Visita Pastorale di mons. A.Cassiano nel marzo del 1656

Contenuto

Visita Pastorale di Mons. Ascanio Cassiano nel marzo 1656
alla Chiesa Cattedrale

Premessa

Questa Visita Pastorale effettuata da mons. Ascanio Cassiano nel 1656 è la seconda documentata esistente per la diocesi di Andria dopo quella dello stesso vescovo del 1644, e dopo quella di Mons. Resta attuata a partire dal 16 giugno 1586, riportata (ma solo con scarse esemplificazioni inserite tra le norme di visita) nel "Directorium Visitatorum, ac Visitandorum ..." pubblicato nel 1593.
Già ai tempi di mons. Emanuele Merra (inizi Novecento) non esistevano più i manoscritti delle visite pastorali precedenti quella di mons. Cassiano del 1644; egli scrive nelle sue "Monografie andriesi" che la "S. Visita di monsignor Cassiani, la quale va dal 1644 al 1646 [1656 e non 1646], ed è la più antica, che si conservi in Curia".

Questa visita pastorale, pur se non espressamente scritto, appare anch'essa, come la precedente del 1644, reddatta in due parti: una, nella quale sono prevalentemente descritti gli ambienti e le suppellettili esistenti; l'altra, nella quale si evidenziano le carenze e si precisano le decisioni del Visitatore.
Nel restauro del manoscritto le parti (forse per difficoltà di riconoscimento) sono state rilegate un po' mischiate e, di conseguenza, risultano non più sequenziali.
Si rileva inoltre che il redattore (cancelliere?) delle due parti non è unico: il latino della parte dedicata prevalentemente a denotare carenze e indicare decisioni, appare molto inficiato da termini del volgare latinizzati, a differenza del latino dell'altra che sembra quello solitamente utilizzato da un colto notaio del Seicento.

Purtroppo il manoscritto della Visita riporta solo la descrizione dell'altare maggiore (molto sommaria in pessimo latino), della Cappella del SS. Sacramento, di una parte delle Cappelle di sinistra (di S. Riccardo, di S. Maria del Capitolo, di S. Giuseppe e di S. Luca), di una parte di quelle di destra (S. Antonio abate e Crocifisso), del Coro, del Portico anteriore la Chiesa e del Campanile, della sacrestia e ambienti annessi e del piano superiore utilizzato come abitazione dei sacristi.
Il manoscritto inoltre riporta una duplice relazione della visita alla Cappella di Santa Maria del Capitolo e di quella alle reliquie, stese da amanuensi (cancellieri?) diversi, contenenti all'incirca le stesse informazioni, ma in una struttura sintattica leggermente differente.

Da questa Visita alla Chiesa Cattedrale si trascrivono gli stralci più importanti, quelli che documentano com'era strutturato il suo edificio, le cappelle e qual era parte dell'arredo.

Osservazioni sulle varie sezioni della visita
(di seguito trascritta)

Altare maggiore

- L'altare maggiore è in pietra elevato su tre gradini di pietra; non è descritto alcun ornamento scultoreo.
- Non c’è un’icona, ma solo una Croce di legno argentato con il Crocifisso dello stesso legno argentato.
- Sul lato dell’epistola c’è un abaco, o credenza,
probabilmente presso la parete dove oggi osserviamo lo stemma e l'epitaffio di Beatrice del Balzo.

Cappella del SS. Sacramento

- La Cappella, con volta a botte, chiusa da una cancellata di legno, sorgeva sul fianco destro dell'altare maggiore "in Capite Ecc.æ in cornu Ep.[isto]læ", dove oggi sorge la cappella intitolata alla Sacra Spina.
dalla descrizione risulta che nel Seicento era una magnifica cappella!
Sull'ingresso un arco marmoreo su colonne lapidee: "in ingressu est arcus lapideus cum duobus columnis hinc et hinc";
- Aveva un pregevole altare in pietra scolpita, dotato di baldacchino, e con statue dello stesso marmo.
Sul muro dietro il tabernacolo sono fissati due angeli in pietra leccese recanti il turibolo e la navicella dell'incenso … e sull'intero tabernacolo un cherubino della stessa pietra leccese. …
Il davanti dell'altare è interamente realizzato in pietra leccese artisticamente scolpita a mezzorilievo.
In alto sull'altare una statua marmorea del Cristo risorto dal sepolcro con la croce nella sinistra ed angeli ai lati
Sotto in una nicchia una statua della Beata Madre di Dio col piccolo Gesù”.
L'altare era dotato di sufficienti candelabri di legno intarsiati, dorati e argentati, di angeli anch'essi lignei e dorati reggenti lampade, nonché di vasi di legno dorati con fiori finti di seta a forma di cipresso.

[la lapide che ricorda la bolla di Gregorio XIII del 1576]

Cappella di San Riccardo

- La Cappella, con volta a botte, chiusa da una cancellata di ferro, sorgeva sulla sinistra presso il presbiterio dove oggi la osserviamo.
- Era illuminata da due finestre, una sul lato dell’Evangelo, l’altra su quello dell’Epistola.,
le pareti erano ben imbiancate; non si fa cenno ad alcun decoro aggiuntivo, come testimonia un'altra lapide, realizzato sulle pareti dal predecessore mons. Franceschini nel 1636.
- L'altare era totalmente in pietra e privilegiato da Gregorio XIII nel 1576.
- sotto l’altare è conservato il sacro e venerando corpo di San Riccardo.
Diverse e moltissime reliquie di Santi nelle loro teche, tabernacoli e vasi si conservano in un armadio molto grande incassato nel muro;
• esistono alcune teche che denotano antichità e devozione, e mostrano anche i nomi e le insegne dei duchi del Balzo, e nel tabernacolo argenteo che racchiude la teca aurea ove è riposta una tra le più grandi Spine di Nostro Signore Gesù Cristo, è inciso il nome di Carlo II;
tra le reliquie vi sono alcune donate da mons. Cassiano, quelle dei Santi Liberato, Crisanti e Daria;
si porta in processione ogni Venerdì di Marzo una croce nella quale si conserva un legnetto della croce di Nostro Signore Gesù Cristo;
Dio Onnipotente durante in nostro episcopato [il 25 marzo 1644] ha fatto in essa Spina un portento,
per le pubbliche necessità e nelle calamità si suole portare in processione la già detta Spina della corona di Nostro Signore Gesù Cristo.

Cappella della Natività (o di S. Maria del Capitolo)

- Emerge da questo documento e da altri del Seicento che la “Cappella della Natività di Nostro Signore” sia stata sempre quella ancor oggi detta di “S. Maria del Capitolo” localizzata tra la Cappella di S. Riccardo e quella di S. Giuseppe; sul presbiterio, invece, presso la cappella del SS. Sacramento (oggi della Sacra Spina) c'era un “Altare della Natività di Maria Vergine”, come risulta dalle visite pastorali di mons. Cassiano del 1644 e di mons. Pietro Vecchia del 1690; scrive infatti questo vescovo nella sua Visita Pastorale del giugno 1690: “Altare Nativitatis Beatæ Mariæ Virginis … sitũ in Presbiterio ex cornu Ep[isto] Maioris Altaris, prope et iuxta cancellũ Cappellæ SS.mi Sacramenti”.
- La Cappella era chiusa da una cancellata di ferro; si trovava sullo stesso piano e navata della Cappella di S. Riccardo, dal 1650 circa, da quando, cioè, dallo stesso vescovo erano stati eliminati i tre gradini tra navate e transetto (lavoro di livellamento pavimentale dichiarato nella visita ad limina dell'8 dicembre 1654 )
- Sulla parete di fondo c’era una nicchia "cripta" piuttosto grande (esistente ancor oggi ma coperta dal quadro dell’ “Adorazione dei pastori”).
- La volta della cappella era dipinta color del cielo e vi pendeva un Angelo con la scritta di un versicolo del Vangelo.
- Nella nicchia era allestito un presepe permanente con tutti i personaggi di legno dipinti e/o dorati: non soltanto Maria, Giuseppe e Gesù bambino, ma anche Angeli con tabelle, bue, asino, pastori e pecore; non c’erano però i Magi.
Un numero così alto di personaggi (e in scala leggermente inferiore al vero) fa pensare che il piano d’appoggio si prolungasse dalla nicchia fin sopra o dietro il postergale dell’altare di quel tempo.
Che tutti quei personaggi fossero quattrocenteschi ce lo suggerisce un distico della lapide affissa nel 1494 sulla tomba del munifico vescovo Angelo Florio: “Ipse etiam multa præsepia finxit in auro, / nata Redemptoris, quæ pia membra fovent”, (→ “Egli foggiò in oro molte statue della Natività del Redentore, che infervorano i fedeli)”. Di essi purtroppo ce ne restano solo due: Maria e Giuseppe (o un mago adattato in funzione di Giuseppe); gli altri sono andati perduti. Comunque già ai tempi dell'Agresti (1912) i personaggi esposti erano solo i tre della Sacra Famiglia; nel vol. 2° de "Il Capitolo Cattedrale ..." scrive: "In una grande nicchia, messa in cima all’altare, è racchiusa la Sacra Famiglia, composta dal Divin Pargoletto (giacente nudo nella cuna, su poca paglia, ricoverato in una rozza capanna), Maria e Giuseppe, che, genuflessi, l’adorano."
- La Cripta con le statue era chiusa da due antine di tela di lino con dipinti su entrambi i lati.
Sulla parte esterna [dell’antina lato evangelo] era dipinta l’Adorazione dei magi (forse perché i magi non erano rappresentati da statue), nell’interna la Vergine gloriosa Incoronata dal Padre e dal Figlio.
Sulla parte esterna dell’antina lato epistola c’era poi l’immagine dei Ss. Innocenti, nell’interna l’Assunzione della Beata Vergine.

Cappella di S. Giuseppe

- Stando ai documenti finora consultati sembra che questa cappella della Cattedrale è forse l'unica che nel tempo potrebbe essere rimasta dedicata sempre allo stesso santo: San Giuseppe.
- Si accede attraverso una cancellata lignea.
- La cappella è con volta a botte, come le altre.
- l’Altare è di pietra scolpita ma manca del paliotto di pietra del quale si ordina la realizzazione.
- Nel dossale ha una scultura a mezzorilievo rappresentante San Giuseppe di 8 x 5 palmi (circa 210 x 130 cm), probabilmente realizzata durante l'episcopato di questo vescovo (A. Cassiano), in quanto nella visita precedente del 1644 vede e descrive solo un dipinto del Santo, a suo dire, non edificante e da cambiare.

Cappella di S. Luca

- Su questa Cappella (la 3ª a sinistra entrando) le varie visite del Seicento raccontano poco o nulla;
spesso anzi è dicharata inidonea alla celebrazione della messa per deterioramenti strutturali o per carenze d'arredo.
- Sul dossale dietro l'altare c’è l’Icona di San Luca Evangelista, e, al di sopra di essa, un dipinto della Vergine col piccolo Gesù.

Cappella di Sant'Antonio Abate

- Rilevante in questa Cappella (la 4ª a destra entrando) è la presenza, a metà Seicento, di una grande tavola dipinta con una ricca cornice dorata:
Al centro c’è la Beata Maria Vergine col piccolo Gesù. A destra S. Antonio Abate, a sinistra S. Antonio di Padova.
Sopra il Salvatore. Alla destra del Salvatore l’Angelo Gabriele, a sinistra la Vergine Sacratissima Annunziata
,
e sulla parete sinistra c'era un affresco della Beatissima Vergine con gli Apostoli alla discesa della Spirito Santo. .

Cappella del Crocifisso

- Questa Cappella del Crocifisso a metà Seicento si apriva sotto un arco (che anticamente ornava una uscita laterale) nella parete sinistra del transetto, di fronte al Cappellone di S. Riccardo, in un corpo di fabbrica sviluppato occupando un tratto di Largo La Corte e sotto un organo.
- Come Icona, dossale d'altare, c’è un grande Crocifisso di legno con la croce fissata alla parete, il quale in verità desta grande devozione e denota antichità;
è probabilmente il magnifico "Cristo doloroso" duecentesco che oggi è tornato a dominare il presbiterio e l'intera Cattedrale.
- La decorazione lignea è identica a quella vista dal Borsella a metà Ottocento;
scrive in questa Visita il vescovo Cassiano: "Sotto i piedi [del Crocifisso] stanno due Cherubini di legno dorato e due Angeli di legno dorato sui due lati.
L’ornamento della Cappella è di legno intagliato e dorato con due colonne sui lati e l’architrave è tutta scolpita con foglie dorate, … presso l’altare l’insegna della famiglia De Vulpis.
"
Scriverà il Borsella a pag.47 del suo "Andria Sacra": "Nel primo [altare] si venera un ammirabile Crocifisso sculto in legno, di cui ne farem parola in appresso. Per ora notiamo che l'altare di questa Cappella è fiancheggiata da due colonne di legno, fornite di capitelli, e di base, e piedistalli, che poggiano a terra in fronte dei quali sono rilevati due teste di Serafini. L'architrave anche di legno, che siede sulle colonne, sporge dal muro con doppie cornici, dentellatura e fascia. Dietro le colonne si osservano dei medaglioni. Queste varie parti color cilestre sono rabescate con fogliami ad oro, secondo l'uso del tempo. In cima dell'architrave vi è lo stemma della famiglia Lupis, (vulpis) che mette fuori due lupi, e due lupicini sottoposti, oltre tre stelle, e due crocette, sostenuto da due angioli dorati."

Il Portico

- Questa Visita Pastorale ci informa che fino a metà Seicento la Cattedrale aveva davanti alla facciata un Portico, abbattuto proprio in quel tempo da mons. Ascanio Cassiano perché era pericolante e, a suo dire, per dar luce alla Chiesa ed eliminare schiamazzi d'ogni tipo di chi sotto di esso trovava buon rifugio.
Al suo posto viene realizzato un sagrato elegantemente pavimentato, rialzato di tre gradini (all'incirca rialzato degli stessi gradini del portico rifatto dal Santacroce e in parte attualmente esistente).

Il Campanile

- Di rilevante sul Campanile questa Visita Pastorele evidenzia:
(Già da tempo) Il campanile è completato dalla cuspide;
Il nome delle quattro campane a metà Seicento: "Spedaliera", "Maria", "Riccarda" e per l'ultima manca per usura parte del foglio manoscritto;
La campana "Spedaliera" era utilizzata per convocare le assemblee dell'Università e aveva su di essa incisa l'insegna della Città.

Intitolazione della Cattedrale

- Questa Chiesa Cattedrale è intitolata alla Beatissima Vergine Assunta in Cielo.
- dalla tradizione dei Padri si riscontra che fu già Cattedrale di questa Città, su invocazione di Sant’Andrea Apostolo, esattamente quella Chiesa che s’erge presso la porta per Canosa, dal popolo detta “Porta S. Andrea”; ivi c’era il fonte battesimale.

