Scendendo da Via Corrado IV di Svevia e poi per la stradina sulla sinistra un tempo chiamata "Pendio a Ponte Giulio", rinominata nell'Ottocento via Tommaso De Liso, sulla destra la carreggiata dopo poco si restringe improvvisamente per un corpo di fabbrica sporgente: quivi un elegante austero portale ogivale immette con un lungo sottarco nel cortiletto dell'antico palazzo che ai primi del Seicento fu Conservatorio-orfanotrofio, dopo pochi decenni divenne residenza della famiglia Petusi e, verso la metà del Settecento, abitazione della famiglia De Liso.
Intorno al 1610, infatti, questo edificio fu destinato a Conservatorio di fanciulle orfane e povere
dal duca del tempo, Antonio Carafa, essendo stata abbandonata per mancanza di fondi
la struttura precedente, sita sulla stessa via poco più in basso in
una palazzina appartenuta alla famiglia Mione.
Presso la chiesetta di S. Caterina il Conservatorio durerà solo qualche decennio; di esso non se ne parla più dal 1628
fino al 1715 quando viene nuovamente istituito da mons. Nicola Adinolfi nell'ex palazzo De Excelsis.
Le vicende
del Conservatorio possono essere lette nella pagina ad esso dedicata;
qui di seguito riportiamo solo i testi che attengono a questo edificio ed
alla chiesetta di S. Caterina.
Per quel che riguarda la chiesetta di Santa Caterina da una visita pastorale di mons. Francesco Triveri del 24 novembre 1694, risulta che a quel tempo nell'Oratorio, con ius patronatus della famiglia Curtopassi e posto nel quartiere del Pendino presso il palazzo dell'avvocato Francesco Petusi, c'era una immagine di S. Caterina d'Alessandria; l'edificio però era già in parte crollato sul prospetto e la restante parte pericolante così che il vescovo ingiunge agli eredi di sistemarlo entro due mesi pena la sua totale demolizione e il trasferimento del beneficio ad altro altare.
“In loco Civitatis dicto il Pendine prope Palatium Advocati Francisci Petusi adest ecclesia seu Oratorium S. Catherinæ dictum de iure Patronatus familiæ de Curtopassis.
Ad hanc accessit Ill.mus et illam invenit a parte anteriori omninò dirutam, et in alijs de proxim.° ruinam minantur, ita ut preter Altare et imaginem S. Catherinæ, quæ supra ipsum depicta cernitur vix loci sacri speciem habeat.”
Nella seconda metà del Settecento il prevosto di San Nicola, Giovanni Pastore, nei fogli 36 verso e 40 recto della sua storia manoscritta " Origine, erezione e stato della Colleggiata Parrocchial Chiesa di S. Nicola", fa intendere che ai suoi tempi l'oratorio di Santa Caterina non esistesse già più; parlando infatti del Conservatorio scriveva:
“Per tanto il Padre Vincenzo Carafa, Fratello del Duca Antonio, e Figlio del fu Duca Fabrizio, e della Duchessa D. Maria Carafa Stigliani ... venne a starsene in Andria per un mese nell'anno 1610. in questo tēpo indusse egli il suo Fratello Duca D. Antonio, e Duchessa D. Francesca Lanoy sua cognata a fondare un Convitto di Fanciulle povere, orfane, e periclitanti a loro spese. L'abitaz.e di queste Fanciulle fu destinata in quel Palazzo al Pennino, a noi noto sotto il nome de' Sig.ri Petusi, ove al presēte fà domicilio il Sig.r Canonico Lisi, co' suoi Nipoti. A questa abitaz.e eravi attaccata una cappella, sotto il titolo di S. Catarina, dove le dette convittrici si conducevano per gli esercizi della Religione. Venivano istruite dalle maestre loro destinate, in quei lavori, ed arti proprie, per il loro sesso; e sopra di esse non v'era ingerenza del Vescovo, ma governate venivano immediatam.e dalla Casa Ducale per li suoi ministri. ... ...
