1ª cappella a sinistra

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1^ cappella a sinistra, di Ognissanti
[cappella Ognissanti - elab. elettr. su foto di. Michele Monterisi - 2010]

La cappella dedicata a Ognissanti
oggi (2020) Penitenzieria

La piccola guida alla visita della Cattedrale, pubblicata nel 2009 descrive lo stato attuale di questa prima cappella, a sinistra entrando:
Incoronazione della Madonna di Fabrizio Santafede
[Incoronazione della Vergine - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2011]
"La cappella di Ognissanti, poi del Battistero (dove era collocato il battistero in pietra spostato nell'ultimo restauro [nella quarta cappella destra]) ed oggi penitenzieria, ospita l'imponente tela dell'Incoronazione della Vergine proveniente dalla chiesetta del Convento dei Cappuccini di Minervino Murge. Ne è autore Fabrizio Santafede (Napoli, 1560-1634). Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo incoronano Maria in uno stuolo di angeli; a destra San Bartolomeo; a sinistra San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova; al centro San Michele che atterra il demonio.
Sulla parete sinistra una grande lapide ricorda l'istituzione delle prime sei parrocchie ad opera di Mons. Giuseppe Longobardi (1857)
"

[tratto da "Visita alla Cattedrale" di Silvana Campanile, in "La Cattedrale di Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, Pag. 53]

La su riportata descrizione del quadro (qui riprodotto a lato) è una sintesi di quanto mirabilmente scrive mons. Giuseppe Lanave:

"INCORONAZIONE DELLA MADONNA di Fabrizio Santafede di Napoli (1560 - 1634).
Su in alto: Il Padre e il Figlio incoronano la Vergine.
A metà tela: S. Bartolomeo al quale furono dedicati convento ed ospedale fatti costruire dalla famiglia Orsini (sce. XVII).
A sinistra: S. Francesco: al centro; S. Michele che atterra il demonio.
Nel basso: in mezzo: Eva piegata dal dolore; Adamo che dal dolore si riscatta esprimentdo fiducia e speranza.

Il quadro era sull'altare della chiesetta del convento dei Cappuccini di Minervino, demoliti l'uno e l'altra per costruire l'attuale complesso ospedaliero.
Convento e chiesa furono edificati all'inizio del sec. XVI-XVII.

Tela dipinta ad olio - m. 500 x 2,80 [dati soprintendenza]"

[tratto da "Ho raccolto per voi", di Giuseppe Lanave, Grafiche Guglielmi s.n.c., Andria, 1994, pp. 96-97].


I documenti più antichi e significativi

La prima visita pastorale che accenna alla cappella di Tutti i Santi, “Omnium Sanctorum”, è quella di mons. Triveri del 1694. Il 20 aprile di quell’anno il vescovo si reca in visita all’Altare di Tutti i Santi, che gli è detto essere di giuspatronato della famiglia Casella, come risultava dalla copia del testamento redatto dal notaio Antonello Piacentino il giorno 11 luglio 1503.
La Cappella era voltata a botte come le altre e l’altare era ornato decorosamente.
Nella relazione della visita, oltre l’elenco di tre benefici ed il rilievo di qualche carenza, non si dice altro; ma il dato che indichi l’esistenza su di essa di un giuspatronato della famiglia Casella certificato nel 1503, farebbe risalire l’antichità della stessa addirittura a circa duecento anni prima, all’inizio del secolo precedente.
Ecco il testo originale in latino.

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]
Venit ultimo loco Altare Omniũ S.[ancto]rũ quod dicit[ur] esse de iure Patronatus familiæ Casellæ, uti apparet ex copia testamenti rogati p[er] notariũ Antonellũ Picentinũ sub die undecima Iulij mille[si]mi quingent[esi]mi tertij.
Hæc Capella sicut ceteræ est fornice tecta et Altare decentèr ornatũ;
In hoc tria erecta sunt Beneficia.
Primum sub titulo S. Hyeronimi de familia Caselli et hactenùs vacat; 2.ũ sub titulo omniũ Sanctorũ [nota a margine: de familia de Rocci] possideturq[ue] a R. D. Riccardo Gurgo Priore &; 3.ũ sub titulo S. Elisabet et possidet[ur] a D. Francisco Cocco.
Per ultimo si recò all’Altare di Tutti i Santi, che si dice essere di giuspatronato della famiglia Casella, come risulta dalla copia del testamento redatto dal notaio Antonello Piacentino il giorno 11 luglio 1503.
Questa Cappella come le altre è voltata a botte e l’altare è ornato decorosamente.
In esso esistono tre benefici.
Il primo intitolato a S. Girolamo, della famiglia Casella è attualmente vuoto; il 2.° intitolato a Tutti i Santi, [nota a margine: della famiglia dei Rocci] è posseduto dal Rev. D. Riccardo Gurgo priore della Cattedrale; il 3.° intitolato a S. Elisabetta è posseduto da D. Francesco Cocco.

