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La Porta “del Castello” - vicende storiche
Se nel primo Novecento porta Castello fosse ancora esistita, a sinistra è raffigurato quanto avremmo visto da sopra i suoi spalti verso via Trani,
a destra saremmo stati in strada in procinto di entrare in Città a circa dieci passi da essa (porta, purtroppo già demolita).
Per una accurata analisi degli eventi storici più rilevanti che hanno interessato
la Porta del Castello, in questa pagina ci si giova dello studio
dell'arch. Vincenzo Zito “
L'antica Porta del Castello di Andria”,
giunto alla sua 2
a edizione.
Delle numerose figure che illustrano l'opera vengono riportate solo le n. 25, 26, 29.
Per una completa e approfondita informazione storica e documentale rimane comunque indispensabile leggere il testo
nella sua interezza.
Le stesse informazioni con altri approfondimenti e considerazioni si possono leggere nella minuziosa ricerca condotta dall'ing. Riccardo Ruotolo
“La Porta detta del Castello ed il Castello”,
in “Andria - Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento”,
edito nel 2023.
(stralci da “L'antica Porta del Castello di Andria”)
dell'arch. Vincenzo Zito
“
La porta di maggior importanza doveva essere quella detta “del Castello”
perché eretta nei pressi del castello della città (cfr. Zito 2012) ed anche
perché attraverso di essa si poteva raggiungere Trani ed il suo porto.
Infatti nei documenti settecenteschi essa è indicata come la Porta
principale della città. Possiamo quindi ragionevolmente ammettere che
proprio per questa funzione essa facesse parte del primo gruppo di porte
dell’XI secolo inserite nel circuito murario costruito da Pietro il normanno.
... ”
La storiografia locale è concorde nell’affermare che la porta detta “del
Castello” trae il suo nome dal fatto di essere costruita nei pressi
dell’antico castello della città.
Si è molto discusso in passato su dove fosse stato ubicato il “castello” di
Andria. Una tradizione formatasi presumibilmente alla fine del XVIII
secolo, seguita dalla maggior parte degli studiosi moderni, individua tale
opera sul sito della residenza fortificata che sorgeva accanto alla
cattedrale e che, ampliata dai Del Balzo è oggi il palazzo ducale dei Carafa
[62].
Altri, e tra questi chi scrive, distinguono l’antica residenza
fortificata dei feudatari di Andria, ubicata vicino la cattedrale, dal castello
di epoca normanno-sveva individuato nella fortificazione che sorgeva a
sinistra della porta, raffigurata nella pianta del Murena, e della quale
esistono cospicui resti in via De Gasperi
[63].
Sulla questione si rimanda, quindi, ai lavori riportati nelle note.
...
Fig. 26) Localizzazione della nuova Porta “del Castello” in rapporto al vicino castello normannosvevo.
(P) indica la posizione approssimata della porta. A sinistra una ricostruzione sommaria delle fasi costruttive del castello di Andria:
in nero la probabile struttura normanna, oggi sostituita con edifici civili; in grigio scuro la torre sveva ad impianto quadrangolare addossata alle mura;
in grigio chiaro l’ampliamento poligonale angioino-aragonese. La linea punteggiata individua il probabile tracciato delle mura normanne.
(Da V.Zito, Il castello normanno-svevo di Andria, ivi 2012).
[Fig. 26 a pag.44 del sotto citato testo di V. Zito. - sul sito è stata aggiunta l'elaborazione elettronica del colore delle vie ]
Sulla Porta detta “del castello” che sorgeva, appunto, nei pressi del
castello normanno-svevo di cui innanzi, al pari delle altre, abbiamo pochi
documenti. Questa compare per la prima volta in alcune formelle tardo
quattrocentesche, esistenti nella cappella di S. Riccardo in Cattedrale,
sotto forma di un semplice varco nelle mura, privo di difese simili alla
Porta della Barra ...
[66].
Se quanto rappresentato nelle formelle corrisponde sostanzialmente allo stato dei luoghi dell’epoca,
e l’analisi svolta in entrambi i lavori citati di Di Gioia e di chi scrive sul
castello sembrano confermarlo, si deve concludere che essa fosse
sufficientemente difesa dalla vicina struttura fortificata di via De Gasperi.
Anche nella veduta del De Silva del 1703 (Fig. 28) e nella pianta del
Murena del 1761-62 (Fig. 27) la porta non compare sotto forma di torre
merlata, come Porta la Barra e Porta S. Andrea.
