il monastero

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pianta del monastero
[pianta della monastero delle benedettine, realizzato sul suolo del vecchio, tra il 1723 ed il 1774 - elab. elettr. su piante-base inizio '900 (S. Di Tommaso)]

Il Monastero delle Benedettine in largo Duomo

Il piano terra

Qui di seguito si descrive gran parte del piano terra del Monastero delle Benedettine, a partire dall'ingresso principale, utilizzando quanto annota Angelo Pantaleo nella citata relazione del 1909.

"Sul gradino o soglia della porta d’ingresso, dall’iscrizione incisavi, conosciamo che la religiosa Agnese Durante, nel 1822, ne faceva fare il restauro della porta istessa. ...
È notevole la porta d’ingresso al parlatorio del monastero, che ha proporzioni sobrie ed imponenti
... Varcata la porta già descritta, s’entra nel parlatorio di servizio, nel quale s’aprono, a sinistra, le grate munite di doppia cancellata ornate da buona decorazione in pietra a cartoccio; in fondo la porta che mette nel monastero, a destra il vano della ruota, per l’uscita e l’entrata delle forniture e la porta del parlatorio di riguardo
.
In questo secondo parlatorio vi sono le grate pure munite di doppia cancellata, ornate da una decorazione originale che dà alle grate, già come alle altre, una forma rettangolare. Qui però una grata resta dall’altra divisa da un corpo avanzato in pietra seguitante la decorazione generale a forma di pilastro al fronte sagomato con in alto sotto la cornice coronale, un mascherone barbuto. Il lavoro nel suo insieme, è di effetto, benché non fine, ma tuttavia risulta organico. La porta in legno di questo secondo parlatorio, ha maniglia ad anello, imitante la sagoma delle finestre barocche, il saliscendi poi ha la parte estrema decorata a conchiglia tarantina. Trovasi inoltre una poltrona in legno noce di buon disegno, che usa il vescovo quando va a visitare le monache."

Dal portale principale, quindi, i visitatori accedevano ai parlatoi; tra questi e gli altri ambienti del Monastero c'erano delle pesanti grate rivestite all'interno da una tela nera così da mascherare quasi completamente la suora col la quale era stato concesso parlare.

Scriveva mons Luca Antonio Resta nei suoi Ordinamenti per questo Monastero, compilati sul finire del Cinquecento:

"Perché molti scandali nascono ne’ Monasterij, per molti ciarlamenti, & novelle, che per lettere, & ambasciate escono, ò entrano nel Monasterio & per vani ragionamenti, che si fanno, con cagione di molti mali, oltre la perdita del tempo, che si fa, ordiniamo, ch’ogn’anno si debbano eleggere tre, overo più ò meno, secondo il costume dei Monasterij, le quali saranno chiamate Ruotaie, ò Portinaie, & à tali si spetterà rispondere à chi viene per parlare alle Suore. Et prima, chi vorrà parlare con qualche Suora, lo interrogheranno con qual Suora egli voglia parlare, & non faranno mai ambasciata à Suora alcuna, ne gli porteranno lettere, che prima non lo dicano alla Badessa, &, ottenuta licenza da lei, le Monache, che sono chiamate, potranno parlare con chi l’avrà fatto dimandare, & non altrimenti, sotto pena d’esser prive delli loro officij. ...
Ordiniamo, che le rote habbiano di dentro le porte ferrate con serrature, & chiavi, & parimente le crati; & le Ruotaie havranno diligente cura per tempo la sera serrare dette ruote, & la mattina non l’apriranno avanti il levar del Sole, se non fosse per causa d’importanza, & con licenza della Badessa. Le crati poi siano doppie, & discoste almeno un palmo l’una dall’altra, dove però non sono le lamine perforate, & piastre, perche, dove fossero, basterebbe una crate sola; & habbiano dette crati i telari di tela nera dentro, & che si serrino a chiave, & tal chiave la terrà sempre presso di se, etiam quella delle crate della sacristia, & del sportellino della Communione, la Badessa, la quale non conceda à Suora alcuna per potersi mostrare ad huomini, eccetto, che se fossero parenti molto stretti, & alle donne, purchè siano parenti, se ben non tanto strette. Ne si potranno le Suore mostrare à detti parenti loro, più di tre volte l’anno, senza licenza nostra. Commandiamo ancora alle Ascoltatrici, che non si discostino mai dalle Suore, che ragionano, ne permettano, ch’alcuna ragioni di secreto, overo di cose inconvenienti."

[tratto da "Ordinationi, et Constitutioni ... da osservarsi ... nel nuovo Monasterio dell'ord. di S. Benedetto ...", di Luca Antonio Resta,  - in "Directorium Visitatorum, ac Visitandorum ...", Extypographia Guielmi Facciotti, Romae, 1593, Cap XC, pp.140-157.]