Il Coro

- Un nuovo e stupendo coro in noce scolpito fu fatto allestire da mons. Ascanio Cassiano dietro l'altare maggiore nel 1650 (lo scrive M. Agresti a pag. 51 del suo 2° volume de "Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi"), realizzato da Scipione Infante da Bagnoli, per il quale coro egli in questa Visita Pastorale afferma di aver speso tantissimo in denaro e attenzioni "multo ære, cura multa facienda curavimus"; 10000 ducati (scrive R. D'Urso a pag. 148 della sua "Storia della Città di Andria").
Ecco come lo descrive l'Agresti nella pagina su citata:
"Due iscrizioni, messe ai piedi di detto Coro, ricordano l’una il nome del Vescovo e l’anno in cui fu costruito (cioè nel 1650), l’altra il nome dell’artefice: Magister Scipio a Balineo in principato ultra faciebat.
Gli stalli di questo Coro, commodi e ben intagliati, hanno un parallellogramma liscio alle spalle, sormontato da cornice e due colonnette ai fianchi con piedistalli e capitelli corinti, su cui poggiano i bracciuoli con cornice curva, portante sull’estremità la testa di un putto.
Nella gran fascia, che cinge il primo ordine dei sedili, sono scolpiti dei Genii con istrumenti musicali, dei leoni, dei capricciosi draghi, delle teste di serpenti, degli struzzi, dei vasi di fiori, degli uccelli, aquile, pesci, lupi, centauri, ed altri ornamenti, fra i quali dei puttini, che strappano la lingua agli orsi, e, di quanto in quanto, degli stemmi del Vescovo Cassiano, e dei cappelli prelatizii.
La fascia, che cinge la spalliera del secondo ordine degli stalli, porta intarsiate molte figure di grifoni, di puttini cavalcanti dei leoni, rinoceronti trattenuti per le corna, delle stelle, dei fiori, degli uccelli, dei puttini che suonano le tibie, le cetre ecc.
La cresta del Coro, eretta su spaziosa cornice, presenta figure di scimmie, che sostengono lo stemma del Vescovo Cassiano, composto di tre colline con rosa e stella in cima
."
- Mons Ascanio fece riccamente affrescare tutto il vano del Coro, sia la volta che le pareti, da un valente pitttore, "per Artificem peritum":
l'Assunta sotto la volta;
• sul lato sinistro, dell'evangelo, l'ingresso di S. Riccardo in Città mentre miracola un cieco ed una donna anchilosata;
• sul lato destro, dell'epistola, S.Andrea apostolo e l'arrivo in Cattedrale del capo-reliquia di S. Colomba;
• presso la finestra di fondo, immagini della Fede e della Carità;
• sulle pareti presso l'altare maggiore, i due profeti Geremia ed Ezechiele recanti ognuno un proprio versetto;
• anche la vetrata del coro e le vetrate alte del presbiterio sono istoriate.

Il Documento

(stralcio da "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium")

“ Visita Pastorale” nel marzo 1656 [1]
alla Chiesa Cattedrale

di Ascanio Cassiano (vescovo di Andria dal 1641 al 1657)


[trascrizione del testo originale in latino] [2]] [traduzione]

fogli: 73r-77r

Die 7ma mensis martij 1656

& De visitatione fons … &

Expleta visit.[atio]ne SS.mi conventus est ad visitat.[io]nẽ fontis baptis.[ma]lis, … … devenit positus est in fine Ecc.[lesi]æ Cath.[edra]lis sub fornice.

Fons est ex lapide marmoreo commodo, cũ … decenter ornato …

Nõ adest imago S Ioannis B. …

Habet basim lapideum et firmum. Nõ adsũt cancelli

Non adsunt vasa Sacri olei … Cum olea sacra in fonte baptismali non adsint, accipiuntur ex eo loco, et deferuntur ad fontem …

[ seguono anche istruzioni sul nuovo rito del battesimo ]

De Sacrario

An adsit Sacrariũ.

Sacrariũ est à latere dextero fontis baptismalis, cũ adest decens operculũ, quod … …

… aqua baptismalis quae superest, lotiones manuum, cineres, bombicis et …

[ il testo di queste pagine è molto sbiadito, parzialmente cancellato dagli eventi e quasi illeggibile ]

Il 7 marzo 1656

Visita del Fonte battesimale

Terminata la visita [breve orazione] al SS.mo, si recò alla visita del Fonte battesimale … … , vide che si trova alla fine della ChiesaCattedrale  in una cappella.

Il fonte è di marmo, agevole, … ben ornato …

Non c’è l’immagine di S. Giovanni Battista

È fissato su una base in pietra. Non c’è una cancellata

Non stanno i vasetti dei sacri oli. … Poiché gli oli sacri non stanno nel fonte battesimale, vengono prelevati dal loro posto e portati al fonte …

[ seguono anche istruzioni sul nuovo rito del battesimo ]

Il Sacrario

[Chiese] Se ci fosse un Sacrario.

Il Sacrario è sul lato destro del Fonte battesimale, poiché c'è un adeguato orifizio … …

… vi si versa l’acqua battesimale in savrappiù, quella usata per lavarsi le mani, le ceneri, le ovatte e …

[ il testo di queste pagine è molto sbiadito, parzialmente cancellato dagli eventi e quasi illeggibile ]


ff. 77r-82r

Die 8 men[si]s Martij 1656

De Visitat.[io]ne Sacrarũ Reliquiarũ

Factis de more & [aspersione aquæ benedictæ et Oratione SS.mi].

Se contulit ad Cappellã S.ti Ric.[har]di intus eãdẽ Ecc.[lesi]am p.[ri] in planitie eiq. positã, et in cornu evãgelij, ubi sub Altari sacrũ, et venerandũ ipsis corpus asservat[ur], et sub gradibus, nec dispici potest, ardet de continuo lampas que est inter primũ et secundũ gradũ,
diversæ Sanctorũ Reliquiæ in pergrandi armario muro infixo ut plurimũ in suis thecis, tabernaculis, et vasis asservãtur,
quod Armariũ est feré circũ circa Altare, in latere evangelij et sũt quædã capsulæ ex ligno deaurato sicut etiã, et in cornu epistolæ, retro Altare ex ligno tantum inciso, et õnibq. affabré elaboratis, portæ armarij sũt et ipse auratæ,
claves, et seræ num° due in porta in cornu evangelij sũt firmæ, et securæ sicuti tres aliæ in porta in cornu epistolæ, et quinque in foribus armarij retro Altare.
Claves asservant[ur] à quinque Ecc.[lesi]æ Cathed[ra]lis Dignitatibus, et singuli eorũ asservant[ur] duas.

Armaria õnia intus decenter ornata, et sũt ab ligno depicto p[er] totum colore celesto,
ultra lampadem, qua est ante corpus S.ti Ric.[ar]di qua ardet semper sunt muro infixe alia duo brachia seù candelabra ex auricalco cũ suis lampadibus, et de die ardent ambe, altera autem tantũ de nocte.

Adest index Reliquiarũ impressus in calce officij S.ti Ricardi, nullũ alium extat docum.[en]tum preter Instrum[en]tum donat[io]nis triũ ossiũ factæ à Dom.ne vestra, ni mirũ S.[anc]torũ Liberati, Chris.[an]ti, et Dariæ, et aliũ S.ti Marini, quod nõ habetur premanibus(?); mandet[ur] exhiberi &.

Adest docum[en]tum S. Columbæ sensen[sis] prout cũ decreto Sacræ Congreg.[atio]nis Rutuũ die Vig[esi]ma Augusti 1632 in quo decernit[ur] posse celebrare officiũ in Ecc.[lesi]ª Cathed.[ra]li Andrien[sis] in qua asservat[ur] eiq[ue] caput.

Magnum dixerũt esse docum.[en]tum temporũ antiqua curricula veneratio,
et quia fuerunt bené legaliter, decenter, et fideliter tentæ
et illarũ extant alique thecæ quæ et antiquitatem, et pietatem redolent, extant etiam nomina et insignia ducũ de Baucio, et in tabernacolo argenteo, ubi asservatur theca aurea in qua reposta est una ex Spinis maioribus D.ni nostri Iesu Xρ[ίστ]ί, adest incisũ nomen Carolo Secundi
et Deus Ōnipotens tempore Presulatus nostri fecit in ea mirabilia, et Nos probavimus pròut ex docum.[en]to, et docum.[en]tis intervenientibus pluribus Theologis, Iuris Consultis et Medicis.

Fuit dictum de aliquibus celebrari officiũ nempe de S.to Richardo Vig.[esi]ma terzia Ap[ri]lis in quem diem incidit eiq[ue] inventio, celebrat[ur] etiam cũ octava, et est eius festus dies;
celebrat[ur] etiam officiũ S. Columbæ et dies festus est ultimo die decembris, et trensfertur [in 1° die nõ impedito];
celebrat[ur] etiam officiũ de S.to Marino martire et incidit dies festus vig[esi]ma sexta decembris, et transfertur in primã die nõ impeditam, et adest os brachij ipsis S.ti Marini in theca ad modũ tabernaculi ex aere inaurato, per se fert antiquitatem;
celebrat[ur] etiam officiũ de S.to Liberato martire, et festus dies est decima nona decembris, et est pars insignis brachij, aut cruris à nobis donatus &.
Adest etiam aliud os sivé cruris, sivè brachij S.ti Chrisanti, et est tale, et insigne, ut eis officiũ celebrari valeat ut celebrat.nis à nobis etiã donatus, quæ nobis inter alias reliquias inpertite fuerũt ab em[inentissi]mo D.no Jo[ann]e Bap[tis]ta Alterio tunc temporis v.[enera] memoriæ Urbani octavi vice gerentis.
Officiũ de Santo Vito cuius reliquia nõ est insignis.

Exponunt[ur] Sanctorũ reliquiæ.

Exponit[ur] p.° caput in theca argentea ad formã capitis hominis, pellicraniũ et cor eius S.ti Ric[har]di in theca argẽtea ad formã tabernaculi.

Caput S. Columbæ in theca argentea ad formã capitis hominis.

Exponit[ur] etiam unus ex lapidibus quo percussus fuit S.mus Stefani p[ro]tomartyr, intus theca ligneã deauratã, theca ex nuce indica undiq.[ue] fascis argenteis circũ ligata et etiã ex arg.[en]to.

Processionaliter autem circũferũt[ur] p[er] singulos dies Veneris Martij crux in qua asservat[ur] lignũ crucis SS.mi D. N. Iesu Xρ[ίστ]ί, et aliæ due quæ videbunt[ur] R.do Archipresbitero, et successive alijs Dignitatibus, et Sacerdotibus gradatim.

In die S.ti Marci et diebus rogationũ defertur eadẽ crux in qua asservatur lignũ crucis de qua supra, et semper decenter cũ quatuor intorticibus accensis duobus lanternis, et sub baldachino, et à Sacerdotibus super pellicio, et oratio indutis,

defertur et solennissimé processional[iter] tam in die invent.[io]nis quã in die festo ut supra caput, et cor eisdẽ S.ti Ric.[har]di, ad quas processiones cõveniunt õnes tam Clerus Secularis quã Regularis,

defertur etiã processional[iter] in die festo os ut apparet esse digitus S.ti Blasij, et simul in suo die festo circũfert[ur] os S.ti Dominici, quæ duæ santorũ Reliquiæ sũt in suis thecis ex argento, et auricalco,

et pro publicis necessitatibus et rebus gravibus adsolet deferri Spina coronæ iã dicta D.ni N.[ostri] I.[esu], et alia prout suadet ratio, et circũferunt[ur] per loca circũscripta ab ordinario, et cantant[ur] litaniæ Sanctorũ, cantica, hinni, et psalmi respettivé, et eadem solennitate qua circũferunt[ur] ad loca reduent.(?) sua.

Reliquiæ nõ passim ostendunt[ur] tantum petita venia ad R.mo ordinario, et cõveniũt Dignitates cũ clavibus.

[Mercoledì] 8 marzo 1656

Visita delle Sacre Reliquie

Espletate le operazioni di rito solite.

Si recò alla Cappella di S. Riccardo, nella stessa Chiesa [Cattedrale], la prima eretta nella navata sul lato dell’evangelo, dove sotto l’altare è conservato il suo sacro e venerando corpo, che non può vedersi, e tra il primo ed il secondo gradino vi arde continuamente una lampada.
Diverse e moltissime reliquie di Santi nelle loro teche, tabernacoli e vasi si conservano in un armadio molto grande incassato nel muro.
Tale armadio è pressappoco intorno all’altare: stanno alcune scarabattole di legno dorato sul lato evangelo come anche sul lato dell’epistola, sul retro dell’altare stanno le ante dell’armadio di legno ben incise, artisticamente elaborate e anch’esse dorate.
Nell'anta [della scarabattola] sul lato evangelo stanno due saldi e sicuri chiavistelli con chiavi, così come i tre nell'anta [della scarabattola] sul lato epistola; inoltre altri cinque nelle ante [dell'armadio] dietro l’altare.
Le chiavi sono custodite da cinque Dignità della Chiesa Cattedrale, e ciascuno di essi ne custodisce due.

Tutti gli armadi, all’interno ornati con decoro, sono di legno totalmente dipinti color celeste;
oltre alla lampada che arde perennemente davanti all’urna di S. Riccardo sono infissi nel muro altri due candelabri di ottone a braccio con le lampade che ardono ambedue di giorno, mentre l’altra solo la notte.

C’è un indice delle Reliquie stampato in calce all’ufficio di San Riccardo; non esiste altro documento all’infuori della scrittura della donazione di tre ossa fatta da Noi, senza dubbio dei Santi Liberato, Crisanti e Daria, e un altro di S. Marino, del quale non si ha carta; si chiede di esibirla.

C’è un documento riguardante Santa Colomba di Sens, cioè un decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 20 agosto 1632, nel quale si legge che nella Chiesa Cattedrale di Andria, nella quale si conserva la sua testa, si può celebrare il suo ufficio.

Un importante documento dissero essere la venerazione nell’antico corso dei tempi [=tradizione],
come anche perché furono ben conservate legalmente, decorosamente e scrupolosamente,
e perché di esse esistono alcune teche che denotano antichità e devozione, e mostrano anche i nomi e le insegne dei duchi del Balzo, e nel tabernacolo argenteo che racchiude la teca aurea ove è riposta una tra le più grandi Spine di Nostro Signore Gesù Cristo, è inciso il nome di Carlo II
ed infine perché Dio Onnipotente durante in nostro episcopato [25 marzo 1644] ha fatto in essa spina un portento, che noi abbiamo certificato con un atto e le testimonianze dei molti intervenuti Teologi, Giureconsulti e Medici.

Da alcuni è stato riferito che si celebra l’ufficio di San Riccardo proprio il 23 aprile, giorno del ritrovamento delle sue spoglie, ed anche nella successiva ottava ed è il giorno della sua festa.
Si celebra poi l’ufficio di Santa Colomba nell’ultimo giorno di dicembre, dì della sua festa, e si sposta [eventualmente al giorno successivo se coincide con altra festività maggiore].
Si celebra inoltre l’ufficio di S. Marino martire il 26 dicembre, giorno della sua festa, e si sposta eventualmente al giorno successivo se coincide con altra festività maggiore; nelle reliquie è conservato un braccio di S. Marino in una teca simile ad un tabernacolo di rame dorato, molto antico.
Si celebra anche l’ufficio di S. Liberato martire il 19 dicembre, giorno della sua festa, e c’è parte di un braccio o gamba da me vescovo donato.
C’è inoltre un altro osso di gamba o braccio di S. Crisante; è così importante che il suo ufficio si può celebrare nella ricorrenza del mio dono, che già a me con altre reliquie era stato donato dal Eminentissimo D. Giovanni Battista Altieri, in quel tempo vice gerente di Urbano VIII, di venerata memoria.
[Infine si celebra] l’ufficio di S. Vito, la cui reliquia non è notevole.

