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la facciata
[La facciata su piazza Duomo - elaborazione su foto di Vincenzo Scaringella, 2024]

La facciata su Largo Duomo

La facciata che oggi il Duomo presenta a chi gli si approssima è quella quasi completamente rifatta nel 1844 e poi nuovamente modificata nel 1965 abbattendo la parte superiore del porticato eretto poco più di un secolo prima e reinventando quanto della muratura restava scoperto, inserendo cioè al centro un nuovo rosone neogotico affiancato da due finestre ogivali.
Sul rifacimento del 1944 voluto da mons. Cosenza ed attuato da Federico Santacroce Filomena Lorizzo scrive:

Nel 1844 il vescovo Cosenza commissionò all'architetto Federico Santacroce la ricostruzione del prospetto della Cattedrale, che subì un'ulteriore trasformazione negli anni sessanta del Novecento con l'eliminazione degli stucchi e la realizzazione del rosone, della finestra che lo sovrasta e delle due finestre archiacute laterali.
Sulla parete destra della facciata è conservata la muratura antica, costituita da pietre molto irregolari che continuano sulla parete in cui sono inseriti il portale del convento delle Benedettine e due stemmi, uno del vescovo Florio (1477-1495) e uno dell'Università di Andria. …
Il porticato, sopraelevato rispetto al piano stradale, è rivestito di pietre a corsi regolari ed è scandito da tre fornici compresi tra due portali. Un altro fornice si apre a sud.
All'interno del porticato, lo spazio è diviso in cinque campate con volte a botte, separate per mezzo di quattro archi a tutto sesto che scaricano il peso su paraste.
Per accedere all'interno della Cattedrale ci sono tre ingressi: il principale è timpanato e conserva un'iscrizione:
IOSEPH . COSENZA . EPIS[COPUS] . ANDRIEN[SIS] . A . D . MDCCCXLIV
FRIDERICUS . SANTACROCE . ARCHITECTUS . DIREXIT
Il timpano è decorato da motivi vegetali, geometrici, da ovali e da dentelli.
I due portali laterali mostrano una trabeazione che riproduce parte dei motivi decorativi del portale principale, ossia un nastro di ovuli e uno di dentelli.
Sugli architravi di questi portali laterali si leggono le iscrizioni dei due successivi restauri: a sinistra quella del restauro del 1965 realizzato sotto Mons. Francesco Brustia

FRANCISCUS . BRUSTIA . EPIS[COPUS] . ANDRIEN[SIS] . A . D . MCMLXV
RESTAURAVIT

a destra quella relativa al restauro concluso nel 2008 e voluto da Mons. Raffaele Calabro.

RAPHAEL . CALABRO . EPIS[COPUS] . ANDRIEN[SIS] . A . D . MMVIII
RESTITUIT

epigrafi non indicate dalla Lorizzo nel suo testo in quanto scrive prima dell'ultimo restauro.
Nella parete nord del porticato è ricavata una nicchia, così come nei due setti di muro tra il portale principale e i due laterali.
Le nicchie erano destinate a contenere statue, funzione rispettata solo nella nicchia tra il portale destro e il centrale, che accoglie la statua di San Riccardo, in origine posta sul monumento addossato alla parete esterna sud, poi sostituita da una copia.

[tratto da "La Cattedrale di Andria", di Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pp. 18-19]

Quando, tra il 1938 ed il 39 fu totalmente demolito il pericolante Monastero delle Benedettine di piazza Duomo, il suo pregevole portale (come s'è detto) fu affisso a destra della facciata della Cattedrale: eccone le immagini fotografiche relativamente recenti.

lato destro della facciata e del portico   interno del portico        portale del monastero delle benedettine murato nella facciata della Cattedrale
[2 particolari di destra della facciata ed il portale del monastero delle benedettine ivi murato - foto di Sabino Di Tommaso, 2013, 2014 e 2010]


La facciata ottocentesca ed il suo portico nel racconto degli storici.