Prima degli ultimi restauri in questa cappella  sorgeva il quattrocentesco fonte battesimale in pietra, attualmente nella quarta cappella di destra.

Questo fonte battesimale fin dai primi tempi doveva trovarsi qui o, comunque, presso l'ingresso della Chiesa.

All’interno e sul limitare di questa cappella di Ognissanti (da mons. Ariano nel 1697 chiamata di “S. Mariæ omnium Sanctorum”), presso la parete sinistra e vicino all’ingresso in chiesa, nel Seicento stava il fonte battesimale.
Una prima descrizione di esso la reperiamo nella visita pastorale di Ascanio Cassiano del 1644. Il primo luglio 1644 il vescovo, proseguendo la visita, raggiunge il Fonte Battesimale, che si trovava eretto sul lato sinistro della porta anteriore di detta Chiesa, era marmoreo e con una copertura lignea.

Die Primo Iulij 1644
Ill.mus D.nus prosequens Visitat.[tio]nẽ, se contulit una cum coassunptis ad Ecclesiã Cathed.[ra]lem, et facta, s.[olito] more, orat.[io]ne Sant.[issi]mo, accessit ad Fontem Baptismalem, qui est constitutus in latere sinistro portæ anterioris d.[ict]æ Ecc.[lesi]æ.
Adsunt ante ipsum fontem cancelli lignei, qui clavi securæ claudunt.[ur].
Supra fontẽ est pyramis ex ligno, conopeo cooperto.
De ordine eiusdem Ill.mi D.ni, fuit apertus fons p.[er] sacristam maiorẽ, cotta, et stola indutum.
Clavis, et sera apta, et secura.
Intus fontem, ultra pyramidem sup.[radi]cta bené connexa, et absque scissuris, et rimulis, adest etiam aliud operimentum ligneum, quod optimé operit totum ipsum fontem, ita ut, immunditiæ nullo modo possint penetrare.
Fons est marmoreus, et valde amplus, et aqua est optimé tenta, et præter oleum, nihil aliud … conspicit.[ur], sed certit.[ur] pura, nitida, et munda.
       Il Primo luglio 1644
L’Ill.mo Signore proseguendo la Visita, si recò insieme ai suoi collaboratori alla Chiesa Cattedrale, e fatta, che al solito, la preghiera al Santissimo, raggiunse il Fonte Battesimale, che si trova eretto sul lato sinistro della porta anteriore di detta Chiesa.
Davanti al fonte c’è una cancellata lignea, che è ben chiusa da un chiavistello.
Sul fonte c’è una copertura piramidale lignea, protetta da un conopeo.
Su ordine dello stesso Ill.mo Signore, il fonte fu aperto dal sacrista maggiore, vestito di cotta e stola.
La chiave e la serratura sono funzionali e sicure.
Sul fonte, oltre alla predetta piramide ben connessa, senza fessure e crepe, c’è anche un’altra copertura lignea, che ottimamente chiude tutto il fonte, così che in alcun modo possa penetrare immondizia.
Il fonte è marmoreo, molto grande; in esso l’acqua è ottimamente contenuta, e oltre l’olio [santo], niente altro vi si vede, anzi appare pura, nitida e pulita.

Nella successiva visita pastorale del 1656 lo stesso vescovo accenna al sacrario, che vede a destra del fonte (guardando lo stesso sul davanti e dando le spalle all’intera chiesa):