Sono mostrate le reliquie dei Santi.

Per primo si mostra la testa di San Riccardo in una teca argentea a forma di testa umana, il suo pellicranio e il suo cuore in una teca argentea a forma di tabernacolo.

La testa di Santa Colomba in una teca argentea a forma di testa umana.

Si mostra anche uno dei sassi coi quali fu percosso Santo Stefano protomartire, in una teca lignea dorata, teca di noce scura legata in fasce argentee, a sua volta d’argento.

Si portano in processione ogni Venerdì di Marzo una croce nella quale si conserva un legnetto della croce di Nostro Signore Gesù Cristo, ed altre due che verranno mostrate dal R. Archiepiscopo e, successivamente dalle altre Dignità e Sacerdoti, in ordine di grado.

Nel giorno di S. Marco [25 aprile] e nei giorni delle rogazioni si porta la stessa croce suddetta col sacro legno, decorosamente accompagnata da quattro portatorce con due lanterne accese, sotto un baldacchino, da Sacerdoti solennemente vestiti.

Si porta solennemente in processione il capo ed il cuore di San Riccardo sia nel giorno del ritrovamento [23 aprile] che in quello della sua festa, alla quale processione partecipa sia il Clero secolare che quello regolare.

Nel giorno della festa di S. Biagio si porta in processione un suo osso che sembra sia un dito; ugualmente nella festa di S. Domenico si porta un suo osso; queste due reliquie di santi sono racchiuse nelle loro teche d’argento e ottone.

Infine per le pubbliche necessità e nelle calamità si suole portare in processione la già detta Spina della corona di Nostro Signore Gesù Cristo e altre reliquie secondo il caso; la processione si snoda per le strade descritte dal Vescovo e si cantano le litanie dei Santi, e i rispettivi cantici, inni e salmi, con la stessa solennità poi tornano al loro posto.

Le reliquie non si espongono senza un permesso del Rev. Vescovo ed il concorso delle Dignità con le chiavi.


Die nona men[si]s Martij 1656

Mandavit aperiri armariũ.

Dominus visitator mandavit sibi afferri indicem reliquiarũ in calce officij, et missæ S.ti Ric.[har]di impressi, et eis ord.[i]nem insequendo mandavit sibi afferri caput S.ti Ric.[har]di.

Caput S.ti Ric.[har]di est intra thecã argenteã ad formã capitis hominis, et est ad modũ busti cũ Pluviali in quibusdã locis insculpto, et in aurato, in extremitate adest fascia argentea auro lita et sunt incisa duo versus: accipe S. Pater tua te rogat Andria supplex, dilectũ populũ tutare favore perenni.

Visitavit deinde tabernaculũ in quo repositũ est cor et pellicranium capitis seu pellis clericalis eisdem S.ti, et est ad formã piramidalem cũ cruce in cuspide totũ ex argento in magna sui parte deaurato, intus vas ex cristallo, in quo cor et pellicraniũ asservant[ur].
De capite, cor, et pellicraniũ nõ adest Instrum.[en] seu docum[en]tum; et quia crux nõ est bené fermata mandavit.

Tertio loco fuit allata crux feré duorũ palmorũ argentea pes fané ex auricalco undiq. aurolita, in apice eiq.[ue] pila ex cristallo et in medio crucis eisdem alia crux parva simil. ex argento in qua sunt sculpta he literæ literis antiquis in capite spongia Iesu Xρ[ίστ]ί, deinde paulo inferius lignũ D.[omi]ni inter brachia crucis indum.[en]tum D.[omi]ni, purpura et lana.

In quarto loco crux alia parva medio palmo argentea tota cũ isculpta immagine D.[omi]ni nostri Iesu Xρ[ίστ]ί in qua est frustũ ligni S. Crucis D.[omi]ni N.[ost]ri Iesu Xρ[ίστ]ί, et supra basim cristallus.

5.° loco Pixis in qua est una ex Spinis maioribus Coronæ D.[omi]ni nostri Iesu Xρ[ίστ]ί gẽmis, et margaritis ornata, due rotunde, et circũ circa superficiem ad modum coronæ spinarũ argenteæ, et vas in orbem ductũ est simil argenteũ, intus in basi eisdẽ thecæ aureæ genuflexi sunt hinc, inde, duo Angeli argentei pes ex auricalco deaurato et crux in sũmitate argentea inarurata, circũ circa in superficie conversa et in facie hic versus. [nella relazione i versi non sono scritti].

6.° loco theca admodũ tabernaculi circiter duorũ palmorũ cũ dimidie ex argento et auricalco affabré elaboratũ, et ut dicit,[ur] alla gotica cũ suis cristallis circũ circa, et intus asservat[ur] ampullina cũ lacte Beatæ Virginis et in alio loco intus simil de capillis Beatæ Virginis, neque adsit docum[en]tum.

7.° loco fuit allatũ aliud vas admodũ piramidalis totũ argentũ cũ effiggie D.[omi]ni nostri Iesu Xρ[ίστ]ί in utraq.[ue] parte, in quo asservãt[ur] cineres, et de ossibus S.ti Jo:[annis] Baptisti.

8.° vas quodã et videt[ur] esse cordax nucis indicæ undiq.[ue] fascis argenteis auro lita circundata cũ simili operculo, pes ex argento aurato, et est supra tertie partis palmi, et intus est unus ex lapidibus cui fuit S.tus Stefanus protomartiris lapidatus.

9.° loco theca admodũ busti Virginis ex ære in magna pars caput argenteũ parte deaurata, supra caput diadema æneũ inauratũ, ante pectus sũt sculpta hæ litteræ: M. A. Joan. Vincentius. Campi. M. F. 1579 in extremitate fasciæ sũt sculptæ hæ verba: ora pro nobis B. Colũba, ut digni efficiatur promissionibus Xρ[ίστ]ί      Andres della Torres.

X.° in quadã theca, ut plurimũ argentea, intra quodã vas factus ex ossa cuius sũmitas se habet admodũ tabernaculi, pes ex auricalco inaurato de ossibus S.ti Viti.

XI.° Pixis parva argentea tota cũ cruce in sũmitate, qua aperta intus fuit repertũ aliud vasculum ex ferro stãneato in quo asservat[ur] de ossibus S. Caterinæ Virginis et Martiris et quia vas illud ferreũ ut conspicit[ur] habet rubiginẽ mandavit in ea moveri, et poni cũ bombyce sicco in vase argenteo, quod fuit pntibus nobis factum.

XII.° quoddam tabernaculũ factũ argenteũ ad quod circũ circa orbe intus de ossibus Sancti Mauri Ep.[iscop]i et confessoris in uno, ex lateribus in argento p_ũ de ossibus S. Rogerii Ep.[iscop]i Cannen.[sis] in alio simili de velo Sanctæ Martæ, et sororis S. M.æ Magdalenæ et est unius et tertiam partem palmi.

XIII. Altare portatile S. Gregori Papæ et videt[ur] esse magis ex alabastro quã marmore est infixũ in ligno fascijs supra ex auricalco in aurato cũ figuris incisis S.[ancto]rũ Evangelistarũ, in sũmitate, et in calce immago incisa Salvatoris circũ circa hæ literæ in aurate Hoc Altare sacratũ est in honore S.[anc] Trinitatis, et eius dimensio in longitudine feré unius palmi, latitudine duæ tertiæ palmi circiter.

XIIII. In quadã capsula lignea vetustate, et carie penitus cõsũpta plures Sanctorũ Martirũ reliquiæ in suis cartulis quorũ nomina nõ sunt scripta et ignoratur, mandavit aut capsula nova fieri, aut in alia reponi statim, pro ut nobis pntibus in alia capsula lignea.

XV.° pars indum.[en]ti D.[omi]ni n.[ost]ri Jesu Xρ[ίστ]ί fuit visitatũ in loco in quo est os S. Mauri Ep.[iscop]i.

Et quia alio in loco et diverso ord.ne asservabant[ur] reliquiæ, nec potest sequi ordo positũ in indice fuit super sessũ in visitatione, et mandavit fieri novũ indicem.

[Giovedì] 9 marzo 1656

Ordinò di aprire l’armadio.

Il Signor visitatore ordinò di portargli l’indice delle reliquie stampato in calce all’ufficio ed alla messa di San Riccardo e, seguendo tale ordine, ordinò di portargli la testa di S. Riccardo.

La testa di San Riccardo è riposta in una teca argentea a forma di testa umana, è realizzata come un busto col piviale scolpito in diverse parti e dorato, sul bordo c’è una fascia d’argento placcata d’oro sulla quale sono incisi due versi: Accogli, Santo Padre, le preghiere della tua Andria supplice, tutela il diletto popolo con costante appoggio.

Poi visitò il tabernacolo nel quale sono riposti il cuore ed il pellicranio della testa, cioè la pelle della chierica del Santo; il tabernacolo è piramidale con una croce sulla punta, tutto in argento e in gran parte dorato, con un contenitore di cristallo nel quale sono conservati in cuore ed il pellicranio.
Non esiste alcun documento per la testa, il cuore ed il pellicranio; infine ordinò di fissare la croce ch’era malferma.

Dal terzo posto fu portata una croce di circa due palmi, il piede appare di ottone tutto dorato, sull’apice c’è una palla di cristallo e nel centro un’altra piccola croce incassata in argento, nella quale sono scolpite queste lettere in caratteri antichi: sopra, Spugna di Gesù Cristo, poi poco più in basso, Legno del Signore, tra le braccia della croce, veste del Signore di porpora e lana.

Nel quarto posto c’è un’altra piccola croce di mezzo palmo tutta d’argento con l’immagine scolpita di Nostro Signore Gesù Cristo, nella quale c’è un pezzetto del legno della Santa Croce, ed è su una base di cristallo.

Dal 5° posto [fu prelevata] una Pisside nella quale c’è una delle più grandi Spine della Corona del Signor Nostro Gesù Cristo, ornata con gemme e perle, in doppio giro, e, tutt’intorno, da una corona di spine argentee; il contenitore pure tondo è ugualmente d’argento; dentro, sulla base della stessa teca dorata stanno l’uno di fronte all’altro due angeli argentei genuflessi; il piede è di ottone dorato e nell’apice c’è una croce d’argento dorata; intorno alla superficie retrostante e frontalmente questo testo in versi. [nella relazione i versi non sono scritti].

Nel 6° posto c’è una teca a forma di tabernacolo, alta circa due palmi e mezzo, d’argento ed ottone finemente lavorata nella cosiddetta maniera gotica, con i cristalli sulle facce e internamente è conservata una ampollina con il latte della Beata Vergine e, similmente, in un altro posto alcuni capelli della Beata Vergine. Non esistono documenti di queste reliquie.

Dal 7° posto fu portato un'altra teca piramidale tutta d’argento con l’immagine di Nostro Signore Gesù Cristo sui due lati; in essa si conservano le ceneri e alcune ossa di San Giovanni Battista.

Nell’8° posto una teca che sembra di noce indiana circondata da fasce argentee placcate in oro e con un ugnale coperchio; il piede è d’argento dorato, alta più di un terzo di palmo; dentro c’è una delle pietre con le quali fu lapidato Santo Stefano protomartire.

Nel 9° posto una teca a forma di busto di una Vergine, in gran parte di rame, il capo argenteo in parte dorato e sul capo un diadema di rame dorato; (su una fascia) sul petto sono scritte queste lettere: M. A. Joan. Vincentius. Campi. M. F. 1579, alla fine della fascia sono scolpite queste parole: ora pro nobis B. Colũba, ut digni efficiatur promissionibus Xρ[ίστ]ί      Andres della Torres.

Nel X° posto una teca in gran parte argentea, dentro un vaso di osso, realizzato superiormente a forma di tabernacolo e piede di ottone dorato, ha delle ossa di S. Vito.

XI° Una piccola pisside tutta argentata con all’apice una croce; apertala dentro fu trovato un altro vasetto di ferro stagnato nel quale si conservano alcune ossa di S. Caterina vergine e martire; poiché tale vaso di ferro appare arrugginito fu ordinato di porre le ossa con ovatta asciutta in un vaso argenteo; ciò fu subito da noi eseguito.

XII° un tabernacolo d’argento sulla circonferenza del quale, in una teca, delle ossa di S. Mauro vescovo e confessore, sui lati, in un vasetto d’argento alcune ossa di S. Ruggero vescovo di Canne, in un altro simile parte del velo di S. Marta e della sorella S. Maddalena; il tabernacolo è alto palmi 1 e ⅓.

XIII. L’Altare portatile di S. Gregorio papa appare essere di alabastro piuttosto che di marmo; è incassato in una tavola di legno rivestita con fasce di ottone dorato su cui sono incise le figure dei Santi Evangelisti e, superiormente e nel piede, l’immagine del Salvatore; tutt’intorno queste lettere dorate: HOC ALTARE SACRATU/M EST IN HON/ORE SANCTAE TRI/NITATIS; le sue dimensioni: circa un palmo di lunghezza e due terzi di palmo in larghezza [cm 25 x 17,5].

XIV. in una scatola di legno quasi distrutta dalla vetustà e dai tarli, diverse reliquie di Santi Martiri nei loro involti di carta i cui nomi non sono scritti e si ignorano; fu ordinato che si realizzasse una scatola nuova, oppure si riponessero subito in un’altra; le riponemmo in un’altra scatola di legno.

XV.° parte della veste di Nostro Signore Gesù Cristo, già visitata nel posto [XII] dove c’è l’osso di San Mauro vescovo.

Indi, poiché le reliquie si trovavano in un ordine diverso dall’indice (stampato) e non potendolo quindi seguire, fu sospesa la visitazione e il visitatore ordinò di comporre un nuovo indice.


Die 11.ª men[si]s Martij 1656

Factis de more &.

XVI.° fuit allatũ quodã tabernaculũ palmi unius cũ dimidio circiter cuius pars rotunda est ex argento cũ duobus vitris hinc inde crux in sũmitate et tres cherubin circũ circa ex auricalco aurato pes auricalco aurato intus in thecula argentea os S. Blasij Ep.[iscop]i, et martiris, ut videt[ur] esse unus ex digitis.
Interrog.[a]vit an habeant aliquod docum.[en]tum, seu scriptum. Fuit responsũ nõ adest aliquod docum.[en] sed tũtũ antiqua venerat.[io]nem et sacram traditionem verũ enim vero à vis.i annis retro defert.r in die festo processionaliter, ut dicitur.

XVII.° Vas admodũ tabernaculi duorũ palmorũ cũ dimidio, in sũmitate crux ex auricalco in aurato sicut in maiori parte ubiq.[ue] inaurata, aliqua ornam.[en]ta argentea in quibus sũt infixi lapides cuius capites nulli cuius conditio ignorat.[ur] cũ quatuor christallis intus unũ os longitudine palmi unius an cruris an brachij os ignorat.[ur].

XVIII.° Tabernaculũ aliud unius palmi cũ dimidio in cuius rotunda pars adsũt radij admodũ solis ex argento, et cherubin circũ circa pes est ex auricalco in aurato admodũ calicis. Intus thecã argenteã pars ossis S.ti Dom.[ini]ci fuit dictũ ut ad proximũ nõ adesse aliquod docum.[en]tum.