Del Vescovo [Alessandro Strozzi] abbiam documento, che sul principio dell'anno 1632 trovavasi in Andria, ma di malavoglia, non gradendoli la stanza. Era, come si disse, quel convitto di Fanciulle promosso dal Prē Vincenzo Carafa, sotto la cura della Casa Ducale, e percio le chiavi della loro abitaz.e si custodivano da' ministri di essa casa. Il Vescovo non approvava tal costume, ma piu volte fè noto a questi il suo sētimento, pretendendo d'averle in suo potere: a tal petizione non mai fu data retta; alla perfine dichiaratosi con maggior loquela, minacciolli di scomunica: ed essendosi introdotto un tall'affare avanti al metropolitano, non si venne a termine, perche dal Pontefice Urbano III° fu egli trasferito ad una chiesa nella Toscana, e li strepiti cominciati rimasero indecisi: E dal medesimo S. Pontefice in Andria fu spedito per successore, il Prē F. Felice Franceschini Ministro Generale de' PP. Conventuali nel medesimo anno 1632.”
“Da tempo immemorabile esisteva qui un Conservatorio di donzelle fondato, come s’interpetrò, dall’antichissima famiglia Mione [in nota aggiunge: Di questo locale ancora appajono gli avanzi. É propriamente quella casa situata nel basso del Pendio, o sia Pennino, in quel trivio accanto alla casa del Canonico Zagaria. Esistono alcune religiose reliquie dell’antica Comunità.], che poi per mancanza di ajuti era rimasto disabitato. Or nel 1609. essendo venuto in Andria a visitare il fratello, il Generale de’ Gesuiti D. Vincenzo Carafa, figlio di Fabrizio II. questi domandò, se qui esistesse un riparo per strappare dalle violenze del bisogno la onestà pericolante. Alla notizia, essersi l’antico Conservatorio dismesso, egli obbligò il Duca Antonio suo fratello a stabilirvi un altro a proprie spese. E così il Duca determinò per confugio dell’onore bersagliato quel palazzo sull’alto del Pennino, che oggi a metà si possiede da questo Reverendissimo Capitolo Cattedrale, ed a metà dal signor Consigliere de Liso [e in nota: Eravi accanto, come apparisce, la piccola Chiesa di S. Caterina pei loro spirituali esercizii.]”.
[Sottarco su via De Liso, ingresso al cortile dell'antica chiesetta di S. Caterina - foto SDT, 2016]
Ai primi del Novecento Mons. Merra, a pag. 77 del 1° volume delle sue citate "Monografie Andriesi", descrivendo le reliquie presenti nella Cattedrale di Andria scrive
“Entro un vaso tutto d’argento, chiuso da un coperchio, sormontato da una croce, conservavasi, ravvolto in un velo di seta, un Osso di Santa Caterina Vergine e Martire. Detta Teca non si trova più; come non più esiste la Chiesetta a lei sacra, messa nel cortile del palazzo Liso sul pendio, ove anticamente vi era un Conservatorio di Orfanelle.”
Le citazioni precedenti evidenziano che anticamente era presente in questo stabile
la chiesetta di Santa Caterina d'Alessandria, che il prevosto Pastore fa intendere (come
s'è detto) già da tempo scomparsa al momento in cui scrive, a fine Settecento.
Sono probabilmente in relazione alla presenza dell'antica chiesetta le due grandi edicole che si scorgono
ai lati del sottarco; in semplici cornici di gesso si possono indivuduare i due dipinti su lastra di zinco,
purtroppo molto deteriorati: sulla destra entrando è raffigurata una Crocifissione, di fronte, sulla sinistra,
l'icona della Madonna dell'Altomare.
Altre notizie storiche sul palazzo possono essere attinte dal testo “Palazzi Storici di Andria tra il XVI e il XVIII secolo”, di Carmela Centrone, edito a cura del C.R.S.E.C. di Andria, Grafiche Guglielmi, 2004, nelle pagg. 97-98.