Prosegue poi il Pantaleo con la descrizione del monastero.

"Dopo l’ascesa di due gradini, si entra nel monastero propriamente e si è in un capace corridoio detto «delle grate» poiché si aprono le grate dei parlatori descritti. Oltre alle grate s’aprono molte porte, delle quali una immette ad una scala che fa discendere ad un atrio che risponde a tergo della chiesa.
Su di un muro, protetto da un arco, a destra scendendo la scala, vedesi dipinto su intonaco un Crocifisso fra i conventuali di S. Benedetto e S. Chiara [dovrebbe essere S.Scolastica e non S. Chiara], i due ordini fondamentali dei benedettini. La pittura murale non à valore essendo condotta senz’alcun garbo nel disegno e nelle tinte.
Ritornando nel corridoio, dirò che a sinistra, dopo la porta di discesa all’atrietto descritto, vi è uno stipo con portelle in legno sulle quali dopo la gessatura, fu passata una tinta di fondo di color berillo e mischiata di latte e di colla di frumento. Nella parte inferiore una larga fascia di color giallo chiaro, limitata in su e in giù da filetti rancioni. Sulla fascia son dipinte, stilizzate, delle daglie di color rosa pallido contornate da medesima tinta di tono più scuro e foglie verde – chiaro a tinta piatta a contorno di tono più scuro. È ornamentazione del 1800, ossia della maniera «Impero» motivo decorativo che va scomparendo.
In fondo a detto corridoio, apresi la porta che va nella chiostra.

Banda musicale Città di Andria nel Chiostro delle Benedettine
[Lato Est del Chiostro delle Benedettine negli anni Trenta con la Banda musicale Città di Andria
foto pubblicata dall'associazione "Io ci sono" di Andria e da VideoAndria.com nel 2011"]

progetto vetrata chiostro - 1913
[progetto, del 1913, della vetrata del chiostro - (part. elab. elettronica)]

Questa chiostra è imponente per essere costruita su semplici pilastri rettangolari sui quali s’impostano e girano gli archi a pieno centro che formano il portico della chiostra e reggono le celle superiori delle monache, che prendono luce dal giardino che vegeta nell’area lasciata libera dal portico e che limita con lo stesso. Nelle mensole delle balconate, nelle colonnine panciute che formano le balaustre, si ritrova la nota graziosamente barocca già altrove osservata e massime per alcuni dettagli veramente gentili.
Per terra presso alcuni pilastri del portico, vi è una base atticizzante con ai lati del plinto una zampa di leone, tradizione medioevale, prolungatasi assai tardi in Puglia. Vi sono inoltre due capitelli alla maniera corinzia con foglie d’acanto italico, il cui intaglio è trattato così piatto da sembrare cosa fusa e non pietra sculta.
Queste opere non si ànno alcun valore e probabilmente provengono dall’ex Ospedale di S. Corrado [Ospedale di S. Riccardo e non di S. Corrado], come già in principio dicemmo, abolito intorno al 1500
Salendo la scala che fa ascendere al piano superiore ... .

Lo stesso ispettore Pantaleo, il 22 dicembre 1909 redige anche il "Verbale delle condizioni e norme per il rilascio del nulla-osta ai lavori di adattamento per uso di Palazzo di Giustizia dell'attuale Monastero delle Benedettine in Andria". In esso a proposito del chiostro ci informa come erano le finestre / balconi che si affacciavano nel chiostro; infatti scrive:

"... Adattamento della chiostra ... Le finestre di stile barocco con davanzali a sagoma ondulata in N° 6 e che sono integre non debbono essere alterate.
Le balconate in N° 11 con colonnine tornite debbono restare inalterate e siccome alcune hanno d'uopo di riparazioni e consolidamento, il lavoro deve essere operato nel senso della conservazione, e non dell'abolizione delle forme iniziali.
Le balconate in N° 5 con ringhiera e mensole antiche debbono pur essere conservate integre. Essendo il ferro ossidato per mancanza di coloritura, questa deve essere data di color verde-bronzo, colore usato nel tempo in cui furono fatte."

collage pozzo in una foto del 1934  Il cartiglio sulla vera del pozzo nel chiostro
[collage della vera del pozzo su una foto del chiostro del 1934 e part. del cartiglio -
elab. elettr. su immagine d'archivio, collage part. foto di V. Zito e di D. Zagaria]