XVIIII.° Fuit allatũ tabernaculũ feré duorũ palmorũ ex auricalco in auro concinné, et affabré elaboratũ cũ suo pede ex auricalco simil in aurato supra pedem duo cherubin ex eodem cũ fascia hinc inde ex eadem materia cũ cruce in sũmitate simili incisũ p[er]totũ intus cristallus sub ovatu intus quod adest unus ex calc(e)is S.ti Filippi nereo cũ calcis est ex nigro; fuit dictũ adesse literas Jacobi Vulponi, qui fuit sacerdos huius Eccl.æ et postea Oratorij Romæ qui misit hũc calcem.

XX. Digitus S. Euphemiæ virg.[inis] et mart.[iris] absq.[ue] vase, et reliquiario, mandavit reponi in vase ubi asservat.r de ossa S.ti Mauri ep.[iscop]i, et infra tres menses fieri tabernaculũ.

XXI. Capsula ex ligno nucis in qua asservat.r duo ossa an sint brachia vel crura nescit.r intus velis auro contestu coloris rubri et ossa singula unius palmi circiter unũ S.ti Liberati mart.[iris] et alterũ S.ti Chrisanti a nobis donatũ, prò ut ex Instrum.[en]to.

XXII. In quadã capsula lignea fuerunt repertæ aliquæ schedulæ ex cæmiteria S. Callisti in altera de S.ta Victoria Virg.[ini] et m.[artyre]; intus de particula ossis, in alia cartula veste di S. Giovanni Evangelista in alia del loco ove fu trovata la Croce da S.ta Elena, in alia maiori terra trovata nel sepolcro di S.to Ric.[car]do, et mandavit separari et alio reponi.
In alia capsula pars ossis absq.[ue] nõe mandavit etiã separari p[ro]ut statim &.

XXIII. Aliud vas magnũ ad modũ tabernaculi cũ multis lapidibus contestum cuius conditio exceptis torchinis ignorat.r figura ottangularis cũ suis cristallis, colũna una deficiente, in una in parte inferiori de lacte Virginis, in alio angulo S. Eufemiæ, subtus in eodẽ angulo de loco quo fuit ann.[untia]ta B.[eata] V.[irgo], in alio S. Luciæ subtus, de velo S. Mar.[tæ], in alio angulo S. Rugerij, et S. Ceciliæ v.[irginis] et m.[artiris], in alio S.ti Damiani martiris, in alio angulo in parte superiori nõ adest nomen subtus de porta aurea, in alio angulo de deserto ubi Xr.[ist]ũs jeiunavit, in alio de S.ti Clementi Papa et mandavit reponi.

Absoluta visitat.[io]ne Reliquiarũ quæ sũt in armario retro altari devenit ad visitat.[io]nem alteris armarij in cornu evangelij ut supra descripti et in suis mansiunculis separatis fuit allatũ quodã tabernaculũ ad modũ busti hominis immaginẽ ep.[iscop]i proferentis cũ sua mitra in quã sũt infixi lapides cuius conditio nescit.r et mitra est in magna sui parte deaurata pluviali simil deaurato, et loco fibiarũ duo scuta hinc ed inde cũ stellis et stella inter spatulas nor_ de Baucio et circa pectus pars ossis magni et in cartula scriptũ os repertũ in statua S.ti Ricardi quæ est supra sepulcrũ eiusdẽ.

Fuit allatũ tabernaculũ ligneũ inauratũ totũ sub unius palmi, et sub calce illius inscriptũ S.ti Agapiti mart.[iris], intus quodã involucrũ ex velo serico pars ossis.

Aliũ prosq. simile cũ inscrip.[tio]ne S.ti Zachariæ Patris S.ti Jo:[annis] Bapt.[tistæ] in tecula argentea.

Aliũ simile in tegula simil pars ossis S.ti Jacobi.

Simile aliũ intus intra tegulam pars ossis velo serico et auro cũ inscrip.[tio]ne S.ti Jacobi.

Quatuor alia similia intus teculis particula ossiũ absq[ue] inscrip.[tio]ne aliqua.

In alio armario in regione in cornu Ep.[isto]læ fuit allata statua lignea admodũ busti Virginis p[er]totum feré in aurata S. Columbæ sub uberibus est infixus lapis cũ diadema in capite adest quedã cartula cũ parvula parte ossis.

In uno tabernaculo penultimo loco descriptis S.ti Ippoliti intus thecã aliqua pars ossis.

In alio consimili inscriptio S.ti Petri cũ aliquo involucro, quo videri non potest.

In alio simili S.ti Gregorij mart.[iris] intus tecã pars ossis.

In alio item simili involucrũ in quo est pars ossis S. Christinæ.

Denim alia tabernacula cõsimilia intus thecas in duobus partes ossiũ sed nõ adsũt neq.[ue] inscriptionses neq.[ue] nomina.

In utraq.[ue] porta tũ in cornu Evangelij quã Ep.[isto]læ in parte interiori adsũt quingenta et decẽ mansiuncula distinte qualibet porta auricalco in orbem dudo, et unaquaq.[ue] habet suũ talcũ, et in una quaq.[ue] mansiuncula habet reliquiã aut cartã aut velo serico involutam cũ inscrip.[tio]ne Sancti et in unaquoq.[ue] vacuo sũt lapides argento infixi, et in cornu Evangelij in septem mansiũculis deficient reliliquæ, mandavit reponi.

[sabato] 11 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

XVI.° Fu portato un tabernacolo alto circa un palmo e mezzo, la cui parte arrotondata è di argento con due cristalli nei lati, una croce sull’apice e intorno tre cherubini di ottone dorato, il piede in ottone dorato; in una piccola teca argentea un osso di S. Biagio vescovo e martire, osso che sembra essere una delle dita.
Fu chiesto se avessero qualche documento o scritto. Fu risposto non esserci alcun documento, ma semplicemente l’antica venerazione e la sacra tradizione, è vero infatti che da molti anni addietro si porta la reliquia in processione nel giorno della festa, come si racconta.

XVII.° Un contenitore a forma di tabernacolo alto due palmi e mezzo, con una croce sull’apice in ottone dorato e tutto è in gran parte dorato; vi sono alcuni ornamenti argentati nei quali sono infisse delle pietre di cui si ignora l’origine e la qualità; quattro cristalli (nei lati) racchiudono un osso lungo un palmo: si ignora se sia di un braccio o di una gamba. [Nella visita del 1644, reliquia XXª, fu detta di S. Marino martire.]

XVIII.° Un altro tabernacolo alto un palmo e mezzo nella cui parte rotonda c’è una raggiera d’argento come un sole e cherubini intorno; il piede è di ottone dorato come di un calice. In una teca argentea una parte di ossa che fu detta di S. Domenico, pur se attualmente non esiste un documento.

XVIIII.° Fu portato un tabernacolo di ottone dorato alto circa due palmi elegante, finemente lavorato, con il piede in ottone pure dorato; sul piede due cherubini sempre in ottone con una fascia dall’uno all’altro dello stesso metallo, con una croce sull’apice ugualmente tutta incisa; all’interno un cristallo ovale nel quale c’è una scarpa nera di S. Filippo neri. Fu riferito che esisteva una lettera di Jacopo Volponi, già sacerdote di questa Chiesa e poi dell’Oratorio di Roma, il quale donò questa scarpa.

XX. Un dito di S. Eufemia vergine e martire non ha vaso né tabernacolo; fu ordinato di porlo nel vaso nel quale erano conservate le ossa di S. Mauro vescovo, ed entro tre mesi realizzare un (proprio) tabernacolo.

XXI. Una scatola di legno noce nella quale si conservano due ossa, non si sa se di braccia o gambe, in un velo di colore rosso tessuto con oro; ogni osso è lungo circa un palmo ed uno è di S. Liberato martire, l’altro di S. Crisanti, da noi donato [da lui stesso, Ascanio Cassiano], come da documento.

XXII. In una certa scatola di legno furono trovate alcune schede delle catacombe di San Callisto e di Santa Vittoria vergine e martire; in una (cartula) alcune particelle di ossa, in un’altra “veste di S. Giovanni Evangelista”, in un’altra “del loco ove fu trovata la Croce da S.ta Elena”, in un’altra più grande “terra trovata nel sepolcro di S.to Ric.[car]do; fu ordinato di separare i reperti e porli altrove.
In un’altra scatola parti di ossa senza nome; fu ordinato di separare subito anche queste.

XXIII. Un altro grande vaso a forma di tabernacolo ottangolare con molte pietre incastonate e non identificate eccetto i turchesi, con i cristalli sui lati, mancanti in una colonnina; nella parte inferiore di una c’è il latte della Vergine, in un altro angolo una reliquia di S. Eufemia, in basso nello stesso angolo del luogo in cui avvenne l’annunciazione della Beata Vergine, in un altro di S. Lucia, sotto, del velo di S. Marta, in un altro angolo di S. Ruggiero e di S. Cecilia vergine e martire, in un altro di S. Damiano martire, nella parte superiore di un altro angolo della porta aurea, in un altro angolo del deserto dove digiunò Cristo, in un altro di S. Clemente papa; fu ordinato di riporre le reliquie.

Terminata la visita delle reliquie contenute nell’armadio dietro l’altare, si recò a visitare l’altro armadio su descritto sul lato dell’evangelo, e dai suoi distinti scomparti fu preso un tabernacolo a forma di un busto umano raffigurante l’immagine di un vescovo con la sua mitra in gran parte dorata, sulla quale sono incastonate delle pietre sconosciute, con un pluviale similmente dorato e, al posto delle fibbie sui lati due scudi con le stelle e una stella sulle spalle emblema dei Del Balzo, e presso il petto parte di un grande osso ed una scritta su una etichetta: osso trovato nella statua di S. Riccardo che è sopra il suo sepolcro.

Fu portato un tabernacolo di legno tutto dorato di quasi un palmo, nella cui base scritto S. Agapito martire, un pezzo di osso involto in un velo di seta.

Un altro quasi simile, con scritto S. Zaccaria padre di S. Giovanni Battista, in una piccola teca argentea.

Un altro simile ancora un pezzo di osso di S. Giacomo in una piccola teca.

Un altro simile, dentro una piccola teca un pezzo di osso in un velo di seta e oro con l’iscrizione: S. Giacomo.

Altri quattro simili, pezzetti di ossa in piccole teche, ma senza alcuna iscrizione.

Dall’altro armadio sul lato dell’epistola fu portato un busto ligneo quasi tutto dorato di S. Colomba Vergine, con una gemma sul seno ed un diadema in testa; c’è una etichetta con una particella di ossa.

Dal penultimo scaffale in un tabernacolo un pezzo di osso del descritto S. Ippolito dentro una teca.

In un altro simile l’iscrizione, di S. Pietro, con un certo involucro non ispezionabile.

Parte delle ossa di S. Gregorio martire dentro una teca, in un altro (tabernacolo) simile.

E ancora un involucro nel quale c’è una parte delle ossa di S. Cristina, in un altro simile.

Infine altri simili tabernacoli con dentro teche, in due stanno parti di ossa senza iscrizioni e nomi.

In ambedue le ante, sia sul lato evangelo che su quello dell’epistola, internamente, stanno cinquecento dieci distinti scaffaletti, ogni accesso ha l’ottone intorno ed è protetto da un osso trasparente; in ognuno di essi c’è una reliquia in una etichetta o in un velo di seta con su scritto il Santo, e in ogni spazio stanno delle pietre fissate in argento; sull’anta del lato evangelo mancano le reliquie in sette scaffaletti. Fu ordinato di riporre il tutto.


[ff. 82r-83r]

[ Altare maius ]

Die 12 men.[si]s martij 1656

Factis de more &.

Altare maius est ad caput Ecc.[lesi]æ, vergit ad orientem, et est ante Chorũ sub fornice seù arcu lapideo ex lapide albo concinné laborato atq.[ue] depicto, ante planities ampla Præsbiterij ascendit.[ur] p[er] tres grados lapideos in planitiem suppedaneum seù pradella firma, et quia deficit pars lignea, quæ tanget palliũ, ita ut pedes sacerdotis possint Palliũ fædare, mandavit statim fieri.

Adsunt due mappæ, sunt benedictæ, una tamen duplicate, et ad formã.

Altare est totum lapideũ superpolito lapide p.[er] totum; nec adest vacũ, neq.[ue] finestrellæ.

Altare nõ est consecratũ totũ, Ara lapidea, licet nõ sit ad formã, quia deberet esse longitudinis uniq. palmi et latitudinis uniq. sustineri tamen posset. Melius tamen est aptandã minim. intra … ligneũ, et sup. … p. unum feré digitum tantũ.

Adest crux lignea cũ crucifixo, cũ suo pedestello, et tota est inargentata; adsunt sex candelabra lignea pariter, et inargentata.

Non habet Icona alia, nõ adsunt statuæ, nõ adest tela … ad pulverẽ arcendo, mandavit fieri infra octo dies pœnis & et Pro.res doceant de exec.[utio]ne; nõ adest carta gloriæ neque testis evangelij: [3] fuit dictum p. sacristam servari in sacristia et dixit deferri in Atari cũ … Mandavit affigi firmiter utramq. nec amoveri.

Mappæ immutant singulis diebus quindecim; mandavit infallibiter observari. Dixerunt nõ esse nisi tres mappæ, mandavit comparari ad minus tres alia infra mensem.

Adsunt duo Candelabra in planitie ante Altare, et sunt lignea p.[er] totum aureolita, et affabré elaborata, loco pulvinarium assistunt Clerici qui sustinent Missale; nõ adest Campanula sed in elevat.[io]ne SS.mi pulsant.[ur] tintinnabuli vicinæ sacristiæ.

Adest mensa in cornu ep[isto] qua inservit etiam p. credentia pro Ep.o sollen[nite]r celebrante, et ibi ponunt.[ur] urceolæ, et … .

… … …

[di seguito non ci sono altre descrizioni significative]

[ Altare maggiore ]

       [ Domenica ] 12 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

L’altare maggiore è nella testata della Chiesa, rivolto ad oriente, e si trova davanti al Coro sotto un arco marmoreo di pietra bianca elegantemente scolpito e dipinto, davanti all’ampia distesa del Presbiterio; per tre gradini marmorei si sale su un ripiano sicuro, ma, poiché quivi manca la predella lignea presso il paliotto, così che i piedi del Sacerdote potrebbero rovinarlo, ordinò che fosse subito realizzata.

Sull’altare sono stese due tovaglie benedette di giusta dimensione, una è posta a doppio.

L’altare è tutto in pietra ben levigata, senza vuoti.

L’altare non è [interamente] consacrato; la pietra sacra, sebbene non sia della giusta misura, cioè di un palmo in lunghezza e larghezza, potrebbe essere utilizzata adattandola con un telaio ligneo.

C’è una croce con crocifisso, ambedue di legno e con supporto, il tutto argentato; stanno pure sei candelieri ugualmente di legno e argentati.

Non ha alcuna Icona, né statue, non c’è una tela che protegga dalla polvere, per cui ordinò fosse realizzata entro otto giorni con minaccia della solita pena, e si controllasse l’esecuzione. Non ci sono neppure le cosiddette carte “Gloria” ed il testo dell’evangelo: il sacrista disse che si conservavano nella sacrestia ed erano portate sull’altare all’occorrenza; ordinò che invece vi fossero sempre, senza mai rimuoverle.

Le tovaglie vengono cambiate ogni quindici giorni, comandò che lo si facesse scrupolosamente. Dissero che c’erano solo tre tovaglie; ordinò che se ne comprassero almeno altre tre.

