Questa Cappella, dai primi del Cinquecento (epoca dell'arco d'accesso),
fino al 1805 appare dedicata al SS. Sacramento, come documentano
la lapide sepolcrale di mons. Angelo Florio e le visite pastorali a partire da
quella di mons. Cassiano del 1644.
Dall'inizio dell'Ottocento (1805) fino ai primi del Novecento divenne, col nome di "Bussola", deposito di varie attrezzature per il culto.
Dal 1911, dopo il prodigio dell'anno precedente, fu trasformata nella pregevole Cappella della Sacra Spina, così come oggi la vediamo.
Per questa importante Cappella della Sacra Spina l'esposizione sia dei dati storici che delle analisi affettuate dagli studiosi,
considerata la vastità dell'argomento, è qui frammentata nelle seguenti pagine:
- L'antica cappella del SS. Sacramento in Presbiterio,
- La Cappella della Sacra Spina,, (in questa pagina)
- Breve storia della Reliquia della Passione,
- I preziosi ostensori della Reliquia.
[epitaffio di Beatrice D'Angiò - foto di Sabino Di Tommaso, 2012]
Attualmente nei pressi della cappella esiste, da data imprecisata (almeno dal Settecento) e riposizionato nell'ultimo restauro, l'epitaffio di Beatrice D'Angiò [1] [una viuzza del centro storico presso la Cattedrale è attualmente a lei dedicata].
Questa lapide fu posta in Cattedrale a ricordo del gran dono della Sacra Spina che Beatrice D'Angiò e Bertrando del Balzo [2] portarono alla Città di Andria, quando, nel 1308, presero possesso del governo di essa e della sua Contea.
"... per maggiore rischiaramento degli storici fatti rapportati conviene riferire un Epitafio [*], che trovasi scolpito sopra di un marmo in questa Cattedrale presso alla Cappella del SS. Sagramento.REX• MIHI•PATER•ERĀT•KĀROLUS•FRĒSQЗ•ROBERTUS•
LOYSIUS•QЗ•SACER•REGIĀ•MATER•ERAT•
BELTRANDI•THALĀMOS•NON•DEDIGNATA•BEATRIX•
ĀQUO•DEDUCTA•EST•BAUCIA•MAGNA•DOMUS•
SI•TANGUNT•ANIMOS•HAEC•NOĨA•CLARĀ•MEORUM•
ESTO•MEMOR•CINERI•DICERE•PAUCĀ•VALE•Costei appunto è la contessa Beatrice maritata a Beltrando del Balzo, col quale avendo procreata una sola figliuola chiamata Maria (che nell'anno sedicesimo di sua età, correndo il 1326. fu data in isposa ad Umberto delfino di Francia), nell'anno seguente passò all'Eternità, e fu sepolta in essa Cattedrale. Padre di lei fu, come dicemmo, Carlo II. d'Angiò; Fratelli di lei furono Roberto Duca di Calabria, che successe al Regno di Napoli, e S. Ludovico, o sia S. Luigi Vescovo di Tolosa, che fu Religioso Conventuale in S. Lorenzo di Napoli: Madre le fu la Regina Maria Figlia di Stefano IV. Re di Ungheria. In fine famosa veramente ed illustre è la Famiglia Baucia, con cui s'imparentò Beatrice; ..."
[tratto da "Relazione del prodigio operato nel ... 1785 ... nella Sacra Spina", manoscritto dell'abate Domenico Medrano pp.24-25 (testo poi pubblicato in "Notizie principali dei prodigi operati ... nella Sacra Spina", tip Sante Cannone e F., Bari, 1855)].