Il Borsella così descrive l'atrio porticato di accessso alla cattedrale, poco dopo la sua inaugurazione (il portico fu ultimato nel 1844 e il Borsella morì nel 1856)

"... il vestibolo di pietre vive con ben costrutti archi, e pilastri, che dà ingresso nel tempio per le tre porte raffinatamente raffinate negli stipiti e negli architravi con varie cornici, e con certe quasi orlature ricamate, ti aggradiranno assai. Senza parlare di tre nicchie della stessa pietra da servire per collocare delle statue. ... Ne ti piacerà meno il frontespizio ornato di non ispregevoli stucchi, con sei porte fornite d'inferriate, con lance e festoni in cima di ferro fuso; non che l'ampia loggia sporgente in Chiesa a commodo dei cittadini assistenti alle solennità, che sarebbe propriamente l'orchestra dei Latini (1) son cose tutte che ben s'accordano al lustro del tempio."

[tratto da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 42-43].

facciata del Santacroce, 1844   facciata del Santacroce, 1844
[porticato del Santacroce del 1844- elab. su foto storiche]

Alcuni documenti iconici, lapidei e testuali dei secoli precedenti

La Cattedrale in un dipinto del Quattrocento
[La Cattedrale in un particolare della tavola "Cristo benedice Andria" del Quattrocento - foto di Michele Monterisi, 2012

Questa raffigurazione della Cattedrale, particolare della tavola del Redentore anta dell'antico armadio delle reliquie, fu dipinta prima del 1471 circa, epoca in cui il campanile fu innalzato oltre il registro delle campane che qui appare come terminale merlato.
Della facciata non è visibile la parte inferiore, non è possibile quindi valutare se avesse anteriormente un portico; sappiamo comunque che ne esisteva uno nel 1654, quando mons. Cassiano decise di eliminarlo (confronta il documento di seguito citato).
Nella parte superiore della facciata, sotto il timpano, nelle macchie di colore più scure non è individuabile un rosone; probabilmente non ne aveva.
Le navate laterali sono state già innalzate, tanto da occludere le finestre romaniche della navata centrale, che precedentemente risciaravano l'aula della Chiesa.
L'attuale transetto trasversale alle navate a quel tempo, probabilmente, era il presbiterio; alle sue spalle doveva essserci un'abside, ma poco profonda in quanto non sporge in questa raffigurazione. La parete ovest del transetto, quella addossata alle navate, aveva come finestre due oculi; nel dipinto è visibile quello di destra.
Nella parete sud di detto presbiterio, prospiciente l'attuale largo La Corte, delle macchie di colore più scure potrebbero far supporre l'esistenza delle finestre ogivali di cui esiste ancor oggi traccia, nonostante i numerosi rimaneggiamenti susseguitisi.
Tra la Cattedrale ed il Palazzo Ducale c'è soluzione di continuità; ciò indica che tra essi non c'era alcun collegamento (a quel tempo dei Del Balzo non c'era ancora, quindi, il Coretto baronale), e avvallerebbe l'esistenza fin da quel tempo di un camminamento, documentato nei secoli successivi, tra le attuali piazze La Corte e la Catuma.

Facciata della Cattedrale col Palazzo Ducale nella pianta di Cassiano de Silva del 1700     Facciata della Cattedrale col Palazzo Ducale nella pianta del Murana del 1758
[La Cattedrale e il Palazzo Ducale nel Sei-Settecento, visto nelle incisioni di Francesco Cassiano de Silva e di Carlo Murena  (tratte dai testi citati nella pagina, con elaborazione del colore)]

Come potesse essere il prospetto della Cattedrale affiancata al Palazzo Ducale nel Sei-Settecento è possibile immaginarlo osservando le incisioni della città inserite in due testi del tempo (particolari sopra riportati): in quello essenzialmente odeporico di Gio: Battista Pacichelli del 1703 “Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci Provincie...”, pubblicato in Napoli dalla Stamperia di Dom. Ant. Parrino, parte II, pag.207;   in quello turistico-commerciale a cura di Cesare Orlandi del 1772 “Delle Città d’Italia e sue isole adjacenti compendiose notizie sacre, e profane”, pubblicato in Perugia dalla  Stamperia M. Reginaldi, Tomo II, pag.65.
Nella veduta di de Silva (riproduzione a sinistra) davanti al prospetto non c'è l'antico portico già demolito da mons. Cassiano cinquant'anni prima (nel 1654), appaiono invece i tre gradini di accesso al sagrato da detto vescovo realizzato. Sulla facciata si aprono tre porte e superiormente tre finestre in corrispondenza delle rispettive navate; sono disegnate anche le cappelle laterali con le loro finestre. Tra la Cattedrale  ed il Palazzo Ducale sembra che sia rappresentato anche il supportico sotto la stanza del tronetto priva di balconata.
Nell'immagine a destra si riporta un particolare della pianta della Città di Andria, realizzata (si racconta) dal Murena per il Vescovo Ferrante. In tale incisione (di Francesco Nesi) la Cattedrale non ha ancora il portico del Santacroce realizzato nel 1844; essa è ritratta sopraelevata da tre gradini, con tre accessi che immettono nelle corrispondenti navate, le quali nella facciata prendono luce da tre finestre. Nell'immagine non appaiono le cappelle laterali (ma già esistenti almeno dal 1477) e il campanile sembra completo, pur se stilizzato. A sinistra e adiacente alla Cattedrale è accennato il Palazzo Vescovile col Seminario e, adiacente a destra in largo "Corte", è disegnato il Palazzo Ducale.


