[La navata presso il presbiterio - elab. elettronica su foto di Aurelio Malgherini (la porta sinistra è stata qui montata e replicata a destra)]
Scrive l'Agresti ai primi del Novecento:
"La Chiesa è ad una sola nave con piccolo presbiterio senza balaustra. Otto spaziose finestre dan luce alla Chiesa, ed al Coro, che posa in alto, a ridosso dell'altare maggiore, avendo accesso solamente dall'interno del Convento. Due spaziosi coretti a gelosie (l'uno che abbraccia tutta la parte del Coro dal lato dell'altare maggiore, e l'altro, che si estende lungo il muro soprastante alla porta d'ingresso di detta Chiesa,) sono ammirabili per lavoro d'intaglio e per ornamento, fregiati in oro puro. Altri sei coretti minori sono disposti simmetricamente lungo la Chiesa, ed egualmente fregiati in legno dorato, e tutti, come i primi, con in cima delle creste rabescate."
{tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi" di M. Agresti, tip. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag.107]
[La porta dell'armadio a sx del presbiterio - elab. elettr. su foto di Aurelio Malgherini]
In una "Relazione sul Monastero e Chiesa di donne Monache sotto il titolo di S. Benedetto in Andria", redatta il 22 dicembre 1909 dall'ispettore Angelo Pantaleo della "Soprintendenza ai Monumenti della Puglia e del Molise" la descrizione della chiesa si arricchisce di numerosi altri dettagli:
" ... Ripartiscono le mura numero sei pilastri che formano altrettanti vani, nei quali trovansi, esclusi i primi e gli ultimi, gli altari. In fondo, rimpetto all’ingresso, trovasi l’altare maggiore, con ai muri laterali le porticine dei comunichini per le monache.
Ogni pilastro regge un arco che gira per la volta. In alto le mura hanno un doppio ordine di cornice alla maniera attica e molto sporgente. Le volte sono a cannucce, riquadrate in vario senso da cornici a fogliame e cartocci; sugli archi vi sono cartelle con putti. Questa decorazione in stucco è assai bene condotta, concepita con larghezza e fine gusto."
Presso il presbiterio la chiesa presentava quattro porte, delle quali due ai
fianchi dell'altare
immettevano direttamente nella lunga e stretta sacrestia, una sulla destra
dava nel convento;
la quarta porta sulla parete sinistra (foto a lato) era solo un grande
armadio contenente la nicchia marmorea del cosiddetto
Bambinello di Praga
(foto in basso). Sull'architrave ondulato di quest'ultima si leggeva
infatti il versicolo “GLORIA IN EXCELSIS DEO ET IN TERRA PAX HOMINIBUS BONAE VOLUNTATIS”.
A destra dell'ingresso alla Chiesa c'era poi un'altra porta che immetteva sotto il campanile e una di fronte,
realizzata per esigenze di simmetria e murata esternamente
come l'altra dell'armadio sulla stessa parete, vista presso il presbiterio.
Nella suddetta relazione dell'ispettore Angelo Pantaleo le porte sono così descritte:
"Notevoli sono pure sei porticine in legno a due battenti a fondo giallo tirante al verde, così colorate, previa ingessatura con tinta mesciuta a latte e glutina di frumento, decorate da bastoni dorati con volute, ai quali si attorcigliano e pendono festoni di pallide rose a foglioline verdi. Il tutto è di un gusto assai gentile."
In un'altra relazione, stesa dall'isp. Mario D'Orsi il 5 agosto 1937 per conto della "Reale Soprintendenza alle Opere di Antichità e Arte della Puglia", nella quale relazione sono elencate le opere che si consiglia asportare e recuperare prima della demolizione del Monastero e della Chiesa, sono ascritte anche le sei porte della chiesa:
"Due porte laccate a due battenti ciascuna con pannello superiore a vetrina. Misura di ogni battente: [m] 0,56.5 x 2,25.5. Occorrerà recuperare anche la scorniciatura interna in legno. Quattro porte laccate a due battenti ciascuna, con maniglie in ferro. Misure [m] 0,62 x 2,35 di altezza. Per le scorniciature come sopra."
La dislocazione delle sei porte è indicata nell'Ottocento dal Borsella:
"A questa porta vagamente colorita con cornici dorate, corrisponde un'altra simile, che mette nel Monistero, entrambe messe a piè del presbitero. Una terza porta simile dà l'ingresso alla sagrestia, e l'ultima rimpetto è finta per fare simmetria, sopra ognuna si erge una gran testa di fiori a di cui fianchi veggonsi due Serafini di stucco"
[tratto da Andria Sacra, di G.Borsella, Tip.Rossignoli, Andria, 1918, pp.234]
La foto a sinistra è una rielaborazione elettronica di un originale dello studio Aurelio Malgherini; con l'elaborazione sulla foto è stata inserita l'immagine di una delle due porte laterali restaurate dal valente artigiano Valerio Iaccarino, porte che possono essere attualmente (2015) osservate nella chiesa del Carmine, presso il Seminario e la Biblioteca Diocesana.
Molto bello era anche il pavimento in maioliche istoriate della navata e del presbiterio. Di esso si ha una descrizione nella su citata relazione dell'ispettore Pantaleo:
"Così pure il pavimento, che è un vecchio Capodimonte a mattonelle smaltate a fondo bianco con ornati azzurri, verdi, gialli da sembrare un grazioso tappeto con nel centro l’arma di S.° Benedetto, il corvo che porta stretto nel becco la pagnotta, cibo quotidiano del monaco taumaturgo. In certi punti, il pavimento ha perduto lo smalto, ma tuttavia è assai interessante e di effetto gentile. Io qui debbo osservare che può provenire dalle fabbriche di Rutiliano, essendo ivi stata fondata una fornace intorno al 1700 per opera del Capitolo Palatino di S.° Nicolò di Bari e condotta da artisti Napoletani."
Nella navata dalla parete destra sporgeva un pregevole pulpito in noce scolpito da Nunzio Morano nel 1793. Scrive il Borsella nella sua citata "Andria Sacra":
"La bigoncia è formata con ingegnoso artificio, opera di un nostro concittadino Francesco Morano, decorata di varii fregi, che si estolle dal suolo a piramide con varie intagliature, avendo nella spalliera il corvo col pane in bocca, e con lo stemma di S. Benedetto rilevati in noce di cui è formato. In mezzo al calcavoce splendono i «Rai di quell'Amor, che amando crea»."
L'Ispettore della Sovrintendenza alle Opere di Antichità e d'Arte della Puglia, Mario D'Orsi, in una nota del 14 giugno 1935 in cui enumera gli
"Oggetti rinvernuti nella Cappella a terreno della Curia Arcivescovile di Andria ed in altri locali adiacenti e provenienti dalla chiesa e dal demolendo Convento delle Benedettine in Andria" scrive: "I pochi oggetti di un certo pregio artistico sono stati trasportati in altre Chiese, dove sono bel tutelati: il Pulpito in noce intagliata è nella Ch. di S. Nicola; il Coro nella Ch. della Madonna dei Miracoli, la tav. bizantina con Mad. ed il Putto nel tesoro della Cattedrale, dove sono anche i sacri parati ed il Reliquiario; infine l'Organo settecentesco è nella Ch. delle Stimatine."
L'ispettore Pantaleo, dopo aver descritto la volta, i quadri e l'altare maggiore conclude poi la relazione sulla chiesa con uno sguardo d'insieme allo stile barocco osservato.
"La chiesa così, sia per li stucchi che per gli altari, le grate e il pavimento, à una nota concorde sino nei dettagli, i quali sono con cura studiati, e forma un esempio completo di barocco, pieno di grazia, di gentilezza e genialità. Una nota sola si rende discorde, ed è per via del bianco dato alle pareti e che coprì le dorature degli ornati, le tinte dei fondi patinate dal tempo d’un tono basso e severo, assai confacente all’ambiente. Queste dorature e tinte iniziali affiorano dove la calce è caduta. Molte crepe riscontransi al soffitto ed agli angoli che fanno gli archi con la volta."
In una piccola nicchia delle pareti laterali era posto il simulacro
del "Bambinello di Praga", contornata da una stupenda cornice in commesso di marmi policromi;
l'insieme misurava m 0,88 x 1,30 di altezza; dalla relazione citata in nota
pare che sulla corona ci fosse una sfera, sormontata probabilmente da un
piccolo crocifisso proporzionato, similmente alla corona del suddetto
Bambinello che il Borsella afferma fosse internamente esposto al culto;
le due cerniere visibili sulla cornice marmorea evidenziano infatti che c'era una porticina
a vetri che proteggeva l'interno della nicchia.
[1].
Attualmente l'opera scultorea è fissata sulla parete destra del
transetto (o
basso presbiterio) della Cattedrale, al di sopra della scala che discende nella cripta;
all'interno è sistemata una fotografia che riproduce la preziosa Icona di Andria
(nell'inventario del 1935 dell'isp. Orsi detta “la tavola bizantina con Madonna ed il Putto”),
il cui originale si trovava nell'ambulatorio delle grate del monastero annesso a questa chiesa,
originale che ora (nel 2019) è conservato nel
Museo diocesano "San Riccardo" di Andria.
Così il Borsella descrive il luogo e la cornice ammirati ai suoi tempi, verso il 1845:
"... Né soddisferà meno la vezzosetta faccia, il prezioso vestire del bambinello riposto in un armadio, chiuso a chiave, dentro nicchia di cristallo, bellamante fregiata di marmi scelti, avendo in cima lo spirito settiforme con ghirlanda di marmo, tenendo alla sinistra il vessillo dell'umano riscatto, e la destra atteggiata a benedire. Sul capo gli splende argenteo diadema con globetto, e crocetta in cima. In rimirarlo dirai non altro egli è che il prediletto dell'eterno. ... A questa porta vagamente colorita con cornici dorate, corrisponde un'altra simile, che mette nel Monistero entrambe messe a piè del presbitero."
La descrizione dei luoghi nel suddetto testo del Borsella indica chiaramente che la nicchia marmorea del Bambinello era posta nell'armadio chiuso dalla seconda delle porte di sinistra (foto sopra a lato), quella che presso l'accesso al presbiterio si osservava di fronte all'altra che sulla parete destra immetteva nel Convento.
NOTE
[1] I dati metrici sono rilevati dalla relazione su citata, stesa dall'isp. Mario D'Orsi il 5 agosto 1937. Per questa scultura vi è scritto: "Un tabernacolo in marmo intarsiato e sormontato da corona (attualmente nel 2° stipo a muro di sinistra). Misura 0,88 x 1,30 di altezza alla sfera".