Storia, tra Seicento e Ottocento

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La chiesa rupestre di Santa Sofia dal Seicento all’Ottocento

Del Seicento si riportano stralci di due documenti, rispettivamente del 1694 e del 1697, che ci permettono di ipotizzare come poteva presentarsi questa cripta in quell'epoca.
L'unico accesso era la scala laterale che tramandano sia stata realizzata poco dopo il ritrovamento dell'affresco a seguito del salvataggio della bimba caduta nell'ipogeo, al tempo (martedì di pentecoste, 12 maggio 1598) utilizzato come cisterna di raccolta della acque piovane di scolo superficiale.

Domenica 28 novembre 1694 (quasi un secolo dopo il ritrovamento) mons. Francesco Antonio Triveri, si porta alla Chiesa rupestre per la sua triennale visita pastorale; nella relazione fa scrivere:

Ad ea per plures gradus descenditur, et in presentiarum custoditur a duobus religiosis ordinis Carmelitanum …
Invenitque quod pro tabula, adest Imago Beatæ M.æ Virginis in pariete depicta, quod Altare est decenter ornatum sed sup.a mensam duæ tantum erant mappæ, seu tobaleæ, et Alt.e portabile erat nimis parvum, imò et mensa ipsa, non de lapide ut decet, sed de ligno …
Aliud Altare sub eodem titulo B. M. situm est in eadem eccl.a a latere epistulæ in quo pulcra adest tabula, in qua depicta est Beata Virgo puerum Iesum ad sinum tenens. Altare portatile est pariter alteri sup.a descripto …
A latere Evangelij adest quidam locus deserviens pro Sacristia, sed cum sit valdé humidus, ibi sacra suppellectilia non servantes, detur fuit
… Quod a mensa p.i Altaris tollantur tabulæ, et ea lateribus cœmento unitis fiant.

Racconta, quindi (traducendo), che
nella Chiesa si scende per molti gradini, e attualmente è custodita da due religiosi dell'ordine Carmelitano
Trovò l'altare [principale] decentemente ornato con due sole tovaglie, sul dossale del quale c'era una immagine della Beata Maria Vergine dipinta sulla parete; l'altare era di tipo portatile molto piccolo e la stessa mensa non era di pietra, come dovrebbe essere, ma di legno e realizzata con molte tavole mal connesse.
Sul lato dell'epistola [a destra del precedente] c'era un altro altare, portatile e di legno come il precedente, sul dossale del quale era affisso un quadro della Beata Vergine recante in grembo Gesù Bambino [probabilmente è il bel quadro della Vergine del Carmelo, attualmente collocato sull'altare maggiore della chiesa del Carmine, come si evince anche dalla successiva visita pastorale di mons. A. Ariano del 12 settembre 1697].
Sul lato dell'Evangelo [a sinistra del primo altare] c'era un ambiente che serviva da sacrestia, ma essendo molto umido, in esso non si conservavano gli arredi sacri.
Il vescovo ordinò … che l'altare maggiore fosse fatto con mattoni cementati.

pianta schematica della cripta dell'Alto mare nel 1694
[pianta schematica della cripta dell'Alto mare nel 1694 e 1697, secondo le descrizioni del Triveri e dell'Ariano - elab. Sabino Di Tommaso]

Dopo tre anni, il Giovedì 12 settembre 1697 visita la Chiesa rupestre mons. Andrea Ariano; nella relazione della sua visita pastorale fa scrivere:

… invenit in Altare maiori deficere … prohibuit eius usum …
Adest alterum altare … gradus … marmorei, in quo elegans sita est imago B. M.æ V.s de Monte Carmelo tabulis incisis, et deauratis decorata. …

Racconta, quindi, mons. Ariano che
L'altare maggiore è ancora inadatto, per molteplici cause, alle sacre celebrazioni
C’è inoltre un altro altare con i gradi del postergale in marmo, nel quale è allocata una elegante immagine della Beata Vergine del Monte Carmelo decorata da una cornice lignea scolpita e indorata.


