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I bassorilievi del Quattro-Cinquecento
nell'abside del Cappellone di San Riccardo
Per la grande Cappella di San Riccardo l'esposizione sia dei dati storici che delle analisi affettuate dagli studiosi,
considerata la vastità dell'argomento, è qui frammentata nelle seguenti pagine:
- Il Cappellone di San Riccardo,
- l'Altare di San Riccardo,
- I bassorilievi del Quattro-Cinquecento, (in questa pagina)
- L'armadio delle reliquie,
- Le quattrocentesche tavole dell'Intercessione.
[Cappellone di San Riccardo: abside - foto di Sabino Di Tommaso - 2011]
Le parti artisticamente più preziose di questa cappella sono i
bassorilievi degli stipiti e dell'arco absidale, realizzati a fine Quattrocento o, più probabilmente, nella prima metà del Cinquecento da un
ignoto scultore, e le due stupende tavole dipinte del terzo quarto del Quattrocento,
che un tempo chiudevano dietro l'altare l'armadio delle reliquie ed oggi
esposte nel Museo Diocesano.
[busto di S. Riccardo, sull'altare nel 2011 - foto Michele Monterisi]
Per un'analisi sia artistica che profondamente religiosa delle singole formelle rimandiamo alle pagine ad esse dedicate,
cliccando sulle sottostanti foto.
Per lo studio piuttosto letterario delle sculture riprendiamo invece le parole di Vincenzo Schiavone:
Lo scultore della Cappella non inventa liberamente,
ma traduce — con immagini di pietra — il contenuto di alcuni documenti
che nel suo tempo aveva a sua disposizione e che egli ben conosce.
Il documento a cui egli si ispira nei dieci scomparti dell'arco è una
Vita di San Riccardo,
redatta da un autore per noi anonimo.
Si tratta di una legenda, così detta perchè destinata alle necessità
dell'ufficiatura liturgica della Chiesa di Andria.
Ogni Chiesa nel Medioevo aveva i suoi Santi propri e ogni Santo doveva avere perciò una propria legenda,
che, in quanto lettura edificante e nutrimento della pietà religiosa
non ha — come è noto agli studiosi di agiografia medioevale — carattere e valore di documentazione storica.
Essa, divisa in lezioni, veniva letta dai preti nella recita dell'ufficio divino.
Così, all'anonimo agiografo, non interessa la identificazione del tempo storico del Santo Vescovo,
che nella legenda viene riportato indietro di ben sette secoli (il tempo di Papa Pelagio I),
il che per Andria è storicamente inammissibile. Ma l'Autore non distrugge per questo la verità storica del Santo:
la realtà del personaggio rimane, anche se la verità storico-temporale svapora in tempi tanto remoti.
Lo scultore non ignora il contenuto e il valore di quella lettura;
ma ha saputo cogliere, soprattutto, il significato più vero e più profondo della Vita di S. Riccardo:
e riporta, nel linguaggio della pietra e delle immagini, il suo messaggio. ...
Nel primo sesto dell'arco, a sinistra, in cinque bassorilievi, appare una figura umana dal volto austero,
ora sfigurato, sempre in rapporto con un rotolo.
Lo porta sottobraccio, reggendolo con le due mani (contando dal basso, formella 5), due volte lo addita (formelle 1, 4),
accenna a un segno di benedizione (formella 2), segna col gesto un luogo particolare sul rotolo aperto (formella 3).
Nel sesto successivo, a destra, nel punto più alto, è raffigurato
un volto attento che legge rivolgendosi a un uditorio (formella 6);
subito dopo, il Santo, con uno sguardo di grande intensità espressiva,
appare tutto assorto sulla Sacra Pagina (formella 7);
ne addita poi, e in un atteggiamento dialogante, un luogo particolare (formelle 8, 9);
e infine, nell'ultimo scomparto, mostra il suo rotolo
sollevandolo tutto dispiegato con le due mani (formella 10, in basso a destra).
Il rotolo, scolpito ogni volta in ciascuno dei bassorilievi, è certamente quello della Scrittura,
e le parole che Riccardo legge sono perciò "Parola di Dio",
messe per iscritto sotto la ispirazione dello Spirito Santo.
