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[La chiesa di S. Francesco: nella 2^ metà del Quattrocento,
a sx nel dipinto del "Redentore su Andria" - a fine Seicento, nella prospettiva di Cassiano de Silva]
La Chiesa di San Francesco nel Tre - Quattrocento
La tavola quattrocentesca del Redentore, attribuita in un primo momento a Tuccio da Andria, poi comunque
(da alcuni studiosi e in primis da Michele D'Elia) a un non meglio identificato Maestro di Andria,
mostra, in secondo piano rispetto alle mura della Città (a sinistra nel
particolare qui riprodotto), la prospettiva della facciata superiore ed il tetto della navata
della chiesa di San Francesco, con un campanile appena visibile che sembra
eretto dall'altro lato del presbiterio. Si badi che il campanile della chiesa non dovrebbe essere la torre visibile davanti al presbiterio,
la quale sarebbe invece la torre dell'orologio, che in questa prospettiva (dipinta guardando dal pianoro di S. Maria Vetere)
ingannevolmente si sovrappone alla chiesa di San Francesco (ed affiancherebbe, a destra di chi guarda, Mater Gratiæ).
Nella illustrazione
della Città di Andria realizzata da Francesco Cassiano De Silva e pubblicata il 1703
in "Il Regno di Napoli in prospettiva ..." di G. B. Pacichelli,
la Chiesa di San Francesco ha già subito i rimaneggiamenti del Cinquecento:
presenta il campanile a torre sul lato nord, a sinistra del presbiterio, e
due monofore sulla facciata, delle quali (a detta dei sotto citati restauratori Lauro e Pinto)
attualmente non ci sarebbe traccia, ma solo di un unico oculo centrale murato;
si potrebbe ipotizzare che dette due finestre esistessero dove attualmente osserviamo le nicchie di S. Francesco e S. Antonio di Padova,
presentando così la Chiesa un'impostazione strutturale del prospetto simile alle antiche facciate di San Domenico e Sant'Agostino.
[Parziale ricostruzione virtuale del complesso nel Tre-Quattrocento - ipotesi]
La ricostruzione elettronica, realizzata utilizzando suggerimenti grafici di esperti
e foto scattate in anni diversi, vuole mostrare le strutture essenziali esterne
(facciata e prima parte del lato Sud) della Chiesa di San Francesco risalenti al Trecento.
Probabilmente si presentava con un piccolo sagrato al quale si accedeva salendo alcuni gradini
(ciò è ipotizzato, oltre che per l'usanza costruttiva del tempo, per gli evidenti
dislivelli oggi esistenti tra la Chiesa e gli edifici delle strade
immediatamente circostanti (via Tesorieri), l'attuale chiostro, così ampliato nel 1616, le strutture conventuali,
più volte modificate e ingrandite [1556, ...], e le antiche pertinenze
sull'altro lato tra via San Francesco e via De Anellis.
La prima Chiesa fu quasi certamente costruita tra la fine del Duecento e il Trecento, prevalentemente
durante l'amministrazione cittadina dei Del Balzo; una testimonianza in tal senso potrebbe essere
la struttura trilitica di una porta che trovasi murata nel chiostro, sul muro condiviso con la chiesa,
porta che in una iscrizione indica la data del 1346, epoca in cui
la Chiesa doveva essere ormai totalmente edificata.
L'annesso convento è probabile che sia stato in gran parte
edificato anch'esso nel periodo angioino, dal primo documento utile del 1380,
ed abbia avuto il massimo splendore nel Cinquecento con i Carafa,
con i lavori del 1556 scolpito in una lapide,
subendo comunque altre e numerose modifiche nei secoli successivi.
Per la descrizione dei vari elementi architettonici si riportano brani tratti dal testo
sottocitato "Il Convento di San Francesco ad Andria":
"L'originaria facciata in pietra si concludeva quasi certamente
con una cornice di contorno, realizzata con motivi a foglie sovrapposte,
che definiva chiaramente la partitura. Attualmente essa è presente solo
su tre lati: la parte verticale destra è completa e sostanzialmente non
presenta tracce di manomissione; quella di sinistra è stata interrotta
dall'innesto del nuovo portico; la parte di cornice basamentale, pur
essendo ancora presente, è stata quasi completamente inglobata nel
marciapiede … . La cornice orizzontale superiore, …, è stata
eliminata per consentire l'alloggiamento delle due nicchie che
contengono le statue dei santi Francesco di Assisi e Antonio da Padova.
