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Cronotassi dei Cappellani, dei Parroci e dei Collaboratori
Chiesa di Sant'Angelo (al lago) - S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe
Don Tommaso, il Cappellano miracolato da San Riccardo
Don Tommaso da Sant'Angelo è il primo cappellano della Chiesa di cui,
a partire dal Quattrocento, si ha notizia.
In una formella, scolpita nel Quattrocento e posta sull'arco
del cappellone di San Riccardo in Cattedrale, è
rappresentato il Cappellano di Sant'Angelo guarito miracolosamente
da San Riccardo, avendolo pregato con fede; vi è inciso:
"D[OMINUS] TOMAS DE S[ANCTO] ANG[E]LO A SANGUINIS FLUXU.",
da Mons. Lanave tradotto: "Don Tommaso, prete di Sant'Angelo (la chiesa fuori dalle
mura della città), chiede a S. Riccardo di guarire da un flusso di sangue."
La scultura della formella si ispira alla "Legenda Gloriosi Sancti Richardi
quando migravit ad Dominum"
nella quale il Duca Francesco II del Balzo (1410-1482) aveva raccolto e tramandato
le notizie di guarigioni ed eventi miracolosi che ai suoi tempi
il popolo raccontava e attribuiva a San Riccardo.
Eccone il brano che ne parla:
"Presbyter Thomas de Sancto Angelo imbutus fuit ab illis rabidis ad Sanctum nostrum canibus,
ut eum per sanctum non crederet , & gravatus fluxu sanguinis ita quod ad mortem tendebat,
confessorem petiit; qui ad officium præparatus, inter alia confessus est quod incredulitatem haberet,
Confessor vero ipsum redarguit, asserens se sanctum per visum videre,
qui tutelam civitatis diligenter exercebat. Thomas hæc audiens affatus est:
0 Sancte Riccarde si tu es vere Sanctus pro mea salute intercede, et extemplo sanitatem recepit."
Padre Antonino Maria di Jorio, a pag. 336 della "Vita di San Riccardo"
(tip. Stanislao De Lella, Napoli, 1870) così traduce il testo:
"Il Sacerdote D. Tommaso di S. Angelo, de’ più accaniti tra gli avversari del Santo,
afflitto da largo ed ostinato flusso di sangue, non avendolo potuto arrestare
con tutti gli aiuti umani, ne venne ridotto agli estremi di vita,
e domandò i Sacramenti della Chiesa per disporsi al passaggio dal tempo all’eternità.
Nel confessarsi, tra l’altre colpe accusò la sua incredulità riguardante S. RICCARDO,
su di chè il Confessore ammonendolo con caldo zelo, lo assicurò avere egli veduto
in visione il Santo, che custodiva e proteggeva la Città con grande diligenza,
e che per lui la loro Patria andava immune da molti flagelli.
In udir tali cose l’infermo esclamò: Oh S. RICCARDO! se veramente sei Santo,
intercedi presso Dio per la mia salute. Terminata la sua invocazione,
la malattia scomparve, le forze rinacquero, e la salute fu compiuta in un medesimo tempo."
Cappellani delegati dal Capitolo Cattedrale fino al 1948
(dei quali si ha notizia dai documenti)
Il Borsella a pag. 293
della citata "Andria Sacra" descrivendo a metà Ottocento il
dipinto di "San Michele con bilance in mano, in una delle cui coppe
un'anima a forma di fanciullo è messa" tra un San Leonardo e di una santa Martire dice:
"Accanto al dipinto in carattere semigotico è scritto il nome di
Nicola Tesse sacerdote di questa chiesa cattedrale, forse perchè a di lui spese
fu eseguito quel quadro nel pariete", facendo intendere
che quegli fosse il probabile cappellano incaricato dal Capitolo Cattedrale e dal Vescovo
di curare la Chiesa di Sant'Angelo quando fu realizzato quell'affresco.
Negli elenchi dei presbiteri, presenti a fine Seicento in Andria presso la Cattedrale,
le Collegiate di San Nicola o dell'Annunziata, non compare il nome di Nicola Tesse, ma
quelli di altri due sacerdoti della Cattedrale, il Cantore Carlo Ant.o Tesse e
Don Cesare Tesse.
Tenendo presente che il Borsella visse a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento (1770-1856)
è improbabile che D. Nicola Tesse sia vissuto ai suoi tempi o immediatamente prima,
altrimenti l'avrebbe conosciuto o di lui ne avrebbe avuto notizia sicura.
È quindi probabile che questo sacerdote della Cattedrale, potrebbe essere stato
un Cappellano di Sant'Angelo ai primi del Seicento se non addirittura,
più verosimilmente, in un periodo dei secoli precedenti, tra il Trecento e il Cinquecento
(e il carattere semigotico utilizzato avvalora l'antichità della scritta e del dipinto!).
Un altro elemento che fa pensare che tale scritta sia dei secoli XIV-XV è la sua collocazione:
presso un Arcangelo con bilancia, un San Leonardo e una Martire.
È una raffigurazione prettamente medievale quella della psicostasia
(San Michele intento a pesare le anime), iconografia successivamente abbandonata per quella
dell'Arcangelo che calpesta e trafigge Satana; S. Leonardo, poi, introdotto dai Normanni,
nella nostra Città rifulse soprattutto in pitture e sculture nel tre-quattrocento
(a Santa Croce, a Sant'Agostino, S. Maria La Nuova, ...).
… … … … … … … … …
Il primo Cappellano che si trova registrato in un documento scritto
è probabilmente il Rev. Don Antonio d'Anelli, sacerdote della Cattedrale e
titolare di un "beneficio"
[1]
nella Chiesa di Sant'Angelo al Lago nel 1711.
Nella visita, immediatamente prima, si nomina l'amministratore Giovanni
Giuseppe Antonio senza i dovuti titoli di "Reverendo" e/o "Don",
cosa che fa supporre fosse un laico.
Il loro nomi sono citati nella
relazione della Visita Pastorale effettuata
dal vescovo Mons. Nicola Adinolfi il 19 Ottobre del 1711.
Vi è scritto infatti:
"Ex introitibus d[ic].tae Ecclesiae qui superarent(?) post redditas
rationes per Administratorem Joañ[n]em Iosephum Antoniũ …,
esse faciendũ prò maiori d[ic].tae Eccl[esi].ae ornatu atque decore suffitũ, cui
non sufficientibus praedictis redditibus, sivè introitibus
contribuere debere R. D. Antonium d’Anelli Beneficiatum demandavit, …"
testo che può tradursi:
"Dagli introiti della Chiesa che avanzino tolta la parte per l'amministratore Giovanni Giuseppe Antonio …,
per un maggior ornamento e decoro di detta Chiesa bisogna che essa sia purificata (imbianchita?);
se per tale opera non sono sufficienti i predetti redditi, [il vescovo] ordinò
che deve contribuire il titolare del beneficio, Rev. Don Antonio d'Anelli, …"
Il 1722, nella
Visita Pastorale di Mons. Gian Paolo Torti del 6 maggio
è dichiarato amministratore dei redditi della Chiesa di Sant'Angelo
il R.do Franc.o Paolo Cristiano, priore eletto dal Capitolo e dal Vescovo,
mentre Don Antonio Anelli detiene il "beneficio".
È scritto infatti nella relazione:
"ex redditibus d.tae Cappellae, quae administratur a R.do Fran.o
Paulo Cristiano Priore electo a Capitulo, et R.mo D.no E.po huius Civitatis.
… R. D. Antonius Anelli possidet Beneficium simplex … ."
Il 1881 viene costruita la nuova Chiesa di San Michele Arcangelo e S. Giuseppe
ad opera del generoso Cappellano del tempo: Don Antonio Quacquarelli,
Canonico della Cattedrale, eletto poi arciprete della stessa il 21 Novembre 1901.
[2]
La lapide della dedicazione della Chiesa all'Arcangelo Michele e a San Giuseppe,
affissa nella retrofacciata della Chiesa, ne perpetua il ricordo
con un solenne testo redatto da Mons. Emanuele Merra:
"ÆDICULAM . MICHÆLIS . ARCHANGELI .
VETUSTATE . SQUALLIDAM . ET . DILABENTEM .
SUFFRAGANTE . COLLEGIO . CANONICORUM . MAIORIS . TEMPLI . ANTONIUS . QUACQUARELLI . CANONICUS .
EFFUSA . SUA . IMPENSA .
.
… … …
A . FUNDAMENTIS . EXCITAVIT .
… … …
A . D . MCCCLXXXII ."
Scriveva infatti di lui il Canonico Michele Agresti a
pag. 69
del 2° volume de "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi":
"Nel 1881 il Cappellano, Canonico (e poi Arciprete
della Cattedrale), D. Antonio Quacquarelli, a sue spese, e con le oblazioni e
contribuzioni di cittadini devoti, fe’ riedificare a nuovo quella Chiesa, che è
pure un vero giojello d’arte (non mancando di buoni affreschi), e la rifornì di
altari di marmo, arredi, suppellettili e di tutto l’occorrente."
Il 26 aprile 1906, in occasione della festa della Madonna del Buon Consiglio svoltasi
presso il Santuario della Madonna dei Miracoli, il Vescovo Mons. Staiti,
nominò D. Antonio Quacquarelli Superiore della nuova Pia Unione del Sacro Cuore.
La notizia perviene da pag. 28 del n. 1 del periodico mensile "La Vergine dei Miracoli"
edito a cura del Santuario nel Maggio del 1906. Troviamo scritto:
"Il giorno 26 Aprile scorso si solennizzava la festa della Madonna del Buon Consiglio, ...
coll'intervento di Mons. Staiti, Vescovo della Diocesi e di parecchi Canonici e Mansionari
della Cattedrale e della Collegiata si faceva l'inaugurazione solenne di una nuova associazione
ecclesiastica in onore del S. Cuore.
Mons. Staiti si degnò nominare il primo Superiore della stessa nella degnissima persona
del Can. Arciprete D. Antonio Quacquarelli. ..."
Don Antonio Quacquarelli era nato dai religiosissimi Francesco e Nunzia Liso il 24 marzo 1830
e battezzato il giorno dopo nella Chiesa Cattedrale. Proveniente da una famiglia numerosa
(aveva quattro fratelli),
intraprese, come il fratello Nicola, la via del sacerdozio con grande spirito di dedizione.
Morì il 30 Ottobre 1908 e, nella guida della Chiesa di Sant'Angelo,
gli successe il nipote Francesco, figlio del fratello Vincenzo.
Nel 1909 a Don Antonio Quacquarelli successe nella Cappellania
della Chiesa il Canonico Francesco Quacquarelli che, come il predetto zio,
si prodigò nella cura e abbellimento di questo nuovo edificio sacro.
Scriveva di lui nel suddetto libro Michele Agresti:
"Alla morte dell’Arciprete Quacquarelli (avvenuta il
30 ottobre 1908) il Capitolo scelse a Cappellano di questa Chiesa D. Francesco
Canonico Quacquarelli (nipote dell’Arciprete), il quale continua a mantenerne il
culto iniziato dallo zio Arciprete, spendendovi anche molto del suo, per
renderla sempre più bella ed attraente.
Nel 1910 fe' pure costruire a sue spese, dalla ditta
Insoli di Crema, un organo liturgico, quasi simile a quello [della Chiesa] del Crocefisso."
Una targa sulla colonnina sinistra che regge il palco dell'organo
riporta infatti l'anno di costruzione e l'allora cappellano della Chiesa,
con un breve messaggio "A DIO ONNIPOTENTE / FONTE DI ARMONIA / QUESTO LITURGICO ORGANO /
8 MAGGIO 1910 / CAN. FRANCESCO QUACQUARELLI".
Don Francesco Quacquarelli era nato da Vincenzo, e Cannone Addolorata il 2 Agosto 1855
e battezzato due giorni dopo nella Chiesa Cattedrale dallo zio Don Antonio.
Nella sua esemplare vita come presbitero della Cattedrale, divenne Canonico e,
come abbiamo detto, nel 1909 fu nominato Cappellano della Chiesa di Sant'Angelo.
Dopo aver dedicato quasi venti anni della sua vita alla cura delle anime
di questa Chiesa morì il 25 Gennaio 1928 nella stessa casa dove si era spento lo zio,
al n. 89 di Via Sant'Angelo.
Parroci nominati dal Vescovo pro tempore
(dal 1948 a tutt'oggi)
Nel 1928, alla morte di Don Francesco Quacquarelli,
fu nominato
rettore della Chiesa di Sant'Angelo il Canonico Don Giuseppe D'Angelo,
eccellente teologo del Capitolo Cattedrale.
Don Giuseppe D'Angelo era nato da Nicola e Liso Vincenza il 14 luglio 1891.
Dapprima fu studente liceale nel Seminario Regionale di Molfetta
[3],
poi di teologia in quello Regionale Campano "S. Luigi" di Posillipo;
qui compì gli studi teologici e il 30 marzo 1918 tornò in Andria
consacrato sacerdote. Il primo ottobre dello stesso anno fu nominato cancelliere
della Curia Vescovile andriese.
Dal 1921 fu professore di Sacra Teologia nel Seminario Diocesano, e dal 18 maggio
dello stesso anno eletto Canonico della Cattedrale.
Il 29 luglio del 1936, durante la rettoria della Chiesa di Sant'Angelo,
fu eletto arcidiacono della Cattedrale, carica che conserverà fino al 24 aprile del 1953.
Il 2 ottobre del 1948 il vescovo Mons. Di Donna eresse
a parrocchia la Chiesa di San Michele Arcangelo e San Giuseppe,
il 20 novembre successivo nominò primo Parroco della stessa Don Giuseppe D'Angelo.
Dopo quasi trent'anni di esemplare e instancabile servizio dedicato alla Chiesa
di Sant'Angelo, il 5 aprile 1957 Mons. D. Giuseppe D'Angelo
si spense prematuramente, all'età di circa 66 anni.
[raggiera realizzata nel 1951 - Don Giuseppe D'Angelo, il 26 aprile 1954, nello svolgimento del suo ministero (messa di un matrimonio)]
Nel 1951 Mons. Giuseppe D'Angelo fece realizzare dal signor Alessio Mattia, valente artigiano di Bari,
una grande raggiera con doratura
a 22 carati e nuvola in argento per l'esposizione dell'eucarestia,
arredo sacro di gran pregio costato la considerevole somma di lire trecentomila.
(La raggiera è stata poi restaurata nel 1992 dal parroco del tempo Don Giuseppe Lapenna)
Il 14 aprile 1957, 9 giorni dopo la morte di Mons. Giuseppe D'Angelo,
Don Cosimo Quacquarelli, già suo vice parroco dal 1 gennaio 1954, fu nominato dal Vescovo Mons.
Francesco Brustia Vicario Economo della parrocchia. Il 16 marzo 1961 con una
bolla di papa Giovanni XXIII fu eletto parroco della stessa Chiesa di S.
Michele Arcangelo e S. Giuseppe e quindi il 30 maggio 1961 lo stesso vescovo
gli conferì il possesso canonico della parrocchia.
Don Cosimo Quacquarelli era nato ad Andria il 19 dicembre del 1914 da Francesco
e Chiara Abbasciano.
Fu studente di ginnasio nel Seminario di Andria (rettore Mons. Riccardo Rella),
e poi di liceo, filosofia e teologia in quello Regionale Pontificio di Molfetta
(rettori dapprima Mons. Pietro Ossola e poi Mons. Corrado Ursi).
Il 25 agosto 1940 ricevette gli ordini minori (o ministeri)
[4]
di Ostiario e Lettore da Mons.
Giuseppe Di Donna in Andria, il 1 gennaio del 1941 gli altri due
di Esorcista e Accolito da Mons. Pietro Ossola a Molfetta; il 5 gennaio
e poi il 20 dicembre del 1941 ricevette gli ordini maggiori di Suddiacono
e Diacono, il primo da Mons. G. Di Donna nella Chiesa di S. Maria Addolorata alle Croci di Andria,
il secondo da Mons. Bianchi nel Seminario Regionale Pontificio di Molfetta.
Fu consacrato Sacerdote da Mons. G. Di Donna il 5 luglio 1942 nella Chiesa
di S. Maria Addolorata alle Croci.
Dal 19 luglio 1942 svolse le mansioni di coadiutore presso la parrocchia di San Nicola;
dal 1 ottobre del 1945 insegnò materie letterarie nella scuola media del Seminario Diocesano di Andria.
Dal 14 aprile 1946 fu anche cappellano della chiesetta di Sant'Andrea alle grotte;
il 20 marzo del 1949 fu eletto Canonico della Collegiata Insigne di San Nicola.
Il 29 giugno 1988 fu eletto Canonico del Capitolo Cattedrale di Andria.
Nella prima metà degli anni Sessanta del Millenovecento Don Cosimo Quacquarelli,
parroco di Sant'Angelo, ristrutturò la Chiesa, adeguandola ai nuovi assetti liturgici
richiesti dal Concilio Ecumenico Vaticano II: spostò l'altare maggiore contro la parete absidale,
innalzò nel presbiterio una nuova ara utilizzando nei suoi pilastri parte dei marmi policromi
asportati dal suddetto altare maggiore, ridipinse le pareti, ridispose le tele
che decoravano i dossali d'altare e, soprattutto, consolidò le strutture murarie;
per il lungo periodo dei lavori le funzioni liturgiche si svolsero
nell'ampio sotterraneo (al numero civico 81, quasi di fronte alla chiesa),
dove lasciò depositati gli arredi non più riutilizzati, come alcune lapidi
e le balaustre ferree degli altari laterali.
[1961 - Don Cosomo Quacquarelli celebra un matrimonio; sulla perete destra del presbiterio c'era una mensola e la scarabattola che esponeva l'Addolorata
dietro gli sposi si intravede parte della sottile balaustra che separeava il presbiterio dall'aula della navata]
Il 9 luglio 1967, ricorrendo il XXV di Sacerdozio di Don Cosimo Quacquarelli,
Mons. Giovanni Papa di lui scriveva:
"... abbiamo avuto modo di ammirare lo zelo instancabile del parroco,
in una parrocchia di circa 7 mila anime, sino al novembre 1965 privo di vice parroco:
sempre gioviale e allegro, dominatore di secstesso, mai impaziente, pronto a qualunque ora,
anche nelle più inopportune, generoso con tutti, premuroso specialmente verso gli infermi
che con tanto amore visita di frequente ... . Fiducioso nella Divina Provvidenza
egli ha potuto completare con fede e serenità i lavori di abbellimento della Chiesa ..."
Il 16 febbraio 1988, ad oltre 73 anni di età, lasciò la guida della Parrocchia,
pur continuando a servirla come coadiutore. Il 3 aprile del 1997 tornò per l'ultima volta
nella sua Chiesa per ricevere l'estremo saluto del Vescovo, del Clero e dei suoi parrocchiani.
Nel 1988 la guida della Parrocchia fu affidata a Don Giuseppe Lapenna,
nato il 30 luglio 1942 ed ordinato sacerdote il 29 giugno 1968.
In oltre quindici anni (1988-2003) di esemplare servizio sacerdotale in questa parrocchia,
ha apportato numerosi miglioramenti all’edificio sacro; tra i più evidenti ma non unici,
il restauro dell’organo, l’istallazione delle due nuove vetrate artistiche sulla facciata
e sull’abside. Attualmente svolge la sua attività di parroco nella Chiesa di S. Luigi a Castel del Monte.
Dal febbraio del 2003 la cura della Parrocchia di S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe
è stata affidata dal Vescovo Mons. Raffaele Calabro a Don Francesco Santovito,
nato l’11 agosto 1947 ed ordinato sacerdote il 30 ottobre 1971.
Nella sua instancabile e proficua guida della grande famiglia parrocchiale è stato coadiuvato
negli ultimi anni da Don Michele Lamparelli e da settembre 2014 da Don Francesco Di Corato.
Molte sono le sue iniziative che mirano alla migliore efficienza dell’edificio parrocchiale;
l’impegno più rilevante è l’attuale restauro e risanamento della splendida Chiesa
nonché dei vari ambienti di servizio: gli uffici, l’oratorio, la sacrestia.
Dal 5 novembre 2016 la Parrocchia è stata affidata dal Vescovo Mons. Luigi Mansi a
Don Pasquale Gallucci,
nato il 10 febbraio 1970 ed ordinato sacerdote il 29 giugno 1996, già educatore nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta
e dal 2009 fino a questo incarico rettore del Seminario Diocesano di Andria.
Don Pasquale dall’ottobre 2019 è stato coadiuvato Padre Francesco Piciocco e dall'ottobre del 2021 da Don Vincenzo Pinto.
Due indimenticabili collaboratori
della Chiesa di Sant’Angelo
Mons. Giovanni Papa
[Giovanni Paolo II saluta affabilmente mons. Giovanni Papa]
Figura di grande rilievo spirituale e culturale, mons. Giovanni Papa era nato il 15 dicembre 1918
da Vincenzo e Lucia Moscatelli.
Ordinato sacerdote dal Servo di Dio mons. Giuseppe Di Donna
il 18 maggio 1944, Giovanni Papa, dopo alcuni incarichi sacerdotali presso la chiesa
del SS. Crocifisso e nel santuario di Maria SS. dell’Altomare, laureatosi
nella Facoltà di Storia Ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana in Roma,
nei primi anni Cinquanta del Novecento esercitò per qualche tempo il suo ministero
nella Parrocchia di San Francesco e di Sant’Angelo, finché,
per la sua alta formazione culturale e le sue spiccate qualità morali,
non fu chiamato ad operare a Roma presso la Sezione Storica della Sacra Congregazione dei Riti.
Dal 1985 fu Protonotario Apostolico di Sua Santità.
Tornato in Andria fece dono di centotrentasette reliquie di Beati e Santi alla Cattedrale
e di circa settemila volumi alla Biblioteca Diocesana “San Tommaso d’Aquino”, e
collaborò assiduamente con questa Chiesa di Sant’Angelo finché non si ammalò gravemente.
Chiamato in cielo il 1 luglio del 2006, la messa esequiale per la sua adamantina anima sacerdotale
fu presieduta dal Vescovo mons. Raffaele Calabro e concelebrata da diversi sacerdoti
nella sua chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo e San Giuseppe.
[5]
Don Raffaele Daniele
[1985, Don Raffaele guida un campo-scuola diocesano dell’A.C.R.]
“Sacerdote dalla forte personalità, che credeva fermamente nel suo Sacerdozio come dono e missione,
Don Raffaele Daniele, colse con avidità i fermenti del Concilio Vaticano II
come urgenti indicazioni pastorali, lavorò in maniera capillare e diretta a servizio della Chiesa,
lottò con passione, senza arrendersi mai.”
Così lo descrive Don Francesco Santovito
a pag. 7 del volume “Don Raffaele Daniele ‘sacerdote a servizio’ ”
(edito nel 2009 per le ‘Grafiche Guglielmi’).
Era nato il 24 aprile 1937 da Leonardo e Filomena Vurchio. Ordinato sacerdote
da Mons. Francesco Brustia l’8 luglio 1962 nella Chiesa del Sacro Cuore, fu inizialmente
collaboratore parrocchiale presso la stessa Chiesa, poi in quella di San Domenico.
Nelle pagine 9-29 dello stesso volume Beppe Tortora ne traccia il profilo biografico; eccone qualche stralcio:
“Mons. Brustia intravide in questo giovane prete tutto l’entusiasmo per la cura
e per la formazione dei piccoli e, nell’Ottobre del 1963 gli affidò l’incarico
di assistente diocesano dei fanciulli di A.C. e dei chierichetti.”
Gran parte della sua vita sacerdotale fu da allora dedicata alla formazione religiosa
di tutti e tre i settori dell’A.C., fanciulli, ragazzi, adulti, dei catechisti-educatori;
contemporaneamente ricoprì, in vari periodi, incarichi parrocchiali in Sant’Angelo,
in S. Maria Assunta e S. Isidoro a Montegrosso, in S. Luigi a Castel del Monte.
“La sua presenza nella comunità di S. Angelo durò per 35 ininterrotti anni,
a partire dal 1972. … Nel mese di febbraio 1988 il Vescovo accettò la rinunzia nell’ufficio
di parroco di don Cosimo Quacquarelli e nominò don Raffaele amministratore parrocchiale,
assegnando come collaboratore don Giuseppe Lapenna. … In soli cinque mesi don Raffaele
‘rivoluzionò’ la parrocchia. Iniziò la ristrutturazione degli ambienti parrocchiali
per renderli più accoglienti e decorosi; il suo servizio coincise col pensionamento
del sagrestano e decise, così, di installare l’impianto elettrico delle campane.
… Quando la responsabilità della comunità passò a don Peppino Lapenna,
non abbandonò la sua collaborazione pastorale a S. Angelo ...”
Il 10 febbraio del 2003 fu colpito da un grave coma diabetico e venne ricoverato
presso l’Ospedale “S. Filippo Neri” di Roma; ciò lo costrinse a lasciare l’incarico
parrocchiale di S. Luigi a Castel del Monte, dove subentrò parroco don Giuseppe Lapenna.
Il Vescovo nominò quindi don Franco Santovito parroco di S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe,
mentre don Raffaele diventò suo collaboratore.
“Questo incarico coincise con la fase conclusiva della sua vita e lo svolse
con lo stesso zelo pastorale che aveva contraddistinto da sempre il suo ministero sacerdotale
… fino al 13 dicembre 2007, quando fu chiamato dal Padre ad entrare nella Gerusalemme celeste.”
NOTE
[1]
il "
Beneficio ecclesiastico" era il diritto di godere i redditi connessi
alla concessione di un bene immobile, terra o fabbricato, condizionato
dalla prestazione di particolari servizi religiosi o caritativi,
come cura di un altare, celebrazione di Sante messe, aiuto a persone bisognose.
Dal 1983 tutti i "benefici" sono stati estinti e i relativi beni
trasferiti all'Istituto per il sostentamento del Clero.
[2]
Michele Agresti, canonico della Cattedrale ai tempi di Don Antonio Quacquarelli,
a pag 462 del I volume de "
Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi",
a proposito delle "
liti fra il Capitolo, i Parroci e l'Arciprete - Parroco
circa l'assegno della congrua parrocchiale", racconta una vicenda
occorsa al Quacquarelli mentre era Arciprete del Capitolo Cattedrale:
"
Morto l'Arciprete Leone (nell'aprile del 1901) venne a succedergli
il Canonico Cantore D. Antonio Quacquarelli, nel settembre del medesimo anno 1901.
Il Quacquarelli, che fu il più zelante costenitore dei diritti capitolari,
circa l'Amministrazione dei beni dell'Arcipretura curata, faceva sperare che,
finalmente, avrebbe finito col cedete al Capitolo quei beni che,
fino allora, non avevano voluto cedere i due suoi predecessori, Memeo e Leone. E, infatti,
appena messo nel possesso dell'Arcipretura Curata, consegnò l'amministrazione
dei relativi beni nelle mani del Capitolo, il quale delegò i Canonici Matera ed Agresti
ad amministrarli; riserbandosi poi di definire il quantitativo della rendita da assegnarsi al Quacquarelli. ..."
L'Agresti, nel seguito del XIX capitolo, riporta come si conclude la vicenda, con una sentenza
della Sacra Congregazione Generale della Santa Sede del 1904.
[3]
Mi piace qui trascrivere
una lettera che il giovane Giuseppe D'Angelo, studente
dell'ultimo anno di liceo nel Seminario di Molfetta, indirizzò al padre Nicola
il 5 dicembre 1911 per il suo imminente onomastico. Mostra
questo scritto elevata nobiltà di carattere nella quotidianità dei sentimenti,
senza mancare di nostalgia per l'intimità familiare, appena celata sotto un dosato e delicato umorismo.
Molfetta, 5 – 12 – 1911
Amatis.mo Padre,
Oggi mentre mi metterò a tavolino per fare la santa traduzione latina per domani,
è balenata nella mia mente un’idea, sapete quale? quella di non poter
far passare sotto silenzio la giornata di domani sì bella e cara per voi.
È vero che mentre io starò domani ancora in iscuola a sentire la conferenza
del professore di latino e greco voi mangerete lietamente, ma questo dolore mi passa subito,
pensando che fra non molto verrà Natale; oh, le belle cose che mi ricorda la parola Natale!
Ebbene, come dicevo, voi domani sarete in festa ed io sebbene lontano e in Seminario,
pure prenderò parte alla vostra allegria, non certo materialmente ma spiritualmente.
Già mi sembra di vedere i bicchieri pieni del bel Bacco, il dio del vino, ed indi vuotarsi
e riempirsi che è una magnificenza; da tutti che sono a tavola spira un raggio di allegria
ed io qui inchiodato sopra una panca ad ascoltare non più il professore di latino e greco
ma quello di chimica. E mentre costui mi spiegherà le diverse composizioni chimiche,
io mi porterò col pensiero in mezzo a voi.
Ma via! A quanto sembra invece di render maggiormente lieta la vostra festa la vado
rendendo più triste; no, o padre, è la natura umana che fugge i sacrifici e
corre là dove v’è da godere, perciò non attribuite a me questa colpa,
ma alla nostra natura, giacché essa è chiamata dalla Chiesa - fragilitas humana.
Intanto io vi auguro le più belle cose per multos annos, e temendo di essere molto lungo
e anche perché il tempo fugge ed io ho molto da fare, vi ripeto i più vivi e sinceri e cordiali baci.
Vostro Peppino
Memento mei_
Saluti a tutti che sono a tavola e a Vincenzino che certamente lo credo presente, e a tutti quelli di casa sua.
Saluti a voi
una Preghiera a S. Nicola … … [i puntini sono effettivamente scritti nella lettera]
[4]
Nel 1972 Papa Paolo VI (su indirizzo del Concilio Ecumenico Vaticano II) abolì
gli ordini di ostiariato (portiere e campanaro), esorcistato e suddiaconato;
da allora i rimanenti ordini di lettorato, accolitato e diaconato sono chiamati "ministeri"
e non sono più conferiti solo a chi diventerà presbitero,
ma anche a laici idonei e vocati a tali funzioni.
[5]
Queste notizie su mons. Giovanni Papa sono state estratte dal testo di don Luigi Renna pubblicato
nelle pagg. 117-118 della “
Rivista Diocesana Andriese” n.3/4 di lug-dic 2006.