Metà Seicento: nuove porte sulla facciata ed eliminazione dell'antico portico

Nel 1654 mons. Cassiano rifà le tre porte d'ingresso; lo dichiara nella sua visita ad limina dell'8 dicembre 1654: "tres novæ portæ fiunt ex albo lapide affabrè incisæ."; cioè: "si realizzano tre nuove porte in pietra bianca, artisticamente incise".

Fino a metà Seicento la Chiesa Cattedrale aveva davanti alla facciata un antico portico, forse del periodo in cui fu eretta a tre navate, il XII secolo, o del successivo. Ciò risulta da un documento: la relazione redatta dal notaio della visita pastorale di mons. Ascanio Cassiano nel marzo del 1656.
Ecco cosa fa annotare il vescovo:

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]

"Porticus, quæ innixa erat prospectui Ecc.[lesi]æ è regione feré Monasterij Monialium S. Trinitatis, quia vicinam minabat.[ur] ruinam, lumen Ecc.[lesi]æ impediebat, et fiebant in eo son[o]res, nobis mandantibus, fuit diruta, atq.[ue] in eius spatio aptata in cincinniorẽ formã perpulcra planities, è supra eam pavimentum ad quod per tres gradus lapideos ascenditur, occupat totã basim prospectus Ecc.[lesi]æ, æquaturq.[ue] cum limine portarum eius.
Hac in planitie nec ludi, nec nundinæ, nec prophanum quidpiam perpetratur."

"Il portico, che si appoggiava al prospetto della Chiesa a partire dalla zona presso il Monastero delle Monache della SS. Trinità, poiché minacciava prossimo crollo, toglieva luce alla Chiesa, e in esso si facevano strepiti, su nostro ordine, fu abbattuto, e al suo posto realizzato un bellissimo sagrato nella forma più ricercata ed indi pavimentato; ad esso si sale per tre gradini, impegna tutto il piede del prospetto della Chiesa ed è appianato con la soglia delle porte.
In questo sagrato non è permesso giocare, far mercato, compiere qualsiasi attività profana."


   leone stiloforo
[stralcio dalla visita pastorale di mons. Cassiano del marzo 1656; documento della Biblioteca Diocesana di Andria    - Leone stiloforo, foto Confalone]

Mi piace immaginare tale portico; me lo vedo realizzato con lo stile proprio del tempo, come quello, ad esempio, che abbelliva e proteggeva l'ingresso della chiesa di Sant'Agostino.
Tra i reperti archeologici esiste un leone stiloforo (foto a lato di Confalone) che potrebbe essere appartenuto a tale portico, presso un portale della Chiesa (o forse era davanti al portale laterale?, in quanto sembra che lì lo abbia visto e descritto il Borsella?), anche se le sue dimensioni, come fanno notare alcuni studiosi, sono un po' ridotte per tale uso.
Scrive infatti Filomena Lorizzo nel testo sotto citato:

"Le dimensioni ridotte del leone rendono poco probabile un suo impiego nel portale principale; è plausibile la sua provenienza da un pulpito o da una finestra, come ipotizza Schafer - Schuchardt.
Il leone ha il naso largo e lungo, gli occhi con contorni marcati e con le pupille colorate, i denti serrati di colore marrone; altre tracce di colorazione sono visibili sulle gote, sul petto e sulla criniera.
La criniera, realizzata con scarso aggetto, è divisa in tante ciocche che terminano con la punta arricciata.
L'animale è accosciato con le zampe posteriori su un basamento, mentre le zampe anteriori sono spezzate; la coda gira sotto la pancia del leone e termina curvando sul fianco sinistro.
"