Nella foto riprodotta sopra (con la Banda musicale Città di Andria) si evidenziano alcune delle modifiche apportate al chiostro quando a metà degli anni Venti del Novecento la struttura fu ridotta ad asilo ed edificio scolastico:
- non vegeta alcun giardino nella parte di chiostro non coperta dal portico;
- quest'ultimo è stato chiuso da "invetriate" su tre lati, Est, Sud ed Ovest, e vi è stato costruito un muro divisionale sul lato Nord riducendo di ⅓ il cortile (è il muro a sinistra nella foto con uno dei nuovi finestroni) per edificarvi due aule d'asilo coperte da solaio metallico.
I dati metrici del chiostro si rilevano dalla relazione dell'ing. Orazio Santalucia del 27 agosto 1913 (dalla quale è estratto il particolare del progetto qui riprodotto):

"Il Monastero in esame ... contiene un chiostro lungo m. 22,30 e largo 18,40 ... . ... volte a crociera del medesimo materiale [tufo] nel porticato del chiostro, formato di pilastri in pietra calcarea e di archi a tutto sesto in tufo di luce m. 2,90. I pavimenti ... sono eseguiti, compreso il porticato largo m. 3,20, di lastre di pietra calcarea ... ."

Al centro del chiostro, come in tutti i Monasteri (ad Andria in quelli di S. Francesco, S. Domenico, S. Agostino, Carmine), c'era un pozzo sormontato da una vera in pietra sagomata a pancia [doc.15/07/35], recante come iscrizione un versicolo estratto dal cap.55, v.1 dei Libri Profetici di Isaia: "SITIENTES  [OMNES] / VENITE AD AQUAS / A•D• 1725 [doc.12/08/36]" (la "S" nella data incisa sta per "5") [1].

Nel Monastero c'era pure una cella adibita a carcere; ciò risulta dalle su citate norme scritte da mons. Luca Antonio Resta.
Mons. Resta infatti scive:

"[per il voto di povertà ]... guardinsi di non tener cosa alcuna occolta, & secreta, che non lo sappia la Badessa. chi contra farà, come proprietaria, sia carcerata per otto giorni. [per il voto di obbedienza] ... se occorresse, che alcuna Suora non solo rispondesse arditamente alla Badessa, ma ancora (che Iddio non voglia) con parole ingiuriose d’infamia insurgesse contra di lei, commandiamo, che quella, come disobbediente, e ribella, sia incarcerata, & stia in prigione per quindici giorni. ... [per il voto di castità] l’osservanza della clausura de’ Monasterij, acciò che questo si osservi inviolabilmente commandiamo per santa obbedienza, che niuna Badessa, ò qualunque altra Suora, ardisca intrometter dentro alle prime porte del Monasterio, che saranno quelle oltre la casa del Parlatorio, & Ruota, ne Huomini, ne Donne di qual si voglia condicione, ò per qual si voglia causa ... pena del carcere per dieci giorni la prima volta, & per la seconda un mese. ... Commandiamo ancora espressamente, che nissuna Suora possa stare alla porta, lasciandosi vedere, ò guardando altri, ò ragionando cõ qualsivoglia persona, sotto pena d’uno mese di carcere".

Oltre alla Chiesa della SS. Trinità aperta al pubblico e nella quale le suore assistevano alle funzioni religiose o recitavano il coro dalle grate, internamente al monastero c'era anche un altro oratorio nel quale però non si celebravano funzioni religiose o messe. Questo ambiente risulta dalle visite pastorali.
Scrive Mons. Ariano nella visita del 21 agosto 1704:

"unde aperta ianua Clausuræ invenit omnes Moniales ante altare oratorij inferioris, ubi non celebratur [aperta la porta della clausura trovò tutte le Monache davanti all’altare dell’oratorio interno, nel quale non si celebrano messe]".

NOTE
[1] Per ricordare al lettore il senso profondo che per i religiosi votati alla vita contemplativa (e comunque per ogni cristiano) aveva (ed ha) questa citazione scritta sulla vera di quel pozzo, qui di seguito si riporta l'intero poetico capitolo 55 di Isaia, nella traduzione italiana.
  1. «O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!
  2. Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti!
  3. Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide.
  4. Ecco, io l'ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli.
  5. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del SIGNORE, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato».
  6. Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.
  7. Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al SIGNORE che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare.
  8. «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE.
  9. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.
  10. Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare,
  11. così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.
  12. Sì, voi partirete con gioia e sarete ricondotti in pace; i monti e i colli proromperanno in grida di gioia davanti a voi, tutti gli alberi della campagna batteranno le mani.
  13. Nel luogo del pruno si eleverà il cipresso, nel luogo del rovo crescerà il mirto; ciò sarà per il SIGNORE un motivo di gloria, un monumento perenne che non sarà distrutto».