l'abside

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particolare della volta dell'abside
[calotta absidale - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso - 01/10/2016]
abside

affresco dell'Arcangelo Raffaele e Tobia

L'abside

Una breve e sintetica descrizione dell'abside la trascrivo dalla citata "Relazione storico - artistica" dell'arch. Mario Loconte.

"L'abside ad impianto ellittico, si sviluppa in alzato sino all'altezza della prima cornice oltre i capitelli, di qui si conclude con un catino absidale sormontato da una sorta di timpano con modanatura dentellata. L'intero abside è decorato con stucchi e modanature. Al centro del catino absidale è localizzato un dipinto circolare.
Il pavimento presente nella zona presbiteriale è in marmo bianco venato con striature grigie. Nell'abside si colloca l'altare maggiore in marmo colorato e finemente decorato. Verso il centro del presbiterio si colloca l'altare costituito da due pilastrini rifiniti in lastre di marmo colorato che sorreggono un unica spessa lastra in pietra.
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I lavori di restauro attuati tra il 2014 ed il 2016 hanno ridato eleganza all'insieme deteriorato dall'umidità risalente dal suolo, hanno sostituito il pavimento e riposizionato la mensa eucaristica; scrive l'arch. Mario Loconte nella sua relazione di fine lavori:

... È stato quindi rimosso il vecchio pavimento ... Il disegno della pavimentazione riprende tutta la struttura geometrica delle paraste e delle cornici in elevato secondo un disegno che valorizza la geometria dell’esistente con un materiale, il botticino crema antichizzato che ben si equilibra con il basamento lapideo perimetrale e con gli stucchi delle colonne in finto marmo. ...
Le tele (quelle di S. Michele, sull’altare maggiore, quella del transito di S. Giuseppe sull’altare laterale a destra, quella di S. Nicola da Tolentino, sull’altare laterale a sinistra e quella della Madonna delle Grazie, nel primo fornice a sinistra) hanno ritrovato la loro originaria collocazione.
Lodevole il risultato raggiunto nel recupero delle opere in legno, le porte del presbiterio, il bussolone e la struttura dell’organo.
Relativamente al presbiterio, importante evidenziare il nuovo posizionamento dell’altare, che oltre ad essere posto in continuità con l’asse longitudinale accentrante della navata, è posto in asse verticale, con il centro della cupola celeste che sormonta l’intero presbiterio.


vetrata absidale: natività

Nella lunetta immediatamente sotto la volta, un grande finestrone polilobato illumina la navata attraverso una vetrata artistica riproducente la Natività di Gesù, di oltre sei metri quadrati e fatta realizzare nel 1997 dal parroco del tempo, Lapenna Don Giuseppe.

La vetrata riproduce un particolare ambientale della Natività, interpretandola nel modo tradizionale, così come la racconta Luca [1]. Gesù neonato è avvolto in semplici fasce, adagiato su un trologo di legno che in quel ricovero di fortuna fungeva da mangiatoia per le pecore, tra fasci di fieno che lo isolano dalla fredda terra, mentre Maria a braccia dischiuse e il volto assorto lo adora e lo presenta agli umili pastori convenuti all'invito dell'angelo. Giuseppe, lì presso a fianco a Maria, in piedi, con la verga di capofamiglia nella destra e la sinistra sul petto, veglia e medita sul portento tanto atteso e compiuto, mentre tra nembi d'angeli una schiera fan coro e dall'alto scende sulla Sacra Famiglia la luce della stella, all'uopo giunta nel cielo di Betlemme.

Fino alla metà del secolo scorso nella finestra c'era una tela. Attualmente l'unico documento in possesso dell'Ufficio parrocchiale è una piccola foto (cm10 x cm15) della navata, scattata prima del 1960 dallo studio "Malgherini Attimonelli" in occasione della festa di San Giuseppe; ingrandendo il minuscolo particolare della tela sembra che vi fosse dipinto San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio, circondato da alcuni personaggi difficilmente identificabili: angeli? (immagine sotto). Nell'arco a timpano sottostante la finestra era dipinta la data di costruzione della Chiesa: 1881.

tela che inizialmente copriva la finestra


Nel catino absidale (formato da un quarto di fuso d'elissoide) è dipinto un tondo in una duplice cornice di stucchi e otto stelle a rilievo tra esse applicate; (foto a destra) raffigura l'Arcangelo Raffaele (dall'ebraico: רפאל, in lettere latine "Ra phā 'ēl", che significa "Dio guarisce") che guida il piccolo Tobia nel viaggio che avrà come meta finale la guarigione dell'indemoniata Sara e del padre cieco. L'affresco sul margine destro è firmato e (sembra) datato: Er.sto Affatato 1888 [?] (la data è quasi illeggibile).