Die 7ma mensis martij 1656
& De visitatione fons … &
Expleta visit.[atio]ne SS.mi conventus est ad visitat.[io]nẽ fontis baptis.[ma]lis, … … devenit positus est in fine Ecc.[lesi]æ Cath.[edra]lis sub fornice. Fons est ex lapide marmoreo commodo, cũ … decenter ornato …  Nõ adest imago S Ioannis B. … Habet basim lapideum et firmum. Nõ adsũt cancelli
Non adsunt vasa Sacri olei … Cum olea sacra in fonte baptismali non adsint, accipiuntur ex eo loco, et deferuntur ad fontem …
De Sacrario
Sacrariũ est à latere dextero fontis baptismalis, cũ adest decens operculũ, quod … … … aqua baptismalis quae superest, lotiones manuum, cineres, bombicis et … [ il testo è molto sbiadito, parzialmente cancellato dagli eventi e quasi illeggibile ]
Il 7 marzo 1656
Visita del Fonte battesimale
Terminata la visita [breve orazione] al SS.mo, si recò alla visita del Fonte battesimale … … , vide che si trova alla fine della ChiesaCattedrale  in una cappella. Il fonte è di marmo, agevole, … ben ornato …  Non c’è l’immagine di S. Giovanni Battista … È fissato su una base in pietra. Non c’è una cancellata
Non stanno i vasetti dei sacri oli. … Poiché gli oli sacri non stanno nel fonte battesimale, vengono prelevati dal loro posto e portati al fonte …
Il Sacrario
Il Sacrario è sul lato destro del Fonte battesimale, poiché c'è un adeguato orifizio … … … vi si versa l’acqua battesimale in savrappiù, quella usata per lavarsi le mani, le ceneri, le ovatte e …

Per accedere al fonte si salivano tre gradini e sulla parete vicina esisteva il sacrario, uno scarico dove si versava l’acqua utilizzata nel battesimo dopo la cerimonia; il vescovo visitatore, mons. Triveri nel 1694 (ed anche mons. Ariano nel 1697), ordina di chiudere tale scarico del sacrario con un piccolo coperchio di pietra o di legno.

… decrevit … Quod Sacrariũ positũ a latere fontis baptismalis operiat[ur] aliquo operculo, seu ligneo seu lapideo.
Quod, omninò claudat[ur] ostiũ Cancelli seu balaustratæ lapideæ qua p[er] tres gradus ad baptisterium ascenditur.
… ordinò: … Il sacrario esistente a lato del fonte battesimale sia chiuso con un tappo di legno o di pietra.
Si chiuda completamente l’ingresso della balaustra di pietra donde attraverso tre gradini si sale al battistero.

Mons. Ariano nel 1697 visita il fonte battesimale col sacrario e ingiunge quanto segue:

Visitavit fontem baptismalem situm a parte sinistra ianuæ maioris, et librũ baptismatorũ, mandavit in eo adhiberi formam descriptam in Rituali Romano dietim(?), quoties describendi sunt baptizati sub pœna arbitraria.
In eodem visitavit oleum cathecumenorũ, et crismatis, invenit benè consarvari, et commendavit diligentiam.
Mandavit aptari seram ferream qua claudatur conopeum ligneum supra dictũ fontem infra decem dies.
Visitavit sacrarium prope dictũ baptisteriũ, mandavit sepè aqua purgari, coopertulo claudi, eo quod est apertum, et seram ferream apponi, cuius clavis sit apud sacristam, infra quindecim dies sub pœna arbitraria.
Visitò il fonte battesimale, eretto a sinistra della porta maggiore, e il registro dei battezzati; ordinò di utilizzare nel registro le formule descritte nel Rituale Romano ogni volta che sono da annotare i battezzati, su pena arbitraria.
Ivi visitò l’olio dei catecumeni e del crisma; li trovò ben conservati e raccomandò cura.
Ordinò disporre un chiavistello di ferro per chiudere il conopeo ligneo posto sopra detto fonte, entro dieci giorni.
Visitò il sacrario presso detto battistero; ordinò di pulirlo spesso con l’acqua, e poiché è aperto, chiuderlo con un coperchietto, porre un chiavistello di ferro, la cui chiave l’abbia il sacrista; eseguire entro quindici giorni su pena arbitraria.

