Il dipinto, affrescato sulla parete di fondo dell'abside della navata destra, è piuttosto deteriorato alla base; la parte superiore dello sfondo è di un celeste chiarissimo, l'inferiore, giallo ocra.
L’affresco appare eseguito da mano diversa dalla crocifissione dell’ingresso e posteriore negli anni;
i protagonisti paiono, inoltre, mossi da sentimenti, direi, più plateali, non tanto nel "Deliquio della
Vergine" quanto nell'apostolo Giovanni cui gesti emergono sproporzionati e
sovrastanti, a differenza del Giovanni affrescato nel prònao.
Lì infatti l’Apostolo, sollevato sulla punta dei piedi, si protende verso Gesù con la mano sinistra alzata
e l'altra sulla guancia esterrefatto per l'agghiacciante scena; stupito,
sembra stia accogliendo e interiorizzando l’alto messaggio appena ricevuto dal Cristo morente
che gli affida la Madre; qui invece si strappa quasi le vesti, in gesto di teatrale esasperazione.
Il dolore qui si rivela, direi, egoistico, incentrato su coloro che sono disperati perché lasciati soli,
non per i patimenti estremi del Condannato; lì s’esalta l’amore, qui l’angoscia personale.
E il senso di solitudine del Cristo implorante,
«Ηλι ηλι λεμα σαβαχθανι;»
τοῡτ’ ἔστιν,
«Θεέ μου θεέ μου, ἱνατί με ἐγκατέλιπες;»
[«Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
(in Matteo cap.27, v.46)],
è esaltato dal cranio ai piedi della croce e dall’assenza dell’affezionatissima Maddalena.
Un altro affresco realizzato pressappoco nello stesso periodo (nel sec. XV), che, come il nostro in Santa Croce, raffigura sul frontale superiore i simboli tetramorfi degli Evangelisti e nella Crocifissione un San Giovanni in atto di strapparsi le vesti, è quello presente nella non lontana Chiesa di Santa Lucia a Barletta.
[affresco sulla parete orientale della Cappella del Crocifisso nella Chiesa di S. Lucia a Barletta]
Puntualizza Michele Lacerenza nel testo sotto citato:
Particolarmente interessante è l’affresco presente sulla parete orientale [della cappella del Crocifisso nella chiesa di Santa Lucia a Barletta] (Fig. 1 [su riprodotta]): al centro è raffigurata una maestosa Trinità nella variante iconografica del Trono di Grazia, con Dio Padre intento a sorreggere la croce su cui è sospeso Gesù, mentre una colomba bianca, posta tra i due, simboleggia lo Spirito Santo. Ai lati del gruppo centrale sono rappresentati la Vergine Maria e san Giovanni Evangelista, in una evidente commistione iconografica con la scena della Crocifissione. La parete è completata in alto dai simboli del Tetramorfo racchiusi entro clipei.
L’iconografia della Crocifissione costituisce uno dei simboli cardine della religione cristiana e dunque la sua presenza non stupisce nella composizione. Tuttavia nel caso in esame vi è un dettaglio del tutto peculiare: l’Evangelista, a differenza della Madonna, non si limita a esprimere il suo dolore fissando attonito il Crocifisso, ma è raffigurato nel singolare atto di lacerarsi le vesti, aprendole sul petto, conferendo alla scena un carattere di maggiore drammaticità. Solo raramente tale gesto contraddistingue Giovanni, in una variante quasi del tutto assente nelle composizioni dell’Oriente bizantino dove il discepolo è per lo più rappresentato con la mano in volto o con le dita intrecciate all’altezza del ventre. La sua ideazione dovette essere evidentemente tutta occidentale.
[tratto da “ Strapparsi le vesti nell’iconografia medievale: il caso del san Giovanni Evangelista nella chiesa di Santa Lucia a Barletta”, di Michele Lacerenza, in “IV ciclo di Studi Medievali - Atti del Convegno 4-5 giugno 2018”, NUME gruppo di ricerca sul medioevo latino, 2018, pp. 473-479]
La bellissima crocifissione (riprodotta a lato) di Roberto di Oderisio (1335 - >1382) di metà Trecento, tavola originariamente collocata nella sagrestia della chiesa di San Francesco ad Eboli e attualmente presente nel museo Diocesano "San Matteo" di Salerno, è qui affiancata perché è una delle poche del periodo aventi anch’essa il cranio alla base della croce; questa, pur manifestando sufficiente partecipazione all’agghiacciante evento, essendo impostata sull’alta nobiltà e la raffinata eleganza dei personaggi in abbigliamento trecentesco e con numerosi (quasi frastornanti) simbolismi, evidenzia, come la nostra nella navata destra, più effetto scenografico che con-passione col Crocifisso agonizzante.
Rimane pertanto meravigliosa e incomparabile, semplice nei tratti e nella scena, la Crocifissione affrescata nel prònao della nostra Santa Croce, con i dolcissimi volti intimamente addolorati a vario titolo di Maria con le pie donne, la prostrata Maddalena, l’attonito Giovanni e il morente Christus patiens.
"La parete di fondo è decorata da un'altra scena di crocifissione, che possiamo riavvicinare a quella già descritta dell'atrio.
Come in quella, la Vergine viene meno, sostenuta dalle pie donne, che inclinano i capi verso il Suo; il Crocifisso tiene il centro della scena, il capo dei Cristo ci appare assai simile sia come tipo iconografico che come atteggiamento, a quello già descritto ma il S. Giovanni all'altro lato della croce non si contenta più di esprimere il suo dolore con lo sguardo intento al Crocifisso, con la mano alzata in atto di stupita sofferenza e, apparendoci di fronte anziché di lato, si lacera, aprendole sul petto, le vesti in un'attitudine violenta e concitata. Nell'insieme la scena ha un carattere di maggiore drammaticità, espressa però in forme più volgari e di fattura apparentemente più tarda; si ripetono in essa come in quella esaminata più sopra, i tratti di contorno privi di sicurezza e di tono rossastro."
[testo tratto da “SANTA CROCE IN ANDRIA - NOTIZIE STORICHE E IPOTESI DI RESTAURO”, di F. Nicolamarino, A. Lambo e A. Giorgio, Tip. D. Guglielmi, Andria, 1981, pag. 77]
Non è infine fuori luogo operare un confronto tra le varie crocifissioni affrescate nelle cripte rupestri della città di Andria, per datarle nell'ideazione, negli eventuali restauri, radicali o conservativi.
Ai lati della crocifissione sono affrescati S. Pietro Eremita e S. Ludovico di Tolosa, nel sottarco l'Agnello mistico.