[sul ritmo della “ lauda – ballata” del sec. XIV]
È nunzio in terra dell’Emanuele,
messo solerte l’Angelo fedele,
di Te, Salvator mio,
Amore, Padre: Dio.
Sparse le stelle nel turchese cielo,
qual oggi un bimbo con gli aliossi in gioco,
la vita soffiasti sulle rocce e il gelo
divenne moto e fuoco.
Io ti mancavo; fioco
e carente del tuo volto era il creato:
allora in me ti riflettesti amato,
pur labile e infedele.
Chi mai può dirsi Padre, Mi ka ’ele,
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dell’umanità e non sol d’Israele,
di me più volte rio?
Soltanto Tu mio Dio.
Di loro ti avvalesti pel tuo avvento,
sulla tua greppia pervennero in coro
Cherubini a schiere facean concento.
E a me il più gran tesoro
porgesti in quel decoro
immacolato e fulgido promesso:
in Maria tuo Figlio mi fu concesso;
Amor per ogni fiele.
Chi ti annunciò con forza, Gabri’ele?
Fu questi alla Vergine sol foriere;
il Redentore mio
Gesù, tuo figlio, oh Dio!
La tenerezza tua portò in terra
e l’Amor Paraclito Ei mi mandò.
In un abbraccio che lieve mi serra,
nel bacio che m’involò
l’amata ed apportò
un brivido di gaudio al mio incosciente,
nel sorriso di un bimbo nascente,
tal Spirto io avverto lene.
Chi è mia speme e guida, Raffa’ele?
L’angel custode nell’attual babele,
a un periglioso svio
l’Amor tuo immenso, Dio!
Indi preservami l’anima mera;
sai che per me è già sera …
e per chi soffre di un fato crudele,
per chi si ritrova novello Abele
e tristo alza le vele,
angel fammi di quell’indegno fio,
ch’io scorga nel suo muto frignìo
l’icona tua, buon Dio!
In omaggio agli Angeli sulla Greppia di Betlemme,
nel Natale del 2019.
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt
Note