AI MIEI CONCITTADINI,
La storia della nostra città è molto interessante e per noi andriesi ha importanza educativa. I sacrifici dei primi abitatori, i nostri antenati, angustiati da invasioni, guerre, distruzioni, sono monito a saper soffrire per rendere più prospera questa città, il lembo della Patria italiana a noi più caro.
Quando si vive lontano, si ama più intensamente, si apprezza di più il nido familiare. Nel mio apostolato nella parrocchia di S. Nicola ho potuto sperimentare la bontà del popolo di Andria più umile, quello vivente nella sobrietà più ammirevole dentro le anguste grotte di S. Andrea e ne ho conservato un ricordo quanto mai suggestivo. Questo popolo è degno dei suoi avi ed ha diritto ad un tenore di vita più consono alla dignità umana.
Quest’amore mi ha indotto spesso a rivivere i primi secoli dell’esistenza di Andria con uno studio paziente, molte volte interrotto da un senso di sfiducia. Mi sembrava tanto ardua la materia, da sentirmi venir meno il coraggio e le forze. Poche, pochissime fonti e non sempre sicure, contrasti stridenti tra gli storici locali, sentenze arbitrarie di autori esotici; tutto contribuiva a togliere l’entusiasmo e qualche volta il respiro. Rare luci apparse vive alla mente, qualche notizia più certa rischiarante altre mal sicure, giornate di profonda meditazione mi hanno fornito la base per la ricostruzione del periodo più incerto della storia cittadina. E, quando ho unito insieme i diversi dati storici, ho creduto di farne partecipi gli studiosi.
Tratto del periodo più antico di Andria: dal suo nascere a S. Riccardo. Qualche notizia su tempi più recenti è stata esposta solo per lumeggiare la figura storica del Patrono, che ha tanta parte nella nostra vita spirituale.
Ho evitato deliberatamente le polemiche, che sono inutili e molte volte dannose. Quanti si sono dedicati allo studio della vita di Andria hanno avuto la passione della propria terra e questo nobile sentimento li addita alla riconoscenza di tutti.
Gli elementi da me coordinati per ricostruire il volto antico della città potranno orientare altri studiosi verso ulteriori ricerche ed io ne sarò lietissimo. Ho voluto mettere in evidenza la qualità significativa di fidelis, da Federico II di Svevia riconosciuto alla città del nostro cuore, ma non nello stesso significato. Gli andriesi sono stati fedeli a Federico II e agli altri benefattori di Andria, soprattutto hanno avuto sempre vivo il senso della religiosità, della fedeltà a Dio, e questa caratteristica si esprime bene con l’elogio federiciano.
Chiedo solo un segno di riconoscenza ai lettori del mio lavoro: che amino di più la propria città e contribuiscano al suo progresso spirituale.
Ugento, Natale 1945.
† GIUSEPPE RUOTOLO
Vescovo