Riccardo Ruotolo
Ingegnere e progettista del nuovo complesso
Davide Rondoni, poeta ed opinionista del giornale Avvenire, e Silvano Petrosino collaboratore della Rivista del Clero italiano e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, entrambi collaboratori anche della rivista Famiglia Cristiana ed editorialisti del periodico Luoghi dell’Infinito, così si esprimono a proposito dei simboli: “Perché da sempre l’uomo crea i simboli? Sappiamo che la vita è di più di ciò che è presente e sta già sotto i nostri occhi. E allora i nostri occhi creano ponti, piste, archi per collegare il vivo presente con altra vita”.
Oggi c’è una proliferazione di simboli perché aiutano l’uomo ad orientarsi ed a raggiungere i suoi obiettivi; anche nella nostra società dove domina una ideologia che pretende di aver chiarito il senso del viaggio umano, donne e uomini creano simboli e comunicano con i simboli.
Fin dalle origini del cristianesimo si percepisce la tensione conoscitiva dell’uomo nel fissare una presenza amata con un simbolo: il Cristo è un pesce, il sacrificio è una croce, il ramo d’ulivo è la pace. Come scriveva Mircea Eliade, storico delle religioni, antropologo, scrittore, filosofo e saggista, nella sua opera “Immagini e Simboli” (Milano 2015): “il pensiero simbolico non è di dominio esclusivo del bambino, del poeta o dello squilibrato, esso è connaturato all’essere umano e precede il linguaggio e il ragionamento discorsivo”.
[Chiesa di Mater Gratiæ, Andria
Affresco della Madonna della Grazia (foto: "Samele Fotografia" di Andria)]
Il simbolismo è forse la più antica delle arti e i primi secoli del Cristianesimo sono caratterizzati da una grande ricchezza di simboli che riescono a legare con semplicità concetti profondi e verità a noi nascoste perché sono di un altro mondo, quello dell’Aldilà. I simboli, però, non spiegano tutto, accennano soltanto: servono per invogliare ad approfondire per gustarne il significato. Gesù amava molto i simboli. Infatti, i Vangeli contengono una lunga serie significativa di parabole, metafore, similitudini e allegorie. Proprio l’annuncio del nuovo mondo contiene una serie significativa di figure simboliche: Gesù dice che “l’annuncio del nuovo regno è simile a un tesoro e a una perla, al granello di senape, a un pizzico di lievito, a un banchetto di nozze, …”.
L’Aula liturgica del nuovo complesso parrocchiale, pur semplice e pulita nella sua forma, è stata dotata di una considerevole e importante presenza simbolica che inviluppa tutta la Chiesa e avvolge l’intera comunità ed è stato questo l’elemento ispiratore di tutta l’architettura sia interna che esterna: abbiamo voluto che il riferimento simbolico predominante fosse quello dell’immagine della Madonna della Grazia e nello stesso tempo della Misericordia.
Ad Andria abbiamo sia un’antica Chiesa dedicata alla Mater Gratiæ in cui è ancora presente un affresco della Madonna con Bambino, sia un affresco del XIV secolo della Madonna della Misericordia nella Chiesa rupestre Santa Croce: queste due immagini ci hanno offerto significativi spunti di riflessione.
Anche lo studio delle preghiere rivolte alla Madonna ci ha guidato nella realizzazione simbolica che volevamo fosse presente nell’Aula: volevamo unire i due concetti di Madre della Grazia e Madre della Misericordia.
[Chiesa rupestre di Santa Croce, Andria
Affresco della Madonna della Misericordia - XIV sec.]
Nell’AVE MARIA si recita: “… piena di grazia … benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”; nella SALVE REGINA si dice “madre di misericordia … rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi”; nel canto DELL’AURORA TU SORGI PIÙ BELLA leggiamo: “Dell’aurora tu sorgi più bella, coi tuoi raggi fai lieta la terra, e fra gli astri che il cielo rinserra non v’è stella più bella di te. Bella tu sei qual sole, bianca più della luna …”. Infine, in quella che viene considerata la più antica preghiera rivolta alla Madonna (forse del terzo-quarto secolo d.C.), i primi frammenti del papiro conservato nella Ryland University Library di Manchester così sono stati tradotti nelle varie liturgie (romana, ambrosiana, bizantina): “Sub tuum præsidium confugimus, sancta Dei Genitrix …” oppure “Sub tuam misericordiam confugimus Dei Genitrix”. Si evidenziano in queste poche parole entrambe le qualità eccelse della Madonna: Madre di Dio, cioè madre delle Grazia (Mater Gratiæ) e Madre di Misericordia.
Nella ricerca che abbiamo effettuato sui libri di storia dell’arte e sui dipinti esistenti nelle Chiese, abbiamo sempre trovato rappresentati
distinti i due concetti principali: Madre della Grazia e Madre della Misericordia. La Madonna come Madre che ci ha donato la Grazia
generalmente è rappresentata con il bambinello Gesù sulle braccia, come nel dipinto dell’antica nostra Chiesa di Mater Gratiæ
[10],
a volte è raffigurata nell’atto di porgere il seno (quest’ultima raffigurazione la troviamo ad Andria nel dipinto della
Chiesa Madonna delle Grazie
in via Santa Maria Vetere e nel dipinto sul lato interno a sinistra nella
Chiesa di Santa Maria di Porta Santa,
tradizionalmente chiamato
Madonna della neve).