"Accanto alla detta credenza vedevasi sino al 1910 una porta, che metteva nell'antica Cappella del SS. Sacramento, situata in curnu Epistolae a canto dell'altare maggiore. Il Vescovo Lombardi, trovando indecoroso che l'altare del Sacramento fosse situato sul presbiterio, dove, il continuo passaggio dei fedeli disturbava le funzioni capitolari, nel 1805, fece trasportare l'altare del Sacramento nella Cappella del Crocefisso, messa sotto l'organo, di dove fu poscia trasportato nell'attuale Cappella (da noi innanzi descritta).""Nel 1826 il Vescovo Bolognese, vedendo che quella bellissima Cappella restava negletta, voleva che fosse stata dedicata all'Arcangelo S. Michele. Ma il Capitolo, ad evitare l'inconveniente del passaggio sul presbiterio, tanto più che questo, da poco, erasi chiuso con la stupenda balaustra (dal medesimo Vescovo Bolognese fatta costruire), propose di rimanere la devozione a S. Michele nella Cappella al medesimo dedicata (terza a mano della navata sinistra), e di chiudere l'antica cappella del Sacramento al culto, per adibirla ad altri usi capitolari. Annuente il Vescovo, il Capitolo fece costruire allora una porta, simmetrica all'altra che trovasi in cornu evangelii, che mette nella sacrestia capitolare, e cosi quella cappella, la migliore, forse, che trovasi nella Chiesa Cattedrale, fu adibita a deposito di legname, di utensili, di attrezzi d’ogni specie, ed anche della Castellana, (ossia il tumulo), che viene eretta nei funebri dei Vescovi e dei capitolari defunti; seppellendo così, sotto quel carcame di attrezzi, monumenti d'arte pregevolissimi, lapidi sepolcrali, lavori architettonici finissimi, stucchi, dipinti. ecc.!... Questa Cappella prese d'allora in poi il nome di Bussola.""Ma era tempo che questa Cappella venisse riportata al suo antico splendore! La Provvidenza la destinava a risorgere ancora più splendida di prima! E tutto il merito va dato a sua Eccellenza Mons. D. Giuseppe Staiti, il quale, in memoria dello stupendo e straordinario miracolo della S. Spina, avvenuto il 26 marzo 1910, volle che si destinasse una Cappella, per conservare più degnamente, e mettere in perpetua venerazione la Sacra Insigne Reliquia, tenuta fino allora negletta e chiusa in un astuccio nella Sacrestia del Cappellone di S. Riccardo! Sorse allora il pensiero di restaurare la Cappella, ridotta a Bussola! ... e dedicarla alla Sacra Spina. ..."
[Cappella S. Spina - foto di Michele Monterisi, 2011]"Si ricorse all'obolo dei cittadini (oltre alle contribuzioni del Vescovo e del Capitolo), entusiasti per l’avvenuto straordinario prodigio, (del quale parleremo in seguito) e fu affidata la direzione dei restauri di questa Cappella al valoroso e benemerito Ingegnere Sig. Riccardo Cav. Ceci di Francesco.
Primo suo pensiero fu quello di abbattere la porta, che metteva in questa Cappella, ed il muro che la chiudeva, per sostituirvi una ricca cancellata, che mettesse in vista l'interno della Cappella e la Sacra Reliquia. Se non che, nell'abbattere il muro di fronte, vennero fuori dei veri capolavori d'arte scultoria di gran valore. Due colonne scanalate con pregevoli capitelli smussati, uno stupendo arco, fregiato di foglie, scolpite con arte finissima, ed altri rabeschi di gran pregio, in gran parte sfregiati, vennero alla luce!
Per opera dei bravi scalpellini fratelli Casieri di Andria, furono riparati quei sfreggi, e rifatti a nuovo alcuni pezzi smussati.""Ci duole di non poter continuare la descrizione dei lavori, in marmo, che si vanno eseguendo in questa Cappella dal valoroso scultore Nicola Basso di Trani, sotto la direzione del sullodato Cav. Ingegnere Ceci, perchè ancora sono in via di costruzione, mentre pubblichiamo la nostra istoria. Il solo altare maggiore ed i basamenti dei muri interni (tutto di marmo finissimo) sono già al posto. Però, sulla. guida del disegno dell'illustre Ing. Ceci, possiamo qui dare un modesto concetto di quel che conterrà la detta Cappella.
Sul pregevolissimo altare di marmo (nel centro del registro superiore) sorgerà un tempietto, con colonnine ornate di basamenti e capitelli, artisticamente lavorati, sorretto da tre graziosi angioletti alati. Questo artistico tempietto raccoglierà la ricca Teca d'argento, (in forma di Ostensorio, alto 82 centimetri) contenente la preziosa reliquia. Esso sarà chiuso, a guisa di cassa forte, avendo da un lato una porticina (munita da serratura), per estrarre la teca, quando occorrerà. Il prospetto del tempietto sarà chiuso da doppio cristallo, che renderà visibile al pubblico la S. Spina. Sulle mura laterali della Cappella verranno scolpiti a basso rilievi i vari prodigi, verificatisi lungo il corso dei secoli, quelli, però, dei quali si ha certa notizia (Questi basso rilievi, richiedendo troppa spesa, non vengono per ora eseguiti; ma lo saranno, la Dio mercè, in seguito).""La volta verrà tutta ornata di finissimo stucco, fregiato di rabeschi ad oro zecchino. Un finestrone, messo a ridosso dell'altare, chiuso da solida cancellata e da cristalli colorati, proietterà una sbiadita luce in questa Cappella, la quale verrà chiusa da ricca ed artistica cancellata.
Il pavimento sarà tutto coperto di finissimo marmo a disegni, come egualmente di marmo saranno ricoperte le pareti laterali di detta Cappella. Una lapide marmorea (messa sul muro destro di chi entra in questa Cappella) porterà incisa la seguente Epigrafe, dettata dal valoroso latinista De Maria di Napoli:"Prodigiosæ. Spinæ.
