le ristrutturazioni tra Ottocento e Novecento

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Il Palazzo Ducale

dai Carafa agli Spagnoletti-Zeuli

Le ristrutturazioni tra Ottocento e Novecento

Pianta del piano terra del Palazzo ducale nella carta topografica della Città, primo '900
[Pianta del piano terra del Palazzo ducale nel primo '900, in un particolare della ottocentesca carta topografica della Città
elab. elettr. su rilievi effettuati dall'Arch. Grazia Maria Roberto (pubblicate nel testo citato)]

Indichiamo ora le fondamentali ristrutturazioni operate al Palazzo Ducale da metà Ottocento al primo Novecento dalla nuova proprietà dei fratelli Spagnoletti; nella piantina in celeste l'area di Pasquale Spagnoletti, bianca quella di Onofrio. Nostra guida sono ancora brani di testo stralciati dal citato lavoro di Grazia Maria Roberto "Palazzo Ducale di Andria", edito nel 2001 a cura della Regione Puglia, Assessorato alla P.I., C.R.S.E.C. di Andria, e attualmente (2016) divulgato in internet sul sito www.pugliadigitallibrary.it.

Scrive la Roberto a pag. 39 [il grassetto non è nel testo]:

Risulta ... da alcuni documenti dei primi anni del XIX sec. come la famiglia ducale Carafa avesse debiti con il Comune di Andria e con alcune ricche famiglie della città.
Il credito che il Comune vantava nei confronti dell'eredità dei Carafa corrispondeva a 15.000 ducati; questa era la somma che nel 1552 l'Università di Andria aveva prestato al Conte di Ruvo, Fabrizio Carafa, affinché questi potesse acquistare il Ducato di Andria. ... Quanto ai rapporti economici con le ricche famiglie di Andria, pare che a vantare il maggior numero di crediti nei confronti dei Carafa fosse la famiglia Spagnoletti.
Famiglia patrizia della città di Andria, imparentata con la nobile famiglia Zeuli della città di Napoli e di Bari, era iscritta nella Consulta Araldica del Regno d'Italia e venne autorizzata ad aggiungere al proprio cognome quello di Zeuli con Decreto del Re Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1875.
Onofrio Spagnoletti di Ferdinando, oltre ad altre onorificenze, il 20 gennaio del 1888 ottenne da Papa Leone XIII il titolo di Conte per se e per i suoi discendenti in linea maschile; il conferimento di questa onorificenza fu riportato nel Giornale "La Voce di Roma" del 29 marzo 1888.

stemmi: Spagnoletti, Zeuli  e Spagnoletti-Zeuli
[stemmi: 1°- dei nobili Spagnoletti pubblicato dall'Orlandi nel 1772; 2° - della famiglia Zeuli e, quindi, 3° - Spagnoletti-Zeuli;
per ultimo 4° - lo stemma Spagnoletti-Zeuli dipinto in un salotto del Palazzo Ducale di Andria]

Nell'immagine qui riprodotta è possibile rilevare l'evoluzione dello stemma della famiglia Spagnoletti-Zeuli, che, completo, si trova poi dipinto in un salotto del Palazzo Ducale di Andria (ultima immagine-foto a destra) e nell'adito dell'appartamento di Onofrio Spagnoletti.
Lo stemma della famiglia Spagnoletti lo troviamo inizialmente inciso a pag. 80 dell'opera dell'Orlandi “ Delle Città d’Italia e sue isole adjacenti compendiose notizie sacre, e profane”, pubblicata nel 1772. Descrizione dello stemma: di verde, al destrocherio armato al naturale, movente dal fianco sinistro, impugnante una spada d'argento, alta in palo e addestrata da una cometa d'argento, ondeggiante in palo.
Dell'arma della famiglia Zeuli ne parla Francesco Bonazzi nell'integrazione all'opera cinquecentesca “La Cronaca di Vincenzo Massilla sulle Famiglie Nobili di Bari”, pubblicata nel 1881; così la descrive a pag. 88: “Diviso: nel 1° di rosso al giglio di oro; nel 2° di azzurro a tre monti di oro moventi dalla punta, sul maggior dei quali una pianta di rosa fiorita di tre similmente di oro. Lo scudo inclinato e cimato da corona castrense posto in cuore dell'aquila imperiale austriaca”. Lo stemma degli Zeuli è posto nel cuore all'aquila imperiale per una concessione cinquecentesca dell'imperatore Carlo V d'Asburgo al loro antenato Sigismondo Zeuli, valorosamente distintosi nella vittoriosa battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525 contro i francesi di Francesco I.
Lo stemma Spagnoletti-Zeuli, (come detto) dipinto ai primi del Novecento sulla volta di un salotto del Palazzo Ducale di Andria, nasce quindi dalla fusione dei simboli delle due famiglie; eccone una sintetica descrizione. Nella 1a e 4a partizione: su sfondo verde un destrocherio uscente dal fianco sinistro, con una mano armata di spada d’argento posta in palo con la punta verso l’alto, alla cui sinistra sale una cometa argentea ondeggiante e in palo. Le 2a e 3a partizione sono troncate rosso e azzurro: nel semipartito rosso un giglio d’oro; nel semipartito azzurro tre monti d’oro uscenti dalla partizione sormontati da 3 rami di rosa fioriti al naturale, fiore d’oro con stelo e foglie verdi. Lo scudo è inserito nel cuore di un'aquila imperiale austriaca, le cui teste sono ambedue sormontate da una corona castrense.

Prosegue a pag. 41 l'analisi storico-descrittiva di Grazia Maria Roberto.

L'8 aprile 1862 è il giorno in cui ebbe luogo l'aggiudicazione definitiva di tutto il Palazzo. I fratelli Spagnoletti, Don Onofrio e Don Pasquale, divennero proprietari di tutta la parte oggetto di esproprio, quindi del piano nobile e di tutti i vani del piano terra con affaccio al cortile e delle botteghe fino a quel momento a disposizione di Don Carlo Carafa, ossia i locali al piano terra con ingresso dall'esterno del Palazzo.
Dal giorno in cui la famiglia Spagnoletti si aggiudicò l'intero Palazzo, diventandone proprietaria, fino alla prima metà del XX secolo, l'edificio divenne oggetto di modifiche che, vista la loro consistenza, stravolsero l'architettura originaria con uno stile Neo Rinascimentale tale da ingannare gli occhi più esperti.
Le modifiche più consistenti furono effettuate nei primi vent'anni a partire dalla data di aggiudicazione dell'intero Palazzo. Esse si resero necessarie per poter dividere il Palazzo in due parti di uguale superficie da attribuire rispettivamente ai due fratelli Spagnoletti, Onofrio e Pasquale [nella pianta d'inizio pagina è colorata in celeste l'area di Pasquale Spagnoletti, bianca quella di Onofrio]. Questa divisione fu studiata in modo tale che entrambi i proprietari avessero l'affaccio su Piazza La Corte e su Via Vaglio e che ad ognuno spettasse una metà del cortile. All'interno di questo, per procedere alla sua divisione, si realizzò un imponente muro, cii altezza pari alla quota di calpestio del piano nobile e che, partendo dal lato a sinistra dell'androne, arrivava alla sinistra dell'ingresso alla Cappella. Pur richiamando nello stile alcuni particolari dei prospetti con affaccio sul cortile, ad esempio le arcate, questo muro toglie al Palazzo Ducale uno degli elementi più antichi e fondamentali: la corte. ... Particolare nella forma trapezoidale ed imponente nelle sue dimensioni, la corte si riduce così a due superfici rettangolari che ricordano molto poco i cortili rinascimentali, ma che assolvono alla funzione richiesta, ossia garantire ad entrambe le parti di Palazzo il cortile.

La divisione del cortile così attuata non consentiva a Pasquale Spagnoletti di accedere ai suoi appartamenti; egli allora demolì la parte a Nord del Palazzo, prospiciente su Piazza Vittorio Emanuele II (già Catuma), eliminando lo stallone, il supportico e, purtroppo, il soprastante pregevole giardino pensile con il terrazzo delle cucine.

Afferma in proposito la Roberto a pag. 42:

È da supporre che la scelta fosse condizionata da un fattore estetico, in quanto il nuovo portale poteva essere ammirato già dalla Piazza, e da un fattore funzionale, poiché dal punto di vista distributivo quella era la parte di edificio che più si prestava a tale modifica. II risultato consistette in un portale d'ingresso simile a quello già esistente su Via Vaglio, quindi a colonne scanalate poggiate su alte basi, con capitelli che ripropongono il tema floreale e, a coronamento, un balcone del piano nobile con balaustra. Entrando, un androne ai cui lati si aprono due botteghe di uguale superficie conduce ad un cortiletto quadrato in perfetto stile Neo Rinascimentale. Su questo, oltre all'affaccio degli ambienti ai piani superiori, si aprono una scala di servizio, che conduce ad un ammezzato della stessa epoca, una stalla ed una rimessa, l'ingresso alla nuova scala padronale che porta agli appartamenti di Don Pasquale ed infine il passaggio che conduce al cortile.

