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La vita conventuale e gli ambienti
Fin dagli inizi del Duecento gli ambienti di un monastero o di un convento
erano disposti secondo un particolare criterio di vita spirituale; erano realizzati intorno
ad un chiostro di forma quadrata come la Gerusalemme Celeste descritta da S. Giovanni (Apocalisse cap.21, v.16),
e orientati sui quattro lati in base alle regole architettoniche
scritte da Hugo da Folieto (1100 a Fouilloy - 1174 a Saint-Laurent-au-Bois)
nel suo “De Claustro Animæ”
(un codice progettuale riportato in un inventario manoscritto in latino,
steso tra il 1185 ed il 1199 e conservato nella biblioteca di Morimondo).
Quando viene costruito il complesso conventuale di San Francesco in Andria,
l'ideologia iniziale su citata si è già stemperata impregnandosi dei vari
influssi della cultura rinascimentale. Comunque è possibile riconoscere
molte correlazioni tra gli ambienti realizzati intorno al chiostro e
la destinazione d'uso prevista dai criteri ancora in voga all'epoca del suo
innalzamento.
Centro della vita conventuale è
il chiostro, quadrato come la Città celeste
descritta da San Giovanni, è il paradiso dove il monaco nel silenzio, la meditazione,
la lettura dei testi sacri incontra Dio.
Le gallerie che corrono lungo il suo armonico peristilio raggruppano e collegano
le varie sezioni del convento in modo decisamente funzionale.
Secondo quanto scriveva Hugo da Folieto i quattro corridoi del chiostro,
ad iniziare da quello ad Oriente per finire a quello a Settentrione, rappresentano
il percorso verso le quattro virtù dello spirito umano:
- il lato Est, quello del lavoro dei monaci, è il corridoio che porta al disprezzo di sé,
- il lato Sud, quello dei servizi materiali, porta al disprezzo del mondo,
- il lato Ovest, il corridoio dei conversi con la foresteria, esercita nella carità - amore per il prossimo,
- infine il lato Nord, quello che affianca la Chiesa, conduce all'amore per il Signore.
Al centro del chiostro c'è il pozzo dell'acqua, immagine di Cristo, fonte di vita e
beatitudine.
Dal 1962 il chiostro di San Francesco è lastricato;
un tempo era probabilmente tenuto a giardino con vialetti intermedi che lo dividevano
(com'era uso) in quattro settori corrispondenti, spiritualmente, alle quattro Virtù Cardinali,
(la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza) ma non abbiamo tracce o documentazione di tale suddivisione.
Nel complesso conventuale di San Francesco, come in quello di
San Domenico, la Chiesa
non si trova sul fianco Nord del chiostro, ma su quello opposto; solo nel monastero
di
Sant'Agostino la posizione rispetta tale regola,
forse peché la prima struttura di quest'ultimo risale
agli inizi del Duecento quando ferrea ne era l'osservanza.
Tutti gli altri ambienti del complesso di San Francesco paiono, invece,
edificati esattamente come previsto dai canoni costruttivi su enunciati.
Proviamo ad effettuare una breve analisi degli ambienti che ipoteticamente sorgevano intorno al chiostro
del nostro convento agli inizi, ambienti di cui ancor oggi restano tracce più o merno evidenti.
Teniamo comunque presente che il chiostro è stato più volte modificato e ampliato; probabilmente
nei lavori del Cinquecento, nel 1616 (in base alla data che il Merra afferma aver letto su primo pilastro)
e nei secoli successivi fino al Novecento con la trasformazione di gran parte del complesso
in Palazzo del Comune.
Ambienti del lato Est, ad oriente del chiostro, utilizzati dal frate per le attività comuni,
alfine di non chiudersi in se stesso e fraternizzare le sue capacità, ma anche la propria fragilità.
1 - Confinante con la chiesa troviamo uno stretto ambiente voltato a botte, quasi di passaggio:
originariamente poteva essere l'armarium, dove i frati riponevano i libri
usati quotidianamente nel coro, per le preghiere o la meditazione.
