[l'affresco di S. Clotilde in Santa Croce (foto Sabino Di Tommaso, 2013) a confronto con gli affreschi di S. Lucia nell'omonima chiesa
rupestre di Matera e nella cripta della Cattedrale di Bitonto]
Questa santa regina è inoltre strettamente legata alla vita di San Leonardo ed al motivo per cui quest’ultimo sia ritenuto (e invocato) protettore delle partorienti. Infatti nella vita di San Leonardo trascritta nella “ Legenda aurea” da Jacopo da Varagine (1230c-1298) si racconta:
“Accadde poi che un giorno il Re era lì [nella foresta presso Limoges] per la caccia e la regina [Clotilde] ivi uscita per una passeggiata fu presa dalle doglie del parto. Mentre il Re e la servitù si preoccupavano per il travaglio della Regina, Leonardo attraversava il bosco e, sentiti i lamenti, mosso a pietà si avvicinò e, chiamato dal Re, subito entrò. Avendo Leonardo detto al Re, su sua richiesta, chi fosse e che era stato un discepolo di San Remigio, quegli, pieno di fiduciosa speranza e stimandolo ben edotto da quel buon maestro, lo supplicò che con le sue preci ottenesse la doppia gioia della salvezza della moglie e la nascita del figlio. Egli immediatamente fatta la preghiera subito ottenne quanto chiedeva.”
Un'altra interpretazione dell'affresco vi individua Santa Lucia; sembra infatti che la Santa con la mano sinistra sporgente dal mantello regga un'alzatina sul cui piano risaltino i suoi occhi.
Il confronto proposto ad inizio pagina dell'affresco di Santa Clotilde in Santa Croce con i due affreschi raffiguranti Santa Lucia, l'uno (forse dei primi del Seicento) nella chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve a Matera, l'altro (del basso medioevo) nella cripta di San Valentino della Cattedrale di Bitonto, mira ad evidenziare le rilevanti differenze tra tali raffigurazioni: oltre alla corona sul capo e al ramo gigliato nella destra, regale, rinascimentale e quasi altèro, è l'abbigliamento e il portamento di Santa Clotilde; umile invece è quello delle due Lucie, che inoltre mostrano con rilevanza nella destra la coppa contenente i loro occhi. Alla luce di tale considerazione, oltre che degli aspetti storici correlati con il contemporaneo potere angioino dei Del Balzo in Città, si ipotizza che nell'affresco di S. Clotilde l'appena visibile alzatina con gli occhi possa eventualmente essere una sovrapitturazione successiva.
L'abbigliamento presenta le caratteristiche proprie di un modello cortese che fa ascrivere l'affresco al Quattrocento, in piena età angioina, quando quel vestire era molto diffuso nella nostra regione.
[San Nicola in Santa Croce - foto Sabino Di Tommaso, 2013]
L'affresco in discrete condizioni si trova sul semipilastro destro dell'arco trionfale, adiacente a Sant'Antonio abate.
Il santo, vissuto a cavallo tra il 3° e 4° secolo (270 ca. - 343), è affrescato in una edicola trilobata.
È seduto su una preziosa "cathedra" vescovile, il vangelo poggiato sul ginocchio e
retto dalla mano sinistra; con la destra (le dita inanellate come in nessun’altro dipinto conosciuto) benedice alla greca.
Egli indossa una tunica bianca, sulla quale risalta il manto vescovile (ώμοφόριον) rosso bordato di bianco, con ricami in oro e attraversato dalla caratteristica stola sulla quale spiccano delle croci greche patenti, apparentemente gigliate.
È da evidenziare che forse è l'unico affresco di San Nicola in chiesa rupestre con la croce greco-ortodossa a braccia espanse sulla stola;
da un rapido sguardo alla maggior parte degli altri affreschi raffiguranti questo santo nelle chiese rupestri appulo-lucane,
è risultato infatti che (in tutti quelli osservati) sulla stola indossata dal Santo è disegnata una croce tipo latina,
come nell'affresco presente nella chiesa rupestre di S. Margherita in lamis
di Andria (1a foto sotto a destra),
e in quello nella rupestre di San Nicola a Mottola (part. nella 2a foto
sotto a destra).
Un San Nicola che indossa una stola con croce greca patente è dipinto nel soffitto ligneo
del transetto della nostra cattedrale di S. Maria Assunta,
eseguito ai primi del Settecento.
[San Nicola nella cripta di S.Maria dei Miracoli (foto Sabino Di Tommaso,2013) e nella omonima rupestre di Mottola]