Il portale, il cortiletto e lo scalone costruiti da Pasquale Spagnoletti nella 2^ metà dell'Ottocento
[Il portale su Piazza Catuma, il cortiletto col passaggio all'antico cortile e il nuovo scalone, costruiti da Pasquale Spagnoletti nella seconda metà dell'Ottocento
elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 2004]

Nella foto centrale dell'immagine su riportata, illustrante il nuovo cortiletto fatto costruire da Pasquale Spagnoletti, che dà luce ai vani superiori e collega l'androne con lo scalone e, attraverso un passaggio coperto (dal quale è scattata questa foto), immette nella vecchia corte, sono da notare in modo particolare le colonnine a doppia pancia delle balaustre alle finestre del piano nobile; esse sono identiche a quelle presenti al gran scalone nel cortile Carafa, nonché a quelle innalzate nella porzione di fabbrica “cerniera”, presso la Cattedrale.
Probabilmente le colonnine qui erette erano un recente recupero delle balaustre che permettevano al demolito giardino pensile l'affaccio su piazza Catuma. Se poi crediamo alla discutibile ipotesi che la predetta fabbrica “cerniera” sia un residuo dell'antico Palazzo Del Balzo, allora sia queste colonnine recuperate dal giardino pensile che quelle poste sui finestroni del magnifico scalone Carafa potrebbero pervenire dalla demolizione di tale precedente costruzione.

Altre modifiche operate da Pasquale Spagnoletti vengono indicate ancora dalla Roberto nelle pagine successive:

Gli Spagnoletti realizzarono, restringendo ulteriormente la metà di cortile di pertinenza di questa parte di edificio, un camminamento coperto con volte a vela, che conduce direttamente all 'antico corpo-scala. Stesso intervento interessò il piano nobile, dove questo corridoio corrispondeva alla veranda coperta a vela, ed il secondo piano, dove si trova una semplice terrazza.
Lo scopo di questa ulteriore modifica, nel riprendere il motivo proposto dall'architetto incaricato dalla famiglia Carafa nella parte opposta del Palazzo, fu duplice: realizzare, al piano terra, un camminamento coperto per raggiungere, in caso di pioggia, la scala ed ottenere in prospetto una scansione ritmica di arcate come nei vestiboli alle scuderie ed al gran salone. ... Questo camminamento coperto potrebbe anche essere frutto di una necessità statica per contenere uno spanciamento della facciata interna considerata la massiccia dimensione dei pilastri di sostegno.


panoramica del lato Sud, angolo La Corte-Vaglio
[panoramica del lato Sud, angolo La Corte-Vaglio - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 04/2017]

Nella zona del Palazzo spettante ad Onofrio Spagnoletti fu innanzitutto eseguito un importante intervento di rinforzo fondativo, sulla parete Sud prospiciente Via La Corte, parete che fu quindi inspessita notevolmente, tanto da poter ospitare all'altezza del piano nobile una ulteriore lunga balconata (foto sopra). Tale intervento strutturale è anche attestato dalla iscrizione del 1899 (vedi foto in calce al testo), dipinta da Ernesto Affatati sotto il restaurato affresco della Madonna del Rosario con Bambino tra i Santi Domenico e Tommaso a destra, (forse) Eligio e Antonio Abate a sinistra, presente sulla parete di accesso alle scuderie (3^ foto sotto a destra). Nell'iscrizione tra l'altro è detto: “IL PALAZZO FU COMPRATO DALLA CASSAZIONE DI NAPOLI IL DÌ 30 MAGGIO 1860, DAI FRATELLI ONOFRIO E PASQUALE FIGLI DEL FU CAV° CONTE E BARONE FERDINANDO SPAGNOLETTI ZEULI DI ANDRIA ED ANNA FANELLI DI GIOVINAZZO, DAI CREDITORI DEL DUCA FRANCESCO CARAFA DELLA STADERA. ...
È DA NOTARSI CHE IL PALAZZO ERA CROLLANTE PERCHÈ SENZA FONDAZIONE QUINDI TUTTE LE SPESE PER LA RIFATTA FONDAZIONE, SONO STATE PORTATE DAL CAV° BARONE E CONTE FERDINANDO SPAGNOLETTI-ZEULI SENIORE, FIGLIO DI ONOFRIO CONTE SPAGNOLETTI-ZEULI E CATERINA IANNUZZI-CECI ...” [1]

iscrizione presente nelle scuderie sotto l'affresco di una Madonna con Bambino tra Santi
[iscrizione presente nelle scuderie sotto l'affresco di una Madonna con Bambino tra Santi - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 2004]