Nel piano davanti all’altare stanno due candelieri di legno totalmente ricoperti di doratura e artisticamente lavorati; il messale è sorretto dai chierici invece che dal leggio; non c’è la campanella e per l’elevazione del SS.mo si suona quella della vicina sacrestia.

Presso la parete sul lato dell’epistola c’è una mensola-credenza usata per porre ampolline e quant’altro serve alle celebrazioni solenni del Vescovo.

… … …

[di seguito non ci sono altre descrizioni significative]


[ff. 83r-84r]

[ Cappella SS.mi Sacramenti ]

Absoluta visitat.[io]ne Altaris maioris accessit ad Cappellã SS.mi Sacram[en]ti.

Osservatur quod est in cornu evangelij [?: è un errore del cancelliere, in quanto nella visita precedente del 1644 aveva scritto "Epistulæ"] ipsis altaris maioris, et in eadem planitie in ingressu est arcus lapideus cũ duobus columnis hinc et hinc, adsunt cancelli ex ligno … cũ sere, et clavi bené aptatis; adsunt parietes firmi, et de … subtus obductis firmis supra arcũ lampadariũ ex auricalco cũ pluribus lampadibus;
ascendit.[ur] ad altare p.[er] unum gradũ lapideũ, suppedaneũ est undiq.[ue] firmũ.

Altare est lapideũ et firmũ, nec in eo ___ aliquod lapis integer abductus supra altare in medio cuius est infixsum altare portatile, quod nulla parte est ad formã, quaré mandavit infra decem dies aptari aliud ad formã nimis in longitudinis uniq. palmi cũ … et latitudine palmi uniq., aliter p.[er] nunc suspendimus.

Altare nõ est totũ consecratum, habet umbella … … .

Sunt tres mappæ sup.[er] altare et immutantur singulis quindecim diebus, aut viginti p.[er] ut res exigit.

Non adest crux, mandavit infra decem dies cõparari et si fieri potest ex auricalco aut alia materia, et firmiter infigatur.

Adsũt sex candelabra lignea inaurata necnon in sacristia SS.mi duo alia sint inaurata cũ duobus statuis p.[er] se ferentibus immagine Angelorum et sex etiam vasa lignea inaurata in quibus sũt infixa quodam ex serico ad modũ cupresso.

Non habet icona, sed ante Altare est Custodia ubi asservit[ur] SS.mũ iam descripta.

Retro custodia sũt muro adfixi duo Angeli ex lapide liciensi tenentes turibula et naviculis et in medio clatres ferrei, et lapides licienses obducti ad modũ fenestræ et supra cherubin p.[er] totũ ex eũdẽ lapidẽ.

Non adest tela stragula, mandavit statim cõparari.

Adest tabella Gloriæ. Nõ adest tabella Evangelij, mandavit simult[er] cõparari.

Adsũ pulvinaria, nõ immutant[ur] ad colores Ecc.[lesi]æ, sed tantũ Palliũ immutat.[ur].

Adest campanula in muro infixa.
Locus etiã p.[er] urceolis et clavis infixq. pro biret[?].

Prospectiva Altaris tota est ex lapide liciensi, et p.[er] totũ affabré elaborata habere, quæ dicunt.[ur] de mezzo rilievo.
In summitate Altaris statua lapidea Christi, qui surrexit à sepulcro cũ cruce in manu sinistra hinc inde Angeli.
Subtus in quadã mansicula dicta nicchia statua Beatissimæ Deiparæ cũ puero Iesu.

… … …

[ segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe ]

[ Cappella del SS.mo Sacramento ]

Terminata la Santa Visita all’Altare maggiore, si recò alla Cappella del SS.mo Sacramento.

Questa cappella si trova dal lato Evangelo [?: è un errore del cancelliere, in quanto nella visita precedente del 1644 aveva scritto "Epistulæ"] dell’altare maggiore sulla stessa spianata [del Presbiterio]; sull’entrata c’è un arco marmoreo su due colonne ai lati, c’è una cancellata lignea con chiavistello funzionale; … dall’arco pende un lampadario di ottone con molte luci;
si sale all’altare attraverso un gradino di pietra su una pedana ben ferma.

L’altare è marmoreo e sicuro, sopra di esso non c’è una pietra integra, ma al centro è inserito un altare portatile, che tuttavia non è proporzionato; ordinò pertanto che entro dieci giorni fosse adattato un altro ampio almeno un palmo sia in lunghezza che in larghezza, altrimenti per il momento sull’altare vengano sospese le celebrazioni.

L’altare non è totalmente consacrato ed è dotato di baldacchino. …

Sull’altare sono stese tre tovaglie che vengono cambiate ogni quindici o venti giorni in base alle necessità.

Non c’è una croce, onde ordinò che entro dieci giorni fosse acquistata, possibilmente di ottone, o di altro materiale, e venisse fissata per sempre.

Stanno sei candelieri di legno dorato, nonché nella sacrestia del SS.mo altri due portati da due statue di Angeli, e sei vasi di legno dorati con dentro dei fiori di seta a forma di cipresso.

Non c’è una Icona, ma davanti all’Altare c’è la Custodia già descritta, dove si conserva il SS.mo.

Dietro il tabernacolo sono fissati al muro due Angeli in pietra leccese con turibolo e navicella, ed al centro una grata di ferro e pietre leccesi come una finestra con sopra un cherubino della stessa pietra.

[Sull’altare] non c’è una coperta, ordinò di comprarla immediatamente.

C’è la tabella “Gloria”, ma non quella dell’Evangelo: ordinò di acquistarla insieme.

Stanno i cuscini ma non si cambiano in base al colore dei paramenti come invece accade per il paliotto.

C’è la campanella fissata al muro, ed anche il posto per le ampolline, nonché la chiave … .

Il davanti dell’altare è interamente realizzato in pietra leccese artisticamente scolpita a mezzorilievo.
In alto sull’altare una statua marmorea del Cristo risorto dal sepolcro con la croce nella sinistra ed angeli ai lati.
Sotto in una nicchia una statua della Beata Madre di Dio col piccolo Gesù
.

… … …

[ segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe ]


[ff. 84r-86r]

[ Cappella S.i Riccardi ]

Die 13 men.[si]s martij 1656

Factis [de more] &.

In planitie primum veniendo à Porta maiori a l.[atere] evangelij à Presbiterio descendendo p.[er] tres gradus à latere dextero in limine ca[nce]lli ferrei firmi cũ clave, et sera, p[er]actis missis solent claudi cancelli p[er] Sacristum minorem, Cappella [S. Richardi] est fornicata, habet duas fenestras, hinc inde in corni Evangelij et Ep[isto] cũ cancellis ferreis, et vitreatis;

in pariete è latere Evangelij est lapis infixus ex quo apperet in hac Cappella esse Altare privilegiatum p[er] defuntis expeditum p[er] fel.[ici] m.[memoria] Gregori XIII sub. annulo piscatoris die 4ª Ap[ri]lis 1576 Pont.[ificati] sui anno 4°.

Ante Altare sũt duo cerostata(?) ex ligno nucis, ut apparet maiori ex parte inaurato et p[er]belle incisa.

Ascendit[ur] ad Altare p[er] duos grados lapideos.
Suppedaneum est firmum.

In Altare sũt tres mappæ, quibuscumq. octo diebus immutant[ur].

Super Altare est lapis integer firmus, in medio Ara lapidea exigua, mandavit fieri ad formã minimã longitudinis uniq.[ue] palmi cũ dimidio cũ latitudinis uniq.[ue], … … et hoc infra decem dies sub pœna suspensionis.

Altare licet sit firmũ, est tamen vacuũ, mandavit totum replevi infra dies quindecim sub eadem pœna.

Adsũt pulvinaria sed nõ immutant[ur] ad colores Ecc.[lesi]æ, mandavit immutari; et deficient colores albus et violaceus.
Mandavit suppedaneum simil[iter] firmari.

Pallia, licet sunt ad sufficentia coloris Ecc.[lesi]æ, tamen nõ immutant[ur] iuxa ritum, mandavit Priori cuius est onus variari ad colores Ecc.[lesi]æ semper, et hoc sub pœna librarũ ceræ elaboratæ viginti.

Reliquũ Altaris fuit descriptũ in visitat.[io]ne reliquiarũ.

Un.[versi]tas Civ.[ita]tis, ex voto facto tenet[ur] quolibet anno dare ducatos decem ex p.rte D.[omi]no Sind.[ic]co Un.[iversi]tatis, Ipse D.[omi]nus visitator inclamavit sẽper hoc, et ad memoriã revocavit talem solutionẽ nõ esse gratuitã, sed onerosã cũ aliis &.
D.[omi]nus Sindicus Mag.[nifi] huius Uni.[versi]tatis exibuit quasdã cãr[t]as cum sigillo appenso expeditas per S.[acram] C.[ongregationem] … Cardinaliũ S. Angeli sub datũ Romæ apud S.tã Petri [basilicã] sub sigillo officij poenitentieriæ IIII Kal.[endae] Junii Pont. M. D.[omini] N.[ostri] Pauli 3i anno decimo tertio sui pontificati.

Et per R. D. Joseph Tota fuerũt exibitæ cãr[t]æ suæ poss.[essio]nis Institut.[io]nis f.[elicis] m.[emoriæ] Ant.[oniu]m Francũ Ep.[iscop]um Andrien[sis] die Xª sexta mensis 7bris 1622 cũ Sigillo appenso.

Non adest campanula, mandavit apponi statim in pariete in cornu ep.[istol]æ neque tabella testis evangelij. Mandavit simil apponi, onera sùb inscripta.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

[ Cappella di San Riccardo ]

[Lunedì] 13 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

In primo luogo, percorrendo dalla porta maggiore la navata sul lato dell’evangelo e scendendo dal presbiterio i tre gradini sulla destra, ai cancelli chiusi con chiavistello dal sacrista minore dopo le messe, c’è la Cappella [di S. Riccardo] con volta a botte e due finestre con grate ferree e vetri sulle due pareti laterali.

Sulla parete [sinistra] del lato evangelo è affissa una epigrafe nella quale si legge che in questa Cappella c’è un Altare privilegiato per indulgenze ai defunti, concesso dal papa Gregorio XIII, di felice memoria, il 4 aprile 1576, 4° anno del suo pontificato.

Davanti all’altare stanno due grandi candelieri di legno noce, dorati per la gran parte e graziosamente incisi.

All’altare si sale per due gradini marmorei.
La pedana è stabile.

Sull’altare ci sono tre tovaglie, che vengono cambiate ogni otto giorni.

Sull’altare c’è un ripiano di pietra integro e stabile e nel mezzo una esigua pietra sacra; [il Visitatore] ordinò che questa fosse realizzata nella giusta dimensione di un palmo e mezzo di lunghezza ed uno di larghezza, … [intelaiata ed inserita a livello nel piano dell’altare], tanto da eseguire entro dieci giorni, pena la sospensione [delle celebrazioni].

È vero che l’altare è stabile, ma è spoglio; ordinò quindi che fosse addobbato entro quindici giorni, su minaccia della stessa pena.

Ci sono i cuscini ma non vengono cambiati con i colori della Chiesa, ordinò di cambiarli; riscontrò che mancavano i colori bianco e violaceo.
Ordinò di rendere stabile la pedana.

Pur essendoci sufficienti paliotti dei vari colori della Chiesa, tuttavia non vengono cambiati secondo il rito, ordinò quindi al Priore, che ne ha il compito, di variarli sempre in base al colore utilizzato in Chiesa, pena il pagamento di venti libbre di cera lavorata.

Le altre suppellettili dell’altare sono state descritte nella Visita alle reliquie [qui conservate].

L’Università della Città, per un voto fatto, ogni anno è tenuta a versare dieci ducati tramite il Sig. Sindaco dell’Università. Il Sig. Visitatore lo pretese sempre, richiamando alla memoria che tra l’altro lo scioglimento dello stesso non era gratuito, ma oneroso.
Il Sig. Sindaco di questa magnifica Università esibì alcune carte utili, munite di sigillo, inviate da S. Pietro in Roma, tramite la Sacra Congregazione … dei Cardinali di S. Angelo e con il sigillo dell’ufficio della penitenzieria, il 29 maggio [1547], 13° anno del pontificato di papa Paolo III.

Indi il Rev. Don Giuseppe Tota esibì un documento, dotato di sigillo, del suo possesso del beneficio istituito dalla felice memoria di Antonio Franco, vescovo di Andria il 16 settembre 1622.

La cappella non ha la campanella; ordinò di fissarla subito nella parete sul lato dell’Epistola; non c’è neppure la tabella dell’evangelo; ordinò di porla, con i sotto scritti oneri.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]


[ff. 86v-87v]

Cappella Sæ M[ari]æ de Capitulo

Die 14 men.[si]s martij 1656

Factis [de more] &.

In ingressu cancelli ferrei cũ sera et clavi, et claudit[ur] peractis sacris à tertio sacrista;
est in eadẽ planitie, et in eadẽ navi, quã Cappella S.i Richardi.

Cappella est fornicata coloris depicta cœlestis, pendet sub fornice Angelus ligneus cũ in manu habens “annũcio vobis.
Deinde subtus est alius fornix ad modũ griptæ, in qua reclinatus est puer Iesus tamquã in presepio.

A latere dextero Virgo Deipara Magnæ devot.[ion]is, et est statua ex ligneo inaurato, vestem habens coloris rubri auro intextã, velum albũ à capite usq.[ue] ad pedes, coronã argenteã habens in capite et est genuflexa ante puerũ Iesum.

E latere S.[anc]tus Ioseph etiã genuflexus et est statua simil.[ite]r lignea, bos et asinus et tres Angeli pendent ex superficie concava griptæ, et in manu habens cartulã cũ “Gloria in &”.

Cripta claudit[ur] duabus portis ad modũ Iconarũ utraq.[ue] ex parte depictæ et sũt de tela linea.
In parte exteriori adest depicta adoratio magiorũ, in interiori Virgo gloriosa Coronata à Patre et filio.
Porta è latere ep.[isto]læ est eiusdẽ materiæ quam prima; in parte exteriori Images S.[anc]torũ Innocentium, in interiori Assuntio Be[a]tæ Virg.[i]nĩ
.

Suppedaneũ est firmum et ad formã.

Super altare tres mappæ, et simil[iter] ad formã immutant[ur] singulis quibusq. quindecim diebus.

Super altari est integer lapis.
Altare est firmũ, nec in aliqua sua parte vacuum.
Ara lapidea sacrata nullo … ad formã quia parva, mandavit fieri ad formã intra quindecim dies sub pœna suspen[sio]nis.

Crux, candelabra sũt ex arg.[en]to inaurato, et in sufficienti quantitate, sicut vasa lignea simil[iter] inargentata cũ floribus finis adornata.
Adest tabella secretorũ, et ultimi evangelij.

Non adest Campanula p[er] signo in elev.[atio]nẽ.

Adsũt Pallia coloris Ecc.[lesi]æ, et immutant[ur] ad variat.[io]nem coloris Ecc.[lesi]æ.
Adsunt pulvinaria, sed nõ immutant[ur], mandavit immutari.

Curã gerit p[rædi]ctæ Cappellæ Societas dicta “di S.a M.[ari]a di Cap.[ito]lo à qua deputat[ur] minister p[er] ___dis aliquibus cũ d.[ict]am Cappellã p[er]tinẽtibus et habet curã mundandi eã et sternendi &.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

Cappella della Beata Maria del Capitolo

[Martedì] 14 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

Sull’ingresso sta una cancellata di ferro con chiavistello e, terminate le funzioni sacre, viene chiusa dal 3° sacrista.
La Cappella si trova sullo stesso piano e navata della Cappella di S. Riccardo.

