altare maggiore in S Francesco

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altare maggiore
[altare maggiore della Chiesa di S. Francesco ad Andria - elab. elettr. su foto di "Sabino Di Tommaso" - 2012]

Altare maggiore della Chiesa di S. Francesco ad Andria

Percorso museale virtuale

Qui di seguito si enucleano descrizione e note critiche dell'altare.
In un'altra pagina è possibile leggere documenti su come venivano realizzati nel Settecento i commessi di pietre policrome a Firenze e Napoli.

Il pregevole altare

Stupendo è l’altare maggiore della Chiesa di san Francesco ad Andria, opera in marmi policromi con sculture in marmo bianco di Carrara, il quale evidenzia, sia nel paliotto coi putti reggenti il medaglione centrale che negli angeli capialtari “adulti” reggifiaccola, specifiche caratteristiche “sanmartiniane”.

Una sua prima descrizione è di metà Ottocento e la troviamo nell’ “Andria sacra” del Borsella; da essa tuttavia non emerge il marmoraro e lo scultore delle parti statuarie:

“L’altare maggiore elevasi su quattro gradini di marmo bianco aventi due Serafini ai due lati, che stringono fra le braccia il piè dei candelabri. La costruzione è magnifica o si guardino i lavori, o la forma, ovvero le diverse qualità di marmi, che il compongono. In mezzo al frontone spicca una stella di Similoro infissa in cerchio di lapislazzuli. Accanto sporgono due teste di Angioli. La mensa è sostenuta da piedistalli corniciati a varii colori. Il primo gradino della stessa è abbellito con sei coretti lunati, come scudi, aventi nel centro cerchietti di marmo giallo.

Il secondo gradino ha delle foglie bianche ricurve sopra marmo cipollino. Non mancano a destra e sinistra altri ornamenti con piccole frondi. La portella del ciborio offre il Salvatore che sazia i suoi discepoli, col pane della vita. I gradini dell’altare, fasciati di giallo e nero, rendonsi vistosi.”

[testo tratto da “Chiesa di S. Francesco”, in “Andria Sacra” di G. Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pp. 175-176]

Per individuare la “bottega” di provenienza e l’attribuzione di questo altare barocco, imponente opera marmorea eretta nella Chiesa di San Francesco, ci gioviamo di alcuni passi tratti dal sotto citato saggio di Mimma Pasculli Ferrara, nel quale si dimostra che questo altare fu realizzato da Antonio Di Lucca su disegno dell'architetto Giuseppe Astarita. [Nella citazione il grassetto è mio.]

Altare maggiore della Chiesa di San Lorenzo delle Benedettine a San Severo
[Altare maggiore della Chiesa di S. Lorenzo a San Severo - paliotto]

“La recente pubblicazione del volume L’arte dei marmorari in Italia meridionale. Tipologie e tecniche in età barocca (1) mi ha dato la possibilità di riconfermare l’esistenza di un “comune linguaggio” delle arti del Seicento e del Settecento in Italia Meridionale (a partire da Napoli con capillare diffusione via mare, dalle botteghe alle “provincie napoletane”) e affermare che la maggiore testimonianza di questo “linguaggio comune” sono gli altari marmorei di provenienza napoletana ancora in loco in tutte le chiese del viceregno e Regno, laddove queste non siano state spogliate della loro decorazione originaria.(...) (2)

Un fulgido esempio è la fortuna del modello “sanmartiniano” degli Angeli Adulti capialtare in marmo (ovvero di quelle sculture a tutto tondo che adornano le parti terminali degli altari sia a destra che a sinistra), da me riscontrata da Maddaloni a Foggia, Andria, Manduria, Isernia, e Ferrandina fino a Rende (cioè nelle provincie “napoletane” dalla Campania, della Puglia, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria) (...) (3) .

Artefice di questa trasmissione di idee (al di là dell’artista e del committente) si può certamente ritenere il disegno, sia quello che corredava puntualmente tutti gli atti notarili, sia quello che rimaneva in bottega o che si conservava negli Archivi Diocesani destinatari del manufatto. ...

Se il disegno originale va inteso come il diffusore del comune linguaggio napoletano nelle provincie, altrettanto importanti sono i contemporanei rilievi degli altari esistenti, che ci consentono di valutarne la proporzione, la cromia e le differenze qualitative dei marmi, fondamentali per qualsiasi progetto di restauro.

Propongo ad esempio di paragonare il progetto per altare maggiore con Angeli Adulti capialtare nella chiesa di S. Francesco ad Andria (Bari) del marmoraro napoletano Antonio Di Lucca (1710 ca.-1791 ca.), acquerellato a mano secondo l’antica usanza, datato al 1753 e corredato della precisa indicazione dei marmi usati (secondo le indicazioni segnalate dall’atto notarile) (...), (4) con i rilievi del rispettivo paliotto, passamano e balaustrata d’altare (con evidenziata la tecnica esecutiva dell’intarsio), il tutto opera dell’architetto Gabriella De Gennaro (...).

Alla luce di quanto detto, davvero preziosi risultano essere i disegni di Giuseppe Astarita (not. dal 1738 al 1775) ritrovati a Sansevero, o i progetti per gli altari di Foggia, Bitonto ed Andria sopra citati, che ora analizzeremo in dettaglio ... .

L’altare che noi ammiriamo nella chiesa di S. Lorenzo a San Severo ... comporta un paliotto típicamente “sanmartiniano”, caratterizzato da due putti che sorreggono un medaglione centrale. (5) Questo motivo venne originariamente introdotto da Giuseppe Sanmartino nella seconda metà del secolo XVIII, insieme all’altra formula degli angeli capialtari “adulti” reggifiaccola.

... ... ...

[testo tratto da Pasculli Ferrara Mimma, “Puglia - Disegni e modelli lignei per altari marmorei barocchi nel Regno di Napoli”, in Ministerio de Economia y Competitividad Universitad de Còrdoba (a cura), “Dibujo y ornamento: Trazas y dibujos de artes decorativas entre Portugal, España, Italia, Malta y Grecia: Estudios en honor de Fuensanta García de la Torre”, ed. De Cavi Sabina - De Luca editori d’arte, 2015, pp. 383-393, pubblicato online in Fagiolo Marcello (cur.), “ Atlante telematico del Barocco in Italia - Le Capitali della festa - Italia centrale e meridionale”, come “Materiali didattici LM-65 a.a. 2018-2019” dell’Università di Bari, De Luca editori d'arte,( consultato il 04/03/2020)]

altare maggiore
[altare maggiore della Chiesa di S. Francesco ad Andria - elab. elettr. su foto di "Michele Monterisi" - 2011]

Sull'indiretta indicazione della Prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara colta nella citazione appena su esposta, rileviamo una descrizione accurata, ma soprattutto competente, dell'altare maggiore della Chiesa di San Francesco di Andria da uno studio dell’arch. Gabriella Di Gennaro, pubblicato nel testo sotto citato:

“L’altare maggiore, superbo per la sua bellezza e preziosità, è situato al centro del presbiterio ed è realizzato in marmo policromo scolpito e commesso (alto cm. 311, lungo cm. 480, profondo cm. 280). È un prodotto della scuola napoletana, sicuramente della seconda metà del XVIII secolo.
È un prodotto della scuola napoletana, sicuramente della seconda metà del XVIII secolo. … esso è concluso ai due lati da due angeli adulti reggifiaccola. Questi serafini capialtare a figura intera sono molto simili, per fattezza e mano scultorea, a tanti altri ritrovati con frequenza in altari settecenteschi nel Regno di Napoli, molti soprattutto in Puglia.

È sorprendente la somiglianza di tutti questi angeli fra loro anche perché è davvero unica questa originale soluzione di conclusione laterale degli altari. Esempi vistosi sono l’altare maggiore della Cattedrale di Foggia (con angelo capoaltare a destra firmato Sanmartino e datato 1767) e l’altare maggiore della chiesa di S. Benedetto a Massafra, attribuiti allo scultore Giuseppe Sanmartino. Proprio con questi ultimi è possibile dare un puntuale confronto che ci consente di poterli riferire all’ambito della bottega del Sanmartino che riscosse notevole fortuna proprio in Puglia.

L’altare maggiore di S. Francesco si eleva su quattro gradini di marmo bianco con intarsi di marmo rosso d’Africa listati di marmo nero. La mensa, unica nel suo genere, è sostenuta da piedistalli incorniciati a vari colori con ricche volute. Una greca superiore, data dalla ripetizione ritmica di tasselli semiovali in marmo giallo di Siena, delimita superiormente il paliotto che reca un vistoso medaglione circolare in lapislazzuli dell’Afghanistan (6) con al centro una stella di Similoro (7) infissa in detto cerchio e circondata da una corona di pietre dure. Accanto, agli estremi laterali dell’urna, sporgono due teste di angeli a tutto tondo.

i cherubini del paliotto
[particolari: i cherubini ed il medaglione centrale del paliotto dell'altare maggiore della Chiesa di S. Francesco]

Il postergale, costituito da due gradini largamente profusi di decorazione, reca nel primo sei coretti lunati come scudi, aventi nel centro cerchi di marmo giallo; il secondo gradino è abbellito di foglie bianche ricurve ad intaglio e sovrapposte ad un fondo di marmo verde Alpi cipollino, con ornamenti vari, ancora ad intaglio, di piccole fronde. I gradini dell’altare, ricchi di marmi variegati, sono superiormente conclusi da fasce di marmo giallo e nero di Calabria. Al centro del ciborio campeggia una raggiera sagomata in un pezzo unico di marmo giallo di Siena con ai lati due cherubini che iconograficamente richiamano gli angeli della Cattedrale di Andria attribuiti a Giacomo Colombo, pezzi pregevoli di un altare settecentesco completamente distrutto.

i cherubini del ciborio dell'altare maggiore della Chiesa di S. Francesco  i cherubini dell'ex altare di Jacobo Colombo in Cattedrale
[i cherubini del ciborio dell'altare maggiore della Chiesa di S. Francesco (foto "Michele Monterisi")- i cherubini del distrutto altare di Jacobo Colombo in Cattedrale (foto "Sabino Di Tommaso")]

Al centro della raggiera è collocata la porticina di forma ellittica del tabernacolo in argento sbalzato (altezza cm. 28.6) che rappresenta l’Ultima Cena. Questo argento scolpito risale sicuramente al secolo XVIII, ed è anch’esso di ambito napoletano e raffigura con chiarezza Gesù che distribuisce agli Apostoli il Pane Eucaristico. …”

[testo tratto da “Notizie inedite sulla Chiesa di San Francesco”, di Gabriella Di Gennaro, in “La chiesa di S. Francesco. Appunti di storia, arte e spiritualità”,
di Antonio Basile, Grafiche Guglielmi, Andria, 1995, pp. 45-55]


Una descrizione di come erano realizzati i commessi marmorei che compongono questo altare settecentesco è possibile leggerla in un testo del Settecento di Jerôme Richard e nella citata tesi dell'arch. Gabriella Di Gennaro.

Per evidenziare la sorprendente somiglianza tra gli angeli capialtare citati dalla Prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara e dall'arch. Gabriella Di Gennaro, nell'immagine sottostante si pongono a confronto un angelo dell'altare maggiore della Chiesa di San Francesco di Andria con quello dell'altare maggiore della Cattedrale di Foggia; la foto scattata in Andria è di Michele Monterisi, quella ripresa a Foggia è di Antonio Tartaglione, realizzata per l’opera di Mimma Pasculli Ferrara “L’arte dei Marmorari in Italia Meridionale”, De Luca Editori d’Arte, Roma 2013, pubblicata su internet dallo stesso fotografo il 24 febbraio 2014 pubblicizzando la presentazione di tale libro.

angelo capialtare altare maggiore: a sx, Chiesa S. Francesco di Andria; a dx, Cattedrale di Foggia
[angelo capialtare: a sx, altare magg. Chiesa S. Francesco di Andria (foto Michele Monterisi); a dx, altare magg. Cattedrale di Foggia (foto A. Tartaglione)]


NOTE    _

Note di M. Pasculli Ferrara nel saggio citato:

(1) M. PASCULLI FERRARA, L’arte dei marmorari in Italia meridionale. Tipologie e tecniche in età barocca, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2013.
(2) Per chiarezza e per facilitare la lettura ad un pubblico esterno e non specialistico, i nomi delle località meno note andranno accompagnati, secondo l’usanza italiana, dalla sigla della città di provincia tra parentesi tonde al fine di poter localizzare meglio la produzione.
(3) PASCULLI FERRARA, op. cit. (nota 1, 2013), pp. 185-234.
(4) PASCULLI FERRARA, op. cit. (nota 1, 2013), pp. 464-465. Per l’album del decoratore valenzano Nicolau al Museo Nacional del Prado si veda il saggio di S. de Cavi in questo volume.
(5) M. PASCULLI FERRARA, Contributo per la scultura lignea in Capitanata e in area meridionale nei secoli XVII-XVIII, in G. BERTELLI , M. PASCULLI FERRARA, Contributi per la storia dell’arte in Capitanata tra Medioevo ed Età Moderna, Galatina, Congedo Editore, 1989, pp. 77-79.

Note di Gabriella Di Gennaro nello studio citato:

(6) È interessante sottolineare un particolare inedito che emerge dal mio studio su questo medaglione. Il cerchio di lapislazzuli è costituito da quattro pezzi ricavati, a strati, da un unico blocco di questo materiale e ciò è rilevato delle "macchie" del materiale e dalle giunture.
(7) II similoro è una lega di rame-zinco-stagno (nella proporzione: 84% di rame, 9% di zinco e 7% di stagno) che ha lo stesso colore dell’oro.

[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]