Nel meridione d’Italia, come in gran parte del bacino mediterraneo, fino al secolo scorso, per i “minores” (pastori, coloni, braccianti, ...) ed anche per diversi “mediocres” (come gli artigiani) era in uso abitare in grotta, cavit à naturali presenti numerose sui declivi calcarenitici delle lame e grave, antri poi facilmente allargati con rudimentali mezzi di scavo.
Nel territorio di Andria i pi ù rilevanti insediamenti in grotta (come su si è accennato) erano ubicati:
Che durante l’alto medioevo (secc. V-X) in alcune di queste grotte vi sia stata
la presenza di eremiti orientali è possibile,
ma allo stato attuale dei documenti non è dato verificarlo; è invece indubbia la dominazione bizantina
dal quinto secolo fino al sesto, fin quando cio è i Longobardi conquistarono la Puglia settentrionale,
e dalla fine del IX fino all’ XI secolo;
comunque, al di l à delle alterne vicende belliche successive, essenziali elementi di cultura orientale
ancora nel basso medioevo (secc. XI-XV) continuarono ad influire sugli usi e sull’arte nel nostro territorio,
anche per i rapporti commerciali sempre intensi con il vicino Oriente.
A questi dati storici bisogna aggiungere l’enorme influenza esercitata dalle crociate, partite in gran parte anche dalle nostre sponde,
e dai numerosi pellegrinaggi per i luoghi sacri quivi transeunti e soggiornanti negli vari ospizi cittadini
(presso l’Annunziata, Santa Maria a Porta Santa, Sant’Angelo al lago, ...).
A partire dal secolo X (doc. anno 943) nelle nostre contrade è certa la presenza dei Benedettini dipendenti da Cassino,
proprietari gi à da tempo di vasti appezzamenti e gestori di ricche grange, aziende agricole monastiche
(“… de omnibus pertinentiis monasterii huius ... in Andre vineas et olivas; in rivo qui dicitur de Monacho, curtem”).
Ministri religiosi dei nostri insediamenti rupestri per un certo periodo potrebbero essere stati
i presbiteri curatori di questa zona della grangia nella quale le cosiddette “laure” erano ubicate.
Si tenga comunque presente che non pu ò essere del tutto esclusa la compresenza di monaci di rito orientale,
qui in esichia, durante i secoli di dominazione o di tolleranza bizantina.
La maggior parte degli studiosi contemporanei
ascrive a questo periodo, tra il decimo secolo ed il successivo, il primo escavo-ampliamento,
nei vari insediamenti, di una delle preesistenti grotte per adibirla al culto.
Gli affreschi attualmente esistenti nelle nostre chiese rupestri non risalgono tuttavia a tale periodo storico;
ci ò emerge sia indirettamente da confronti stilistici, sia spesso direttamente dal chi o cosa è dipinto,
che va a determinare un terminus post quem pu ò essere stato raffigurato; ad esempio, Urbano V
(in Santa Croce)
non poteva essere raffigurato prima del 1370, quando questi ritrov ò le teste dei Ss. Pietro e Paolo; tra i pi ù antichi,
invece (sempre in Santa Croce), sono da annoverarsi il Cristo Pantocr àtor
nell'absidiola della navata sinistra, i resti della Deesis
sulla parete della stessa navata e, sull'arco trionfale della primitiva abside, la Lavanda dei piedi e l'ultima cena.
In linea generale gli affreschi delle chiese rupestri di Andria si fanno risalire nei secoli XIII-XV.
Le numerose immagini presenti, soprattutto in Santa Croce, rivelano un continuo sovrapporsi e integrarsi di culti: