del Prof. Pietro Petrarolo (1927-2007)
Il Concilio di Trento, convocato da Papa Paolo III il 1545 per riformare la Chiesa di Roma “in capite et in membris”, di fronte al minaccioso dilagare in Europa del Luteranesimo (o Protestantesimo), aveva stabilito tra l’altro che i futuri operatori ecclesiastici, che aspiravano al sacerdozio, avrebbero dovuto studiare in appositi istituti, destinati alla loro speciale formazione.
Sorsero così i Seminari ecclesiastici, che per la prima volta entravano nella storia pedagogica dell’Occidente. Il Concilio si concluse nel 1563, essendo Pontefice Pio IV.
È ovvio che la novità, la complessità e il numero dei provvedimenti approvati dal Concilio in campo dottrinario e organizzativo, richiedevano molto tempo per essere attuati, in considerazione che non era facile costringere i Vescovi a risiedere nelle Diocesi loro assegnate, spesso distanti dalla Sede apostolica e poco ospitali, e rimuovere abusi (sotto forma di consuetudini) che, consolidatisi attraverso i secoli, contrastavano con le nuove rigide norme disciplinari della religiosità prescritta.
Nella Diocesi di Andria, che comprendeva allora solo l’attuale territorio urbano ed extraurbano, la prescrizione conciliare tardò circa un secolo e mezzo a trovare attuazione, e precisamente nel 1705 per volontà di mons. Andrea Ariano, già Parroco dell’Isola di Ischia. Questi fu nominato Vescovo della Diocesi di Andria il 14 gennaio 1697 da Papa Innocenzo XII (1691-1700). Per la cronaca, il Papa era Antonio Pignatelli, figlio di Francesco, duca di Minervino e marchese di Spinazzola, e di Porzia Carafa, sorella del duca di Andria Antonio II; egli aveva trascorso la sua adolescenza nel nostro palazzo ducale.
Dice il prevosto Giovanni Pastore nel suo manoscritto [foglio 51 recto] “Origine della Collegiata di S. Nicola di Andria” (sec. XVIII):
«Questo prelato conoscendo abbastanza che l’onore e la santità del clero dipende dalla scienza e erudizione di esso, ed avendolo ritrovato ignorante e inerudito in ogni sapere (eccetto che presso pochi riluceva qualche lume e gusto di letteratura) pensò con seria riflessione di piantare un seminario per istruire la gioventù ed indi formarne quei soggetti propri per tal stato. Questo disegno egli lo meditò sin dal primo dì del suo arrivo in Andria, ma troppo difficile li riusciva l’esecuzione, non vedendo d’onde poter ricavare il frutto per la costruenza di esso. … Nell’anno 1700 fatta la relazione dello Stato della sua Chiesa “ad sacra limina”, in essa manifestò a quei Porporati quanto meditava, e ne cercò l’approvazione che volentieri fu approvata e lodata. … Avendo dunque questo Vescovo tanto ponderatamente preso le sue misure per fondare un tal seminario, ne venne a capo nell’anno 1705. Formò le sue regole, fe’ scelta di sani maestri per l’erudire dei giovani convittori, e sparsa fama per la Provincia di tal’opra in breve si vide un numero ben competente di cittadini, ed esteri a cercar luogo in esso per l’educazione dei loro figli».
Riporto anche l’interessante testimonianza di mons. Riccardo D’Urso nella sua “Storia della Città di Andria” (libro VII, cap. XI, pag. 156):
«(Il Vescovo Ariano) spiegò poi un interesse straordinario per la coltura di quelle piante novelle, le quali dovevano col tempo nella vigna di Cristo consolare il Padrone Evangelico colla soavità dei loro frutti. Comprò quel grande locale dirimpetto alla Cappella di S. Michele in Città, ossia il palazzo della nobile famiglia Volpone, e lo ridusse a comodo Seminario».
Dunque, il primo Seminario vescovile di Andria fu istituito il 1705 ed ebbe sede nel palazzo della nobile famiglia Volpone a via Quarti, di fronte alla Cappella di S. Michele (totalmente abbandonata) nella adiacente via S. Angelo dei Meli, in quei locali passati poi in proprietà alla famiglia Marchio e che nel 1834 (vedasi Decreto di Ferdinando II, Re delle due Sicilie n. 2517 dell’ 11/XI/1834) diverranno Ospedale civico al posto del dismesso Orfanotrofio gestito dal Monte di Pietà.
Per la sua gestione furono nominati coadiutori e consultori del Vescovo 6 preti anziani, di cui 4 del Capitolo Cattedrale e 2 della Collegiata S. Nicola. Si tenga presente che nel sec. XVIII su una popolazione oscillante tra i 10mila e i 15mila abitanti si registrava una presenza di circa 150 sacerdoti.
parte sinistra del'Episcopio [quella più chiara] costruita appositamente,
dal vescovo Tommaso C. Nobilione, per ospitare nel 1730 il Seminario
Il Vescovo Tommaso Cherubino Nobilione di Sorrento, padre domenicano, succeduto il 21/XII/1726 al Vescovo benedettino padre Gian Paolo Torti, «scorgendo che il Seminario fondato dal Vescovo D. Andrea Ariano - riferisce ancora il Pastore [foglio 53 recto e verso] - era situato in distanza notabile dalla Cattedral Chiesa, volle che trasferito si fosse accanto al suo Palazzo, ed attaccato alla predetta Chiesa, e fu tanto sollecito ad eseguirlo, che immediatamente die’ principio alla nuova fabrica, alienando tutta l’intera abitazione del predetto seminario, mentre si attendeva alla costruzione del nuovo seminario». Per la precisione, i locali in costruzione sono quelli situati a sinistra del portone d’ingresso del Palazzo vescovile, meglio conosciuti ad Andria come Albergo “Stella”, e che il Vescovo mons. Giuseppe Lanave fece ristrutturare qualche anno fa, per sistemarvi la Segreteria e l’appartamento privato del Vescovo.
Dice ancora il Pastore [fogli 53 verso e 54 recto] che nell’agosto 1730 «fu dismesso il vecchio seminario, e si conferivano li convittori ad abitare il nuovo, ma non con quel profitto che si sperava, conciosiache essendo angusto e mal architettato, non più per l’appresso vi fu concorrenza di esteri, e diminuendo nel numero e nel comodo, diminuì per anche ne’ maestri e nel progresso del sapere».
Passerà oltre un secolo, e precisamente il 29 aprile 1839 quando il Seminario fu definitivamente trasferito nell’attuale ex Convento dei PP. Carmelitani sulla cosiddetta collina del Carmine. E infatti nel 1832, alla morte del Vescovo mons. Giambattista Bolognese, di Chieti, Papa Gregorio XVI nominava Vescovo di Andria il napoletano don Giuseppe Cosenza, che è ritenuto tra i migliori e più prestigiosi prelati che hanno governato la Diocesi di Andria. Questi avvertì la necessità di locali più idonei e più ampi per il Seminario, anche perché con il Concordato stipulato il 1818 tra Papa Pio VII e Ferdinando I di Borbone, Re delle due Sicilie (già Ferdinando IV) la Diocesi di Andria aveva incorporato la Diocesi di Minervino e Montemilone e la Prepositura di Canosa (Bolla papale “De utiliori dominicæ”).
Riferisce il D’Urso (op. cit. libro VIII, cap. III, pag. 178) che il Vescovo «era tormentato da un’inquietudine. … che il Seminario da lui trovato non era capace di tutti contenere gli Alunni Diocesani. … Nell’ardenza del suo desiderio entrò nell’impegno di fabbricarlo di pianta, e ne disegnò il luogo fuora la porta del Castello, nell’Orto Episcopale. Una impresa di tal fatta ricercava la somma di ducati 18.000».
E poiché non era nelle condizioni di affrontare una così onerosa cifra, mons. Cosenza rivolse un appello al Sovrano Ferdinando II di Borbone (per la cronaca, molto devoto alla Sacra Spina e alla Madonna dei Miracoli), affinché il monarca gli concedesse l’ex Convento dei PP. Carmelitani, che, divenuto Ospedale militare della Puglia dal 1806 (è l’anno delle confische operate da Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli), era stato in quegli anni dismesso da tale funzione.
Ottenutolo nel 1837 [rescritto regio del 10 giugno], il Vescovo provvide sia a trasformare le celle monastiche in sei ampie camerate, sia ad eseguire alcune aggiunte edilizie. I lavori durarono due anni; per cui, come si è detto, il 1839 vi fu definitivamente trasferito il Seminario.
Il primo Rettore Mons. Giuseppe Cuomo, a cui, il 1840, successe il canonico primicerio don Giuseppe Troja, e tra i docenti più illustri il dotto mons. Berardino Frascolla, poi nominato primo Vescovo di Foggia. A completamento di questa opera, mons. Cosenza riottenne anche la Chiesa della Vergine del Carmelo, attigua al Seminario, che era stata confiscata nel periodo murattiano, dissacrata ed adibita ad infermeria militare. Restaurata ed abbellita, fu consacrata solennemente il 31 maggio 1840, per divenire Oratorio del Seminario.
Da allora, salvo qualche vicenda contingente, come il rischio di confisca per usi militari in ottemperanza della legge del Regno d’Italia n. 384 del 22/XII/1861, che abolì anche il Concordato del 1818, e in previsione della lotta al brigantaggio: come la cessione di alcuni locali e del cortile durante la 2a guerra mondiale (1940-‘45), prima per alloggiamento del I Genio pontieri di Trani, poi adibito ad ospedale militare italiano e Ospedale militare tedesco, e in ultimo a sede della Crocerossa, il Seminario ha avuto ed ha sede in quel Convento che - come dice il D’Urso - «per la capacità del locale per l’amenità del sito, e per la vigilanza del governo, ad altri non cede».
E sarebbe bello se si ripristinassero le artistiche balaustre della grande scalinata, di cui recentemente ha parlato mons. Giuseppe Lanave, riproponendoci una suggestiva ricostruzione ideale.
[testo tratt0 da “Seminario in …”, periodico edito dalla Diocesi di Andria, n. Febbraio-Marzo 1993, pagg. 14-15]]