Nel 1704 lo stesso mons. Ariano, avendo trovato il sacrario in pessima manutenzione, pieno di polvere e di altro sudiciume, decreta con minaccia della stessa pena (già inflitta per altre carenze) che entro otto giorni fosse ivi realizzato un valido coperchio di chiusura

In visitatione Fontis baptismalis invenit vas parvum, seù ampullam qua infunditur aqua bap[tis]malis valdé conspurcatam, et tubum supra fontem telis araneis, et pulvere repletum, nec non sal madefactum, idque ob incuriam Sacristæ D. Iosephi Voita, ipsum multari decrevit pœna ducorum trium, et interim sub pœna ducatorum quinque prædicta nitidé expurgantur, et fiat armariolum intra dictum conopeũ ligneum eminens, in quo conserventur sal siccum, et vasa oleorum.
Propé dictum fontem est Sacrarium, quo nihil abominabitius, plenum pulvere, et alijs immunditijs, decrevit sub prædicta pœna in termino dierum octo fieri in eo operculum cum cardine fixo lapidi p[er] plumbum, et adaptari seram ferream, qua clausum detineatur postquã aqua in ipsum immissa erit.
Item in claustro, quo circumnatur fons prædictus fiat portella, qua claudatur, né ab animalibus introentibus immundetur, et circa vas parvũ exequatur decretũ præcedentis Visitationis.

Nella visita del fonte battesimale trovò molto sporca l’ampolla con la quale si versa l’acqua battesimale, il condotto sul fonte con ragnatele e coperto di polvere, nonché il sale inzuppato, e ciò per incuria del sacrista D. Giuseppe Voita; decretò di multare il sacrista con una pena di tre ducati e intanto su minaccia di una ulteriore pena di cinque ducati pulisse tutto brillantemente e facesse nella copertura lignea un piccolo armadietto sporgente, entro il quale conservasse il sale asciutto e i vasetti dell’olio.
Accanto a detto fonte c’è il sacrario, nulla di più brutto di esso, pieno di polvere e di altro sudiciume; decretò con minaccia della stessa pena che entro otto giorni fosse ivi realizzato un coperchio agganciato alla pietra con piombo con chiavistello di ferro, il quale fosse sempre richiuso dopo avervi immesso l’acqua.
Inoltre ordinò che sulla cancellata di detto fonte fosse realizzata una porticina, la quale venisse chiusa perché [l'ambiente] non fosse sporcato da animali che vi si introducessero; in merito al vasetto si eseguisse quanto prescritto nella precedente visita.


Notizie ... dal racconto degli storici locali

antico fonte battesimale marmoreo
[l'antico fonte battesimale marmoreo - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2019]

A metà Ottocento il fonte viene rimodernato e sormontato da una nuova copertura  lignea ad opera di mons. Giuseppe Cosenza;
racconta il Borsella nel testo sotto citato:

“ … il Battistero di noce formato a spese dello stesso Vescovo [Cosenza], la cui gran fonte orbiculata, modellata a specchi levigati, divisi da pilastri con basi e capitelli, e con tante cornici, che l’abbellano, contiene quanto occorre al sacramento avendo in cima vaga statuetta del Battista.
Il cupolino è recinto da ritondate cornici, e nel mezzo vi è inciso lo stemma del nostro Cosenza.
Quest’opera elevata sopra tre gradini, sita a manca dell’ingresso di porta maggiore, fornita di alti cancelli con lance in punta onde non essere sormontata, e fregiata, di varie teste di fiori di ferro fuso e di altri ornamenti di ottone, aggiunge un certo decoro al culto, mentre l’antico battistero era affatto indecente.”

[tratto da "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pp. 68-69].

L'Agresti successivamente ci descrive questa cappella come si presentava nel 1911:
“Sull’ingresso della navata a sinistra è sito il Battisterio, in tutta noce massiccia, con pilastrini e capitelli a rilievo, e con cornici, che l’abbellano. Il cuppolino è recinto da ben ritondate cornici, portando nel centro lo stemna del Vescovo Cosenza, che, a sue spese, lo fece costruire. In cima ammirasi una vaga statuetta del Battista. Il Battisterio poggia su tre elevati gradini di marmo, ed è chiuso da un circolare cancello di ferro con lance in punta, fregiato da teste di fiori in ferro fuso e da altri ornamenti in ottone.”
… … …
La prima Cappella della navata sinistra è dedicata ad Ognissanti. Essa è munita di balaustra di pietra, sormontata da un cancello di ferro con fregi di ottone.
Il suo altare è costruito di pietra dura su buon disegno. Una grande tela, molto antica, rappresenta la SS. Trinità, circondata da Serafini, a cui piedi è dipinta la Vergine Santissima con a fianco la Madre sua Sant'Anna, indi S. Nicola di Mira, S. Gennaro, S. Riccardo, S. Francesco d'Assisi, S. Luigi Gonzaga, S. Pietro, S. Gregorio Magno, San Francesco Saverio, S. Antonio ed una delle sante Vergini. Due Cherubini additano la Triade Santissima a questo glorioso drappello di Santi.
[In nota aggiunge:] In questa Cappella, al presente, si onora S. Rita da Cascia, della quale conservasi un pregevole simulacro di legno, fatto costruire a spese dei devoti di questa Santa. L'altare di marmo è di recente costruzione, fatto a spese del gentiluomo il Commendatore Signor Riccardo Iannuzzi fu Giovanni.

