gli altari laterali

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altare maggiore chiesa del Carmine, ex laterale delle Benedettine  altare laterale destro  altare maggiore chiesa del Sacro Cuore, ex laterale delle Benedettine
[altari laterali: quello di sinistra ora nel Carmine, quello di destra ora nel Sacro Cuore. Al centro l'altare di destra in una foto di Aurelio Malgherini]

Altari laterali

"In metter piede in essa non lascerai di ammirare i due altari minori alzati di prospetto, ambo di sculto marmo, e di una forma convenevolmente fregiata, forniti alle spalle con ampli panneggi, aggruppati in nodo nei fianchi, di color sangue di drago con vaga fimbria giallognola, tempestati di stelle e di piccoli cuori di nero e giallo. Le spalliere dei medesimi splendon di tarso con ornati vani e decenti. Dai due corni degli altari sporgono le teste alate di due serafini. I paliotti con scudo verde nel mezzo e con croce nel centro splendono leggiadri, avendo ai fianchi pilastrini di fascette, e di occhiette a diversi colori. Gli specchi a fianco sono ricinti da ritorte e scanalate cornici rabbelliti da cartocci e nocche."

[tratto da " Andria Sacra", di G.Borsella, Tip.Rossignoli, Andria, 1918, pp.228]

L'architetto Gabriella Di Gennaro ci informa sullo scultore di questi altari e sui marmi che li compongono.

"Nella chiesa del monastero delle Benedettine erano presenti anche due altari marmorei policromi laterali e uguali, ora rispettivamente, dopo la demolizione della chiesa, collocati come altari maggiori della chiesa del Sacro Cuore e della SS. Vergine del Carmelo ad Andria. Appena menzionati con poche righe di descrizione, in tutte le opere che trattano la storia di Andria, sono attribuiti genericamente ad un autore ignoto e rientrano nella produzione napoletana settecentesca.
Ho ritrovato un atto notarile, datato 19 giugno 1775 che ci permette di risalire all’autore dell’opera, al prezzo pattuito e ai marmi utilizzati. L’artefice risulta essere lo stesso Marino Palmieri, autore del precedente altare maggiore, anche se la morfologia degli altari laterali e dell’altare maggiore appare completamente diversa, ma la mano dunque è la stessa.
"
     Nel menzionato atto notarile reperito dall'architetto (atto allegato in copia alla sua tesi di laurea) c'è la descrizione dettagliata degli altari da realizzare e dei marmi da utilizzare; eccone uno stralcio.
"Il primo grado, e predella secondo apparisce nel disegno, siano col sotto grado in bardiglio fiorito, come parimenti siano le due zoccolature. Il paliotto col suo intaglio, e festone, che abbia tutto l’intaglio ben scartocciato, l’ovato d’immezzo colla Croce abbia nel fondo il lapislatis fittizio colla Croce rilevato di pietra gialla, cioè i soli raggi, ed il giratonno, ed il fondo del detto pagliotto commesso di Borolea di Francia.  Il fondo, che attacca al modiglione della mensa sia di giallo di Siena.  Il modiglione sia ben intagliato, e scartocciato, ed il fondo sotto del medesimo con Saravezza. La cartella a canto al detto pezzo sia con giallo di Siena con i suoi listelli. Il piedistallo sia ben rilevato nel suo intaglio, e nel fondo di mezzo di verde e nei laterali di broccatello di Spagna. La cartella a cantone sia fatta asconciglio, e che abbia il suo ornato secondo apparisce.
La mensa sia otto palmi di lunghezza, e larga palmi due, e mezzo. Il gradino piccolo tutto liscio ingrastato di giallo di Siena con i suoi listelli neri, e le rosette come appariscono al disegno siano di pietra rossa di Venezia. Il gradino grande nelle sue ciappe abbia un ottimo rilievo, ed il fondo di mezzo sia di lapis lazari fittizio con i listelli gialli. Li due pezzi di detto gradino corrispondenti sopra detto piedistallo abbiano nel fondo di mezzo giallo simile a quello fondo del pagliotto, ed il fondo di verde chiaro.
Li due capi altari siano ben rilevato e scorticciato come apparisce nel disegno. Il fregio, che gira per tutto sopra detto gradino sia di boroleo oscuro, e la tavoletta scartocciata, secondo apparisce nel disegno. La ciappa di mezzo al detto gradino oncie trè.
Nel fondo della cappella debba girare a torno a torno dai piedi sino sopra alla cima un regolo bardiglio chiaro di larghezza corrispondente all’altezza di tutta la cappella, tutto il fondo di essa cappella in quelle parti che appariscono, sia vestito di Saravezza.
La cornice del quadro secondo le misure esatte, che si mandaranno anco se nella parte superiore della cornice fusse centinata, debba essere un pradettone rilevato a perfezione, e che abbiano le sue foglie secondo apparisce nel disegno, ed il fondo delle foglie di broccatello, di Spagna, e le ciappe di essa cornice siano di giallo di Verona coll’istesso commesso di broccato di Spagna.
L’ovato o sia occhio dell’ovato secondo la misura sarà mandata, e tutto l’ornato sia ben rilevato, e scartocciato come apparisce nel disegno.
Si è eletta la parte destra del disegno, che rappresenta un panno attaccato ad uso di padiglione, tutto il marmo del medesimo marmo sia bianco, eccetto la rovesciatura, attaccamento sia di broccato di Spagna, e colla francia d’intorno di giallo.Tutte le stelle siano lavorate di giallo di Verona, ed ingrastato dentro al marmo dell’istesso panno.
Tutti li marmi a torno del disegno disposti siano di marmo statuario ben lustrati a specchio, e ben lavorati, secondo il disegno
".

