Per la storia della costruzione del convento si rimanda a quanto scrivono i vari storici, riportati integralmente nella biblioteca allegata a queste pagine; una delle relazioni più complete ce le fornisce Mons. Emmanuele Merra nelle sue "Monografie Andriesi", nel capitolo "La Chiesa ed il Convento di S. Maria del Carmine".
S’è detto, nella prima parte parlando della Chiesa, che le pratiche per la costruzione di questo Complesso conventuale si avviarono in base al cospicuo lascito testamentario di Flavio De Excelsis del dicembre 1681, come testimonia anche la lapide affissa nel vestibolo (foto sotto).
Nel dicembre 1682 i Carmelitani, in attuazione di tale testamento chiesero le dovute autorizzazioni dapprima al Capitolo Cattedrale di Andria e, ottenute queste, alla Santa Sede, la quale autorizzò con la seguente bolla (riportata completa nei documenti)
“Sacra Congregatio Eminentissimorum & Reverendissimorum S. R. E. Cardinalium ... censuit committendum, prout præsentis decreti tenore benignè commisit eidem Episcopo, ut, veris existentibus narratis, & postquàm sibi constiterit, fabricam prædicti Conventus cum Ecclesia, Choro, Campanili, Sacristia, Refectorio, Dormitorio, Hortis, & Spatiis, numeris omnibus esse absolutam, & supellectili tam sacra, quàm profana sufficienter instructam, ad petitam præfati Conventus erectionem, quatenus ex reditibus prædictæ hæreditatis duodecim ejusdem Religiosi commodè ali possint, pro suo aribitrio & conscientia procedat; … . Romæ 10. Decembris. 1683.”
L’erezione quindi del Convento con una comunità di 12 Carmelitani fu da Roma autorizzata a fine 1683, ma, mentre la Chiesa fu iniziata a costruire il 1690, solo dopo 14 anni, nel 1697, si iniziò il Convento (data incisa nella lapide).
Ma i Carmelitani sono già sul luogo almeno dal 1686. Infatti l’abate Pacichelli nelle sue “Memorie novelle de’ viaggi per l’Europa Cristiana” [1] scrive che, venuto in Andria dopo l’aprile di quell’anno, “Fra’ Carmelitani venerai anche sotterra un’altra Imagine della Vergine, che restituì la vita ad un Fanciullo.”; officiavano quindi provvisoriamente nella chiesa dell’Altomare, autorizzati da mons. Egizio, come è scritto nella santa visita di mons. Triveri del 28/11/1694.
Poiché una delle relazioni più complete sugli avvenimenti è stata stesa da Mons. Emmanuele Merra, per la narrazione dei primi anni del convento carmelitano si inserisce quanto questi scrive.
“Erano passati già sette anni, da che la Chiesa sacra alla Vergine del Monte Carmelo si andava rizzando; allorchè nel 1697, mercé la cooperazione e lo zelo del Duca di Andria, Ettore Carafa, di suo figlio l’Eccellentissimo Fabrizio, in allora reggente, e di altri due deputati, giusta le pietose disposizioni del nobile uomo Flavio de Eccelsis, cominciò ad innalzarsi il novello Convento. …
Questo Convento vide il suo termine nel 1741. Però la scalinata fu compiuta nel 1773, essendo Priore il P. Maestro Raffaele Bressani da Bari, figlio di questo Convento. …
Come il Monistero s’andava e poco a poco fabbricando; così venivano a poco a poco i monaci ad abitarlo. Per molti anni ve ne furono appena due, il Priore ed un Converso, e nel 1712, ne stavano appena sette, cioè tre Sacerdoti e quattro laici; non essendo ancora finito il fabbricato, nè completato il numero delle celle.
Allorchè nel 1773 ebbe il suo termine, questa casa riuscì: «una delle più amene, comode e gentili della Provincia, e fu abitata da numerosa famiglia [in nota: esemplare di Giuseppe Ceci]». Posta sopra della collina, vagamente sovrasta Andria, e tutto il bellissimo, e pittoresco panorama della città, e delle circostanti campagne, lussureggianti di messi, di viti, di mandorli, di ulivi, e di ogni specie di frutti, e sparse d’innumerevoli casini.”
Per il passaggio da convento carmelitano a seminario, si riporta, come introduzione, una brevissima sintesi scritta da mons. Lanave.
“Il convento carmelitano, poi ospedale militare, poi seminario, fu costruito su di una collinetta, proprietà degli Excelsis, che incominciava con un certo dislivello e poi lentamente digradava lontano in un certo avvallamento. Questo spiega la scala per accedere alla chiesa del Carmine e anche le cave nel tufo che hanno lasciato sotto il seminario ambienti suggestivi da sfruttare, ma anche da risanare. Il seminario staticamente è condizionato dalla stabilità delle cave. La fuga di archi e gli ambienti, da esse creati, sono belli e vanno impiegati per mostre e concerti. ...
La costruzione del convento e della chiesa ebbero inizio nel 1690 e fu terminata nel 1707. Maestri muratori furono Domenico Morgigno e Saverio Raimondi. Dagli stessi fu costruita [nel 1773] la scalinata di pietra definita da mons. Merra «grandiosa, bellissima ed artistica ... cinta da superbe balaustrate».
Il 1799 segna una fase dolorosa per il monastero. Truppe francesi occupano e devastano Andria. Entrano con violenza nel convento. Distruggono, incendiano, cacciano i monaci. Trasformano convento prima e chiesa, dopo (1806), in ospedale per tutti i militari della zona. Il 1839 re Ferdinando di Napoli chiude l’ospedale. Mons. Cosenza ne profitta. Ottiene di trasformare l’ex malandato convento in Seminario. Ripulisce, risana, ristruttura con la munificenza e il gusto che gli sono propri «sotto la direzione dell'architetto Nicola Matera, fece abbattere dall'appaltatore Nicola Moscatelli, le celle dei frati, e formarvi sei cameroni, oltre alle tante aggiunzioni e ristauri». Ricostruisce gli interni, decora con stucchi barocchi la facciata.”
In un'altra pagina si sviluppa in modo particolareggiato la storia del SEMINARIO DIOCESANO.
NOTE
[1] “Memorie novelle de’ viaggi per l’Europa Cristiana comprese In Varie Lettere Scritte, Ricevute, ò Raccolte Dall’Abate Gio: Battista Pacichelli In occasion de’ suoi Studi e Ministeri”, parte seconda, in Napoli, 1690, per li Socii Parrino, e Mutii, pag. 55]