Sacrosanctæ. Iesu. Ch. Coronæ.
Quae. Feria. VI. Hebdomadæ. Mojoris.
Quando. Festum. Annuntiationis. B. M. V.
Simul. Inciderit.
Vivido. Colore. Sanguineo.
Mirandum. In. Modum. Rubescere. Conspicitur.
Andriensi. Civitati. Secundarum. Rerum. Nuntia.
Quod. Prodigium. An. D. MCMX Non. Quidem. Feria. VI,
Sed. Sabato. Inseguenti. Patratum.
Per. Ipsos. Quadraginta. Dies. Perduravit.
Cum. Nullo. Apposito. Loculo.
In. Hoc. Maximo. Ac. Principe. Templo.
Veneranda. Theca. Pro. Sua. Dignitate. Custodiretur
Ioseph. Staiti.
Ex. Marchionibus. Brancaleonis.
Andriensis. Episcopus.
Ad. Perpetuam. Etiam. Apud. Seros. Posteros.
Singularis. Prodigii. Memoriam.
Hoc. Delecto. Ex. Marmore. Conditorium.
Acre, Suo. Capit. Cath. Et. Collatitio. Parandum. Curavit.
Aram. Que. Majoribus. Coeremoniis. Dedicavit.
...................
(Questi puntini indicano l'ultimo verso, che porterà incisa la data della inaugurazione e consegrazione di questa Cappella - Monumentale, ora in costruzione)
[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 46-48].
Altre notizie su come la cappella appariva nel 1932, sulla sua consacrazione ed inaugurazione ce le fornisce mons. Bernardi, a pag. 20 della sua lettera pastorale della quaresima del 1932 “Il miracolo permanente di Andria - La Sacra Spina”:
“[La cappella] Fu consacrata da S. Ecc. Mons. Giuseppe Staiti dei Marchesi di Brancaleone, Vescovo di Andria, promotore e benefattore della Cappella, nel dì 11 settembre 1913 in occasione delle Feste centenarie Costantiniane e inaugurata il 19 dicembre 1915.
È di forma rettangolare, grandiosa, severa, rivestita di marmi preziosi, in stile gotico pugliese. Nei quattro angoli sugli spigoli diedri vi sono quattro ordini di colonne sovrapposte con basi e capitelli a fiorami. Le pareti sono impellicciate con alcune ricorrenze geometriche di alabastro calcareo. Nel fondo in alto si apre una bifora con colonne a rilievo e capitelli intagliati.
L’altare è di marmo bianco con finissimi intarsii a ricami e arabeschi, col palliotto suddiviso da piccoli archetti mantenuto da colonnine di rosso veronese. Termina in un tempietto grazioso di grande effetto che è un trofeo di angeli reggenti un’urna di forma ottangolare contenente l’argentea Teca della S. Spina. I putti bellissimi sono di marmo bianco e l’urna di alabastro agatino.”
[stemma D'Angiò-Del Balzo della tomba di Beatrice D'Angiò - foto Sabino Di
Tommaso,2010; la Sacra Spina da lei donata alla Cattedrale -
foto da DVD della Curia, 2005]
Leggiamo infine una recente descrizione di questa cappella a pianta rettangolare lunga 4,85 m, larga 3,90 m e alta 10,65m:
"La cappella della Sacra Spina fu realizzata sotto l'episcopato di Mons. Giuseppe Staiti (1899-1916), per accogliere degnamente la Sacra Reliquia donata dalla principessa Beatrice D'Angiò, in seguito al miracolo del ravvivarsi delle macchie di sangue, avvenuto nel 1910.""Si decise di utilizzare la cappella destra sul presbiterio, anticamente del Santissimo Sacramento e poi chiusa da un muro ed utilizzata come deposito [vedi la foto del presbiterio dei primi del Novecento]. Attualmente, precede l'ingresso la pietra tombale di Beatrice d'Angiò, sormontata dallo stemma della famiglia Del Balzo-D'Angiò (si distinguono la stella bauciana ed i gigli angioini [e sui lembi dello scudo i fori dove trovavano posto 12 gemme]).""La Cappella fu progettata dall'ingegnere Riccardo Ceci, ed è in stile neo-gotico. L'officina marmorea che si occupò dei lavori fu quella di Nicola Bassi di Trani.""L'ingresso è cinquecentesco, caratterizzato da due colonne di pietra con capitelli, sormontati da un arco a tutto sesto. La cappella ha le pareti ricoperte da marmi pregiati: bardiglio fiorito e marmo argentino di Carrara. La decorazione è conforme a quella dell'altare, in stile neo-gotico. La volta è dipinta con colori e disegni ad imitazione del marmo. L'altare è di marmo bianco intagliato a fiorami ed arabeschi. II paliotto è suddiviso da piccoli archetti mantenuto da colonnine di Rosso di Verona. La mensola principale è retta da pilastri in alabastro. Al di sopra della custodia del SS. Sacramento si erge un trofeo con angeli in marmo bianco che reggono l'urna di forma ottagonale che sino al 1980 ha conservato la S. Spina."