La Madonna, come Madre di Misericordia, è sempre rappresentata con un grande mantello
che Lei stessa solleva con le braccia oppure sollevato dagli angeli, mantello che avvolge tutta la comunità sottostante senza alcuna distinzione:
potenti, governanti, popolo. Il dipinto più famoso di questa raffigurazione è senza dubbio la Madonna della Misericordia del Polittico
di Piero della Francesca (realizzato tra il 1444 e il 1464 e conservata nel Museo Civico di Sansepolcro), ma è molto bello e significativo
anche l’affresco della Madonna della Misericordia nella Chiesa rupestre di Santa Croce in Andria, il cui mantello avvolge
tutta la comunità andriese dell’epoca: i Del Balzo, che governavano la città e che certamente commissionarono quegli affreschi,
i religiosi, il popolo ed anche i rappresentanti della Confraternita della Misericordia raffigurati con il cappuccio bianco in testa, forato in corrispondenza degli occhi.
Volevamo trovare l’unificazione di questi due aspetti fondamentali della Madonna: Madre della Grazia e Madre di Misericordia. La conferma l’abbiamo avuta da Papa Francesco che nell’omelia quotidiana del 16 aprile 2013 richiamò una particolare immagine della Vergine Maria, molto popolare nel Quattrocento: la Madonna che copre con il suo manto il popolo di Dio e la Madonna che è Mamma: “Noi preghiamo la Madonna che ci protegga – ha affermato il Papa – e nei tempi di turbolenza spirituale il posto più sicuro è sotto il manto della Madonna” …… “È, infatti, la Mamma che cura la Chiesa, la Mamma della Misericordia. E in questo tempo di martiri, lei è la protagonista della protezione, è la Mamma”; il Papa così concluse “la cosa più utile in questo tempo di odio e di persecuzione, è stare sotto il manto della Madonna”.
L’iconografia della Madonna come Madre della Chiesa e, quindi, madre di Cristo e Madre di Misericordia che ci tiene sotto la sua protezione, racchiude tutti i concetti base del simbolismo che volevamo avesse la nuova Chiesa.
Questa iconografia si ritrova in vari dipinti, soprattutto del Quattrocento, ed è ben rappresentata sia nella pala di Giovanni Antonio da Pesaro (1462) che nel trittico del 1415 di Jacobello da Fiore (pittore attivo tra Venezia, le Marche e l’A¬bruzzo) conservato nelle “Gallerie dell’Accademia” di Venezia.
[Gallerie dell’Accademia, Venezia: Pala di Jacobello del Fiore - XV sec.]
In questo trittico la Madonna è rappresentata con una mandorla sul seno al cui interno è raffigurato Gesù con le sembianze del Cristo perché con una mano benedice e con l’altra tiene in evidenza le Sacre Scritture, quindi è la Madonna della Grazia. Però la Vergine Maria indossa un grande mantello che apre con le sue braccia per avvolgere tutta la comunità dei sacerdoti e dei fedeli, quindi è la Madonna della Misericordia.
Ai lati della Vergine, sulle parti laterali del trittico, sono raffigurati San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, quindi la Madonna è Madre della Chiesa come aveva detto Papa Francesco nell’omelia appena citata. Il tutto è condensato nei primi versi dell’antica preghiera mariana: “sub tuum præsidium confugimus Dei genitrix”.
Un ultimo aspetto simbolico della Madonna per noi molto bello e significativo è quello di “Madre celeste”, “Stella del mattino”, “Stella dei naviganti”, “fulgida Stella”; invero la Madonna molto spesso nella iconografia cristiana è rappresentata con un grande manto blu – azzurro – celeste, pieno di stelle come se fosse la rappresentazione del cielo stellato.
NOTE
[10]
Mater Gratiæ
Nell’antica Chiesa di Sancta Maria Mater Gratiæ ubicata nel centro storico di Andria, ora sconsacrata, vi è un dipinto
rinveniente da una più antica chiesetta del posto dedicata a San Giovanni Battista che, estinta la famiglia andriese De Majoribus
che ne era proprietaria, cadde in rovina e fu abbandonata. Intorno all’anno 1624 la Madonna del dipinto apparve in sogno
ad una ragazza di Andria lamentando l’abbandono in cui i cittadini l’avevano lasciata, tanto che, pochissimi sapevano ancora della sua esistenza.
Il popolo accorse, riscoprì l’immagine, ed eresse una nuova Chiesa intitolandola alla Madonna della Grazia.
Forse a causa della vicinanza di parecchie Chiese nel nostro centro storico e dello spopolamento dello stesso,
nella seconda metà del Novecento la Chiesa fu nuovamente abbandonata e andò in rovina. Mons. Giuseppe Ruotolo,
rettore della Chiesa, alla fine del secolo scorso riuscì ad ottenere un contributo dello Stato e procedette ad un restauro radicale
sotto la sorveglianza della Soprintendenza, ma ormai il suo destino era segnato: non fu più utilizzata come Chiesa.
Il dipinto della Vergine Maria Mater Gratiæ è rimasto di nuovo abbandonato a se stesso e le nuove generazioni
non conoscono neppure la sua esistenza. In attesa di poterlo staccare con l’autorizzazione della Soprintendenza
e collocare nella nuova Chiesa a Lei dedicata, è stato riprodotto e collocato al termine del tappeto di marmo,
dove già era stata individuata la posizione in cui mettere il dipinto già nel progetto dall’anno 2010.