, non abbandonò il nostro Santuario, al cui servizio vi consacrò ben 50 anni! A lui si deve se l’Ordine ha potuto conservare questo inclito Santuario. Oltre alla carica di priore, occupò quella di Vicario Generale della nostra Congregazione” (53). A lui si unì il padre Cosma Lo Jodice, nativo di Corato, che si formò ad Andria con padre Castiglione e contribuì alla rinascita del santuario, come è stato già scritto. Nel 1886 fu costruito un nuovo convento per poter accogliere la comunità agostiniana e da allora i padri non hanno più abbandonato Andria, anzi, grazie alla presenza del Seminario, rimasto aperto fino alla fine degli anni ’80, hanno avuto numerose vocazioni andriesi e pugliesi.
Il segno che l’ordine agostiniano ha lasciato e ci auguriamo continui a lasciare é notevole. Anzitutto la produzione di carattere devozionale, attraverso la pubblicazione, da parte dei padri Di Iorio, Lojodice, Ferriello, Gildone, di storie del santuario, libri di preghiere e di meditazione. Fra tutte spicca l’opera Il sabbato santificato ovvero devote pratiche di pietà per onorare la SS. Vergine Maria Madre di Dio in tutti i sabbati dell’anno, del padre Antonino di Iorio, maestro e agostiniano (54). L’opera si presenta non come un agile libro di preghiere, ma come un vero e proprio libro di meditazione, ricco di citazioni bibliche e patristiche, e denota che l’autore è un fine conoscitore della Bibbia e di sant’ Agostino. Il Ferriello scrive che il Di Iorio aveva dato alla luce altre sedici opere, tra le quali Le bellezze del protestantesimo, un’opera dal titolo intrigante che non ho potuto consultare (55). La sua biblioteca fu lasciata in eredità al convento andriese. Lo stesso padre compose un bellissimo discorso per l’inaugurazione della statua d’argento della Madonna, nel 1876. Prendendo spunto dal materiale prezioso con cui venne realizzata la statua, si ricollega al salmo 12 che recita: “argento separato dalle scorie nel crogiuolo, raffinato sette volte”, e dice di Maria SS. “… quale argento scelto fu concepita tra gli ardori della carità divina, fu scevra da ogni peccato dell’umana fragilità, venne sette volte perfezionata dai dolori della corredentrice” (56). Dal 1838 ai nostri giorni il culto della Madonna dei Miracoli ha conosciuto tappe significative: l’approvazione dell’Ufficio e della festa nel 1840, la proclamazione a protettrice della città e della diocesi nel 1852, l’incoronazione della sacra immagine nel 1857, la celebrazione del centenario e la realizzazione della statua d’argento nel 1876, l’elevazione a basilica minore nel 1907. L’impulso dato al culto fu notevole in tutto il periodo di priorato del padre Lo Jodice, tra il 1889 e il 1908, anno della sua morte (13 maggio). E’ sempre padre Ferriello che scrive: “Approssimandosi l’anno 1907, cinquantesimo anniversario dell’incoronazione della sacra icone, i nostri Padri vi si prepararono con le seguenti opere: parati di candelieri d’ottone agli altari, pavimenti, scale, zoccoli, rivestiti di ottimo marmo, un artistico pergamo e grandiosa antiporta, dieci lampadari ben lavorati, otto grandi tele, di cui sei di Tito Troia, un paliotto d’argento, vero pregio d’arte, una nuova campana e un’altra rifusa, infine il periodico mensile La Vergine dei Miracoli che ridestò un santo entusiasmo” (57). Di questo periodo è certamente la statua di Sant’ Agostino e a questo periodo risalgono le stampe del Credo Illustrato del Bertarelli, che sono così rare a trovarsi nelle chiese: “…Il Credo Illustrato dovette essere collocato nel santuario sulla scia delle celebrazioni del 50° dell’Incoronazione della sacra icona, avvenuta il 3 maggio 1857: padre Cosimo Lo Jodice, superiore del convento, e don Giuseppe De Benedictis, Priore di san Riccardo, nel 1907 animarono non solo le celebrazioni ma anche ogni iniziativa di restauro e di decorazione della basilica mariana” (58).
Le numerose tele di santi e sante agostiniane, così come quelle del periodo benedettino rimaste ancora nel santuario, celebrano la grandezza di un ordine e della santità che in essa è fiorita, ma non sono oggetto di venerazione: non esiste un culto a san Nicola da Tolentino, ad esempio, né ai martiri Giapponesi. L’unico culto ben radicato - ma dove non lo è? - è quello alla santa agostiniana, venerata come santa dei casi “impossibili”, santa Rita da Cascia, la cui statua è posta all’ingresso della basilica, e in cui onore si celebrano i quindici giovedì che precedono la festa. Le tele del Troia hanno quindi più un valore didascalico sull’ordine degli agostiniani che non finalità più direttamente cultuali.
In definitiva ci piace considerare che la basilica della Madonna dei Miracoli reca in sé le tracce multiformi del popolo di Dio che venera la sua Madre: i vescovi sepolti, i duchi Carafa che l’hanno edificata, il popolo che ha abitato le grotte della valle di Santa Margherita e qui vi ha voluto venerare Maria, e non ultimi i religiosi che ne hanno animato il culto, i benedettini prima e da più di un secolo, con tanto zelo, gli agostiniani.
Si ringraziano di cuore i Padri Agostiniani, in modo particolare Padre Giuseppe Tesse, per aver dato l’opportunità di consultare l’archivio e la biblioteca del Santuario, base principale delle ricerche;
Michele Monterisi, per le chiare fotografie delle tele oggetto delle ricerche;
Vincenzo Zito, per la rilevazione delle dimensioni delle tele, per il raddrizzamento delle foto e per il coordinamento editoriale del presente lavoro.

 [tratto da “Le tele di Tito Troja nel Santuario della Madonna dei Miracoli d’Andria” di A. Lomuscio, N. Montepulciano, L. Renna, V. Zito, estratto dalla "Rivista Diocesana Andriese" Anno LVI - n. 1 - Gennaio/Aprile 2013, pagg. 173-177] (*)

[nelle seguenti pagine del sito potranno essere letti gli altri capitoli dello"studio":]

1.   Il santuario della Madonna d’Andria, tra ’700 e ’800 (di Vincenzo Zito)

2.   Tito Troja, pittore “Agostiniano” in Andria (di Nicola Montepulciano)

3.   Tito Troja, un pittore al “servizio” della fede (di Annalisa Lomuscio)


(*) In merito al presente estratto si precisa che:
- la rivista originale reca le immagini in toni di grigio: nell'estratto sono state riprodotte a colori per una migliore lettura; inoltre sono stati corretti alcuni refusi tipografici.
(52) Cfr. Ferriello M., Gli agostiniani in Andria. Una pagina inedita di Storia con illustrazioni fuori testo, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1930, pp. 16-34.
(53) Ivi, pag. 55.
(54) Di Iorio A., Il sabbato santificato ovvero devote pratiche di pietà per onorare la SS. Vergine Maria Madre di Dio in tutti i sabbati dell’anno, Napoli 1854, p. 350.
(55) Cfr. Ferriello M. cit., p. 54.
(56) Di Iorio A., Orazione nel 3° Centenario dell’invenzione dell’immagine di Maria SS. dei Miracoli di Andria, Tip. Vecchi, Barletta 1876.
(57) Ferriello M., Il santuario della Madonna dei Miracoli in Andria, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1931, pag. 20.
(58) Bertoldi Lenoci L., Renna L., Il Credo Illustrato, Tip. Guglielmi, Andria 2012, pag. 16.