La cappella ha la volta a botte dipinta di celeste; da essa pende un Angelo di legno con in mano il cartello “Annuntio vobis etc.”,
più oltre sotto c’è una nicchia come una cripta, nella quale è disteso il bambino Gesù come in un presepio
.

Sul lato destro c’è la Vergine Madre di Dio di grande devozione, ed è una statua di legno dorato con la veste ricamata nei colori rosso e oro, un velo bianco che dalla testa scende fino ai piedi, una corona d’argento sul capo, sta genuflessa davanti al bambino Gesù.

Sull’altro lato c’è San Giuseppe anch’egli genuflesso, è una statua ugualmente di legno; ci sono il bue con l’asino e tre Angeli che pendono dalla lunetta concava della nicchia e aventi nelle mani il cartello “Gloria in etc.”.

La Cripta viene chiusa da due antine di tela di lino dipinte da entrambi i lati come delle Icone.
Sulla parte esterna [dell’antina lato evangelo] è dipinta l’Adorazione dei magi, nell’interna è dipinta la Vergine gloriosa Incoronata dal Padre e dal Figlio.
L’antina lato epistola è della stessa tela; sulla parte esterna c’è l’immagine dei Ss. Innocenti, nell’interna l’Assunzione della Beata Vergine.

La predella è sicura e della giusta dimensione.

Sull’Altare stanno tre tovaglie della giusta misura e vengono cambiate ogni quindici giorni.

Il piano dell’altare è in unico blocco.
L’altare è solido e non ha vuoti.
La pietra sacra non è della giusta misura essendo troppo piccola, [il Visitatore] ordinò che la si rendesse della dimensione giusta entro quindici giorni pena la sospensione delle celebrazioni.

La croce e i candelieri sono d’argento indorato ed in quantità sufficiente, come pure i vasi di legno ugualmente argentati e ornati di fiori finti.
Ci sono la tabella delle preghiere segrete e quella dell’ultimo vangelo.

Non c’è la campanella del segnale dell’elevazione.

Ci sono i paliotti nei colori utilizzati in Chiesa e vengono cambiati ad ogni variazione di quelli.
Stanno i cuscini ma, poiché non vendono cambiati, ordinò che lo si facesse.

La Cura di questa Cappella è gestita dalla Confraternita detta “di Santa Maria del Capitolo, alla quale spetta badare sia alla Cappella che alle sue pertinenze e ne cura la pulizia e il riordino.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]


Nel manoscritto dopo le annotazioni sulle altre cappelle, nei ff. 111r  – 112v, è redatta una seconda relazione sulla visita alla Cappella di S. Maria del Capitolo, con una grafia diversa, forse stesa da un altro con-visitatore. La si trascrive a complemento della precedente.

[ff. 111r-112v.]

Cappella Sæ M[ari]æ de Capitulo

Die 14 Martij 1656

Espleta visitat.[io]ne Cappellæ S.ti Richardi D.nus Visitator partes adimplend. suas die d.[ict]ª descendit ad Ecc.[lesi]ã cũ plerisq[ue] coassumptis, factis de more &, accessit ad Cappellã S. Mariæ de Capitulo contigua eiusdẽ de S. Richardo, et in eod.[ẽ] ord.[in]e et navi, iviq.[ue] facta or.[atio]ne & hæc qua seqit.[ur] … visitavit.

Sunt in ingressu ferrei cancelli firmi cũ sera, et clavi aptis deserandis de mane, et peractis sacris à 3° Sacrista semp.[er] claudunt.[ur].

Supra cappella est fornix obductus colore celestis, et stellis auratis undiq.[ue] depictis.
À fornice pendet Angelus ex ligno inaurato tabellã, in qua est inscriptum “Annuntio vobis”, præ manibus habens.

Circa medium Cappellæ elevat.[ur] fornix aliud ad Criptæ modum elaboratus, et inibi requiescit Puer Iesus in præsepio reclinatus.
A latere dextero Virgo Deipara genuflexa, è regione simili modo S. Ioseph, et statuæ sunt ligneæ, sicuti multi Angeli, et pastores circum circa pueru Iesu venerantur, oves, bos, et asinus.

Statua Deiparæ est undiq.[ue] venerabilis, et antiquitate redolet, pietate ac devot.[io]ne, et in Civitate maxima habet.[ur] in venerat.[io]ne; circumfert.[ur] processionaliter pro … grat., maxime aut[em] ad patendã è Deo pluviã; vestẽ habet sericã coloris rubri per totum auro intextã, velũ à capite ad pedes et coronã argenteã in capite gestans.

È superficie concava criptæ pendent tres Angeli, quorũ unum in medio habet Tabella, et legitur “Gloria in excelsis Deo”.

Cripta clauditur duabus portis ad formam Iconarũ parte ex utraq.[ue] depictas, et sunt è tela lini.
In externi è latere evangelii depicta adoratio Magorũ, in interiori Virgo gloriosa è P.[at]re, et filio coronata.
In alia in cornu Epistolæ in parte exteriori images Sanctorũ Puerorũ Innocentium; in interiori Beatissimæ Virginis in Cœlũ Assumptio.

Parieti infixa ardet perpetuo lampas, et illius cura gerit 3us Sacrista.
Bradilla est unduq.[ue], firma et ad formã.

Super altare tres mappæ, et singulis diebus quindecim immutant.[ur].
Altare est lapideũ, et nullũ in eo vacuum, et lapis … super eum stratus non benedictus Ara sacrata lapidea in medio exigua valde nimis; mand.[avi]t fieri ad formã infra dies quindecim sub pœna suspensionis a celebrat.[io]ne.
Crux adest, candelabra item, et vasa lignea cũ floribus finctis omnia argento lita, et in sufficienti quantitate. Adest et Tabella secretarũ et ultimi evangelij.

Non adest Campanula, mand.[avi]t statim apponi in cornu epistolæ pro elevat.[io]nis signo.
Pallia sunt coloris Ecc.[lesi]æ, et ad illorũ mutat.[ion] variant[ur], non _ immutant[ur] pulvinaria, mand.[avi]t immutari.

In hac Cappella est Societas Laicorũ dicta de S.ta Maria de Capitolo, à qua minister etiam laicus deputatur, qui curã gerit mundandi, et sternendi altare, et bona mobilia, et paramenta custodiendi.

[segue l'elenco degli oneri e dei benefici]

Cappella della Beata Maria del Capitolo

14 marzo 1656

Compiuta la visita alla Cappella di S. Riccardo il Sig. Visitatore adempiendo ai suoi impegni in detto giorno scese in Chiesa con parecchi co-assunti e, svolto il solito rito, si recò alla Cappella di S. Maria del Capitolo, contigua a quella di S. Riccardo, conseguente nella stessa navata; quivi, fatta la solita preghiera, visitò quanto segue.

Sull’ingresso c’è una cancellata di ferro con chiusura e chiave, aperti al mattino e, terminate le funzioni sacre, sono sempre chiusi dal 3° sacrista.

La cappella e voltata a botte dipinta di celeste con stelle dorate ovunque dipinte.
Dalla volta pende un Angelo di legno dorato, avente avanti con le mani un cartello nel quale è scritto “Annuntio vobis”.

Nella parete centrale della cappella si erge un altro fornice realizzato come una cripta; in esso riposa Gesù Bambino adagiato in una mangiatoia.
Sul lato destro c’è genuflessa la Vergine Madre di Dio, sul lato opposto nello stesso atteggiamento S. Giuseppe; le statue sono di legno, così come molti Angeli e pastori, in venerazione intorno a Gesù Bambino, le pecore, il bue e l’asino.

La statua della Madre di Dio è venerabile sotto ogni aspetto, sa di molto antico, ispira benevolenza e devozione, è molto venerata dai Cittadini ed è portata in processione per ottenere grazie, soprattutto per impetrare da Dio la pioggia; ha un abito di seta rossa ricamata in oro, un lungo velo dalla testa ai piedi e porta sul capo una corona d’argento.

Dalla concava volta della cripta pendono tre Angeli, il centrale dei quali reca un cartello sul quale si legge “Gloria in excelsis Deo”.

La cripta si chiude con due ante in tela di lino dipinte su ambo i lati come delle Icone.
Su quella del lato evangelo, esternamente è dipinta l’adorazione dei magi, internamente la gloriosa Vergine incoronata dal Padre e dal Figlio.
Su quella del lato epistola, esternamente c’è l’immagine dei Santi (Bambini) Innocenti, internamente quella della Beatissima Vergine Assunta in Cielo.

Sulla parete è fissata una lampada perennemente accesa, curata dal 3° Sacrista.
La predella è tutta ben ferma e proporzionata.

L’altare è coperto da tre tovaglie, cambiate ogni quindici giorni.
L’altare è di pietra senza vuoti, la pietra del piano superiore non è benedetta e la pietra sacra nel centro è molto piccola; fu ordinato di realizzarla nelle giuste dimensioni entro quindici giorni, pena la sospensione delle celebrazioni.
C’è la croce, come anche i candelieri e i vasi lignei dei fiori finti, tutti ricoperti d’argento e nella quantità sufficiente. C’è sia la carta delle segrete che quella dell’ultimo vangelo.

Non c’è la campanella per l’avviso dell’elevazione; fu ordinato di affiggerla subito sul lato dell’epistola.
I paramenti sono del colore usato nella Chiesa e variano al loro cambiamento, ma non vengono cambiati i cuscini; fu ordinato di cambiarli.

In questa Cappella esiste una Congrega di Laici detta di Santa Maria del Capitolo, dalla quale è nominato un addetto anche laico, che ne cura la pulizia, la preparazione dell’altare, l’efficienza dei mobili e la custodia dei paramenti.

[segue l'elenco degli oneri e dei benefici]


foto del presepe allestito nella nicchia nel 1937   Visita di mons. Cassiano alla Cappella della Natività nel 1644 - stralcio dall'originale
[1-foto (Soprintendenza, di A. Ceccato) del presepe allestito nella nicchia nel 1937; 2-stralcio dal manoscritto della visita]

[ff. 88r-89r]

[ Cappella S.i Iosephi ]

Die 15ª men.[si]s martij 1656

Factis de more &.

In limine Cappellæ cancelli lignei cũ sere absq. clavi, mandavit fieri p[er] Rettores aut beneficiatos, et imposuit R.do D. Hyeronimi Angotta hic p.[ræse]nte, ut referat

Mandavit aptari sigillũ sepulcri quod est in ingressu ipsiq. cappellæ, et conplanari cũ planitie.

Est fornicata, sed aut antiquitate, aut humiditate, est labefacta et indigeat dealbari sicuti et cæteri parietes eiusdẽ Cappellæ et refici.

Supra Altare est finestra absq.[ue] vitreis, aut tela cerata, mandavit infra quindecim dies sun pœna &.
Suppedaneũ nõ cõstat mandavit reiattari infra eũdem tempus.

Adest Icona S.ti Iosephi circiter octo palmos et quinq. palmos, sub cuius invocat.[tio]ne et titulo est altari, et est ex lapide liciensi elaborato ut dicitur “a mezzo rilievo.

In … suptus arcotrave effigie Dei patris, suptus inscriptio “Divo Iosepho dicatum”, ornato circum circa.

Adsunt tres mappæ, et immutant[ur] p[er] ut res exigit, et eand[em] mun[dare] … .
Adest crux absq. crucifix, mandavit fieri.
Habet duo candelabra, tabella gloriæ et evangelij.

Altare in parte anteriori vacuũ, mandavit perpenniculari et repleri lapis integer super ipsum, ara lapidea est exigua valde nimis, mandavit fieri ad formã infra quindecim dies
locus pro pelviculo cũ ampullis,
Pulvinare ex pelle inaurato.

R. D. Hyeronimus Angotta exibuit … Institut.nis ad ius patronatus familia De Excelsis expeditas p[er] R. Ep.[iscop]ũ Caputũ … die 25 Ap[ri]lis 1625 cũ sigillo impresso.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

[ Cappella di San Giuseppe ]

[Mercoledì] 15 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

Sull’ingresso della cappella c’è una cancellata con sbarra ma senza chiave; [il Visitatore] ordinò che fosse fatta dai Rettori o dai Beneficiati e impose al R.do D. Geronimo Angotta, presente, che loro riferisse.

Ordinò che fosse ben risigillato il sepolcro presso l’ingresso della cappella e lo si portasse a livello pavimento.

La cappella ha la volta a botte, ma per l’antichità o l’umidità questa è deteriorata, come anche le pareti; necessita perciò di essere ripristinata e imbiancata.

Sull’altare c’è una finestra senza vetri né tela cerata, ordinò che si rimediasse entro 15 giorni su pena [di seguito annotata].
Manca il predellino, ordinò di procurarlo entro i suddetti stessi giorni.

[Come dossale] c’è l’Icona di San Giuseppe, al quale è intitolato e dedicato l’altare: è un’opera di palmi 8 x 5 in pietra leccese, scolpita “a mezzo rilievo.

Sotto l’immagine di Dio Padre sull’architrave c’è l’iscrizione tutt’intorno decorata “DIVO IOSEPHO DICATUM”.

L’Altare ha tre tovaglie, che non si cambiano se non all’occorrenza, ordinò di combiarle …
C’è una croce senza il Crocifisso, ordino di provvedere.
Ha due candelieri, la tabella “gloria” e quella dell’evangelo.

L’Altare è anteriormente vuoto, onde ordinò di completarlo con un paliotto di pietra; la pietra sacra è troppo piccola per cui dispose di realizzarla nella giusta misura entro 15 giorni
il posto [mensola?] per la bacinella con le ampolline,
quello per i cuscini, di pelle dorata.

Il Rev. D. Geronimo Angotta esibì un documento dell’istituzione del giuspatronato della famiglia De Excelsis, realizzato per mezzo del Vescovo Caputo il 25 aprile 1625, come si vede dal sigillo apposto.

… … …

[segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]


[ff. 89r-89v]

[ Cappella S.i Lucæ ]

Die 16 men.[si]s martij 1656

Factis de more &.

Ad altare sub invoc.[atio]ne S. Lucæ in limine cancelli lignei absq. seræ et clavi, intus cappella sepulcro cũ sigillo malé aptato, mandavit operculũ aptari ad formam illiq. ecc.[lesi]æ fornix in … labefactæ parietes dealbari.
_tra operienda in pariete foramen in cornu evangeli claudendum …
… … …

Icona est S.ti Lucæ Evangelistæ, et in summitate eiq.[ue] depicta Virgo cũ puero Iesu.

Non habet nisi unum pallium sericum coloris viridis, non pulvinaria.

In altare nõ celabrat.[ur] missa quia alia fuit à nobis suspensus, et nunc suspenditur, donec … necessaria fiant comparenda.

Ill.mus Hector Quartis exhibuit literis suæ Institut.[io]nis iure patronatus familiæ de Quartis expeditus die Xª men[sis] X.bris 1616 …

… … …

[il foglio purtroppo manca di diverse zone distrutte.
Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

[Segue un brevissimo cenno alla cappella della Madonna del Carmelo,
annotando soltanto i benefici e gli oneri aad essi annesi]


[ff. 89v-91r]

[ Cappella de S.ta M.a de M.te Carmelo ]

Cappella de S.ta M.a de M.te Carmelo olim de S.ti Sebastiani, in ingressu balagustriata.