(Nella sequenza di immagini la prima a destra, detta "Sacrestia di Santa Chiara")
2 - Segue l'ambiente più importante del convento: la sala capitolare,
annunziata dalle sue tre porte gotiche in pietra riccamente scoltpite a motivi floreali.
In questa sala si riuniva il Capitolo dei frati, il Superiore veniva eletto, commentava la Regola e
dettava i suoi insegnamenti. (Nella sequenza di immagini è la foto centrale)
3 - Delle due sale successive una era un ambiente di lavoro, detto anche
scriptorium,
adibito a biblioteca, molto probabilmente anche a
studio
(1),
ed al lavoro interno nei giorni di cattivo tempo;
l'altra era
il locutorium, dove il superiore assegnava le mansioni del giorno
e dal quale si poteva accedere al giardino - orto dietro la chiesa ed al portone carrese.
Dell'ambiente che sulla pianta è segnato come "sala dei monaci - scriptorium"
non ci rimane quasi nulla dell'antica struttura, perché fu sostanzialmente modificata nel secolo scorso.
Da questi ambienti era possibile salire al dormitorio dei frati.
Ambienti del lato Nord, a settentrione del chiostro, utilizzati dal frate
per le necessità materiali: conservare le provviste, custodire
il fuoco per il turibolo, la cucina e l'illuminazione;
preparare i cibi cotti e consumarli, riscaldarsi prima del riposo.
Abbiamo detto sopra che questi ambienti a norma delle regole architettoniche claustrali
si sarebbero dovuti trovare sul lato opposto, quello a Sud.
1 - Confinante con gli ambienti del lato Est delle attività comuni
troviamo la sala più importante di questo lato Nord: il refettorio.
Qui i frati consumano i pasti in silenzio, mentre un lettore declama
brani dei Sacri Testi.
Dalle tracce di colore individuate sui primi strati d'intonaco si desume che
questa grande sala fosse interamente affrescata; tali affreschi probabilmente
furono realizzati dopo i restauri cinquecenteschi.
2 - Segue
la cucina e la dispensa, con un accesso nel muro esterno Ovest del convento.
Sotto tali ambienti c'era
una cisterna: attualmente è possibile scendere in tale sotterraneo
e osservare nella volta a botte la vera di pozzo chiusa sotto il sovrastante pavimento
(2).
Ambienti del lato Ovest, a ponente del chiostro, destinati
probabilmente a foresteria, alle relazioni con l'esterno, intonate
essenzialmente alla carità, ospitalità, in obbedienza al secondo comandamento,
all'amore del prossimo.
Una serie di lavori avvenuti di frequente su questo lato del convento,
specialmente tra il 1952 ed il 1962, hanno modificato sostanzialmente
gli ambienti
(3);
pertanto non sono riconoscibili evidenti destinazioni d'uso degli stessi,
né ho trovato documenti che esplicitamente ne parlano.
Sul lato sud la galleria del chiostro presenta un accesso alla chiesa
con una pregevole porta del 1346, oggi murata.
Nei pressi dell'ingresso al chiostro esiste un altro accesso alla chiesa
murato, accesso che evidenzia incompatibilità strutturali con le attuali arcate del chiostro,
funzionale e probabilmente funzionante fino ai primi del Seicento (<1616),
fino a quando, cioè, il chiostro fu ingrandito.
Questo lato ricordava al frate il primo comandamento dell'amore: ama il Signore Dio Tuo ... .
Più sopra abbiamo scritto che le regole architettoniche claustrali prevedevano
che la Chiesa sorgesse sul lato Nord del chiostro, regola non osservata a San Francesco.
I due accessi, così diversi tra loro, danno adito ad una ipotesi d'uso:
La porta medievale riccamente scolpita era l'accesso riservato ai frati del capitolo,
quella semplice destinata all'ingresso sia dei fedeli e pellegrini ospitati che dei frati conversi.
(1)
A tal proposito scrive E. Fontana.
Lo studio nell’ordine dei Minori: alcune premesse
Tra la seconda metà del Duecento e la prima metà del Trecento, i frati studiosi,
nella maggior parte dei casi, si formarono nelle scuole della propria provincia
per poter successivamente ricoprire il ruolo di lectores (che era una carica non accademica).
Infatti, dopo aver ricevuto
un’istruzione di base (grammatica, retorica, logica, filosofia naturale),
gli studenti selezionati potevano essere mandati in uno dei più prestigiosi
studia theologiae
a livello di custodia o di provincia, oppure in uno degli
studia generalia
cui erano ammessi frati dalle diverse province. Gli ammessi a queste scuole
seguivano il corso di lettorato, cioè un corso di teologia della durata
di tre o quattro anni, in cui veniva affrontato lo studio della Bibbia,
delle Sentenze e dell’omiletica.
Negli studia generalia universitari, come Parigi, erano previsti due percorsi:
da una parte il lettorato, dall’altra il baccalaureato, che rappresentava come la prima tappa
per l’esercizio delle “lecture” bibliche e delle Sentenze,
obbligatorio per essere successivamente ammessi al dottorato in teologia.
Tuttavia la formazione dei frati avveniva primariamente all’interno dell’Ordine:
infatti il sistema scolastico dei Mendicanti era autonomo rispetto a quello universitario.
Pochi frati avevano accesso ad un curriculum universitario
e conseguivano la laurea, che divenne ben presto utile soprattutto come preparazione
per assumere posizioni di leadership nell’Ordine (le prelature)
oppure come condizione per accedere alla carica episcopale.
Una volta divenuti lettori, i frati tornavano nella loro provincia senza un titolo
di studio ufficiale esterno, e ricoprivano diversi incarichi di insegnamento
all’interno della loro provincia (lettore di convento, maestro dei novizi,
magister iuvenum, o insegnante di arti e filosofia presso
una scuola di custodia). Dopo aver insegnato per un certo periodo di tempo,
molti lettori ricoprivano incarichi amministrativi a livello di convento
e di custodia (guardiano, custode).
[tratto da http://paduaresearch.cab.unipd.it/916/5/04_Lo_studio_nell'ordine_dei_Minori.pdf ]
(2)
"Il vano adiacente il refettorio ... ha l'accesso diretto da via S.
Francesco ed è attualmente utilizzato come centrale elettrica del
Palazzo municipale. Una sottile parete in mattoni forati lo divide dal
refettorio. Questo vano non presenta alcuna particolarità architettonica
ed ha una copertura a solaio. Da questo locale una scala in pietra
conduce ad un sotterraneo piuttosto ampio voltato a botte, dove, al
centro della volta, si intravede una vera di pozzo attualmente chiusa,
che lascia intendere trattasi di una cisterna per la raccolta dell'acqua
piovana; scavato nel tufo naturale, questo ambiente è stato risanato e
privato dell'intonaco impermeabile di cui doveva essere dotato per
assolvere alla funzione di cisterna."
[testo tratto da "
Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero",
di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 85-86]
(3)
"Il periodo più denso di lavori è il decennio tra il 1952 e il 1962, soprattutto
per quel che riguarda l'ala prospiciente la via S. Francesco, che necessita
di urgenti lavori di riparazione, rimandati già da lungo tempo.
Se ne richiama l'urgenza dal 1944, quando gli uffici della Pretura e della
Conciliazione furono trasferiti proprio a causa delle precarie
condizioni statiche dell'edificio. Gli interventi richiesti ... mirano
ad evitare non solo il danneggiamento di alcune parti, ma, addirittura,
un incombente crollo.
I lavori comprendevano in dettaglio:
a) demolizione delle strutture lesionate dei locali a piano terra;
b) demolizione totale del primo piano;
c) ricostruzione dei locali demoliti a piano terra con nuovo ingresso al
cortile e nuovo accesso ai piani superiori; ..."
[testo tratto da "
Il Convento di San Francesco ad Andria. La storia - Il recupero",
di A. Lauro e G. Pinto, Laterza ed., Bari, 2000, pagg. 16]