Notevoli furono inoltre le modifiche apportate su questo lato Sud del Palazzo, in parte dovuti alle suddette esigenze di fondazioni, in parte a nuove necessità abitative. Precisa in merito la Roberto nelle pagine 43-44:

“ ... gli Spagnoletti decisero di eliminare il bellissimo vestibolo alle scuderie, ricavando dalla stessa superficie un ingresso alla scuderia, una rimessa, all'interno della quale si trova in parte murata la colonna che abbiamo ipotizzata di origine aragonese, ed un nuovo corpo-scala. Quest'ultimo doveva servire tutti i piani superiori ma, soprattutto, quei locali al piano ammezzato, tra il piano terra ed il piano nobile, ricavati dall'originaria altezza del vestibolo alle scuderie. Tali modifiche, ovviamente, non poterono che alterare l'architettura originaria del Palazzo, sia per aver eliminato un ambiente architettonicamente importante, quale il vestibolo, sia per aver alterato lo stile rinascimentale del prospetto murando le arcate, dove fu adoperato il tufo senza rispettare una continuità di materiale per tutta la facciata. ...
All'interno della scuderia, mantenendo inalterata la volta a botte, furono inseriti per la sua lunghezza dei grossi pilastri di forma quadrata, con archi; questi hanno funzione di fondazione per gl'interventi realizzati ai piani superiori e soprattutto per il corridoio di nuova fattura al piano nobile il cui muro poggia su questi sostegni.

L'ingresso alla 2^ scala Sud e sue rampe - vestibolo alla scuderia
[L'ingresso alla 2^ scala Sud e sue rampe - vestibolo alla scuderia - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 2004]

Nelle foto: - A sinistra è ripreso il grande portone di accesso alla nuova scala edificata da Onofrio Spagnoletti, nella cui lunetta superiore si legge F.O.S.Z. 1898 - Al centro le prime rampe che portano sia all'ammezzato che ai piani superiori - A destra un particolare della scuderia ripresa verso il suo vestibolo: in primo piano una delle nuove colonne quadrate che reggono il muro divisorio eretto nel piano superiore tra il corridoio e il salone da ballo.

Leggere modifiche subì il complesso Cappella pubblica e sua sacrestia; le precedenti porte di accesso, sia dagli appartamenti che dalla sacrestia, furono murate in quanto comunicanti con le pertinenze di Pasquale Spagnoletti. Il fratello Onofrio creò quindi una nuovo ambiente di accesso interno realizzando un ammezzato sull'ingresso alla cisterna e scale che da questo immettevano sia nella cappella che in un coretto, attreverso una porticina aperta a metà altezza della parete destra.

Lato Est del cortile con la cappella pubblica, l'accesso alla cisterna e il portale interno verso Via Vaglio
[Lato Est del cortile con la cappella pubblica, l'accesso alla cisterna e il portale interno verso Via Vaglio - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 2004]

Nelle foto: - A sinistra una veduta d'insieme della parete Est, nella quale a piano terra si individua l'ingresso alla Cappella pubblica con timpano troncato ospitante una finestra, l'accesso alla grande cisterna con sopra la finestra del nuovo ammezzato e infine l'antico portale interno comunicante con l'accesso di Via Vaglio. - Al centro la foto [scattata in occasione di una mostra d'armi] della Cappella Pubblica, dedicata dai Carafa alla "Vergine Immacolata senza macchia", con un'elegante volta a gàveta o schifo e lunette e avente sulla parete destra il coretto dal quale la famiglia ducale poteva assistere alle funzioni; sulla sinistra si intravede la mensola del nuovo altare dedicato a S. Onofrio, realizzato sulla porta murata di comunicazione con l'antica sacrestia. - A destra la foto del quadro posto sull'altare: un dipinto su tavola della Vergine Immacolata tra nuvole ed angeli che la conducono in Cielo [direi che è anche una "Assunta"].

Un importante documento del Seicento, la Visita Pastorale del 1659, effettuata da mons. Alessandro Egizio a questa Cappella fornisce informazioni tali da far ipotizzare, quasi con certezza, che tale Cappella, tutt’oggi esistente, era (ed è) una parte non (ancora) modificata del precedente Palazzo della famiglia Del Balzo.

Gli elementi che inducono a considerare la suddetta ipotesi come una certezza sono diversi:
- gli affreschi presenti sulla parete di sinistra presso l’ingresso e quello nel dossale dell’altare sono dichiarati nel 1659 antichissimi, quindi certamente non realizzati nei circa cento anni trascorsi dall’acquisizione del Palazzo da parte dei Carafa (nel 1552);
- nella volta è stato conservato lo stemma della famiglia Del Balzo.

