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Domenico Di Leo
RICERCA SULLE ORIGINI DI ANDRIA
stralcio dalla tesi di laurea del 17/12/1971
Parte II - le fonti letterarie:
Le Pergamene del IX secolo
In tutta la bibliografia relativa ad Andria da me
consultata, le pergamene del X, XI e XII sec. sono per lo più prese in
considerazione singolarmente, in relazione a particolari indicazioni che
ciascuno scrittore trovava utili alla dimostrazione del proprio assunto.
Così a me sembra che sia sfuggita finora la
visione d’insieme di esse, che pure può fornire qualche utile indicazione.
Tenterò ora un esame complessivo e comparativo delle stesse: così forse sarà
possibile vedere in una nuova luce l’Andria del X e dell’XI secolo. Quanto meno,
si potrà più facilmente superare l’ostacolo costituito dal linguaggio impreciso
delle stesse e dalla genericità delle indicazioni fornite.
La prima volta il nome di Andria appare in un
atto notarile datato il 4 ottobre 915 e redatto in “civitate trane”
[1].
Vi è detto che Pietro figlio di Lendone, rinunzia a una precedente donazione
fatta in suo favore nel 911. Vi figura come testimone Adelprando figlio del fu
“Ralemprandi ex loco Andre”.
Riesce utile ed opportuno il raffronto di questa
pergamena con un’altra datata l’8 giugno 843 sempre redatta a Trani
[2].
In quest’atto di donazione appaiono un certo “Atriani de tremodie” e “Anselei de
Cicalia”, dove Trimoggia e Cicaglia sono oggi contrade poste a circa Km. 3 da
Andria.
Ora, una prima considerazione da fare è che se in
quei tempi, in atti pubblici, a determinare l’identità di una persona era
sufficiente indicare la sua provenienza, ne consegue che le località indicate
erano allora già abbastanza note. Una seconda considerazione è che qualunque sia
il significato preciso del termine “locus”, il nome “Andria” non può essere
stato dato a una zona deserta e disabitata, ma deve necessariamente collegarsi
ad un insediamento, un nucleo abitato ivi esistente, che aveva tal nome e che
solo successivamente ha dato il nome alla contrada circostante. Che poi si
tratti di un villaggio più o meno grosso è questione secondaria che va risolta
esaminando le testimonianze archeologiche, non solo, ma gli altri documenti
esistenti.
[3]
Il primo riferimento ad Andria, presente nella
pergamena del 915 ha dato luogo a vivaci polemiche tra gli studiosi locali che
hanno tentato di interpretarla. Da una parte il D’Azzeo
[4]
e il Mucci
[5]
ritengono che il “locus” stia ad indicare “l’agro della città di Andria”,
dall’altra, Zagaria
[6]
e il Cafaro
[7]
interpretano “locus” come contado, casale e concludono che Andria nel X sec. era
appunto uno dai tanti casali sparsi nella zona. In fondo alle due diverse
interpretazioni c’è sempre la solita divergenza tra chi afferma che Andria era
già città e sede vescovile prima del Mille, e chi invece lo nega.
Del 15 maggio 943 è una pergamena riportata nel
Chronicon di Leone Ostiense
[8]
relativa a possedimenti in Puglia che Basilio, Protospatario imperiale di
Salerno, restituisce all’abbazia di Montecassino riconoscendo che “antiqua esset
dominatio prefati monasterii”.
Il testo di questa pergamena venne riportato
quasi integralmente in altre tre successive pergamene
[9],
che rinnovavano, rispettivamente nel 1000, nel 1011 e nel 1032, l’impegno
assunto dall’autorità bizantina, nel 943.
Ecco il testo. Relativo ad Andria, delle quattro pergamene:
Pergamena del 943 , “… in Canusio veteri ecclesia Sancti Benedecti, et molendinum, et
curtes; in Minervino speluncam ubi est ecclesia Sancti Salvatoris, et terras; in
Andre vineas et olivas; in rivo qui dicitur de monacho, curtem…”
Pergamena del 1000, (:Versione greca)
“καί ύπο τοϋ
κάστρου τράνας,
έις το χωρίων
εριμάμπελα έχων
καί ελαιάς δενδρι κέ,
καί εις τό ρυάκην
τό καλοΰμενον
των καλογήρον
χωραφιέους τόπους”.