[tratto da Gli altari della basilica di S. Maria dei Miracoli, di Gabriella Di Gennaro,  - in "La Madonna d'Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, 2008, pagg.267-269]


Altare laterale destro: di San Benedetto

La tela dipinta ad olio sull'altare, della misura di m 1,80 x 2,98 di altezza, (foto in alto al centro) raffigurava San Benedetto e Santa Scolastica in alto, e in basso San Mauro, tra Santa Geltrude, Santa Edita figlia di Edgardo re d'Inghilterra, San Placido; nell'ovale superiore c'era un'altra tela ad olio alta circa un metro e raffigurava San Sebastiano [1].

Il Borsella ci descrive i quadri sui due altari laterali; su questo scrive:

"Nel ... quadro ti si mettono avanti gl'occhi i due romiti del Casino S. Benedetto e S. Scolastica, seduti in alto. Accanto al primo un angioletto tiene fra le mani la mitra, ed a pié il corvo sul pastorale. A piè della seconda una Colomba, che ti sembrerà viva con quelle ali spiegate, S. Mauro col pastorale é sottoposto ad esso loco, tra S. Geltrude col cuore aperto, donde spicca il Bambinellò Gesù, e sant'Edita figliuola dell'anglo Re Edgardo, la quale vagheggia fra le braccia il Bambinello nudo, e vicino a lei S. Placido. Queste due tele con gli ovati di S. Francesca Romana, e di S. Sebastiano sona lavori della stessa mano."

Ora questo altare si trova come maggiore nella Chiesa del Sacro Cuore.

Altare laterale sinistro: della Deposizione
o della B.ma Vergine dei Sette Dolori

Ora questo altare si trova come maggiore nella Chiesa del Carmine.

La teLa dipinta ad olio su questo altare, della misura di m 1,80 x 2,98 di altezza (come quella sull'altare opposto), raffigurava la Deposizione di Gesù dalla Croce tra le Marie e San Giovanni. Nell'ovale superiore era raffigurata Santa Francesca Romana.

Il Borsella di questo dipinto scrive:

"... cinto di marmorea cornice bianca intarsiata con cuoricini neri, figura Gesù deposto dalla croce, adagiato sulla sacra sindone, e la Maddalena che attristata colle sparse chiome versa un rivo di pianto; e la Vergine genuflessa colle braccia prostese impetrita, emaciata, S. Giovanni percosso dalla più santa tristezza contemplante la ferale tragedia. La sparutezza della bella faccia di Gestù e tutte le membra del corpo ricoperte di lividezze dagli strazii sofferti, e quelle sante piaghe, che sino all'ultimo quadrante pagarono all'oltraggiata giustizia dell'Eterno, il prezzo delle nostre iniquità, faran ricorrere certamente nell'animo di chi contempla quelle piaghe le memorande parole d'Isaia: Ecce vidimus eum non habentem speciem, neque decorem: aspectus eius in eo non est. Hic peccata nostra portavit, et pro nobis dolet. Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras, cuius livore sanati sumus.
E ancor quelle, che fur dette dell'infelicissima Genitrice. Spectabat piis oculis Filii vulnera per quae sciebat omnibus futuram redemptionem. In detta tela veggonsi inoltre scender dall'alto tre Serafini, che raffermano i loro voli rimirando quella scena miseranda."