Nel libro di Tobia, Raffaele si rivela come colui che, sempre pronto a stare davanti a Dio, presenta le nostre preghiere al Signore, per guarigioni spirituali e materiali: (Bibbia C.E.I. - Tobia, c.12, vv. 6-15)

"Allora Raffaele li chiamò tutti e due [Tobi e il figlio Tobia] in disparte e disse loro: «Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo. È bene tener nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio. Fate ciò che è bene e non vi colpirà alcun male. Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia. Meglio il poco con giustizia che la ricchezza con ingiustizia. Meglio è praticare l'elemosina che mettere da parte oro. L'elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l'elemosina godranno lunga vita. Coloro che commettono il peccato e l'ingiustizia sono nemici della propria vita. ... Sappiate dunque che, quando tu e Sara eravate in preghiera, io presentavo l'attestato della vostra preghiera davanti alla gloria del Signore. ... io sono stato inviato per provare la tua fede, ma Dio mi ha inviato nel medesimo tempo per guarire te e Sara tua nuora. Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore»."

L'apostolo Giovanni, narrando (Bibbia C.E.I. - Giovanni, c.5, v. 4) nel suo Vangelo la miracolosa guarigione del paralitico disteso vicino alla piscina Betzaetà di Gerusalemme (presso la porta delle Pecore dalla quale si accedeva alla spianata del tempio) scrive questo inciso: "[Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.]". Si pensa che tale angelo sia proprio Raffaele, pur se non esplicitamente nominato.
Lo stesso evangelista, nell'Apocalisse (c.8, v.2) scrive: "Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe." In questo brano, infine, è chiara la corrispondenza tra gli angeli visti in visione da Giovanni e quelli di cui fa parte Raffaele nella storia di Tobia.


Come dossale dell'altare maggiore c'è un' immagine dell'Arcangelo Michele. Tale dipinto è una cromolitografia, una stampa oleografica in tricromia realizzata tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, probabilmente acquistata insieme a quella di San Nicola da Tolentino (presente sull'altare del 2° fornice di sinistra) dall'allora importante stamperia milanese Fratelli Bertarelli.
Non ho ancora trovato una documento che conprovi questa affermazione; l'ipotesi mi sembra attendibile, in quanto nell'anno 1900 un documento attesta che per la Basilica di S. Maria dei Miracoli di Andria fu acquistata dalla suddetta stamperia una copia del dipinto raffigurante San Nicola da Tolentino, copia identica a quella presente in Sant'Angelo.

stampa oleografica 'San Michele sconfigge Satana', da originale di Raffaello      Il quadro di Raffaello al Louvre

La stampa è una copia, abbiam detto, dell'originale su tavola di Raffaello Sanzio "San Michele sconfigge Satana" (immagine sotto), attualmente, trasporato su tela, al museo del Louvre di Parigi.

Si noti, confrontando i due dipinti, l'esatta corrispondenza del disegno e la notevole diversità dei colori, non solo dei chiaroscuri ma anche nella loro scelta, in particolare nell'abbigliamento dell'Arcangelo. Nell'oleografia cromolitografica di fine Ottocento la riproduzione non si effettuava da matrici fotografiche a colori, ma questi ultimi si imprimevano in base ai propri intenti estetici o simbolici.