[tratto da “Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi”, di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 15-16].

Anticamente forse la finestra tonda dava luce alla crociera costolonata della volta e all'ambiente; da tempo immemore è esternamente murata. Non esistono più né l'altare in marmo né la balaustra e l'inferriata con fregi di ottone poste sull'ingresso.

Nei restauri della metà degli anni Sessanta del Novecento l'antico fonte battesimale marmoreo fu riposizionato in questa cappella (fino ai restauri del 2005-2008).

Per una precisa descrizione di questo quattrocentesco fonte battesimale si riporta quanto scrive Clara Gelao nel volume sotto citato:

“ Esso è costituito da una conca emisferica monolitica in marmo bianco screziato di grigio, poggiante su un rocchio di pilastro in pietra, di fattura moderna.
La vasca è intagliata all'esterno con profonde baccellature che non interessano però tutto il corpo del Battistero, ma solo le parti visibili, anteriore e laterali (si economizzava anche su questo!). Stessa premura per il bordo, profilato da una fascia scolpita con stelle e fiori tenuti insieme da un sottile nastro.
Il tipo di decorazione e le plastiche baccellature inducono ad una datazione attestata intorno alla metà del XV secolo.”

[testo tratto da “ANDRIA RINASCIMENTALE - episodi di arte figurativa”, di Clara Gelao, Grafiche Guglielmi, Andria, novembre 2018, pp. 85-86.]


Fino al 2005 in questa cappella erano anche parcheggiate due sculture di risulta da precedenti ristrutturazioni: un leone stiloforo e un capitello adattato ad acquasantiera posto presso il foro - sacrario dell'antico fonte battesimale.
In una foto dell'archivio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio (mostrata dalla Dott.ssa Rosa Lorusso nella conferenza "La Chiesa rupestre di santa Croce di Andria, un patrimonio da restituire alla comunità 'storia e restauri'" il 9 marzo 2013) questa acquasantiera è ripresa nel pronao della Chiesa rupestre di Santa Croce.

Il capitello dell'acquasantiera è databile, secondo gli studiosi, nella prima metà del XIII secolo; il leone stiloforo verso la metà del XII secolo.

capitello utilizzato come acquasantiera
"Il capitello, di fattura grossolana, ha nella parte bassa un giro di quattro foglie a crochets, una per ogni lato, da cui partono due caulicoli divergenti, che trovano conclusione agli angoli, dove si innestano altre quattro foglie.
La superficie del capitello e il profilo superiore dell'abaco sono percorsi da numerosi fori di trapano.
"

[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pag. 83]

leone stiloforo
"Le dimensioni ridotte del leone rendono poco probabile un suo impiego nel portale principale; è plausibile la sua provenienza da un pulpito o da una finestra, come ipotizza Schafer - Schuchardt.
Il leone ha il naso largo e lungo, gli occhi con contorni marcati e con le pupille colorate, i denti serrati di colore marrone; altre tracce di colorazione sono visibili sulle gote, sul petto e sulla criniera.
La criniera, realizzata con scarso aggetto, è divisa in tante ciocche che terminano con la punta arricciata.
L'animale è accosciato con le zampe posteriori su un basamento, mentre le zampe anteriori sono spezzate; la coda gira sotto la pancia del leone e termina curvando sul fianco sinistro.
"

[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pagg. 74-75]

Un "leoncino di pietra sporgente" è visto e descritto dal Borsella a metà Ottocento sulla parete sud presso l'ingesso laterale della Cattedrale:

"In faccia al muro istesso, vicino un orologio solare, su piccola base poggia un Leoncino di pietra sporgente, sopra una gran lapide che offre la effige d'un Vescovo col pastorale avendo le mani incrociate al petto, di gusto gotico ignorandosene il nome. Accanto al Leoncino, sopra altra lastra lapidea infissa  nel muro si scorge una stella raggiante stemmi degli Svevi, e dei Bauci o Balzi."

[tratto da "Duomo", in "Andria Sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.124].


[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]