L'affresco è dipinto a sinistra in alto dell'arco trionfale,
simmetrico all'Ultima cena riprodotta sul lato opposto,
e si sviluppa per circa un terzo della sua estensione anche sull'adiacente parete
Sotto di esso si vede la parte superiore di Santa Clotilde e dell'Annunciazione..
Il Cristo, prono, è intento a lavare il piede destro a San Pietro, mentre altri sette, in piedi e in atteggiamento dimesso, attendono di appressarsi al Maestro per la lavanda. Gli altri discepoli alle spalle del Maestro, forse già serviti, guardano stupefatti l'umile sua opera. Nella scena sono presenti, sulla limitrofa parete oltre l'angolo, anche Maria e le pie donne.
Il pittore nell'affresco sembra abbia fermato la scena del dialogo tra Gesù e Pietro, nel passo dove l'evangelista Giovanni (Traduzione "Nuova CEI 2008", cap.13, vv.6-10) scrive:
"Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».
Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».
Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti»."[Si riporta di seguito l'originale in greco per un approfondimento filologico
e per decifrare lo scritto in alcuni affreschi che lo riportano (come in S. Pietro ad Otranto)]ἔρχεται οὖν πρὸς Σίμωνα Πέτρον. λέγει αὐτῷ· Κύριε, σύ μου νίπτεις τοὺς πόδας;
ἀπεκρίθη Ἰησοῦς καὶ εἶπεν αὐτῷ· Ὃ ἐγὼ ποιῶ σὺ οὐκ οἶδας ἄρτι, γνώσῃ δὲ μετὰ ταῦτα
λέγει αὐτῷ Πέτρος· Οὐ μὴ νίψῃς μου τοὺς πόδας εἰς τὸν αἰῶνα. ἀπεκρίθη Ἰησοῦς αὐτῷ · Ἐὰν μὴ νίψω σε, οὐκ ἔχεις μέρος μετ’ ἐμοῦ.
λέγει αὐτῷ Σίμων Πέτρος· Κύριε, μὴ τοὺς πόδας μου μόνον ἀλλὰ καὶ τὰς χεῖρας καὶ τὴν κεφαλήν.
λέγει αὐτῷ ὁ Ἰησοῦς· Ὁ λελουμένος οὐκ ἔχει χρείαν εἰ μὴ τοὺς πόδας νίψασθαι, ἀλλ’ ἔστιν καθαρὸς ὅλος· καὶ ὑμεῖς καθαροί ἐστε, ἀλλ’ οὐχὶ πάντες.
Si propone qui sotto, a confronto, l'affresco presente nella volta della prothesi (ambiente adiacente al presbiterio)
nella chiesa di San Pietro ad Otranto, in quanto si riscontrano elevate corrispondenze col nostro affresco in Santa Croce,
affinità riscontrate sia nell'impostazione grafica dell'insieme che nello stile pittorico utilizzato.
Identico è infatti il numero dei discepoli dietro il Cristo, tre, nonché dietro Pietro, otto;
perfettamente simile l'atteggiamento di Pietro, nella posizione propria di chi si schernisce per soggezione ed imbarazzo,
la prospettiva praticamente frontale dei volti alla maniera greco-bizantina, le aureole perlinate, ...
Tale confronto mira a datare l'affresco, insieme all'adiacente Ultima Cena (che, parallelamente, anche in S. Pietro d'Otranto affianca la Lavanda dei piedi!), tra i più antichi della nostra chiesa rupestre, ambedue realizzati probabilmente nella prima fase di affrescature, quando ancora molto vivo era l'influsso bizantino nelle nostre terre, nonostante che il territorio appartenesse, già prima del Mille, ad una grangia benedettina (come sembrano testimoniarlo i vari documenti del tempo di rivendicazione di tale diritto da parte di Montecassino).
Si tenga presente inoltre che gli affreschi della Lavanda dei piedi e dell'Ultima cena si trovano sulla primitiva parete absidale, quando (intorno al X secolo) la chiesa era a pianta pressoché quadrata, e quindi perfettamente in stile con quelle bizantine del tempo, mentre il territorio era luogo di contesa con alternanza di governo tra Bizantini e Longobardi.
Non è fuori luogo qui riportare una riflessione del prof. Valentino Pace (Università di Udine), relativo all'Arte bizantina e alla Maniera greca nel meridione d'Italia, in quanto illuminante di alcuni aspetti fondamentali, nonostante il ricercatore, in questo testo, si riferisca principalmente ad esperienze "nella Puglia, fra Bari e Otranto, oltre che in altre sporadiche testimonianze salentine".
La “maniera greca” era, tautologicamente, la “maniera” pittorica, intesa in senso squisitamente formale, in uso presso i “greci”, ovvero presso coloro che in seguito, a partire da fine XVI secolo e soprattutto dal XVII, sarebbero stati qualificati come i “Bizantini” ...
In Italia meridionale la storia della Maniera greca trova all’alba dell’XI secolo una tappa di particolare importanza nella Puglia, fra Bari e Otranto, oltre che in altre sporadiche testimonianze salentine. E’ una tappa di particolare importanza, dal momento che si allaccia in stretta continuità con quanto avverrà nella seconda metà dell’XI secolo in Campania, ad Amalfi e a Montecassino, l’abbazia benedettina divenendone il centro di irradiazione. In altre parole, la Puglia ci permette di comprendere l’intrinsecità dell’arte dell’Italia ancora bizantina con i centri dell’impero e, dunque, in un’ottica territoriale, il contesto di esperienze italomeridionali sulle quali matureranno le scelte di Maniera greca di fine secolo, quando, dopo la conquista normanna del 1071, Bisanzio sarà un oltremare politicamente e amministrativamente diverso, e tuttavia modello di riferimento addirittura più forte di prima.
[tratto da “La Puglia fra arte bizantina e maniera greca”, di Valentino Pace, in "Ars auro gemmisque prior - Mélanges en hommage à Iean-Pierre Caillet" di AA.VV., University of Zagreb - International Research Center for Late Antiquity and the Middle Ages, Motovun, 2013, pp.491-498, letto nel sito di “ accademia.edu” il 10 set 2017.]