Come sul lato sinistro, entrando, incontriamo affissa sulla prima parasta la conchiglia di marmo dell'acqua benedetta che ci invita a segnarci; sotto reca l'epigrafe del devoto offerente: "FELICE PORRO - REGANO".
Nel primo fornice di destra c'è il crocifisso che prima dell'ultimo restauro era come dossale sull'altare maggiore; è stato qui posto in quanto questa era la sua collocazione originaria.
Sotto il crocifisso è ospitato un moderno ed elegante confessionale.
Dagli anni Sessanta del Novecento e fino al 2013 in questo fornice su un gradino
era fissata una colonnina marmorea
a piramide quadrata tronca che sorreggeva una statua lignea dell'arcangelo Michele
con alcune rifiniture in carta pesta. Sulla colonna una targa certificava che
tale statua, opera di fine Settecento, fu donata da Don
Cosimo Quacquarelli, parroco di questa chiesa ininterrottamente dal 1954 al
1988.
La chiesa ha un'altra statua in carta pesta dell'Arcangelo, simulacro che usa esporre in occasione della ricorrenza festiva del 29 settembre e poi portare in processione per le strade della Parrocchia.
Già nel 1694 è documentato che nella vetusta chiesetta di Sant'Angelo al lago (sulla demolizione della quale la presente è costruita) esisteva una antica statua dell'Arcangelo in combattimento col Diavolo, posta su un altare a sinistra del maggiore. Scrive infatti Mons. Triveri nella relazione della sua Santa Visita pastorale del 25 novembre 1694:
"A latere adest aliud Altare dicti S. Angeli senis, est sup.a mensã statua quaedã lignea vetus, et deformis prelium scilicet Archangeli cũ Diabolo reppresentans, et nil aliud, imò ob eius angustiã vix in eo sacrũ fieri potest."
Si rifletta: il vescovo visitatore afferma che tale simulacro era allora già "senis" - "vetus"; ribadendo cioè con due sinonimi il concetto, precisa che la statua dell'Arcangelo a fine Seicento era non solo vecchia e consunta, ma anche molto antica.
Nell'Ottocento poi quella chiesetta esponeva in una nicchia una diversa statua lignea, arte del noto scultore settecentesco andriese Riccardo Brudaglio (1703-1799). Scriveva infatti a quel tempo il Borsella a pag. 292 della sua "Andria Sacra":
"In una nicchia poi scorgesi una statuetta di S. Michele con la iscrizione dell'Artefice, che la ritrasse: Richardus Brudaglio sculpsit Andria a.d. 1711. S. Michele da guerriero imbrandisce la spada contro la biscia infernale; la suddetta nicchia poggia sopra un vecchio altare."
La data riportata dal Borsella è improbabile, perché il Brudaglio, nato nel 1703, avrebbe scolpita quell'opera all'età di otto anni; forse era da leggersi 1771 o 1777, poiché nelle date antiche il segno del numero 1 si confonde facilmente con quello del 7; dovrebbe, in alternativa, trattarsi di un suo avo omonimo (da verificare).
Comunque la statua con tale iscrizione è vista e così dichiarata dal Can. D. Nicola Cristiani nel 1883, nel discorso di inaugurazione della nuova Chiesa di Sant'Angelo:
“In una nicchia poi scorgevasi una statuetta di S. Michele che da guerriero imbrandiva la spada contro lo spirito ribelle, con la iscrizione dello scultore «Richardus Brudaglio sculpsit Andrien A. D. 1711» la suddetta nicchia poggiava sopra un vecchio altare.
Questa nicchia doveva essere una porta antica, che sporgeva sul parco del signor Margiotta; perchè si leggeva al sommo dell'arco la seguente iscrizione «Hospitium peregrinorum»”.
[tratto da “La nuova chiesa di S. Michele al lago e di S. Giuseppe di Andria” di N. Cristiani, tip. Pont. Mareggiani, Bologna, 1887, pp.1-38, in nota]
Come sul lato sinistro al centro della parete è ricavata una stretta e bassa cona
nella quale si apre l'uscita laterale della chiesa.
Immediatamente sopra c'è un'edicola in marmo, realizzata
nei primi anni Sessanta del secolo scorso.
In essa è posta una statua del Sacro Cuore di Gesù. (foto a sinistra)
Prima dei restauri di metà Novecento al posto di questa edicola sporgeva un pergamo ligneo con calcavoce, al quale si accedeva dal piano ammezzato ricavato negli ambienti adiacenti sul lato destro della navata; gli anziani ricordano che tale pulpito fino agli anni Cinquanta del secolo scorso era utilizzato nelle omelie delle grandi ricorrenze religiose.
Sulla parete è affissa una tela in un'ampia e ricca cornice di gesso
che nella forma segue la curvatura a tutto sesto della cona.
