Questo meraviglioso altare, eretto nella
Chiesa di Sant'Agostino annessa al Convento del relativo Ordine eremitico,
fu realizzato tra il 1777 ed il 1779 dall'artigiano marmoraio napoletano Marino Palmieri unitamente al figlio Domenico,
dopo che avevano già realizzato per le chiese di Andria bel nove altri altari, tutti di pregevole fattura:
- i quattro altari laterali della Chiesa di S. Maria dell'Umiltà annessa al convento di San Domenico,
- l'altare laterale del SS. Sacramento nella Chiesa collegiata di San Nicola,
- un altare dedicato alle Sante Anime del Purgatorio nella Chiesa di San Sebastiano,
- l'altare maggiore
(attualmente nella Basilica della Madonna dei Miracoli) e i due laterali
(attualmente maggiori nella Chiesa
del Carmine e nella Chiesa
del Sacro Cuore) per la Chiesa della Trinità annessa al monastero delle Benedettine
a quel tempo eretto in Largo Duomo [monastero e chiesa che purtroppo furono demoliti sul finire degli anni trenta del Novecento].
Questo altare maggiore della Chiesa di Sant'Agostino, infine, fu ai Palmieri commissionato nel gennaio del 1777, mentre stavano montando i due altari laterali nella suddetta Chiesa della Trinità del monastero delle Benedettine.
Rileviamo la descrizione dell'altare dall'atto notarile del 10 gennaio 1777 col quale il Convento lo commissionò ai Palmieri, annotando tuttavia a lato le modifiche apportate nell'opera eseguita, i dovuti chiarimenti e le immagini più importanti. Qui è doveroso precisare che il ritrovamento di tale documento è frutto di una preziosa ricerca effettuata dall'arch. Gabriella Di Gennaro, riportato anche nella sua tesi "Altari marmorei settecenteschi ad Andria" del 1994/95, pubblicato a stampa nel suo studio "Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 230-234.
[vasi di fiori finti del Settecento - foto Sabino Di Tommaso, 2015]
Si notino (nella foto su riprodotta e in quella a lato, del 2015) otto pregiati vasi con fiori artificiali realizzati in ottone, argento (in lamine e fili sottili) e pietre dure colorate, caratteristici del Sei-Settecento, opere di alto artigianato napoletano.
I vescovi di Andria, fin dal Seicento, descrivendo nelle loro "Visite pastorali" l'arredo d'altare trovato o da allestire, elencano vasi con fiori finti di vario materiale, in legno dorato, metallo e pietre.
Due esempi:
- Il 15 settembre 1659 Mons. Egizio scrive:
"Dictum Altare est lapideum. et habet ... candelabra ex ligno aurato
cum vasculis et floribus ex eodem opere"
- Il 21 novembre 1694 Mons. Triveri scrive:
"In capite Presbyterij situm est Altare maius ..., et hinc inde sex candelabra lignea
deargentata super gradus ligneos et colorib(u)s ornatos cũ quibusdã floribus
artificialibus bené disposita".
Una descrizione di come erano realizzati i commessi marmorei che compongono questo altare settecentesco è possibile leggerla in un testo del Settecento di Jerôme Richard e nella su citata pubblicazione dell'arch. Gabriella Di Gennaro.
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]