In questa pagina si conducono ossevazioni su quei pochi ambienti che ancora oggi conservano evidenti tracce della loro antica struttura, trecentesca o rinascimentale; si tratta del refettorio (foto sopra), dei locali cinquecenteschi (foto sotto) con esso comunicanti e posti nelle sue adiacenze verso Est, della sala capitolare con le limitrofe due sacrestie (che descriviamo in un'altra pagina).
Sugli ambienti costolonati e su quelli rinascimentali ancora esitenti dell'antico convento francescano leggiamo quanto scrivono nell' "Indagine conoscitiva" Angelo Lauro e Giuseppe Pinto nel testo sotto citato.
" … … … trovasi una porta databile XVI-XVII secolo sulla quale è collocata una iscrizione dedicata al teologo Angelo Vicenio [1], distintosi con altri Francescani (come il teologo Porziotta ...) per essere stato reggente nei primi Studi dell'Ordine dei Francescani. … … …Come già detto, gli ambienti del convento attualmente esistenti sono stati realizzati in epoche diverse, con varie tecniche costruttive e caratterizzazioni estetico-espressive tra loro non perfettamente in assonanza.
Alcuni di essi sono stati edificati in occasione della costruzione della prima fabbrica, altri con lavori del 1556, altri ancora con quelli di costruzione e successiva trasformazione del convento in Palazzo municipale. Aggiunte e superfetazioni si sono sommate al già complesso sistema edilizio per consentire la realizzazione delle carceri e le successive scuole elementari. Gli ultimi interventi riguardano il ripristino di alcuni ambienti danneggiati nel 1943 in occasione dell'ultimo conflitto mondiale, lavori che si sono conclusi nel 1962. … … …Il vano refettorio e quelli della sacrestia della chiesa sono gli unici voltati con costoloni e realizzati sicuramente con la prima fabbrica. Questi ambienti sono collegati tra loro da un'edilizia cinquecentesca sobria ed elegante ad eccezione del vano ... [adiacente a Nord della sala capitolare (vedi pianta)] (che come documentato è stato rifatto con lavori del 1960).… … … Con ... le operazioni [di dotare questi ambienti di servizi] sono state danneggiate alcune componenti artistico-qualitative e cancellate molte tracce del passato; ad esempio, gli affreschi che probabilmente decoravano alcune sale del convento e che oggi si intravedono dietro gli intonaci scrostati della sala refettorio. Infatti entrando in questa sala dalla prima porta a sinistra, proprio in basso sullo stesso lato, sono visibili residui di rosso di sanguigna, base principale della originale sinopia che costituiva l'affresco (come sostengono il Borsella e il Merra nelle opere di cui si è parlato in precedenza).Altre componenti qualitative sono state in parte nascoste, in parte cancellate, come ad esempio tutti quegli elementi decorativi e funzionali realizzati in pietra calcarea e posti a conclusione dei costoloni delle volte, o ancora, dei basamenti dei pilastri, o delle murature in pietra attualmente ricoperte da intonaco.La sala refettorio (certamente la più importante) si presenta vasta ed elegante, dotata di una copertura voltata, sorretta da costoloni in tufo che si concludono con dei peduncoli in pietra calcarea rifinita a mertellina. Essa è decorata con cornici, fregi e modanature in gesso di tipo cinquecentesco di chiara ispirazione michelangiolesca (anche se realizzate in forma molto più modesta). Infatti, proprio la decorazione posta sulla porta rinascimentale, ricorda nel suo impianto cornici e dettagli utilizzati nella biblioteca laurenziana dal suddetto artista. Al centro di questa decorazione svetta lo stemma dei Francescani Minori, corredato della seguente esortazione: «SOBRI ESTOTE, IMITATORES MEI ESTOTE».… … … Dall'altra parte del refettorio sono visibili i locali realizzati nel 1556, come si legge dallo stemma dei Francescani posto sotto la volta, che reca la stessa data; gli stessi sono voltati con un sistema composto che si conclude a lunette peduncolate." [Foto sotto]
[testo tratto da " Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero", di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 76, 82-88]
È qui opportuno leggere quanto, sinteticamente, evidenzia Giuseppe Fiengo sulle volte poste in opera nel nostro meridione dal Trecento all'Ottocento:
"A cominciare dal Cinquecento, ma certamente con continuità dal Seicento, la crociera, di sesto ormai non più acuto e priva dei finti costoloni in stucco, comparsi nel tardo XIII secolo, fu soppiantata dalla volta a schifo, detta pure a gàveta. Nel livello più basso restò immutata, come si è appena detto, l'utilizzazione della botte, collocata, nel tardo XV e nel XVI secolo, di frequente con lunette, anche al primo piano. Per l'Ottocento, si segnala il progressivo abbandono del tipo a schifo a favore del padiglione, senza risalti nei piani d'imposta. Talvolta compare la vela, come nelle non frequenti esperienze tardo-rinascimentali e tardo-settecentesche"
[In nota l'autore scrive:] "Roberto Pane a pag.37 di 'Case e paesaggi della Costiera Amalfitana' scrive che la volta a schifo «presenta, in sommità, dell'intradosso, il tipico piano rientrante, generalmente rettangolare o quadrato, secondo che rettangolare o quadrato è l'ambiente coperto; e questo sembra essere idealmente assegnato ad un affresco, che però non è quasi mai presente. Quando lo spazio da coprire è notevolmente grande, la volta si arricchisce di lunette, raggiungendo così un complesso effetto decorativo, insieme con una maggiore leggerezza»".
[testo tratto da "Conservazione e valorizzazione delle case a volta ...", di Giuseppe Fiengo",
in "Memoria e restauro dell'architettura",
di AA. VV, Fabrica Francoangeli, Milano, 2005, pag. 149]