(Versione latina): “et in civitate tranensis. et in villam
que est de civitate ipsa que cognominatur andre, vinee deserte et olivetalie
biginti septem. et in ipso rivo qui vocatur de ipso monacho territorie;”.
Pergomena del 1011, “in civitate tranensis in villam que est de ipsa civitate qui
cognominatur andre vinee deserte et olivetalie vigjntj…”
Pergamena del 1032, ( versione greca):
“ομοίως καί ϋπό
τήν διακράτησιν
τοϋ κάστρου
τρανων εις τό χωριον τό
καλούμενον άνδρας,
ερημάμπελα,
έχωντα καί ελαιάς
δένδρα κξ’,
καί εις τό ρυάκιν.
(Versione latina): “et sub trane in loco
andre. vinee deserte habentes et olive arvores XXVII. et ad rialem quod dicitur
do monachis, terre.”
Nella pergamena del 943 Andria è nominata insieme
a Canosa e a Minervino senza che il redattore abbia sottolineato qualche
differenza esistente tra esse. Una precisazione affiora invece nelle altre tre
pergamene
[10],
dalle quali risulta la dipendenza giuridica e amministrativa di Andria dalla
città di Trani, sede allora di _______.
Nel testo greco della pergamena del 1000 è infatti detto:
“ύπο τοϋ κάστρου
τράνας”,
e così pure, può presumersi doveva essere scritto sulla pergamena del 1011,
visto che la versione latina è identica in entrambe;
più preciso è il testo greco della pergamena del 1032:
“ϋπό τήν διακράτησιν
τοϋ κάστρου τρανων”.
Dai testi latini delle pergamene del 1000 e del
1011 si possono desumere notizie più precise. Vi è detto infatti:”et in civitate
tranensis. et in villam que est de civitate ipsa cognominatur andre”. Alcuni
[11]
ritenendo che “de ipsa civitate” si riferisca a Trani e non ad Andria e che
quest’ultima è una apposizione di “villam” interpretano così: “ nella Città di
Trani e precisamente nella villa, della stessa città, che si chiama Andria”
[12].
Costoro si ostinano ciecamente ad affermare che Andria ebbe le sue origini con i
Normanni nell’XI sec. Si può essere d’accordo con quest’affermazione se ci si
riferisce alla “città” di Andria. Ma se, invece, così dicendo si tende a
minimizzare e a distruggere il valore storico di un preesistente agglomerato,
che invece costituisce la premessa sostanziale per la successiva trasformazione
in città, allora le cose cambiano e non si può più condividere tale giudizio.
“Edidit hic Andrum, fabricavit et inde Coretum,
Buxilias, et Barolum maris aedificavit in oris”
[13].
Tanto più che poco appresso è scritto:
“ Ac veniens Andrum, varios ad bella paratus.
coepit inire Petrus: nova praecipit arma parari.
Auget militiam, suffragia poscia inique
Queque sui jiuris servari tuta laborat.”
Il surriportato passo di Guglielmo Pugliese
avverte che il Normanno trovò in Andria un ambiente favorevole, un certo numero
di persone pronte a intervenire a suo fianco nella lotta che si veniva
conducendo contro i Bizantini, infatti ”auget militiam, suffragia poscit”. Deve
dedursi insomma che se si tratta di un villaggio e non di una città, pure questo
villaggio doveva avere una certa consistenza numerica di abitanti, un certo
tenore di vita, sue proprie condizioni sociali e politiche che un’ulteriore
ricerca deve accertare.
Certo non si deve esagerare
[14]
con l’affermare che Andria già prima del Mille era città e sede vescovile, che
anzi, a voler essere precisi, il primo documento in cui Andria è detta “civitas”
è un atto notarile del 25 gennaio 1104, in cui compare un certo “iohanni de
civitate Andre”
[15]
e il primo documento della diocesi andriese, suffraganea dell’arcivescovato di
Trani, si legge soltanto nel “Liber Pontificalis” che fu pubblicato nel 1192 ma
il cui contenuto risale al 1136
[16].
Questi ultimi sono però documenti che testimoniano uno stato di fatto; si è già
alla fase finale di un processo evolutivo che, iniziato nel X sec. e accelerato
dalla venuta dei Normanni
[17],
culminò agli inizi del XII sec.
Le origini della diocesi di Andria vanno pertando
ricercate verso la fine dell’XI secolo.
