La Chiesa di San Francesco nel 1749-51 fu ristrutturata in stile barocco dai maestri Sabino Raimondo Di Andria, Nicolao e Joanne Mangarella di Barletta, su disegno di Martino Buoncore e Aniello Prezioso di Napoli.
L’arch. Gabriella Di Gennaro nel testo sotto citato del 2020 riporta gli atti notarili di tale ristrutturazione; in uno di esso dell’11 aprile 1749 è scritto:
“... Avendo deliberato detto Venerabile Convento de' P.P. de Minori Conventuali di S. Francesco modernare con nuove fabriche interiori la Chiesa ... ed alzare sopra le vecchie altre nuove fabriche, per poi partire Cappelle, Presbiterio, ed altro, e situarci un finimento di stucco, non solo circum circa la detta Chiesa, ma covrirla parimenti di stucco con tutto lo di più che necessita, per ridurla a perfezione d’arte, e prospettiva un tutto, secondo il disegno formato in Napoli dall’Ingegnero, riconosciuto, ed osservato da essi Maestri Muratori ... sono esse parti per l’opera suddetta venute alla seguente convenzione, colla quale essi Maestri Muratori s'obbligano fabricare secondo il detto disegno tutte le nuove opere e fabriche da farsi in detta Chiesa, sotto l’assistenza, e direzione del Sig. Anello Prezioso venuto da Napoli per tale effetto ad assistere nelli principi idi questa fabrica, per costruire in qualche parte di essa, e secondo quella doversi seguitare tutto il di più, che dovrà farsi da essi Mastri, mentre dovrà essere assente detto Sig. Anello da questa città. ...”
[tratto da Gabriella Di Gennaro, “Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri”, Schena Editore, 2020, pp. 274-282]
"La Chiesa, ad una sola navata, con volta ben elevata, è tutta ornata di fino stucco. Una ricca ed artista balaustra di marmo divide la Chiesa dal presbiterio, sul quale poggia il magnifico altare maggiore di marmo pregevolissimo e ricco di lapislazzoli. Il pergamo, opera dei fratelli Gigli di Andria, è ricco di fregi dorati, rabbellito dallo stemma dell’ordine francescano e da parecchi angioletti. Sei altari tutti di marmo, disposti simmetricamente, completano il vano di questa Chiesa. Il primo è intitolato a S. Francesco d’Assisi, del quale si ammira su tela la sua figura, stringendo fra le braccia il Crocefisso, con accanto un vaso contenente acqua, una scodella, un libro, ed a piedi un cappello da pellegrino, mentre il suo compagno gli legge un libro, che sarà forse la sacra scrittura, o il salterio. Dall’alto un Cherubino tocca la lira, al di cui soave suono Francesco resta quasi tramortito. Il secondo altare anticamente era intitolato all’Addolorata, il di cui simulacro, sculto in legno, era riposto in una nicchia, chiuso da fascia di noce con cristalli [3]. Il terzo altare, dedicato alla Madonna degli Angioli, porta l’immagine della Vergine, ai cui piedi si vedono S. Biagio, S. Antonio Abbate e S. Bonaventura Cardinale, il cui berretto di porpora vien a lui presentato da due serafini. Il quarto altare anticamente era dedicato a S. Antonio di Padova, di cui una tela raffigura l’immagine del Santo, genuflesso a piè del Bambino Gesù, con ai lati due angioli, uno col giglio in mano, simbolo della purità, l’altro con un libro [4]. Il quinto altare, prima dedicato all’Immacolata, ora è intitolato a S. Antonio di Padova. Nel sesto altare venerasi S. Giuseppe da Copertino, che sorvola in faccia alla Croce. Ai suoi piedi si vedono dei monaci, compresi da stupore."
[M. Agresti, La chiesa di San Francesco in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", Tipi Rossignoli, Andria, 1912, pagg. 85-89]
[l'acquasantiera di destra, la navata vista verso l'uscita e il fonte battesimale - elab. elettr. su foto di S. Di Tommaso, 2013 - M. Monterisi, 2008]
[pianta attuale (2020) del complesso Chiesa San Francesco - elaborazione elettronica su pianta d'archivio S.Di Tommaso, 2020]
NOTE
[3] Questa statua, lavorata in Napoli, come anche l’altare di finissimi marmi, devonsi alla pietà e generosità della famiglia Iannuzzi. Ora questo altare è invece dedicato alla Immacolata, e la statua dell’Addolorata è sita in una nicchia, sull’altare messo nel Cappellone, costruito a tutte spese del Conte Onofrio Spagnoletti - Zeuli. Nel 1888, il Cappellone fu donato all’Arciconfraternita dell’Addolorata, che ha sede in questa Chiesa. Per la costruzione di questo grandioso ed artistico Cappellone, e per tante altre benemerenze, il nobiluomo Onofrio Spagnoletti - Zeuli ed il suo genero Sig. Sebastiano Iannuzzi (ricco ancor lui di censo e di benemerenze ecclesiastiche e civili) ottennero da Papa Leone XIII il titolo ereditario di Conte.
[4] Per la costruzione del Grande Cappellone, annesso a questa Chiesa, dì cui è fatta menzione nella nota precedente, questo altare, intitolato a S. Antonio, venne distrutto, per mettere in comunicazione il Cappellone con la Chiesa, ed il quadro di S. Antonio fu trasportato all’altare quinto, intitolato prima all’Immacolata. Sicché oggi gli altari siti nella Chiesa sono cinque, ed il sesto, (quello dell’Addolorata) è sito nel Cappellone, chiuso da una gigantesca ed artistica cancellata di ottone, che lo divide dal resto della Chiesa.