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[elaborazione elettronica su foto Sabino Di Tommaso - 14/04/2014, dopo il restauro realizzato dall'arch. Rosa Angela Laera]
La parete laterale destra
e le finestre ogivali trecentesche originarie
La foto mostra sotto i finestroni superiori le 3 finestre ogivali murate della primitiva
costruzione trecentesca, similmente alle altre due chiese conventuali innalzate
nel Trecento, Sant'Agostino e
San Francesco.
Probabilmente, prima dei rifacimenti del 1773, la chiesa era illuminata da 6 finestroni ogivali laterali
e, sulla facciata,
2 simili più piccoli con un occhio centrale.
Si noti sul lato destro della porta, presso il tubo scarico delle acque
piovane, un fregio fogliare con un fiore centrale, così
pure, a destra della soglia, un fregio composto da una fila di rosette,
frammenti di decoro che forse nella prima costruzione
correva lungo un bordo della parete, o, più probabilmente, sono
solo elementi di riuso posti in loco nel restauro cinquecentesco.
Scrive infatti il Merra:
"Che l’architettura di questa Chiesa sia stata gotica, non dubbia testimonianza
ne fanno le sue tre lunghe finestre, sulla facciata laterale, e le altre due più piccole,
ora tutte chiuse, accanto all’occhio ingraticolato, che vi doveva essere nel mezzo del prospetto,
ove invece si apre una grande finestra. … … …
A lato della Chiesa avvi una porta più piccola,
elegantemente incorniciata. Nel frontespizio è scolpita a bassorilievo una statuetta di pietra,
rappresentante San Domenico, che tiene un giglio nella destra, ed un libro aperto nella sinistra,
ed ai piedi il cane con una torcia accesa in bocca. Più in alto eravi lo stemma domenicano,
ora si osserva solamente il vano e le cornici."
[da "La Chiesa e il Convento di S. Domenico" in "
Monografie Andriesi", di E. Merra,
tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol. II,
pagg. 7-11]
[la porta laterale e il particolare della scultura nel frontone - elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2014]
Sullo spiovente del frontone della porta laterale sono collocate delle sculture, forse ivi poste nei lavori dl 1773
recuperate dalla precedente costruzione.
[spiovente del portale laterale: particolari delle sculture superiori - elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2015]
Sulla soglia della porta laterale (foto sotto a sinistra) è inciso lo stemma dei Domenicani (coniugato con i simboli dei Del Balzo?):
un cane con la fiaccola in bocca accovacciato sul libro e una corona a otto punte (ducale?) con un giglio e una
palma;
il tutto sormontato da una stella.
A questo simbolismo si dà la seguente spiegazione:
il giglio, simbolo di purezza e verginità è più frequentemente utilizzato per le sante; non è
pertanto un attributo specifico di San Domenico, tuttavia lo ritroviamo in quasi tutti gli stemmi
scolpiti in questa Chiesa.
Il bastone da viaggio e il libro (vangelo di Matteo e le lettere di S. Paolo) ricordano
che in visione S. Domenico li ebbe nella Basilica Vaticana dagli Apostoli Pietro e Paolo.
La stella ricorda quella vista dalla nutrice sulla fronte del piccolo S.Domenico mentre veniva battezzato.
Il cane bianco e nero con una torcia in bocca ricorda la visione della madre di S.Domenico: aveva visto sé stessa dare alla luce un piccolo cane che incendiava tutta la terra.
A sinistra della porta laterale è poi incassata la lapide
(foto sotto a destra) che testimonia il benefattore
che volle in Andria i Domenicani e questa loro Chiesa: Sveva Orsini, vedova Del Balzo
(come risulta dalla
Bolla papale di Bonifacio IX del 1398.
[l'incisione sulla soglia della porta laterale e la lapide affissa sul muro - elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2014]
Così il Merra (nelle pagine suddette) motiva l'affissione della lapide:
"Correva l’anno 1398, e
l’Eccellentissima signora D.ª Sveva Orsini, vedova del fu
Francesco I del Balzo, Duca d’Andria, per l’affetto singolare, che verso la Religione
dei Frati Predicatori dimoranti in Barletta, nutriva; chiamò il P. Fra Angelo di quella città,
il quale in allora fungeva da inquisitore dell’eretica pravità, e con pubblico atto,
stipulato in Barletta dal Notar Matteo di Notar Giacomo, li 28 gennaio 1398,
assegnò in mezzo alla città della sua Duchea un luogo, ove innalzarne il Convento e la Chiesa
sotto il titolo di Santa Maria dell’Umiltà, con far demolire molte case d’intorno. …
All’uopo pertanto la Orsini supplicò istantemente Papa Bonifacio IX per averne il permesso.
Il Pontefice annuì di buon grado alle suppliche della pia Duchessa, ed al Priore ed ai Frati
dell’Ordine dei Predicatori mandò
una sua Bolla, datata da Roma, li 25 marzo 1398. …
Emanata da Papa Bonifacio IX tale Bolla,
pare che la pia Duchessa abbia nel medesimo anno posto mano alla fabbrica
della Chiesa e del Convento. Una gran lapide di pietra, chiusa entro
una cornice intagliata, e messa in alto sulla
facciata laterale del
tempio, mostra eloquentemente a tutti che quella fabbrica
è opera della pietà insigne dei Del Balzo e degli Orsini.
In essa è scolpito lo stemma di casa Del Balzo, consistente in una
stella di argento con sedici raggi in campo vermiglio, e quello di
casa Orsini consistente in un orso con una rosa in testa, e con tre
fasce di traverso."
Il Borsella la descrive diversamente:
"Nel muro a lato di questa porta vi è
l’altro stemma in pietra, che contiene un leone
in piedi ed una stella raggiante innanzi, arma dei Bauci e degli Svevi."
[da "San Domenico" in "
Andria sacra", di G. Borsella,
tip. F. Rossignoli, Andria, 1918,
pag. 213]