[panoramica dell'ampia navata - foto Sabino Di Tommaso, 2015]
Gli ultimi restauri hanno restituito alla chiesa quanto degli antichi splendori è stato possibile ripristinare.
Gli storici locali ce la raccontano com'era tra fine Ottocento e gli inizi nel Novecento; ecco come ci descrive la navata
l'Agresti nel 1911:
[da "7. La Chiesa del Carmine" in " Il Capitolo Cattedrale di Andria ..", di M. Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, Vol.II, pagg. 111-114]
Leggendo i testi del Borsella, Merra e Agresti (ai quali si rimanda per un approfondimento), si rileva che gli altari nel corso degli anni hanno subito notevoli trasformazioni.
Attualmente, sul lato sinistro entrando, nel primo fornice è affissa la tela della Vergine del Carmelo
con ai suoi piedi proni San Riccardo e San Carlo Borromeo; ivi non è eretto
un altare.
Tra il primo e secondo fornice c'è un confessionale incassato nel pilastro e,
su di esso, un quadro di San Carlo Borromeo, protettore del Seminario,
genuflesso davanti alla Croce retta con la destra.
Il secondo fornice ospita un altare marmoreo della seconda metà dell'Ottocento,
sormontato da una nicchia con la statua del Sacro Cuore.
Tra il secondo ed il terzo fornice è affisso un quadro di S. Ignazio di Loyola
genuflesso ai piedi della Madonna del Carmelo, mentre, servito da un angioletto,
le mostra la Regola.
Nel terzo fornice, che un tempo rientrava nel presbiterio, c'è un'altra nicchia con la statua di S. Giuseppe
ed anche qui non c'è alcun altare.
Sul lato destro si è accolti dall'unica supestite fonte di acqua benedetta in breccia corallina locale.
Nel primo fornice che si vede entrando è affisso un grande crocifisso di
metà Novecento affiancato sulla sinistra da una tela raffigurante Maria
Maddalena penitente.
Nel secondo fornice, dopo il pilastro che ospita un confessionale, è affissa una tela dell'Immacolata con ai piedi
San Michele Arcangelo, Santo Stefano e San Sabino, protettori rispettivamente delle città di Minervino,
Montemilone e Canosa; sotto la tela è posto un semplice altare ligneo.
Nel terzo fornice (anche questo un tempo rientrante nel presbiterio) è
affissa la tela del Transito di S. Giuseppe assistito da Gesù e Maria,
protetto contro il Demone da S. Michele Arcangelo psicopompo, mentre tra
nubi e numerosi angioletti Dio Padre e lo Spirito Santo sono pronti ad
accoglierlo; sotto il quadro non c'è un altare ma un'armonium.
In mezzo alle lesene del pilastro eretto tra il secondo e terzo fornice c'è un quadro di San Benedetto.
Il Borsella descrive molti altri arredi oggi non più esistenti:
[tratto da "Chiesa del Carmine" di Giacinto Borsella, in "Andria Sacra", edito a cura di Raffaele Sgarra, Tip. Francesco Rosignoli, 1818, pagg. 271-278]
Attualmente non c'è più il pulpito, né le due tombe presso l'ingresso;
la cantoria non ha più la gelosia ed è dotata di un piccolo organo.
La chiesa è illuminata da 8 finestroni, tre per lato sulle due fiancate, uno sull'abside
con una vetrata istoriata ed uno sulla facciata; sono invece murati i due finestroni laterali
del coro soprastante l'atrio d'accesso.