[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pp. 74-75]


Il 13 febbratio 1503, alle prime ore del mattino, in questa Cattedrale 13 cavalieri italiani parteciparono alla Santa messa e giurarono di valorosamente commbattere nella Disfida che di lì a poco avrebbero sostenuto contro 13 cavalieri francesi in un campo tra Andria e Corato allora di proprietà della repubblica veneziana. A ricordo dell'evento nel 1903 sul lato destro del portico della Cattedrale fu affissa una lapide.
Qui a seguire sono riprodotti una immagine della lapide e uno stralcio del "picziolo trattato, cavato dal suo proprio essemplare" ... "scritto da Autore di veduta, che v'intervenne", (opuscolo rarissimo, stampato nel 1547).

lapide sul lato destro del portico    documento giuramento in Cattedrale
[lapide sul lato destro del portico - stralcio documento giuramento in Cattedrale (da stampa del 1547)]

Si trascrive la parte del testo che riferisce quanto accadde nella nostra Cattedrale.

"Radunati in sieme li Tredeci Cavalieri Italiani, in Andri, & ivi con lloro Prospero Colonna, el Duca de Termuli, & altri Cavalieri Italiani, e Spagnoli, la Domenica di sera, a li Dodeci del mese. Fu concluso: che senz’altro lo Lune di seguente, ch’era la giornata deputata, cõ lo nome del Signor Idio, se dovessero presentar’ al campo.
Ma per che mal’ se puo fare cosa alcuna per gli huomini: senza il favor del .S. ch’el tutto vede, & opra. Lo Lune di matino gli Tredeci Cavalier accompagnati, da gli pre nominati, andorno alla messa devotissimamente, volēdo procedere in una cosa di tãta importãza, e fama, Cristianamente: e con sollennita di religione sperando nõ per questo haversegli agiūgere piu animo ( di quel ch’aveano ) ma da un tal debito, & honor’, restar confirmatissimi, in quello haveano deliberato.
Et cossi comunicato il preite, alla fin’ della messa. Lo Hettor’ fieramosca andò da Prospero Colonna: e lo priego li concedesse, posser richiedere, gli soi compagni d’un sollenne giuramento. Lo che piacque al Prospero Colonna, e cossi Hettor’ se voltò a’ suoi compagni, humanissimamente pregandoli, gli piacesse giurar’, quel medesmo che lui giurava. Allo che risposero quei Cavalieri, ch’erano contentissimi seguirlo, in ogni Fortuna. Lui se ingenochio avante l’altare, dove il preite anchora diceva la messa, e poste le mano gionte sovra lo Evangelio, giuro ad alta voce.
Voler prima morire, che uscir’ del campo per su’ voluntà, altro che vencitore. Et prima elegersi la morte, che mai rendersi per vinto con soa bocca: e poi vedendo alcun’ de soi compagni haver’ bisogno d’agiuto far in tal caso, come desiderasse fosse fatto in persona soa, per ricuperation de soi cõpagni: ancho che sapesse di perdere la vita.
Fatto tal giuramento, diede luoco à gli altri, quai de buona voglia fero il simele giuramento. Et ancho di stare ad un’ voler, ad un’ esseguir’ per quanto la buona sorte, e forza, de ciascuno bastasse.
Partiti dalla messa, se n’andorno alla stãtia di Prospero Colonna. Dove fero giontamēte colatione: & poi se nandorno alliegramēte ad armare, & armati mõtorno à cavallo, … "

[testo tratto dal rarissimo opuscolo in 8° "SUCCESSO DE LO COMBATTIMENTO delli Tredeci Italiani, e Tredeci Franciosi, fatto in Puglia, con la Disfida, Cartelli, e la Virile Essortazione, che fece lo Capitaneo Fieramosca à gli compagni, e la gloriosa Vittoria ottenuta da gli Italiani. Nel anno. 1503" (a cura) di Giovanbattista Damiani, stampato nella fidelissima Citta di Capua, per Giovanne Sultzbach, A dì undeci di Giunio. 1547, pp. 21r, 21v, 22r del duerno F.]


[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]