Alle modifiche e sistemazione degli ambienti del piano nobile sono dedicate, a seguire, diverse altre pagine di approfondimento.

NOTE

[1] Ecco il testo completo dell'iscrizione (meno qualche parola illeggibile perché scrostata)
QUESTO QUADRO RESTAURATO DAL VALENTE ARTISTA PITTORE-DISEGNATORE VALENTISSIMO IN ORNAMENTO E PITTURA-COPISTA IN DISEGNO STAMPE E RIPORTARLE SU TELE E METALLI: IL SIGNOR ERNESTO AFFATATI DI RAFFAELE NATIVO DI FOGGIA, RESIDENTE IN ANDRIA AVENDO NUMEROSA CLIENTELA.
IL PALAZZO FU COMPRATO DALLA CASSAZIONE DI NAPOLI IL DÌ 30 MAGGIO 1860, DAI FRATELLI ONOFRIO E PASQUALE FIGLI DEL FU CAV.RE CONTE E BARONE FERDINANDO SPAGNOLETTI ZEULI DI ANDRIA ED ANNA FANELLI DI GIOVINAZZO, DAI CREDITORI DEL DUCA FRANCESCO CARAFA DELLA STADERA. SUL LATO ONOFRIO, IL FIGLIO DI DUI FERDINANDO UNICO E SOLO MASCHIO, PROCREATO CON LA SUA LEGALE CONSORTE CATERINA IANNUZZI – CONTESSA SPAGNOLETTI FIGLIA DI STEFANO IANNUZZI ED ANTONIA CECI, SPOSANDO ADDÍ PRIMO MAGGIO 1843 COI CAPITOLI MATRIMONIALI PER NOTAR DON RICCARDO LATILLA CON APPROVAZIONE DI SUO PADRE CAV.RE – CONTE FERDINANDO E MARIANGELA-ZEULI BARONESSA DELLA ROMAGNA.
IL PADRE ACQUISTÒ IL SOLO SUOLO, ED IL FIGLIO HA RICOSTRUITO A SUE SPESE, TUTTO QUANTO SI VEDE DI RIFATTO, SEMPRE SU QUESTO LATO CHE HA L’ENTRATA DAL LARGO LA CORTE N° 31 BIS.21.
È DA NOTARSI CHE IL PALAZZO ERA CROLLANTE PERCHÉ SENZA FONDAZIONE QUINDI TUTTE LE SPESE PER LA RIFATTA FONDAZIONE, SONO STATE PORTATE DAL CAV.RE BARONE E CONTE FERDINANDO SPAGNOLETTI-ZEULI SENIORE, FIGLIO DI ONOFRIO CONTE SPAGNOLETTI-ZEULI E CATERINA IANNUZZI-CECI. PADRE E MADRE GENITORI LEGITTIMI DI ESSO FERDINANDO SENIORE, QUALE MARITO LEGITTIMO DI ANNA-MARIA MOGLIE DI LUI, CHE SPOSÒ IL 6 DEL MAGGIO … [DAL] QUALE MATRIM[ON]IO HA AVUTO UN SOLO FIGLIO MASCHIO, ELEGGENDOLO PADRONE DELLE SUE SOSTANZE IN QUOTA DISPONIBILE, CON ATTI DONATIVI, SIN DAL 16 MARZO DEL 1887, ANCORA MINORENNE, ED ORA CONVO_ … SOLIDALE AFFERMANDO COME DI PROPRIA PERSONA, LE STESSE VOLONTÀ, AVENDO FINE LE TUTELE DI MINORANZE, IN NOME DI GESÙ, MARIA, SAN FERDINANDO IN COMPAGNIA, SECONDO LE LEGGI DI RELIGIONE E DI STATO, CHE AUTENTICA COME SI VEDE SU QUESTA LAPIDE IL SUGGELLO GOVERNATIVO, CHE AUTENTICA E TUTELA LA VERITÀ E LO SCRITTO, UNIFORMANDOSI ALLA DISCENDENZA ED ALLA VOLONTÀ PROPRIA DEL PADRE ED AUTORE VIVENTE, ESPONENDO LE SUE INFALLIBILI VOLONTÀ.
ERAT OPUS IN OPUS AMORMEO VOLUS; COPUSCIS IN USCOSA TUAS UXORIS AMOR TUA LAETAM LUNGIVITATEM SU PER TERRAM. (RESTAURATO IL 20 GENNAIO 1899)

[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]