Questa cornice orizzontale è stata sostituita da una più piccola
realizzata in tufo, con la quale prende inizio la parte nuova della
fabbrica. …
Osservando la facciata laterale della Chiesa [lato Sud] ... essa si presenta
con la parte bassa realizzata in pietra calcarea, in blocchi squadrati
e lavorati con tecniche simili che evidenziano diverse fasi di
lavorazione, le diverse mani che vi hanno lavorato e gli interventi
subiti nei secoli.
A destra della porta laterale di accesso alla chiesa, a circa un metro
di distanza, si nota una cucitura che corre verticale tra i due lembi
della muratura con evidente cambio di lavorazione dei blocchi di pietra.
Poiché la parte destra della muratura non può essere ispezionata ..., si
può ipotizzare che trattasi di una lesione determinata da un cedimento o
da un ribaltamento della facciata principale e che sia stata ricucita
con materiali simili, oppure che parte della facciata principale sia
stata demolita e ricostruita in epoche diverse per ragioni a noi
ignote.
Questa seconda ipotesi troverebbe conferma dal fatto che dalla parte
interna della chiesa la partitura architettonica presenta un andamento
non proprio canonico; infatti, a fronte di una divisione ritmica dei
pannelli, scandita di volta in volta da due colonne sormontate da archi
di scarico, la parte conclusiva della fabbrica di chiude con una sola
colonna, anch'essa dotata di arco, ed una campata molto più piccola.
Proprio in corrispondenza di questa, dalla parte esterna appare evidente
la cucitura descritta.
Continuando con la descrizione esterna, rileviamo che sotto il nuovo
finestrone superiore è visibile una grande finestra in pietra, con arco
a tutto sesto (attualmente murata) che aveva la funzione di illuminare
la navata della chiesa, prima che fossero eseguiti i lavori di
trasformazione. …"
[testo tratto da "
Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero",
di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 66-69]
La facciata presenta quindi come elementi architettonici rilevanti e riconducibili
alla parte edificata nel Trecento la
cornice di contorno scolpita a motivo fogliare
e il
ricco e pregevole portale sormontato da un
Agnus Dei.
Il lato Sud (a destra della facciata) presenta un'
altra pregevole porta riccamente scolpita
(internamente murata) e
una finestra ogivale (ce n'erano tre per lato), anch'essa oggi murata
(nella ricostruzione virtuale tale finestra ogivale è stata simulata come
quella coeva di Sant'Agostino).
Nel lato Nord (a sinistra della facciata verso il chiostro)
c'era un'altra porta,
simmetrica a quella dell'altro lato; non si sa quanto fosse ricca di sculture
perché di essa rimane solo la traccia nel muro larga poco più di due metri, in parte
occultata da un pilastro del chiostro ad essa addossato; con questo accesso si completano
i tre ingressi anteriori riservati ai fedeli.
Sullo stesso muro Nord della chiesa
un'altra porta medievale (oggi murata) si apriva
presso il passaggio (oggi coperto) nell'angolo Sud-Est del chiostro e
immetteva nel presbiterio: era probabilmente l'ingresso in chiesa
riservato ai religiosi capitolari in quanto immetteva nel presbiterio e
nel coro ad essi riservato.
È quella
la pregevole struttura medievale di una porta del 1346
(data riportata nell'iscrizione
[*]
scolpita nella cimasa superiore dell'architrave), attualmente montata
nel chiostro, nell'ultima arcata dello stesso muro in comune con la chiesa, e
che, dal Settecento con la creazione delle cappelle,
non ha corrispondenze all'interno della stessa in quanto
nel fornice è innalzato il terzo altare di sinistra.
[elaborazione elettr. su foto di. S. Di Tommaso - 2004-2012]
È ancora dal libro su citato che si trascrivono per un approfondimento
le considerazioni degli autori sul tali porte e relative strutture.
"… Si può osservare ancora che il pilastro [del chiostro] più interno
posto a destra, guardando il portico [del Castellucci], si posiziona
quasi al centro del passaggio di una antica porta, oggi murata.
Questa porta a sesto rialzato larga 2,13 m si trova infatti a cavallo
tra il portico ed il chiostro e conferma visivamente che in passato
non vi fosse alcuna differenza di livello tra la chiesa e il chiostro.
L'ubicazione della porta solleva alcune questioni interpretative.
La prima riguarda proprio la presenza dell'apertura in quel punto.
Ciò lascerebbe intendere come in passato la chiesa possa essere stata dotata di tre porte di accesso.