La lettura della Parola su di un rotolo, può qui ricordarci che fu tenace nell'antichità
l'uso della lettura del Vangelo fatta direttamente nel testo della Scrittura
(la bibliotheca del Medioevo) anziché in una raccolta di brani promiscui.
Egli legge come ministro di quella Parola. Sembra suggerircelo la foggia del copricapo,
che, in nove bassorilievi, appare ogni volta come un caratteristico berretto sacerdotale.”
Ma in uno dei pannelli, e di particolare forza espressiva,
il Santo si presenta con un atteggiamento paludato e maestoso (formella 9):
il copricapo qui diventa una cuffia, stretta e aderente, a lembi allungati che coprono le orecchie.
È il «kamelaukion» (camelaucum), il copricapo proprio degli antichi Vescovi
ai quali esso veniva talvolta conferito per privilegio papale
e che nel secolo XII — il secolo di San Riccardo — è già considerato come copricapo liturgico del Vescovo.
E qui San Riccardo è, verosimilmente, rappresentato nella funzione
di Vescovo–liturgo che guida e ammestra il suo popolo. ...
[Formelle dell'abside - foto Michele Monterisi, 2011]
[Formelle dell'abside - foto Michele Monterisi, 2011]
... Anche nello scolpire i sedici scomparti dei pilastri lo scultore attingerà
alla Vita dell'Anonimo, ma si servirà poi di un altro documento.
Nell'arco il tema era il Rotolo: la Parola. Quelle Parole di vita eterna
San Riccardo le aveva annunziate, spiegate, amate e fatte proprie.
Nei pannelli, la Parola viene osservata, tradotta in pratica e cioè testimoniata
e fatta propria con la vita, spesa al servizio dei fratelli, accanto al suo popolo.
Ecco allora il significato dei primi tre bassorilievi di destra, dal basso in alto.
Il primo, che è il più basso [a destra], è come la chiave di lettura di tutto il Cappellone.
Si noti: in alto, su Andria, con le sue torri, i segni del potere politico e la Cattedrale,
le case degli umili e dei potenti, si stende — evidente sulla cornice della formella — il riccio del Rotolo aperto.
E questa prima raffigurazione scultorea è anche scena evangelica:
Riccardo, in veste vescovile, che alle porte della città dà la vista e a un cieco. ...
Nella seconda formella è una povera storpia, che il Vescovo accoglie e risana.
Dei pannelli, questo è — artisticamente — dei più felici per il rilievo delle figure scolpite,
il sentimento che ispirano e il geometrico spessore con cui si profila in alto la Città,
scolpita al di là della cinta muraria: con la sua torre fortificata,
il Palazzo dei Del Balzo, le case, la chiesa con l'abside e il Campanile,
ancora fermo alla cella campanaria. ...
Il terzo pannello è fra tutti il più affollato di volti umani,
scolpiti con grande delicatezza, e per la efficacia della rappresentazione parla da sé.
Dalla porta della Città accorrono i sofferenti, storpi e infermi;
vi appare anche un innocente fanciullo, in ginocchio implorante
ai piedi del Vescovo che lo tocca con la mano. ...
Il Duca Francesco II Del Balzo, oltre alla relazione che egli stesso scrisse
sul ritrovamento delle reliquie di S. Riccardo, ci ha lasciato anche una
Legenda miraculorum
in cui raccoglie e tramanda notizie di guarigioni e di fatti miracolosi
che la coscienza popolare attribuiva alla intercessione del Santo.
Le formelle che seguono si ispirano fedelmente a quella Legenda:
vi sono infatti raffigurati gli stessi fatti prodigiosi che il Duca aveva elencato,
con brevi didascalie che riportano anche i nomi delle persone miracolate.
Sono disposte attorno all'altare del Santo come tavolette votive di pietra,
a testimonianza della ripresa del culto e della devozione popolare per il Santo Patrono,
dopo il ritrovamento del suo corpo. ...
Attraverso queste sedici sculture giungono a noi, come in un documento di pietra,
alcuni frammenti di vita dell'Andria del Quattrocento e della sua gente:
dei suoi bisogni e delle difficoltà, delle ansie e delle sofferenze esistenziali,
della fiducia che dà la presenza nella città di un Santo che assiste,
protegge, esaudisce, vicino al suo popolo come rifugio e come speranza.
