dei Tupputi e già chiesetta di S. Martino?

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 casa dei nobili Tupputi, al n 16  stemma sulla chiave della palazzina  particolare dell'arco d'ingresso consfondo Campanile S.Domenico
[ palazzina cinquecentesca nobiliare, al n. 16 - foto S. Di Tommaso, 04/2014.]

palazzina in Via Tupputi , 16
[ palazzina in via Tupputi 16 - foto S. Di Tommaso, 04/2014.]

Casa  nobiliare in via Tupputi, ai n. 16 e 20

Il canonico Michele Agresti nel 2° volume del testo sotto citato, indicando le “Chiese antiche, che ora più non esistono”, scrive.

“Molte altre Chiese antiche, che ora più non esistono, si appartenevano al Capitolo [della Cattedrale]. ... S. Martino, sulla via anticamente detta Rughe lunghe, oggi via Tupputi, nei pressi di S. Domenico; ... ”.

[tratto da "Chiese antiche, che ora più non esistono" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 76].

L'edificio (come può osservarsi nella foto in alto a destra) è l'unico a sorgere immediatamente alle spalle del complesso conventuale di San Domenico; probabilmente affiancava l'antica chiesetta di San Martino, che poteva avere come sagrato - giardinetto l'attuale cortiletto d'accesso alle abitazioni.
Lo stemma posto sull'ingresso contiene, sia riferimenti al sacro, scritta "LAUS DEO" e angioletti, sia riferimenti alla famiglia Tupputi, la cui arma, raffigurata un tempo sulla tomba nobiliare in San Domenico, evidenziava (come scrive il Borsella in "Andria Sacra") "un leone intersecato da una fascia che tiene le branche rivolte ad una palma".
È meno probabile, invece, un riferimento all'Università di Andria, anche se il suo stemma mostra un leone rampante che trattiene un ramo di quercia, in quanto non esistono riferimenti documentali di qualche "Ius Patronatus" o proprietà.

La famiglia Tupputi, di origine piacentina si trasferì in Andria non più tardi della seconda metà del Cinquecento e prese abitazione nella "prima ruga lunga", un tempo chiamata Vico Carbutto o Cristiano e oggi Via Tupputi; questa poteva essere la sua dimora, immediatamente alle spalle del chiostro più antico di San Domenico; tale famiglia aveva, infatti, in Chiesa un ampio sepolcro nobiliare presso l'altare del Santo per le numerose elargizioni fatte ai Domenicani.

stemma dei Tupputi nel volume dell'Orlandi del 1772.
[ Stemma dei Tupputi nel volume dell'Orlandi del 1772.]

Lo stemma presenta un leone rampante con le zampe che artigliano un ramo dalle foglie oblunghe e frutti a forma di achenio: potrebbe trattarsi di un ramo di leccio, quercia dalle ghiande molto tondeggianti e foglie scarsamente seghettate.
Anche il confronto con lo stemma riportato dal Colavecchia nel volume dell'Orlandi determina senza ombra di dubbio che si tratta dell'emblema della famiglia Tupputi.
Il cartiglio a volute, nel quale a basso rilievo risalta lo stemma, presenta sui bordi laterali due putti alati e, forse, un altro putto o un'altra voluta doveva esserci nel bordo superiore, abbondantemente mutilo. Un altro cartiglio è scolpito inferiormente, con volute fogliari incatenate, e porta inciso "LAUS DEO"; infine sul bordo infimo della lapide è incisa, centrale, una data: 1587.

L'ing. Riccardo Ruotolo, a proposito di questa casa e soprattutto del suo stemma, nel sotto citato testo, scrive:

"In Via Tupputi, al numero 16, è ubicata una piccola casa, con cortile che sporge sulla strada, a cui si accede tramite un cancello con stipiti in pietra a massello ed arco a tutto tondo. Al di sopra dell'ingresso è infisso uno stemma molto bello ed originale nella forma (...): è formato da un cartoccio sfrangiato a volute che forma un canestro il cui fondo ovale ha la funzione di scudo. Lateralmente due angeli sembrano sorreggerlo, mentre al centro dello scudo è scolpito un leone rampante, con la lingua fuori e la coda bifida, che regge con gli artigli un ramo di una non ben definita essenza. Nella parte superiore forse ci doveva essere una testa d'angelo, ora mozzata, mentre nella parte inferiore è presente un cartiglio con la scritta: "LAUS DEO", che può tradursi "LODE A DIO" rimandando all'antico proprietario che volle questa frase forse per ringraziare il Signore per avergli dato la possibilità di potersi costruire la casa o per aver ottenuto e/o raggiunto un incarico importante; oppure, trovandosi la casa ubicata direttamente alle spalle della Chiesa di San Domenico, potrebbe essere stata una dipendenza della Chiesa stessa. Al di sotto, sulla cornice, è incisa la data 1587. È senza dubbio lo stemma della Città, però non è citato nella Delibera del podestà Cafaro."

[da "Lo stemma di Andria - ricerche" , di Riccardo Ruotolo, Quaderni del Consiglio Comunale di Andria, Publicom Arti Grafiche, Andria, 2012, pagg. 27-28]

Si noti che la finestra (foto a destra) presenta ai lati degli stipiti due mensole in pietra sporgenti e forate, due beccatelli: nei predetti fori sembra si introducessero, in caso di pericolo, degli assi che, o reggevano un tavolato per la difesa, o erano utilizzati semplicemente per esporre drappi. La stessa opera è presente in via Oliva, in via arco Marchese, in via Curtopassi, al n. 22 di via De Maioribus, nel cortile dietro l'arco di Sant'Antonio, ad una finestra sul retro della palazzina Lupicini in via Calderisi (nel cortile di via Palestro).