Nel 2004 il dipinto subì un primo restauro, come recitava una piccola targa che un tempo accompagnava il quadro:
«Dipinto "San Michele Arcangelo"
restaurato a cura del
Lions Club Castel del Monte Host
anno sociale 2003-04
Pres. dott. Giuseppe Cicco»

Questo quadro per oltre cinquant'anni è stato affisso sull'altare del 2° fornice di sinistra; gli ultimi restauri conclusisi a settembre 2016 l'hanno ricollocato nel postergale absidale, sua sede originaria.


altare del 1881
[altare maggiore - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso - 01/10/2016]

L'altare maggiore della Chiesa è realizzato in marmi policromi commessi a disegno geometrico. I marmi colorati utilizzati per i numerosi inserti decorativi nel bianco di Carrara sono:
il brecciato rosso scuro di Collemandina nel gradino inferiore del postergale; il broccatello rosa e il broccato rosso di Verona, con cornici curvilinee di Carrara bianco e squadrate di verde Alpi nel gradino superiore, arricchito quest'ultimo da piccoli busti d'angelo su sfondo rosso scuro al centro dei quattro disegni, e terminante infine con un listello di broccatello giallo di Siena.

altare del 1881, angeli
[angeli dell'altare maggiore - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso - 01/10/2016]

ciborio dell'altare maggiore

Nel paliotto è utilizzato il brecciato rosso scuro di Collemandina incorniciato da elementi curvilinei di Carrara bianco, un giro di verde Alpi ed uno esterno di broccato rosso di Verona; al centro su uno sfondo di broccatello giallo di Siena è applicata una croce marmorea a disegno floreale con ai lati due piccoli busti di angeli in marmo bianco statuario. A fianco del paliotto fino alla metà del secolo scorso c'erano due cariatidi marmoree a forma d'angelo che con le ali reggevano sul capo le due mensole del piano; fu allora realizzata una mensa eucaristica verso il centro del presbiterio, richiesta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, utilizzando come decorazioni dei suoi pilastri di supporto le due cariatidi con i sottostanti marmi policromi.
Sul pilastro sinistro di questa mensa eucaristica una targa in ottone ricorda il rinnovamento del presbiterio e dell’altare nel 1968; vi si legge: "L'Architetto MAURO CIVITA eseguì / il rinnovamento del Presbiterio e dell'Altare / Mons. FRANCESCO BRUSTIA riconsacrò / l'Altare il 9 - 4 - 1968 / Il Parroco / Sac. QUACQUARELLI D. COSIMO".
La fascia inferiore termina lateralmente con ulteriori decorazioni geometriche simili al paliotto: sui due lati un rettangolo ad angoli smussati di broccatello rosa di Verona, incorniciato da elementi curvilinei di Carrara bianco e un giro di verde Alpi, presenta al centro un busto d'angioletto su uno sfondo di breccia rossa; chiude il lato una fascia verticale di verde Alpi. Tutta la zona inferiore è arricchita da una fascia orizzontale e sei verticali di broccato rosso di Verona, aventi al centro medaglioni d'identico colore.

angelo cariatide della mensa

Al centro del postergale troneggia il ciborio realizzato come un maestoso portale in miniatura: un aggettante arco a tutto sesto con inserto di broccatello giallo di Siena, retto da due colonne di verde Alpi complete di basi e capitelli attici (con una scozia tra due tori sul plinto o sotto l'abaco), presenta nella chiave una Colomba ad ali spiegate in marmo statuario che sembra procedere tra il Signore del tempio e l'Eucarestia ivi custodita. In bassorilievo emerge dalla struttura il tabernacolo, vegliato da un angioletto e chiuso da una porticina d'argento che reca scolpito a rilievo un cuore raggiante e fiammante, coronato di spine, trafitto e sormontato da una croce.

Ai capialtare chiudono il postergale due busti di cherubini poggiati su grandi volute.

Questo altare maggiore di fine Ottocento è veramente bello.
Mons. Luigi Pirelli, al termine della sua relazione sulla visita Pastorale fatta tra il 4 e l'11 aprile del 1954, raccomanda al parroco Don Giuseppe D'Angelo di "Tendere a ridurre il conopeo [dal greco κωνωπεϊον, velo, copertura in tessuto rimovibile del tabernacolo] e l'antipendio delle tovaglie dell'altare maggiore per rendere visibili il bel ciborio e la facciata della mensa."

Immediatamente sotto il paliotto ci sono i nomi dei devoti offerenti e la data: VITUS BRUDAGLIO ET MARIA LOSITO CONIUGES - 1881


NOTE
[1] Luca nel suo Vangelo (Sacra Bibbia CEI, Vangelo di Luca, cap.2, vv. 1-20) scrive:
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
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