Lo scultore sa animare le sue raffigurazioni esprimendo sentimenti umani
con sobrietà e delicatezza, nei volti assorti, nel gesto implorante.
Interessanti alcuni particolari dell'Andria di fine Quattrocento:
la foggia degli indumenti nei personaggi diversi per età e condizione sociale,
la funicella che assicura il cieco alla sua guida, il letto matrimoniale, la culla,
lo sgabello di fèrula, la catenella del focolare; e poi il panorama di Andria,
la semplice facciata della Cattedrale, la torre campanaria ancora incompleta,
il Palazzo del potere, le mura fortificate della Città.
Queste sculture, al Borsella che per il primo le descrisse nella sua
Andria Sacra,
apparvero rozze, ma «sebbene rozze, pure nella loro rozzezza e semplicità, mostrano
l'adolescenza dell'arte la quale vennesi perfezionando [colla scuola
della statuaria, che fiorì in Andria come appare da tumuli scelti nelle
diverse schede e da frontespizii, ed imprese per la città ...] ». ...”
Monsignor Giuseppe Lanave aggiunge una interpretazione prettamente religiosa dell'insieme:
“L'arco di San Riccardo, con i suoi pannelli scolpiti in
pietra, presenta i due aspetti essenziali della vita del Vescovo di
Andria: Evangelizzazione e opere di carità.
Nelle dieci formelle che rivestono il sesto dell'arco, è illustrata
la missione del Santo. Egli fu prima di tutto e soprattutto evangelizzatore.
Nelle sedici sottostanti che rivestono i due
pilastri dell'arco, sono ricordate le principali opere di carità nelle
quali il Santo, vicino al suo popolo, traduce la sua fede nel Vangelo.
Le dieci formelle sono stupende, non solo per la fattura artistica
(sono belle!), ma per il contenuto eccezionale, si direbbe unico. ...
Non è facile interpretare i dieci pannelli in ogni singola
raffigurazione e nei dettagli. Anche perché alcuni di essi sono alquanto
deteriorati. Forse per un certo tempo furono esposti ad azione erosiva
di umido. In seguito furono restaurati con integrazioni di gesso molto
approssimative. Da essi emerge però una stessa verità, lampante ed
ineludibile: i dieci scomparti illustrano l'azione evangelizzatrice di
S. Riccardo. ...
S. Riccardo è nelle pietre della Cattedrale! Basta guardare
quell'arco del suo altare, arco non mai letto da noi, che io ho
incominciato a leggere e capire; e l'ho capito completamente quando, ...
posta una impalcatura, sono salito sino in alto e ho capito la grandezza
di questo nostro Padre fondatore della Chiesa di Andria, S. Riccardo. In
quell'arco c'è la sua storia, in quell'arco c'è l'anima di un grande
uomo, Francesco II del Balzo. ...
Guardando l'arco scolpito in pietra di S. Riccardo, qui nel
cappellone, si scoprivano pannelli che cantavano le opere di carità di
S. Riccardo. ... nella girata dell'arco ... dieci pannelli riproducono
S. Riccardo Evangelizzatore. Francesco II del Balzo lo ha presentato con un rotolo della Bibbia.
... S. Riccardo è entrato in Andria col volume sotto il braccio. Altri
pannelli lo rappresentano mentre srotola il volume e lo legge. Due
stupendi pannelli presentano S. Riccardo che ha il dito puntato sulla
Bibbia, quasi a dire agli Andriesi: «La Sacra Scrittura, la Parola di Dio!
È quella, che cambierà totalmente la comunità».”
[tratto da "San Riccardo Protettore di Andria",
di G. Lanave, A.Marrazzo, V.Schiavone, Grafiche Guglielmi, Andria,
1989, pagg. 9, 77-78, 82, 110-119, 138].
[tela di S. Riccardo, realizzata probabilmente subito dopo i due busti
d'argento (1837-1840) - foto Sabino Di Tommaso, 2017]
Le descrizioni e i commenti delle singole formelle possono essere letti cliccando col mouse su ciascuna di esse.
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso
(se non diversamente indicato)]