la navata

Contenuto

navata    navata verso l'uscita

Navata

Scendendo dal cappellone superiore di San Giuseppe per la gradinata aperta nel 1878, lo sguardo spazia per una lunga e snella navata, ariosa nonostante che l'insieme sia una cripta.
Tale sensazione di spaziosità è dovuta all'armonia, eleganza e slancio delle quattro coppie di fornici laterali, terminanti con archi a tutto sesto su piedritti realizzati con coppie di paraste corinzie. Fu il Santacroce che, tra il 1875 e il 1877, ideò e realizzò tale struttura neoclassica della navata, sacrificando la volta naturale, abbattuta e rimpiazzata con una, molto più alta, a botte lunettata.

Tuttavia ciò che fa convergere lo sguardo sulla Padrona di casa invitando a dirigere a Lei il dovuto saluto ed ogni attenzione sono i tre fornici del presbiterio (realizzato nel 1898 da Beniamino Margotta-Gramsci), sormontati da una lunetta tripartita affrescata col miracolo della cisterna del 1598.

Dagli oblò della corsia centrale della navata e dalle grate laterali del pavimento è possibile intravedere i principali assetti murari e le varie stratificazioni degli interventi condotti sulla cripta nel corso dei secoli.

Nel penultimo fornice di sinistra è possibile studiare l'affresco più importante di questa chiesa rupestre, dopo quello venerato come Madonna dell'Alto mare.

Negli ultimi due fornici presso il presbiterio sono esposti due quadri: nella nicchia di destra il Protettore della città San Riccardo, in quella di sinistra San Giovanni Battista.

"La ricorrenza del terzo centenario del miracolo (1898) fu celebrata con una ulteriore opera: la costruzione, progettata nel decennio precedente del presbiterio e dell’abside. Sull’asse della navata furono guadagnati gli spazi di altre antiche cave di tufo. Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all’ingegnere Beniamino Margiotta-Gramsci.

Il nuovo spazio presbiteriale fu articolato con un elegante accorgimento che ha risolto la sistemazione dell’abside ed il raccordo alla navata: infatti secondo i vertici di un esagono si elevano, da alti basamenti, colonne su cui si scaricano archi a pieno centro, al sistema di archi si raccorda un tamburo cilindrico su cui si imposta la cupola conclusa da una lanterna: in questo spazio si eleva l’altare con l’immagine della Madonna dell’Altomare. Il passaggio fra presbiterio e navata è mediato da una esedra che si articola in tre fornici, di cui quello centrale è partecipe dell’impianto esagonale, e gli altri due si raccordano alle pareti. Il semicatino che si imposta su questa trasparente esedra è scompartito in tre settori sui quali si svolge la raffigurazione del miracolo interpretata dal pittore foggiano Raffaele Affaitati nel 1898".

      [ testo di Mauro Civita, dalla rivista "Tema", n.2 - 1993, pag. 8]

L'attuale pavimento della chiesa è stato realizzato con i restauri del 1986-89, avendo cura di sopraelevarlo di circa 60 cm e con ampie zone trasparenti, onde offrire agli studiosi la possibilità di intravedere l'antico pavimento in coccio, altre parti delle antiche strutture e una cisterna-battistero(?) della originaria cripta.

Nella foto ripresa dall'altare (sulla destra a inizio pagina), si vede la piccola cantoria realizzata sull'arco di accesso alla cripta.