la navata

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Chiesa del Carmine
la navata

la navata
[panoramica dell'ampia navata - foto Sabino Di Tommaso, 2015]

Gli ultimi restauri hanno restituito alla chiesa quanto degli antichi splendori è stato possibile ripristinare.
Gli storici locali ce la raccontano com'era tra fine Ottocento e gli inizi nel Novecento; ecco come ci descrive la navata l'Agresti nel 1911:

panoramica dell'aula verso l'ingresso
[panoramica della navata verso l'ingresso - foto Sabino Di Tommaso, 2015]
"L’architettura della Chiesa è assai semplice; ha un’unica nave proporzionatamente lunga e larga, con la volta sfogata, e tutta a tufo. Dieci finestroni, uno dei quali, che è amplissimo, si apre nel mezzo dell’atrio e prospetta la città, che si stende bellamente ai piedi, di vaga luce la irradiano.
La chiesa è ad una sola nave, con volta ben arieggiata ed illuminata da ben dieci finestroni. Sei altari, chiusi in altrettanti piccole Cappelle adornavano il vano della Chiesa [in nota: Quando questa Chiesa fu adibita ad ospedale militare, parecchi altari furono abbattuti, ed altre novità furono fatte in questa Chiesa.], oltre all’altare maggiore, sito sul vasto presbiterio, cui si accede per un lungo gradino.
Gli altari minori furono dai Carmelitani intitolati alla Concezione, alla Vergine del Carmelo, a S. Anna, a S. Giuseppe, a S. Maria Maddalena dei Pazzi, ed a S. Alberto. La Signora Agata Insabato, vedova del fu Notar Sebastiano Gioscia, fece, a sue spese, innalzare sul Presbiterio (in cornu epistolae) un’altare intitolato a Maria Addolorata, non che costruire una statua sculta in legno."

[da "7. La Chiesa del Carmine" in " Il Capitolo Cattedrale di Andria ..", di M. Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, Vol.II,  pagg. 111-114]

acquasantiera

Leggendo i testi del Borsella, Merra e Agresti (ai quali si rimanda per un approfondimento), si rileva che gli altari nel corso degli anni hanno subito notevoli trasformazioni.

Attualmente, sul lato sinistro entrando, nel primo fornice è affissa la tela della Vergine del Carmelo con ai suoi piedi proni San Riccardo e San Carlo Borromeo; ivi non è eretto un altare.
Tra il primo e secondo fornice c'è un confessionale incassato nel pilastro e, su di esso, un quadro di San Carlo Borromeo, protettore del Seminario, genuflesso davanti alla Croce retta con la destra.
Il secondo fornice ospita un altare marmoreo della seconda metà dell'Ottocento, sormontato da una nicchia con la statua del Sacro Cuore.
Tra il secondo ed il terzo fornice è affisso un quadro di S. Ignazio di Loyola genuflesso ai piedi della Madonna del Carmelo, mentre, servito da un angioletto, le mostra la Regola.
Nel terzo fornice, che un tempo rientrava nel presbiterio, c'è un'altra nicchia con la statua di S. Giuseppe ed anche qui non c'è alcun altare.

Sul lato destro si è accolti dall'unica supestite fonte di acqua benedetta in breccia corallina locale.
Nel primo fornice che si vede entrando è affisso un grande crocifisso di metà Novecento affiancato sulla sinistra da una tela raffigurante Maria Maddalena penitente.
Nel secondo fornice, dopo il pilastro che ospita un confessionale, è affissa una tela dell'Immacolata con ai piedi San Michele Arcangelo, Santo Stefano e San Sabino, protettori rispettivamente delle città di Minervino, Montemilone e Canosa; sotto la tela è posto un semplice altare ligneo.
Nel terzo fornice (anche questo un tempo rientrante nel presbiterio) è affissa la tela del Transito di S. Giuseppe assistito da Gesù e Maria, protetto contro il Demone da S. Michele Arcangelo psicopompo, mentre tra nubi e numerosi angioletti Dio Padre e lo Spirito Santo sono pronti ad accoglierlo; sotto il quadro non c'è un altare ma un'armonium.
In mezzo alle lesene del pilastro eretto tra il secondo e terzo fornice c'è un quadro di San Benedetto.

Il Borsella descrive molti altri arredi oggi non più esistenti:

"L'organo è soprapposto alla porta della Chiesa, cinta da ampia orchestra con gelosie donde i seminaristi cantano e ascoltano la messa, essendovi altra gelosia rimpetto all'altare maggiore a comodo del vescovo.
... due avelli di marmo, apposti a dritta e sinistra dall'entrata entrambi decorati dei ritratti con le iscrizioni ... La tomba della giovanetta presenta un'ara. Vi si vede un baule di verde antico col di lei ritratto coronato dai rami di papavero. Due genii alati a fianco con le faci accese capovolte. In cima lo stemma del genitore. I pilastri che terminano il mausoleo hanno le loro basi e cornici, ed il piedistallo è di marmo nerognolo e rossastro il mausoleo dell'estinto sul mezzobusto in cima tiene lo stemma, una grande cornice fiorata in forma di parallelogrammo cinge tutto l'avello. Nel frontespizio il ritratto della consorte che compiange il marito. Ai fianchi anche due genii come sopra, la costruzione è tutta a marmo bianco.
... Nel mezzo della navata si osserva una ben grande impresa che esprime lo stemma dei Carmelitani cioè una palma ed un giglio che s'intersecano, con accanto due stelle, con l'altra sottoposta nel mezzo di un padiglione. I due ciborii dell'altare maggiore e di quella della gran Diva hanno nelle rispettive portelline piastre di argento con le figure del Sacramento.
Il pergamo è tutto dorato congegnato a quadretti. Dal mezzo del calcavoce abbellito di cresta rabescata e di fiocchetti in punta di essa esce la divina colomba cinta di argentei raggi fra il colore dell'oro produce bell'effetto."

[tratto da "Chiesa del Carmine" di Giacinto Borsella, in "Andria Sacra", edito a cura di Raffaele Sgarra, Tip. Francesco Rosignoli, 1818, pagg. 271-278]

Attualmente non c'è più il pulpito, né le due tombe presso l'ingresso; la cantoria non ha più la gelosia ed è dotata di un piccolo organo.
La chiesa è illuminata da 8 finestroni, tre per lato sulle due fiancate, uno sull'abside con una vetrata istoriata ed uno sulla facciata; sono invece murati i due finestroni laterali del coro soprastante l'atrio d'accesso.