[tratto da "La Cattedrale di Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, pagg. 43-44]
Nelle pagine successive si riportano alcune delle vicende occorse alla nostra Sacra Spina, utilizzando, come al solito, foto d'epoca e testi degli storici locali e la descrizione dei vari reliquiarii utilizzati per esporla ai Fedeli.
[1]
Incerta è la data della morte di Beatrice D'Angiò:
- L'abate Domenico Medrano, nella citata "Relazione del prodigio operato nel ... 1785 ... nella Sacra Spina",
scrive che Beatrice d'Angiò muore nell'anno successivo al 1326, nozze della figlia Maria;
- Riccardo D'Urso a pag. 85 della sua citata "Storia di Andria" riporta la data del 18 marzo 1330;
da lui la riprende Michele Agresti, nel suddetto
"Il Capitolo Cattedrale di Andria".
- Per Enzo Petrucci (nell'
- Enciclopedia Dantesca Treccani) Beatrice morì in Andria nel 1335.
- Per Joachim Göbbels (nel
Dizionario Biografico Treccani)
Beatrice morì a Firenze nel 1316, mentre era con Beltrando, ivi come vicario del Re di Napoli Roberto D'Angio.
[credo sia la data più attendibile, tenendo anche presente il sotto citato sermone per la sua morte scritto dal contemporaneo fra Remigio dei Girolami]
- Per Anselme, in "Histoire de la maison royale de France", Paris 1674, p. 342: «Elle mourut avant l’an 1321 et fut enterrée
dans la grande Eglise d’Andrie où se voit son Epitaphe»;
- Ciò che fa propendere per il 1315-1316 la data più probabile della morte di Beatrice d'Angiò
è
uno dei sermoni del rinomato domenicano fiorentino fra Remigio dei Girolami, († 1319),
[grazie alle accurate ricerche del domenicano Emilio Panella, del convento di S. Maria Novella in Firenze],
leggibile in BNF, Conv. soppr. G 4.936, f. 388v:
De mortuis, De uxore comitis novelli (in margine, mano B)],
dedicato quasi certamente alla morte di Beatrice Del Balzo, e scritto tra il 1315 e il 1316.
[2]
Beltrando (o Bertrando) del Balzo, morto nel 1347 (per alcuni nel 1351),
fu sepolto invece in S. Domenico Maggiore a Napoli.
Lo storico Carlo Celano (in "Delle notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli",
ed. a cura di G. B. Chiarini, Napoli, 1858, giornata III, pp.500, 587.) scrive:
"Sul muro esteriore e sopra l'arco d'ingresso della cappella
medesima [di S. Martino] vedesi il monumento di Beltrando
del Balzo Conte di Montescaglioso e Grande Giustiziere dal Reame di Napoli. Essa
si compone di una semplice lapide scompartita in tre riquadri da quattro pilastrini che sostengono una cornicetta e poggiano
sopra piccolo e scorniciato zoccolo. Nel riquadro di mezzo è scolpito a bassorilievo un Cavaliere sedente; e negli altri d'ambe
le bande evvi la stella a sedici raggi, arma della nobile Casa de' Signori del Balzo."
Più avanti poi indica chi aveva scolpito il sepolcro e dov'era collocato precedentemente:
"Questo sepolcro [di Filippo d'Angiò], come gli altri di Giovanni d' Angiò Duca di
Durazzo, e di Bertrando del Balzo Conte di Montescaglioso e Gran Giustiziere del Reame, fu lavorato con molta diligenza
siccome si crede da Masuccio secondo [Masuccio de' Stefani, discepolo dell'altro Masuccio], e stettero tutti e tre
nella tribuna dietro al maggiore altare fin'oltre alla metà del secolo decimosesto [1562],
quando per dar luogo al coro, tolto dalla nave maggiore, vennero tramutati in questa parte della crociera.".
Una parte di questa notizia è riportata anche da Domenico Antonio Parrino,
in "Napoli città nobilissima, antica e fedelissima", Napoli, Parrino, 1700, I, p. 190.
La lapide tombale di Bertrando del Balzo attualmente si trova, sempre in S. Domenico Maggiore,
sull'arco d'ingresso alla prima cappella destra, detta di S. Martino, con il seguente epitaffio:
Bertrando de Baucio Montiscaveosi, & Andriæ Comiti, Regni /
Magno iustitiario / Franciscus de Baucio Dux Andriæ pronepos, sepulchrum / B. M. F.).
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]