[tratto da " Andria Sacra", di G.Borsella, Tip.Rossignoli, Andria, 1918, pp.230]

Deposizione, particolare. immagine presa dal testo ALBUM DI UNA COMUNITA' di M. Lomolino foto dell'affresco della Chiesa intermedia della Madonna dei Miracoli
[a sinistra: foto del dipinto, tratta dal libro "Album di una Comunità / Andria - 1861 - 1946" - a destra: foto dell'affresco in S. Maria dei Miracoli]

Di questa deposizione posta sull'altare laterale sinistro Michele Lomolino riporta una foto (riproduzione di sinistra) a pag. 25 del suo "Album di una Comunità / Andria - 1861 - 1946", edito in Andria da Sveva nel 1987.
Come può osservarsi dal confronto sopra realizzato, la foto che si dichiara scattata alla tela che era presente sull'altare della chiesa delle Monache riporta gli stessi tratti grafici dell'affresco esistente ancor oggi nella chiesa intermedia di Santa Maria dei Miracoli.


Sul dossale degli altari laterali sono stati trovati i seguenti dipinti:
- a destra una tela raffigurante S. Benedetto, e una piccola di San Sebastiano posta nell'ovale superiore;
- a sinistra una tela della Deposizione, e una piccola di Santa Francesca Romana nell'ovale in alto.

Uno dei motivi per i quali erano rappresentati e venerati questi soggetti può essere individuato leggendo le visite pastorali compiute dai vescovi nella precedente e prima chiesa cinquecentesca di questo monastero benedettino andriese, demolita quando nel Settecento fu costruita questa nuova dedicata alla SS. Trinità.
Infatti nella visita pastorale di mons. Pietro Vecchia del 24 luglio 1690 si legge che in quella chiesa del Monastero trovò quattro altari laterali, così dedicati: 1- S. Benedetto; 2 - S. Francesca Romana; 3- S. Sebastiano; 4 - Assunzione della Beata Vergine.

Per l'altare settecentesco di sinistra con la tela della Deposizione, l'architetto Gabriella Di Gennaro ne dà la motivazione citando un atto notarile, nel quale Aurelia De Anellis (monaca benedettina, sorella ed erede del vescovo Domenico De Anellis) chiede che almeno un altare di nuova costruzione venisse dedicato alla Madonna Addolorata; la Di Gennaro riporta nel citato suo studio il seguente testo tratto dall'atto:

«La riferita Sig.ra D. Aurelia sponte avanti di noi, e delle suddette R.R. Badessa e Monache, ha dichiarato ed asserito, come per sua particolare divozione verso di Maria SS.ma Addolorata, da più tempo ha vissuta desiderosa di fondare un pio legato in beneficio di detto Venerabile Monastero nella somma di docati cinquecento da impiegarsi per esso Venerabile Monistero in ann. centi, o compra di Beni stabili fruttiferi, acciò col di lui fruttato se ne celebrassero in perpetuum nella Cappella o sia altare della Beatissima Vergine Addolorata, sita nella Chiesa del suddetto Venerabile Monistero una messa piana in ogni venerdi dell’anno alla ragg.ne di dodeci, sette altra se ne celebrassero nel giorno della Festa de’ dolori, …»

e più avanti riporta un brano della visita di mons. Saverio Triveri del 1780, nella quale il vescovo richiama la visita del 1778 in cui i due altari laterali erano stati consacrati.

«Visitavit Altare sub Invocatione B.me Virginis Mariae Septem Dolorum etiam ex lapide marmoreo, cum mensa marmorea consacrata ab Ill., et Rev. Visitatores in anno 1778. Est provisum de omnibus necessariis, et nihil injunsit. ...»

[passim tratti da: Gabriella Di Gennaro, “ALTARI POLICROMI MARMOREI DEL SETTECENTO AD ANDRIA ed altri arredi sacri”, Schena Editore, 2020, pp. 165-170, 220-225.]


NOTE

[1] I dati metrici sono rilevati da una relazione, stesa dall'isp. Mario D'Orsi il 5 agosto 1937 per conto della Reale Soprintendenza alle Opere di Antichità e Arte della Puglia, nella quale sono elencate le opere che si consiglia asportare e recuperare prima della demolizione del Monastero e della Chiesa.