Aptet[ur] pavim.[en]tũ ad formã æqualitatis Eccl.[esi]æ.

[Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

[ Cappella di San Luca ]

[Giovedì] 16 marzo 1656

Espletate le operazioni di rito solite.

[Il Visitatore giunse] all’Altare intitolato a San Luca; sull’ingresso la cancellata non ha chiavistello e relativa chiave, all’interno della cappella la pietra del sepolcro non sigilla bene;
ordinò di realizzarla nella giusta dimensione e di imbiancare volta e pareti deteriorate. … da coprire e chiudere il buco nella parete lato vangelo

… … …

[Sul dossale] c’è l’Icona di San Luca Evangelista, e al di sopra di essa è dipinta la Vergine col piccolo Gesù.

L’altare ha un solo paliotto di seta color verde, e non ha cuscini.

Sull’altare non si celebrano messe, essendo stato da noi sospeso, ed ora resta sospeso finché non si farà e acquisterà quanto necessario.

L’Ill.mo Ettore Quarti ha esibito un decreto riguardante la sua istituzione del giuspatronato della famiglia Quarti, redatto il 10 dicembre 1616 …

… … …

[il foglio purtroppo manca di diverse zone distrutte.
Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

[Segue un brevissimo cenno alla cappella della Madonna del Carmelo,
annotando soltanto i benefici e gli oneri aad essi annesi]


[ Cappella di Santa Maria del Monte Carmelo ]

la Cappella di Santa Maria del Monte Carmelo, già di San Sebastiano, ha una balaustra sull'ingresso.

Fu ordinato rendere il pavimento allo stesso livello di quelle della Chiesa.

[Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]


[ff. 91r-92r]

Cappella S.Antonij Abbati

Hæc Cappella est contigua suprad.[ict]æ et in eodem ordine, et navi. In limine sunt cancilli sed absunt clavi; mandavit fieri infra decem dies.
Et sterni infra menses quatuor pavimentũ lapideũ similẽ et ad æqualitatẽ ndri Ecc.[lesi]æ, necnõ eo tempore claudi os sepulcri quod ex insignis apparet de familia de Marulli, qui omnes inhabitant … …
Et fornice vetustate, et humiditate leptũ(?), et parietes … … dealbari, … sub poena mand.[avi]t.

Fenestra supra altarẽ ad lumen vel vitris, seu tela saltem cerata …, claudat[ur] infra mensẽ sub pœnis &.

Ascendit[ur ad altare p[er] gradũ lapideũ in planitie, suppedaneũ in aliqua sui parte est firmandũ, prout mand.[avi]t statim firmari sub pœnis &.

Et quia altare magna ex parte est vacuũ, muro firmo undiq. infra mensẽ repleat[ur] sub pœnis &.
Et sub eisdem pœnis fieri ad formã ara sacra lapidea quoniã ea quæ inest exigua nimis est, et submittat[ur] infra dies quindecim sub pœnis &, et aptet[ur], et addunt[ur] ad partẽ anteriorẽ.

Nova, et decenter crux apponat[ur] infra mensẽ, in qua vel affixus, vel depictus sit Christus D.nus n[oste]r sub pœnis &.

Candelabra quæ extant fuit dictũ non esse huius Cappellæ sed aliunde commodata. Mand.[avi]t infra idem tempus, et pœnis eisd. saltem duo comparari, et apponi.

Tres saltem mappæ comparent[ur] …
Unũ saltem palliũ ex pelle inaurata infra duo menses comparari, et apponi sub pœnis &.

Affigat[ur] campanula in cornu Epistolæ, in signũ elevat.[io]nis Sanct.[issi]mi.

Icona altaris est ornata ligno inaurato, et icona ipsa est ex ligno.
In eius medio imago Beatæ Mariæ Virginis cũ puero Iesu. A dextris S. Antonij Abbas, S. Antonij de Padua à sinistris.
Supra Salvator. A dextris Salvatoris Angelus Gabriel, à sinistris Virgo Sacratis[sim]a Annuntiata.
In cornu Evangelij in pariete est depicta Beatis[sim]a Virgo cũ Apostolis quando supervenit Spiritus Sanctus. A sinistris imago Angelorum …
.

… … …

[ Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]

Cappella di Sant'Antonio Abate

Questa Cappella è contigua alla suddetta [di S. Giacomo] nello stesso ordine e nella stessa navata. Sull’ingresso c’è una cancellata senza chiavistello; [il Visitatore] ordinò fosse realizzato entro 10 giorni.
Ordinò anche che entro quattro mesi si pavimentasse con pietre simili e allo stesso livello di quelle della Chiesa; nello stesso tempo chiudere l’orifizio del sepolcro che dalle insegne sembra appartenga alla famiglia Marulli …
Ordinò poi di imbiancare la volta e le pareti, deteriorate per la vetustà e dall’umidità, … sotto solita pena.

Ordinò che entro un mese si chiudesse con vetri o con tela cerata la finestra che dà luce sull’altare, su pena solita.

Si sale sul ripiano dell’altare attraverso un gradino di pietra; la predella in qualche parte deve essere ancorata, onde ordinò che subito venisse fissata, su solita pena.

Poiché l’altare è per gran parte vuoto, ordinò che entro un mese fosse completato da ogni lato con una muratura, su solita pena.
Sotto identica pena si rendesse della giusta dimensione la pietra sacra, essendo l’attuale molto piccola; entro 15 giorni, la si togliesse, la si adattasse e la si riponesse nella parte anteriore.

Entro un mese si ponesse [sull’altare] una nuova e idonea croce, sulla quale Cristo Signor Nostro vi sia o affisso o dipinto, su solita pena.

Fu comunicato che i candelieri ivi esistenti non appartenevano a questa Cappella ma avuti da altra in accomodato. Ordinò che nello stesso tempo e su stessa eventuale pena ne fossero comprati e apposti almeno due.

Si acquistassero almeno tre tovaglie … .
Si comperasse entro due mesi almeno un paliotto di pelle dorata e si apponga all’altare su pena solita.

Sulla parete lato epistola si fissasse la campanella per dare il segnale dell’elevazione del SS.mo.

L’Icona sul dossale dell’Altare è di legno, con una cornice di legno dorato.
Al centro c’è la Beata Maria Vergine col piccolo Gesù. A destra S. Antonio Abate, a sinistra S. Antonio di Padova.
Sopra il Salvatore. Alla destra del Salvatore l’Angelo Gabriele, a sinistra la Vergine Sacratissima Annunziata.
Sulla parete del lato evangelo è dipinta la Beatissima Vergine con gli Apostoli alla discesa della Spirito Santo, A sinistra gli Angeli …
.

… … …

[Segue descrizione dei benefici e dei relativi oneri di messe]


[f. 92v]

[ Cappella Crucifixi ]

Stata(?) hora Ill.mus D.nus Visitator descendit cũ plerumq. assumptis ad Ecc.[lesi]ã Cathedralẽ, … de more &, visitavit Cappellã S.mi Crucifixi.

Posita est hæc Cappella eod[em] ord[in]e quo supra, naviq.[ue] eadem subtus organum.
Loco cancillos sunt balaustra ex ligno nucis.

Fornix est depictus, et medio insignia familia de Thesoreriis.
Sunt in parietibus collateralibus fenestræ ad lumen cum clavis ferreis, et tela cerata.

Altare est firmũ, et lapis integer super eũ cũ ara lapidea sacrata sed non ad formã, mand.[avi]t fieri infra dies quindecim, et in … eosd. repleat[ur] altare in anteriori parte, et ad latera muro firmari.

Habet mappas, et duo pallia, violaceũ sericeũ, sericeũ etiã alterum, duo colorum albi, et rubri, mand.[avi]t infra tres menses fieri alterũ viridis, sub pœnis &.
Fiant item ad minus duo candelabra decentia, et infra duo menses haberi, et infra mensẽ tabella ultimi evangelij, sub pœnis &, et campanula in signũ elevat.[io]nis S.mi apponat[ur] in pariete in cornu evangelij infra idem tempus sub pœnis esid.[em].
& reliqua(?) non desiderant[ur].

Icone loco est Crucifixus magnus ex ligno, cuius Crux est parieti af[fixa] et sané magnam redolet devotione, et sapit antiquitate.
Subtus pedes duo cherubin lignei auro hic’ [inde], é lateribus duo Angeli lignei inaurati
.

Ornatus Cappellæ ex ligno inciso inaurato cũ duabus columnis hinc, et hunc, et architrave omnia elaborata cũ folijs deauratis, … altare insignæ familiæ de Vulpis.

Int[errogavi]t an in hac Cappella sit aliquis beneficiatus. D. Fran[cic]cus Thesorerius exibuit l.ras … institut.isiuspatronatus laicus familiæ de Thesaurerij per nos expeditus die 14 februarij 165_ …

… … …

[sembra che manchino alcune pagine successive]

[ Cappella del Crocifisso ]

… L’Ill.mo Signor Visitatore con molti co-assunti discese nella Chiesa Cattedrale e, fatte le operazioni di rito solite, visitò la Cappella del SS.mo Crocifisso.

Questa Cappella si trova, nello stesso ordine e nella suddetta stessa navata, sotto l’organo.
Al posto della cancellata c’è una balaustra di legno noce.

La volta è dipinta e nel mezzo di essa c’è l’insegna della famiglia Tesorieri.
Sulle pareti collaterali
[sinistra e di fondo] stanno le finestre per dar luce, con inferriata e tela cerata.

L’Altare è stabile e la mensa di pietra è integra, ma la pietra sacra non è della giusta dimensione; [il Visitatore] ordinò che entro 15 giorni la si renda a misura; nello stesso tempo si chiuda l’altare nella parte anteriore ed ai lati si stabilizzi con un muro.

L’Altare ha le tovaglie e due paliotti di seta, di cui uno violaceo, altri due di color bianco e rosso; ordinò che entro 3 mesi si faccia un altro verde, su pena solita.

Inoltre si procurino e si pongano entro due mesi almeno due candelieri idonei ed entro un mese la tabella dell’ultimo vangelo, su pena solita; si affigga sulla parete lato evangelo entro lo stesso tempo la campanella per in segno dell’elevazione del Santissimo, su identica pena.
… …

Come Icona c’è un grande Crocifisso di legno con la croce fissata alla parete, il quale in verità desta grande devozione e denota antichità.
Sotto i piedi stanno due Cherubini di legno dorato e due Angeli di legno dorato sui due lati
.

L’ornamento della Cappella è di legno intagliato e dorato con due colonne sui lati e l’architrave è tutta scolpita con foglie dorate, … presso l’altare l’insegna della famiglia De Vulpis.

Interrogò se in questa Cappella qualcuno fosse beneficiato. D. Francesco Tesorieri esibì le … carte della istituzione del giuspatronato laicale della famiglia Tesorieri da noi redatto il 14 febbraio 165_ …

… … …

[sembra che manchino alcune pagine successive]


foto del presepe allestito nella nicchia nel 1937   Visita di mons. Cassiano alla Cappella della Natività nel 1644 - stralcio dall'originale
[1-Il "Crocifisso doloroso";   2-stemma della famiglia Vulpis o Lupis. (foto Michele Monterisi)]

[f. 93r]

De Porticu      1656

Porticus, quæ innixa erat prospectui Ecc.[lesi]æ è regione feré Monasterij Monialium S. Trinitatis, quia vicinam minabat.[ur] ruinam, lumen Ecc.[lesi]æ impediebat, et fiebant in eo son[o]res, nobis mandantibus, fuit diruta, atq.[ue] in eius spatio aptata in cincinniorẽ formã perpulcra planities, è supra eam pavimentum ad quod per tres gradus lapideos ascenditur, occupat totã basim prospectus Ecc.[lesi]æ, æquaturq.[ue] cum limine portarum eius.

Hac in planitie nec ludi, nec nundinæ, nec prophanum quidpiam perpetratur.

Il Portico      1656

Il portico, che si appoggiava al prospetto della Chiesa a partire dalla zona presso il Monastero delle Monache della SS. Trinità, poiché minacciava prossimo crollo, toglieva luce alla Chiesa, e in esso si facevano strepiti, su nostro ordine, fu abbattuto, e al suo posto realizzato un bellissimo sagrato nella forma più ricercata e indi pavimentato; ad esso si sale per tre gradini, impegna tutto il piede del prospetto della Chiesa ed è appianato con la soglia delle porte.

In questo sagrato non è permesso giocare, far mercato, compiere qualsiasi attività profana.


[f. 93r]

De Campanile

Campanile est ad dexterum latus prospectus Ecc.[lesi]æ, in cornu evangelij, et ferè unitus Ecc.[lesi]æ,
ex lapide nivo fabrefactum altum, et magnificum, ut pro specula etiam inservire valeat.
Non habet tectum, sed eius loco habet cuspidem ad piramidis modum
.

Sunt in eo quatuor Campanæ, una altera maior quæ pondere excedit alias, ante n.[ost]rũ ad huius Ecc.[lesi]æ adventũ anfracta fuit. fuit dictum hisce proximis diebus publico adunato Consilio conclusum refici.
Onus spectat ad Uni[versi]tatẽ, num modo q.[ui]ª in d.[ict]ª Campana sunt eiusd. insignia, verũ q.[ui]ª cũ ipsa dat[ur] signũ congregandi conciliũ.

Habent singulæ sua nomina.
Dicta campana quæ est rupta est ponderis mille, et tercentũ sestertiũ, dicitur vulgo “La spedaliera”, nec aliquis scit nomen Sacti quod fuit illi impositũ.
2ª vocatur “Maria”, estq. ponderis mille ducentũ sestertiũ.
3ª appellatur “Riccarda”, et … … circiter sestertiũ …
Postremæ … …

[ Manca una parte piuttosto ampia e terminale del foglio ]

Il Campanile

Il Campanile sorge sul lato destro del prospetto della Chiesa, lato evangelo, e quasi unito ad essa;
in pietra bianca è eretto alto e magnifico, adatto anche come torre di osservazione.
Termina non a tetto, ma con una cuspide di forma piramidale.

In esso stanno quattro Campane, la più grande e più pesante delle altre si ruppe prima che della nostra nomina a vescovo di questa Cattedrale; fu detto che sarà rifatta nei prossimi giorni a conclusione della pubblica adunanza consiliare.
L’onere [della riparazione] spetta all’Università, forse perché su detta campana stanno le sue insegne, certamente perché con essa viene annunciata l’adunanza consiliare.

Ogni campana ha un nome.
La campana che, s’è detto, è rotta del peso di mille e trecento sesterzi, è chiamata “La spedaliera”, né si sa quale nome di Santo le sia stato dato.
La 2ª è chiamata di “Maria”, e ha un peso di mille e duecento sesterzi.
La 3ª è chiamata “Riccarda”, e ha un peso di circa … sesterzi.
L’Ultima … …

[ Manca una parte piuttosto ampia e terminale del foglio ]


[f. 94r]

Et perquisivit p.
de Titulo Ecc.[lesi]æ
a fund.[atio]ne

Ecc.[lesi]ª hanc Cathedrale esse sub invocat.[io]ne Beatis.[sim]æ Virginis in Cœlum assumptæ.