Si è già detto che la prima notizia sicura
relativa a un vescovo di Andria risale al 1143
[18];
ma è molto probabile che questa data debba anticiparsi al 1104, anno indicato
dalla pergamena del vescovo Desidio, giudicata apocrifa dal paleografo F. Nitti,
nel 1889, non per lo stile, i caratteri, l’inchiostro, ma per il suggello
[19];
il che sembra insufficiente a dimostrare la natura apocrifa del documento, tanto
più che nel testo non vi sono assurdità, e l’epoca da esso indicata è piuttosto
ragionevole.
Nel 1063 comunque Andria non era ancora
[20] diocesi, ma le sue chiese e il suo clero facevano capo alla giurisdizione
ordinaria di Trani.
Questa notizia è in una bolla del 15 maggio 1063
[21]
con la quale il papa Alessandro II confermava a Bisanzio, Arcivescovo di Trani,
le chiese di sua giurisdizione, tra le quali: “Cauratum et Andrum, Barolum et
Vigilias cum omnibus suis pertinentiis et Ecclesiis constructis intus et foris.
Monasteria etiam eisdem locis pertinentia tam Latina quam Graeca”
[22].
Nel 1073, dieci anni dopo, Pietro II il
Normanno,cacciato da Trani, assume il titolo di “Comes Andriensis”
[23];
Andria diventa quindi contea e forse ebbe poco dopo anche il suo primo vescovo,
secondo la tendenza dei signori normanni di rendersi autonomi politicamente ed
ecclesiasticamente, tendenza appoggiata d’altronde da Roma, che temeva a quei
tempi lo scisma greco, e dalla stessa popolazione e dal clero del luogo.
[1]
PROLOGO, op. cit., p.27.
[3] Va notato, intanto, che il suddetto documento
dell’843 indica già in quell’anno la presenza a Trimoggia di una chiesa
dedicata a S. Maria con il relativo clero. Si può ragionevolmente
convenire che se Trimoggia già nel IX sec. aveva la sua chiesa, a
maggior ragione dovette averla Andria ( Cripta della Catt.)
[4] D’AZZEO, op. cit., p. 27 e segg.
[5] MUCCI, op. cit., pp. 81 - 83.
[6] ZAGARIA, op., cit., p. 120.
[7] CAFARO, op. cit., pp. 6-7.
[9] TRINCHERA,
Syllabus cit., p. ll, 14 e 25.
[10] La Pergamena del 1000 e quella del 1032 hanno due
originali redazioni: in greco e in latino e provengono entrambi (ex
originali membrana Archivi Casinensis); mentre la pergamena del 1011 è
registrata da Pietro Diacono solo nella versione latina.
[11] cf. Cafaro, op. cit., p. 7; e Monterisi, op. cit.
p. 57.
[13]
M.G.H., cit., IX, p. 254. Già il Di Meo avvertì:
“Ma ci vuole ingannare il Poeta, dicendo che il Conte Pietro edificò
Andria, Quarata, Bisceglia e Barletta. Andria è molto più antica e la
vedemmo negli anni 949,1000, ecc.” (DI MEO,
Annali critico
diplomatici del Regno di Napoli, Napoli 1802, vol. VIII, p. 264.
[14] cf. D’AZZEO, op. cit., 29 – 35; e Mucci, op.
cit., pp.84-89.
[15] PROLOGO, op. cit., p.70.
[16] ZAGARIA ,op. cit., p..123.
[17] GAY,
L’Italia meridionale e l’impero bizantino
dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni, Firenze
1917, p. 528.
[18] È l’anonimo che risulta presente in questo anno
alla traslazione del corpo di S. Nicola a Trani. V. sopra a p. ___.
[19] cf. MUCCI, op. cit., pp.128-129.
[20] PROLOGO, op. cit.; p. 56.
[21] PROLOGO , op.cit., p.56.
[22] Si hanno notizie di un monastero basiliano ed uno
benedettino fin dal XII sec. Cf. MERRA,
Monografie cit., vol. II,
pp. 203 – 204 e p. 214, n.4;”ubi antiquitus erat monasterium monialium
S.Basilii.”; e dello stesso,
Castel del Monte cit., p.17, n.3.
”in Episcopatu Andriensi Monasterium S. Maria de Monte”. Le notizie il
Merra le ha prese dal Liber Censuum Camerarii nell’arch. Later.
[23] M.G.H., V, 51; e Guil. Apul, cit.; cf. LOFFREDO,
cit.