"Il tempio, eretto dalla Orsini a Dio Onnipotente in onore di Santa Maria dell'Umiltà, ha una sola navata. Originariamente era di stile gotico, come quello che, con la severità delle sue linee architettoniche, con la sveltezza delle sue colonne e dei suoi archi acuti, e con la scarsezza della luce, che vi lascia penetrare attraverso le sue finestre di lunghissimo vano, richiama misteriosamente, a preferenza degli altri ordini di architettura, l'anima del cristiano al raccoglimento ... . Che l'architettura di questa Chiesa sia stata gotica, non dubbia testimonianza ne fanno le sue tre lunghe finestre, sulla facciata laterale, e le altre due più piccole, ora tutte chiuse, accanto all'occhio ingraticolato, che vi doveva essere nel mezzo del prospetto, ove invece si apre una grande finestra.
La facciata certamente non dovette avere il disegno, che ha al presente; essa subì varie mutazioni. Fu rimodernata nel 1510, quando all'antica venne sostituita la presente porta.… … …Innanzi eravi un portico formato da leggiadre colonnine; esso probabilmente fu distrutto al principio del passato secolo, dopo l’espulsione dei Domenicani. Una vaga finestra, di cui son rimaste ancora due svelte colonnette laterali, si apriva sopra di esso. Nell’anno 1773, nel restaurarsi la Chiesa, l’antica finestra fu chiusa, ed aperta l’attuale, mentre la facciata fu rifatta pessimamente."
[da "La Chiesa e il Convento di S. Domenico" in Monografie Andriesi, di E. Merra, tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol. II, pagg. 8-9]
[le sculture dell'architrave e della lunetta del portale - elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2014]
"Il frontespizio della porta maggiore è pur degno di osservazione. Sull'architrave è allogata seduta la Vergine del Rosario, dietro alla quale havvi una gran valva di conchiglia rotonda, tenendo in grembo il Figliuolo. Su di essa elevansi a semicerchio due cornici, l'una ritorta e l'altra dentata. A piè la seguente iscrizione: CRISTIFERE MARIE VIRGINI : PREDICATORVM ORDINIS PROTECTRICI : OPUS DICATUM • A • D • 1510 • 14 • INƌ [NDR]. L'architrave è abbellito da tre cornici, la prima sporgente e le altre due a livello, tutte variamente dentellate; succede una gran fascia con tre festoni fronzuti, in forma di Lubbio; tramessovi quattro teste alate di angioletti. A fianco dell'architrave due colonne scanalate con capitelli diversi, l'uno porta due teste di cavallo opposte fra loro, e nel mezzo sorge un fiore con dei nastri. L'altro uno stelo intorno cui avvolgesi una vite pampinosa, anche con delle tenie. Nel piedistallo della prima scorgesi Adamo ed Eva sottoposti all'albero del bene e del male, nel cui tronco vi è l'angue seduttore. Nell'altro piedistallo l'angelo che apparve al Divin Redentore nell'orto col calice nelle mani, lavori tutti di pietra."
La scultura presente nella lunetta del portale non identifica assolutamente una Vergine del Rosario,
è invece una Madonna dell'Umiltà o, come inizialmente era chiamata, “Beata Domina de Humilitade”;
le immagini dipinte ai lati di S. Domenico e di S. Caterina (che invitano a interpretare il dipinto
come Madonna del Rosario) sono certamente una sovrapposizione successiva.
La Chiesa, infatti, nei primi documenti era intitolata a Santa Maria dell'Umiltà, il cui culto in Italia,
da metà Trecento, fu diffuso soprattutto dai Domenicani, che eressero numerose chiese con tale denominazione
e commissionarono molti quadri di tale Madonna.
In questa raffigurazione Maria, nonostante la corona regale, siede non su un trono ma per terra su uno sgabello-cuscino;
Gesù bambino nudo, con un tenue velo nella zona inguinale, seduto sul ginocchio destro della mamma
scosta con la sinistra il suo manto quasi voglia mantenere scoperto il seno; un chiaro invito a non abbandonare
il suo ruolo di Virgo lactans, di mediatrice presso di Dio per i meriti ottenuti con la maternità divina,
qualità quest'ultima esaltata dalla conchiglia, nella quale il gruppo posa.