Ceterũ Patris traditionibus haberi iã Cathedrale huius Civitatis fuisse sub invocat.[io]ne Sancti Andreæ Apostoli et proprie illa quæ est prope portam canusinã vulgo dicta Porta di S. Andrea, et inibi erat fons baptismalis, multi non sunt elapsi anni qui___ inter sanct[orũ]. suffragia in recitat.[io]ne divini officij fit commemoratio S. Andreæ.

Ecc.[lesi]ª hæc, ut diximus, est consecrata ut ex crucibus rubris in columnis, et fit officiũ solemne p.[rim]ª Dominica Maij in singulo anno, et cum octava.

Erant in Ecc.[lesi]ª Indulgentiæ septem altarium, et expiratæ S.mus D.nus N.r noluit illas concedere. Assolent illæ indulgentiæ ad tempus prout in præsentiat.[ione] est in festivo de Sancti Richardi P.[atro]nis n.[ost]ri et espirata renovant.[ur].

Item arculæ neq. capsæ pro eleæmosinis sunt in Ecc.[lesi]ª una tũ circa cancellos ferreos in Cappella S.mi P.[atro]nis Richardi inutiliter, et otiosé inibi detinetur. Charitas . n. m.trũ frige(?) facta est.

Non est armarium, nisi unum in Cappella S. Richardi, et asservatur inibi mobilia ipsius Cappellæ, et cætera ad usũ S.mi Sacrificij.

… … …

[ seguono raccomandazioni sui comportamenti da osservare in chiesa ]

Indagò poi su
l’Intitolazione della Chiesa [Cattedrale]
dalla fondazione

Questa Chiesa Cattedrale è intitolata alla Beatissima Vergine Assunta in Cielo.

Del resto dalla tradizione dei Padri si riscontra che fu già Cattedrale di questa Città, su invocazione di Sant’Andrea Apostolo, esattamente quella Chiesa che s’erge presso la porta per Canosa, dal popolo detta “Porta S. Andrea”; ivi c’era il fonte battesimale, e non sono trascorsi molti anni che nella recitazione delle preghiere dei Santi si faccia la commemorazione di Sant’Andrea.

Questa Chiesa, come abbiam detto, è consacrata come appare dalle croci rosse poste sulle colonne, e che ogni anno si recita l’Ufficio solenne nella 1ª domenica di maggio, con l’ottava.

Questa Chiesa godeva delle indulgenze “dei sette altari”, ma, cessate, il Papa non volle riconcederle. Tali indulgenze solitamente si cocedono nei casi come quando ricorre la festività del nostro Patrono San Riccardo, e, cessate, vanno rinnovate.

Ugualmente inutilmente e senza motivo stanno intorno alla cancellata di ferro della Cappella del S.mo Patrono S. Riccardo urne e cassette per le elemosine. La Carità … …

Nella Cappella di S. Riccardo c’è un solo armadio per conservare le suppellettili della stessa Cappella e tutte le altre per il sacrificio.

… … …

[ seguono raccomandazioni sui comportamenti da osservare in chiesa ]


[ff. 94v-99v]

Die 28 Martij – 1ª Aprilis 1656

De Choro

In Catedralis Ecc.[lesi]æ capite figuræ quadratæ oblongæ est Corus ex parte plateæ quæ nuncupat[u]ril Vaglio, habet unam … fenestrã, et ad lumen recipiendũ satis cũ suis ferreis cancellis, et vitreata cum __ insignijs(?).

Fornix atq.[ue] parietes omnes fuerunt à nobis per Artificẽ peritum picturarũ decorate.
In fornice rappresentat.[ur] … Beatis.æ Virginis in Cœlũ assumptæ. Circa sepulcrũ Apostoli cũ Sanctis alijs. Virgo Beatis.[sim]ª elevata, ab Angelis undiq.[ue] comitata, atq.[ue] à Patriarchis, et Prophetis excepta, è P[at]re et Filio benigniss.[im]e recepta, et coronata.

In pariete … [parte di foglio mancante]
… … …

In alia eiusdẽ parietis parte … altare maius Santis.[si]mi P.[atro]nis n.[ostr]ri Riccardi in hanc Urbe primus ingressus, et miracula multa in porta Civitatis, ubi et cœco lumen restituit et ep_ mulieris sanavit, depictæ sunt.

È regione in cornu Epistolæ Sanctus Andrea Apostolus crucifixus predicans gentibus verbũ Dei.
Illi proximus Santæ Columbæ Sensensis Virg.[inis] et Martiris triumphalis dies cuius venerandum caput hac in Ecc.[lesi]ª veniat.[ur] ut d.[ict]ũ est.

In capite Chori in parietibus colleteralibus fenestræ, Fidei et Charitas sunt depicta simulacra.

Arcus Chori totus depictus et depictus item prospectus totus. hinc inde, et supra altare maius;
ex una Hyeremie Prophetæ effigies cum Tabella, in qua inscripta sunt hæc verba “Revertere, Virgo Israel, revertere ad Civitates tuas”[Ger.31,21];
intra Ezechiele Prophetæ depicta effigies parte ex altera Tabellã habens cũ his verbis “Ascendit Gloria D.ni de medio Civitatis, stetitq.[ue] supra montem” [Ez.11,23].

Fenestræ suprà Altare maius quæ prospiciunt præsbiterium ipsæ quoq.[ue] depictæ.

Sedes aut.[em] chorales ex ligno nucis, sed pulcherrimo, et electiss.[imo] aliqua ex parte … magna in’ affabré, perbelle, concinne, et diligenter inciso, et insculpo.
In eius capite …

[manca la parte terminale del foglio]

… … … quatuor a sinistris substat tres et tres.
In latere evangelij in p.° ordine quattuordecim, et totidem in primo ordine in cornu epistolæ. In secundo ordine decem et decem.
Apponenda insuper veniunt in planitie chori scanna pro clericis, et sunt iã confecta.

Pro pavimento deornando sunt in promptu lateres depicti.

Hæc omnia pro Choro pulcherrimo ad laudem, et gloriam Omnipotentis Dei, et honorem Virg.[in]is assumptæ, et S.mi P.[atro]nis Richardi multo ære, cura multa facienda curavimus.

Et si Altiss.[imo] placebit reliqua ad ornatũ Ecc.[lesiæ] perficiemus Dignitates, et Capitulares post obitum, qui sit in Domino recordentur nostri.

In digniori diximus loco est constructa sedes ep.[iscop]alis ubi sedet Ep.[iscop]us quando ad divina accedit officia, et habet suos pannos.
Sedes pro vicario quando vult accedere et prima et post Pontificalẽ, et illa proprie in qua sedet diaconus, qui hunc temporis occupat sedem Archipræsbiteris, Archipræsbiter Cantoris, et hic Primicerij et sic gradatim.

[parte di foglio mancante]

[ seguono raccomandazioni sulla partecipazione al Choro ]

28 marzo – 1° aprile 1656

Il Coro

Nella testata della Chiesa Cattedrale c’è il Coro di forma rettangolare che s’allunga verso lo slargo chiamato “Il Vaglio; ha una finestra sufficiente per ricevere luce, protetta da una inferriata e una vetrata con le sue insegne(?).

La volta e tutte le pareti da noi furono fatte decorare con dipinti da un esperto Pittore.
Sotto la volta [e/o sulla finestra di fondo] è dipinta la Beata Vergine Assunta in Cielo: intorno al sepolcro gli Apostoli con altri Santi mentre la Beatissima Vergine s’èleva accompagnata d’ogni lato da Angeli, introdotta da Patriarchi e Profeti, amorevolmente accolta ed incoronata dal Padre e dal Figlio.

Sulla parete … … [parte di foglio mancante]
… … …

In un’altra zona della stessa parete presso l’altare maggiore, sono dipinti il primo ingresso in questa Città del Santissimo Nostro Patrono San Riccardo e i numerosi miracoli presso la porta della Città, dove restituì la vista ad un cieco e guarì una donna da una deformazione.

Nella zona lato epistola è dipinto Sant’Andrea Apostolo crocifisso mentre predica alle genti la Parola di Dio.
Presso di lui è dipinto il trionfale giorno nel quale venne portato in Chiesa, come si racconta, il capo di Santa Colomba di Sens, Vergine e Martire.

Sulle pareti collaterali alla finestra sul dossale del Coro sono dipinte le immagini della Fede e della Carità.

Ai due lati e sopra l’altare maggiore sono totalmente dipinti sia l’arco del coro che il prospetto;
da un lato l’immagine del profeta Geremia con una tabella nella quale è scritto questo versetto: “Ritorna, vergine di Israele, ritorna alle tue città.”;
dall’altra parte è dipinta l’immagine del profeta Ezechiele recante una tabella con questo versetto “dal centro della Città la Gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte”.

Sono dipinte anche le finestre che si affacciano sul presbiterio al di sopra dell’altare maggiore.

Gli stalli del coro sono poi di legno noce, ma bellissimi, sceltissimi, in alcune parti artisticamente, graziosamente, elegantemente e diligentemente incisi e scolpiti.
Nella testata del coro …

[manca la parte terminale del foglio]

[al centro nel 1° ordine quattro scanni a destra e] quattro a sinistra, sotto di questi tre e tre.
Quattordici nel 1° ordine nel lato evangelo ed altri tanti nel lato epistola. Nel 2° ordine altri dieci e dieci.
Inoltre sono da porre nel piano del coro gli scanni per i chierici, che sono già stati realizzati.

Per decorare il pavimento sono a disposizione i mattoni dipinti.

Tutto ciò abbiamo realizzato [nel 1650] con molto denaro [10000 ducati] e solerzia nel bellissimo Coro a lode e gloria di Dio Onnipotente, in onore della Vergine Assunta e del S.mo Patrono Riccardo.

E, se Dio vorrà, completeremo quanto resta per decorare la Chiesa così che dopo morte le Dignità e i Capitolari si ricordino di noi nel Signore.

In un posto più adeguato, abbiam detto, è stata realizzata la sede episcopale per quando partecita all’Ufficio divino, ed ha le sue fodere.
Sono state realizzate le sedi per il Vicario per quando desidera accedervi prima e dopo il Pontificale, nonché quella propria per il Diacono, il quale finora occupa quella dell’Arciprete, l’Arciprete quella del Cantore, e questi del Primicerio, e così via di seguito.

[parte di foglio mancante
seguono raccomandazioni sulla partecipazione al Choro ]


[ff. 99v-103v]

Die 2 Aprilis 1656

De Sacristia

Chori Visitat.[io]ne expleta Visitaturus Sacristiã ad Ecc.[lesi]ã descendit. [manca un lembo della pagina] Ill.mus D. cũ C[o]assumptis comitatus, ibiq;[ue] factis [de more] &.

Posita est Sacristia in Ecc.[lesi]æ capite, in cornu Evangelij.
Habet ante se Presbiteriũ, sedem Pontificalẽ, estq;[ue] … porta qua itur ad ædes Episcopales.

Habet portã firmã cũ clavi ad cuius dext[er]ũ latus est campanula pro signo missæ.

In pariete inter portã, et Sacristiã est fons aquæ bened.[ict]æ …, aspersione Sacerdotis exeuntis ad celebrandũ de ord[in]e n[ost]ro retractis annis positus.

Porta Sacristiæ habet clavem, atq[ue] serã undiq[ue] securas, muri quoq[ue] sunt undiq[ue] tuti.

Pergrande est vas(?) Sacristiæ, quæ pot[est] dici et munda, et decens. Haec aliqua ex parte instauranda.

Fenestræ duæ quæ sunt lumen recipient competentẽ à platea quæ d[icitu]r “La Catuma”, seu “il Vaglio, in una nõ sunt clatri ferrei. Insunt telaria cũ tela cerata.
Mand.[avi]t infra duo menses fieri vitreatas ut lucidiores appareant.

E sacristia arceant laici, et à Sacrista maiore prohibebat[ur] eos ingressus sub pœnis &.

… … …

[ seguono altre norme e poi l’elencazione degli arredi ]

[Domenica] 2 Aprile 1656

La Sacrestia

Terminata la visita del Coro per la visita della Sacrestia l’Ill.mo Signore col gruppo dei co-assunti scese nella Chiesa; ivi dapprima espletò le operazioni di rito solite.

La Sacrestia si trova nella testata della Chiesa, sul lato Evangelo.
Ha davanti il Presbiterio e il trono pontificale, c’è una porta per la quale si va nell’Episcopio.

Ha una porta ben chiusa da chiave, e sul lato destro c’è la campanella per segnalare la messa.

Sulla parete tra la porta e la sacrestia c’è la fonte di acqua benedetta, ivi posta negli scorsi anni su nostro comando per i sacerdoti che escono per la celebrazione.

La porta della sacrestia è dotata di serratura sicura, ed anche i muri sono ovunque protetti.

L’ambiente della sacrestia è molto grande, certamente pulito e decoroso. Qualche parte di essa necessita di restauro.

Le due finestre ricevono suffficiente luce dalla piazza detta “La Catuma”, o “il Vaglio, in una non cè la grata di ferro. V’è l’intelaiatura con la tela cerata.
Ordinò che entro due mesi si realizzassero le vetrate, onde appaiano più luminose.

Nella sacrestia sia proibito l’accesso ai laici ed il Sacrista maggiore lo vieti, su solita pena.

… … …

[ seguono altre norme e poi l’elencazione degli arredi ]



NOTE

[1] Questa Visita Pastorale è stata letta e trascritta, dall'originale "Acta Sanctæ Visitationis Episcoporum Andriensium" (ASVEA), presso la Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino" di Andria.
Detto documento manoscritto è stato traslitterato in caratteri di stampa da Sabino Di Tommaso e da lui digitalmente pubblicato in prima assoluta su questo suo sito culturale www.Andriarte.it nel 2016 (fino ad allora mai integralmente edito), affiancandogli contemporaneamente una sua traduzione in italiano. Il documento ha poi fatto parte di una raccolta che nell’ottobre del 2022 Sabino Di Tommaso ha anche editato a stampa per i tipi di “Grafiche Guglielmi Andria”, in una pubblicazione distribuita ed archiviata secondo le disposizioni della legge n.106 del 15 aprile 2004 con il titolo “L’Assunta, Cattedrale di Andria nel Seicento – La storia del suo edificio nelle relazioni delle visite pastorali e delle visite ad limina”, Vol I, ISBN 979-12-80582-01-0; Vol II, ISBN 979-12-80582-03-4.

[2] Le parentesi quadre indicano lettere non presenti per abbreviazione.
I puntini di sospensione (…) o una sottolineatura vuota ( ___ ) indicano lettere, parole o gruppi di parole di difficile lettura sul manoscritto, non solo molto antico ma anche non perfettamente riprodotto.
Il grassetto ed il corsivo non sono presenti nel testo originale.

[3] L'insieme delle "carte-gloria" è un trittico di carte incorniciate che, dal Seicento a norma del Concilio di Trento, e fino al Concilio Ecumenico Vaticano II, erano poste sull’altare contenenti alcune formule rituali recitate a voce bassa (perciò dette anche “secrete”) dal celebrante in vari momenti della messa:
- quella sul lato dell’epistola, chiamata “Lavabo”, riportava le formule recitate appunto alla detersione delle mani ed alla benedizione dell’acqua;
- quella sul lato dell’Evangelo, chiamata “In principio” o anche “Ultimi Evangelij” riportava l’inizio del Vangelo di Giovanni da recitare a fine messa;
- quella centrale, detta “Gloria”, perché riportava il canto del “Gloria in excelsis Deo” e le formule del Canone dell’offertorio e della consacrazione, il Credo e altre della comunione.