Il dipinto raffigura il "Transito di Giuseppe" tra le braccia di Gesù,
mentre Maria lo assiste a lato tenendogli la mano destra; alle loro spalle
una schiera di angeli in atteggiamento di profonda venerazione
sembrano voler accompagnare la sua anima al cielo che già
nello sfondo appare rischiarato dalla luce del Paradiso.
Davanti alla panca su cui Giuseppe sta spirando è poggiato un giglio;
un giglio ha anche tra le mani l'ultimo angelo, mentre quello che lo precede
sembra trattenere sul seno tre rose. Nessuno degli angeli raffigurati può essere
identificato con l'Arcangelo Michele (come invece racconta la tradizione)
[1].
Viene spontaneo ipotizzare il probabile motivo ispiratore di questa
dossale: dovendo porre sull'altare un dipinto
che corrispondesse alla sua dedica, a San Giuseppe, e che contemporaneamente considerasse l'intitolazione della
Chiesa ad un
Arcangelo, sia stato scelto come tema una schiera di angeli che attende di
svolgere la sua caratteristica missione di "ψυχοπομπός" (psicopompo):
accompagnare l'anima di Giuseppe in Paradiso.
Il dipinto è datato e firmato in basso a destra (scritto poco chiaro):
V. De Stefani - 1907.
Occorre qui annotare che Vincenzo De Stefani (1859-1937) ha dipinto
a Verona, nella chiesa dei Ss. Apostoli una pala d'altare con lo stesso soggetto
il "Transito di s. Giuseppe"
È qui opportuno ricordare che quando questa chiesa a fine Ottocento fu edificata,
in Andria c'erano altre tele riguadanti in Transito di S. Giuseppe.
- Una, ancora oggi esistente ma in pessime condizioni, si trova nella
chiesa
del Carmine e così descritta dal Merra a
pag 488 del vol. II delle "Monografie Andriesi":
"S. Giuseppe sta dipinto in atto di morire, assistito pietosamente da Gesù, da Maria e da S. Michele Arcangelo, il quale con la spada sguainata pare lo difenda dal demonio, che gli freme sotto dei piedi; mentre l’Eterno Padre, e lo Spirito Santo, in forma di candida colomba, stanno in atto di accogliere l’anima benedetta in mezzo ad una schiera di angeli."
- un'altra è attualmente (2016) affissa nel seminario diocesano, ed esattamente nel
corridoio del Sacro Cuore,
a sinistra di chi giunge dalla scala principale.
- un'altra poi, ma non più esistente, si trovava nella volta di tavole della navata maggiore della nostra Cattedrale;
di essa scrive infatti l'Agresti a
pag. 9 del vol. II de "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi":
"La volta di detta navata maggiore sino al 1902 era costruita a soffitta di tavole, con dipinti di nessun valore, rappresentanti immagini varie di Evangelisti, di dottori e di altri Santi. Tre grandi tele, attaccate alla soffitta, rappresentavano, l’una il transito di San Giuseppe, assistito dalla Vergine e dal divino Figliuolo, con l’Arcangelo San Michele da un lato, e la Santissima Trinità in cima; ... "
[altare dedicato a S. Giuseppe nel 2° fornice destro: ciborio e particolare della portellina]
"Nella « Historia Joseph» o anche «Storia apocrifa di Giuseppe il falegname», un’opera agiografica diffusa forse già nel secondo secolo, lo sposo di Maria, quando sente prossima la sua fine, così prega: «Mittas (quaeso mihi) Michaelem magnum, angelorum quorum sanctorum principem, maneatque mecum, ut egrediatur anima mea misera ac aerumnoso hoc corpore sine molestia, sine terrore et impatientia» (Mandami, (o Dio), ti prego, il grande Michele, principe dei tuoi santi angeli, affinché restino accanto a me e la mia misera anima esca da questo rugginoso corpo senza molestia, senza terrore e sofferenza …).
... ... Queste preghiere chiariscono bene la pia credenza e preoccupazione popolare, secondo la quale l’anima è insidiata dai demoni, profittatori bugiardi, non solo in vita, ma anche nell’agonia e subito dopo che è uscita dal corpo. A S. Giuseppe, pertanto, che ha avuto il privilegio e, in verità, il merito di essere consolato e assistito nel trapasso da Maria e Gesù e poi affidato alla protezione dell’Arcangelo Michele, la pietà popolare si è rivolta e si rivolge ancora per ottenere una buona morte.
... ... In Puglia, poi, (nelle città di Barletta, di Matino, Ruffano, Taurisano, Gagliano, Castrignano del Capo e in molte chiese antiche di Bari) si registra un discreto numero di tele che hanno per tema la “buona morte”. In tutte, qualunque sia il santo devoto a cui il committente si affida (S. Giuseppe, S. Anna, S. Teresa, ecc.), è sempre presente l’Arcangelo S. Michele. ..."