Una riflessione parallela ma diversa viene suggerita da Roberto Di Giampietro a pag 5 dell'Osservatore Romano del 30 marzo 2013:
«... la Madonna dell'umiltà, iconografia rara diffusa soprattutto in Italia ma anche in area nordeuropea nel XIV e nel XV secolo. Era l'epoca che i manuali di storia dell'arte chiamano del "gotico fiorito" o del "gotico fiammeggiante", un'epoca che vedeva i potenti della terra (i Papi e i grandi prelati fra gli altri) moltiplicare il lusso e lo sfarzo, un'epoca di colori preziosi, di oro operato, di pitture e di arredi improntati a squisita eleganza. Ed ecco, per monito e contrasto, la Madonna dell'umiltà. La Vergine Maria ha rinunciato al trono, è seduta per terra, non ci sono santi a omaggiarla né angeli a servirla. È sola con il suo Bambino. Non ha bisogno d’altro, non chiede altro. È umile in apparenza ma in realtà è ricchissima perché la creatura che stringe fra le braccia è uno sterminato incommensurabile tesoro. La Madonna lo sa ma deve saperlo anche chi guarda. Questo vuol dirci la Vergine dell'umiltà e questo è il messaggio che i cristiani di quei secoli ... dovevano intendere»
A puro titolo di notazione storico-artistica si ricorda che la prima Madonna dell'Umiltà
fu dipinta a fresco da Simone Martini tra il 1336 ed il 1343, e anch'essa in una lunetta,
sul portale della Cattedrale di Avignone.
Inoltre un bellissimo gruppo statuario di stile gotico della
Madonna dell'Umiltà è presente nella lunetta
del portale della Basilica di S. Benedetto a Norcia; la Vergine è classicamente seduta non su trono,
ma quasi per terra su un cuscino e in una postura simmetrica a quella realizzata nella lunetta
del portale di Andria.
[le sculture dei piedistalli del portale - elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2014]
"Nella base del pilastrino, che sta a destra di chi entra, si vede scolpito Dio Padre in atto di contemplare il primo uomo da lui creato; in quella che sta a sinistra, si veggono Adamo ed Eva sotto l’albero della scienza del bene e del male, intorno al cui tronco sta attorcigliato l’antico serpente."
Così descrive invece il Merra nel testo su citato le sculture della base del portale.
Si notino, ai lati del finestrone i conci che rabberciano la chiusura delle due antiche finestre gotiche chiuse forse nei lavori del 1510, o più probabilmente in quelli del 1773.
Per molti anni la chiesa è stata chiusa per restauro ed oggi è visitabile solo in alcune occasioni di festa cittadina o per manifestazioni particolari allestite da associazioni culturali, come la Pro Loco andriese. Ti è comunque possibile entrare e visitarla virtualmente utilizzando alcune foto scattate con una piccola fotocamera amatoriale nel 1983 e poche altre riprese nei primi mesi del 2014, poco dopo gli ultimi restauri realizzati dall'arch. Rosa Angela Laera.
Si riproduce a fini documentaristici una foto del portale, scattata a fine Ottocento dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche di Bergamo e si effettua anche un confronto con il portale realizzato a Bitonto da Nuzzo Barba di Galatina, perché alcuni esperti d'arte propendono ad attribuire a tale scultore il portale di questa nostra Chiesa di San Domenico per le rilevanti somiglianze stilistiche.
[il portale a fine Ottocento - elab. su foto Ist. It. d’Arti Grafiche, Bergamo.
Fototeca INASA, fondo Ricci, inv.n.13783
a confronto con il Portale di Nuzzo Barba a Bitonto - Foto tratta dal
Catalogo Generale dei Beni Culturali]
"L'idea di conchiglia è un elemento classico che trasmigra dal profano al sacro: legata tradizionalmente alla condizione acquatica, la conchiglia diviene via via - passando dal mito antico alla concezione cristiana - simbolo di nascita (generazione di Venere dalla spuma del mare), di maternità ... e infine di santificazione e di resurrezione (vedi l'uso paleocristiano di inserire i ritratti entro le conchiglie, che rimanda alla assimilazione della conchiglia alla tomba che rinchiuderebbe l'uomo nel tempo che va dalla morte alla resurrezione).
Una interessante iconografia della Madonna entro la conchiglia è presente nella lunetta del portale della chiesa di S. Domenico di Andria. Tale iconografia sembra saldare la Grande Madre di Dio col mito di Venere (intesa come divinità materna e assimilata alla natura Generante), e insieme visualizza il simbolo della Madonna come conchiglia che custodisce nel suo seno la perla del Figlio di Dio: «Si allieti il mare del mondo, perché in lui è prodotta la conchiglia, la quale concepirà nel seno il celeste raggio della divinità, e darà alla luce Cristo, pietra preziosissima», scrive ad esempio S. Giovanni Damasceno."