La seconda riguarda la presenza del chiostro che, stante la posizione della porta,
doveva trovarsi più indietro rispetto alla posizione attuale (dato che la porta
così come è posta non consente alcun allineamento delle campate). …
… [ Nel chiostro] Guardando a destra lungo il fianco della chiesa,
una porta medievale di pregevole fattura, con iscrizioni a ceratteri gotici,
ha creato non pochi problemi interpretativi. In particolare alla luce dei riferimenti storici studiati,
non è possibile chiarire definitivamente se sia stata realizzata originariamente
per consentire l'accesso alla chiesa (e dunque essere collocata direttamente dove si trova attualmente)
o se proviene da materiale di spoglio o ancora da altra parte del convento.
Il dubbio ci appare legittimo e le ragioni che lo sostengono sono riassumibili in quattro punti:
incoerenze strutturali
(la porta realizzata come trilite non presenta nella parte superiore esterna nessun arco di scarico);
la complanarietà della cornice al muro della chiesa
(lascia il dubbio che la stessa sia stata posizionata successivamente);
la cornice della porta viene collegata senza soluzione di continuità alla lapide
e al monumento superiore (soluzione piuttosto strana e non in linea
con le scelte decorative e architettoniche di quel periodo);
infine lo stemma della famiglia Porziotta
è posizionato al centro della chiave della cornice suddetta, quasi a voler
costituire un trait d'union tra la porta e il monumento commemorativo.
Stessa incoerenza strutturale viene evidenziata dal fatto che dalla parte interna
della chiesa non risulta palese, nel rapporto dimensionale, il passaggio che avrebbe condotto all'esterno.
... Accanto alla suddetta cornice si trova un vano a cui si accede per mezzo di un arco
a sesto rialzato. Questo vano, voltato successivamente, è posto a copertura di un passaggio
che per mezzo di una porta conduce nella attuale sacrestia.
L'arco descritto risulta incassato traumaticamente nella muratura della chiesa
a testimoniarne la successiva realizzazione. All'interno dello stesso passaggio
sulla parete della chiesa, si nota l'esistenza di una porta medievale oggi murata,
che si apriva all'interno della chiesa, poco prima dell'altare maggiore."
[testo tratto da "
Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero",
di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 73, 77-78]
Non sono da trascurare resti di architettura (sia di stile gotico sia romanico)
che si rinvengono nelle strutture per molto tempo pertinenze del convento.
Mi riferisco a colonne, archi ogivali o a tuttosesto rinvenuti nelle abitazioni
tra Arco Piciocco, Via De Anellis e Via San Francesco.
[elaborazione elettr. su foto di. S. Di Tommaso - 2003-2012]
Richiamano tali strutture anche Lauro e Pinto nel testo citato:
"Un'ultima rilevazione è stata effettuata in via Arco Piciocco ove si è
accertato che il piano di quota originale è quello più vicino all'ingresso
della via De Anellis posto in corrispondenza dell'arco (sul quale insiste
una interessante casa medievale una volta appartenuta al convento.
Sempre su via De Anellis si è notato un passaggio attraverso il quale è
possibile raggiungere la chiesa, a sinistra del quale è bel visibile un
sistema di archi (oggi murati) e una colonna medievale in pietra, dotata di
base e capitello che attualmente è incassata nel muro.
Anche la casa ad angolo fra via DeAnellis e via S. Francesco, posta
sopra il passaggio di cui si è detto, presenta al suo interno un complesso
sistema di archi ogivali in pietra (successivamente inglobati nella
edificazione ottocentesca) e un gruppo di porte murate che conducevano verso
la chiesa e verso l'altra casa confinante, posta sempre su via De Anellis.
La scala di accesso a questa casa ha dimensioni molto ampie (non rilevabili
dall'esterno per la presenza di un portoncino che ne riduce la luce), lungo
la quale si notano antiche murature in pietra e un moncone di arco ogivale
in tufo. Dalla dimensione della scala e dalle componenti strutturali
sopravvissute si rileva chiaramente che tutto il sistema edilizio faceva
parte del convento di S. Francesco, successivamente smembrato e posto in
vendita frazionatamente.."
[testo tratto da "
Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero",
di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 60-61]
Nota
[*]
L'iscrizione è in caratteri gotici; questa è la sua trascrizione:
«
†HOC OPUS FACTUM EST IN ANNO DOMINI MILLECCCXLVI SUB PONTIFICATU
DNI DNI
CLEMENTIS PP VI Px MAGRM BONANNUξ DE BARULO»,
e traduzione:
Quest'opera è stata realizzata nell'anno del Signore 1346
sotto il pontificato del Signore Clemente Papa VI per mezzo del maestro Bonanno da Barletta.
(nelle immagini sottostanti l'architrave è riprodotto in due tronconi per una più agevole visualizzazione)
[elaborazione elettr. su foto di. S. Di Tommaso - 2012]