Al tramonto di domenica 18 ottobre del 1711 mons. Nicola Adinolfi, si reca alla Chiesa rupestre per la sua triennale visita pastorale;
nella relazione fa scrivere poche osservazioni, che non forniscono altre informazioni sulla Chiesa:

Ill.mus D.nūs hodiernus E.pūs se expedito ab Eccl.ā S. Mariæ Novæ in hanc Sanctæ Mariæ Altimaris descendit et facta prius brevi orat.ne antè Imaginem p[ræ]d. B. M. V. in muro depicta supra dictum Altare existentem, surgens diligenter omnia visitavit. … telam shagulam suprà omnes tobaleas albas esse adhibend.um né ab excrementis avium conspurgent.ur decrevit.

Mons. Adinolfi, quindi si limita a pregare davanti all'immagine della Vergine dipinta sul muro e, preoccupandosi delle suppellettili dell'altare, ordina che si copra con una tela impermeabile, così che il tovagliato non venga imbrattato dal guano degli uccelli, che forse riuscivano a ricoverarsi nella grotta entrando da uno dei vari orifici naturali che al tempo presentava.


Serafino Montorio, nel suo libro “Zodiaco di Maria” pubblicato nel 1715, affermando di estrarre quanto scrive da una relazione del vescovo (Adinolfi) del 6/06/1711, annota:

… E perché la miracolosa Effigie stava di rimpetto alla porta, per la quale entravasi nella cisterna, per maggior comodo fù diligentemente segato il muro, e trasportata la sagra Pittura ad un Altare, ò Cappellina accomodata nella parte sinistra. …

La chiesa rupestre nella prima metà dell’Ottocento

Giacinto Borsella (1770-1856), in “Andria Sacra”, scrive:

L’altare sacro alla Taumaturga è affisso al muro, con la di lei immagine dipinta a fresco, custodita da un cristallo, … è eretto con due colonne laterali con capitelli e cornicioni lavorati a rabeschi fregiato di pampini e con putti. … Il presbitero è cinto da balaustra di pietra viva, lavorata con colonnette al numero di venti. …
A destra e sinistra veggonsi infisse nel muro le mense di due altari con affreschi di vari santi. In uno di essi è situato in alto una vetrina contenente la statua di San Michele oltre un quadro di Santa Lucia appresso. Si osserva inoltre un altro altare, in buono stato di stucco con quadro, in cui è dipinta la Madonna dell’Incoronata, S. Andrea Avellino caduto in deliquio, sostenuto da un Serafino con S. Lazzaro. Nel mezzo spicca l’affresco della Vergine in abito claustrale. …
Rimpetto l’altare maggiore in fondo della chiesa si osserva grande affresco con Gesù affisso in croce contemplato dalla sua madre e dal diletto discepolo S. Giovanni e ai piedi della croce la Maddalena.
Si scorge ancora una cappelluccia, che si vuole dedicata a S. Vito, in cui vi è un quadro grande di un Duca, vestito alla spagnola con cravatta ricca e manto reale di porpora con scettro nudo il capo
.”

pianta schematica della cripta nella prima metà dell' '800, secondo le descrizioni del Borsella
[pianta schematica della cripta nella prima metà dell' '800, secondo le descrizioni del Borsella - elab. Sabino Di Tommaso]

Considerazioni

I documenti su riportati ci forniscono diverse informazioni sugli elementi di culto esistenti nella Chiesa nei vari periodi, ma nessuno, fino ai tempi del Borsella, parla dello spostamento dell’affresco, tranne il Montorio; inoltre nessuno degli storici locali cita un documento inerente lo spostamento, ma tutti si limitano a citare, come unica fonte il testo del Montorio.
Nessuno fino al Borsella parla di altri affreschi oltre quello della cosiddetta “Santa Maria dell’Alto mare. (Gli altri non erano ancora visibili?)
L’altare poi di S. Vito si giustifica con l’avvenuta demolizione della relativa chiesetta nella vicina zona “Le Fosse” già dal Settecento (lo scrive mons. Palica nella sua visita del 4 luglio 1780 all’Annunziata).