La porta è citata in maniera indiretta agli inizi del ‘700. Con atto del 3
aprile 1720, l’Università di Andria autorizza Antonio Ayello e Carlo
Caracciolo, ferrari, ad ingrandire la loro bottega costruita anni addietro
nel luogo detto “la Porta del Castello”, a ridosso delle muraglie, su di un
suolo compreso tra la porta ed i mulini ducali, ma non attaccato a questi,
con l’obbligo di non aprire finestre dalla parte delle muraglie e di risarcirle
qualora fossero intaccate. Il suolo è largo palmi 30 (cm 780 circa) per la
profondità della bottega esistente. Entrambe le costruzioni insisterebbero
su suolo di proprietà del duca Carafa che, per mano della Duchessa
madre, rilascia la relativa autorizzazione
[67].
La porta, quindi, non era “attaccata” alla fortificazione bastionata di via De Gasperi.
Della porta se ne torna a parlare verso la metà del ‘700. ...
in quel periodo il sistema delle fortificazioni della città
soffriva di un forte stato di degrado, al punto che anche le entrate
tributarie dell’Università ne risentivano. Verso la metà del ‘700
l’allora appaltatore delle gabelle, Richardo Tesse, aveva più volte protestato e,
finalmente, si era dato inizio ai lavori di riparazione delle mura, con i
risultati che abbiamo visto. Anche la porta si trovava in uno stato di
degrado che la rendeva pericolante, ma l’Università non aveva le risorse
necessarie, per provvedere. Allora il Tesse assunse l’iniziativa di far
elaborare un progetto per una nuova porta dall’Architetto Nicolò Antolini
[68]
ed a stipulare, in data 3 gennaio 1758, un contratto per l’esecuzione dei
lavori occorrenti con i mastri muratori Xaverio Finelli
[69],
Jasepho Motta, Richardo de Jeva e Sebastiano Vilella. ...
...
Il contratto descrive minuziosamente le caratteristiche tecniche e la
qualità dei materiali da impiegarsi per la costruzione della porta. ...
La facciata esterna si presenta con connotati tardo barocchi, con un vistoso fastigio
sull’unico fornice della porta, secondo il tema degli archi trionfali che in quel periodo
si trovano frequentemente in Terra di Bari e Capitanata ... ma che non
riesce a dare slancio verticale all’intera struttura (Fig. 25).
Fig. 25) Ricostruzione del prospetto della porta secondo il progetto di Nicolò Antolini.
Al disopra dell’arco della porta è disegnata a matita l’edicola destinata ad accogliere la statua del santo protettore di Andria.
La facciata interna è più dimessa, configurata come un semplice portale bugnato.
Sotto il profilo della difesa la porta, a differenza di Porta S. Andrea, ha
una sola chiusura e non presenta caditoie, aggetti e quant’altro potesse
contribuire a rendere la porta ben difesa. Forse per questo fine si confidava
nella presenza, a breve distanza, del baluardo costruito intorno alla torre sveva
[72]
o, forse ancora, la questione dell’efficacia della difesa
era stata sottovalutata.
Per quanto riguarda l’ubicazione della nuova porta, bisogna osservare
che i disegni di progetto non rappresentano la stessa nel contesto in cui
sarebbe stata realizzata ... Né ulteriori delucidazioni si
ricavano dalla lettura dei documenti successivi, dai quali si capisce solo
che la sua ricostruzione sarebbe avvenuta in luogo eminente ed alquanto
più fuori di quello dove si trovava la Porta antica, stante che la medesima
non corrispondeva di prospetto alla strada detta delli Cappuccini, la quale
Restava ad un lato per linea obbligua
[73].
Le descrizioni del tempo sono,
quindi, piuttosto vaghe e non si capisce bene se la nuova porta fu
avvicinata o allontanata dalla fortificazione dalla quale prendeva il nome.
Secondo un altro appunto del Ceci la porta medievale precedente si
trovava in una posizione più arretrata, all’altezza di una cappella della Madonna del Carmine
[74],
la cui immagine, ridipinta, si trova oggi in
un’edicola votiva inserita nell’edificio posto tra via Porta Castello e via U. Bassi
[75].
Dall’esame della pianta del Murena (Fig. 27) sembrerebbe di
capire che la porta sia stata avvicinata ad essa. Tuttavia la suddetta
pianta non rappresenta lo stato della viabilità esterna alle mura.
Sembrerebbe quindi che la vecchia strada per Trani andava a finire nei
pressi del bastione dell’antico castello normanno-svevo ubicato vicino la porta
[76].
Tale ipotesi è avvalorata anche dal fatto che in uno dei
documenti si cita un magazzino da demolire o demolito per la costruzione
della porta ... . Una cosa è certa: lo spostamento della porta comportava la
necessità di modificare la viabilità esistente al fine di mettere la strada
delli Cappuccini, cioè la strada per Trani, in asse con la porta medesima.
...
...
Come si rileva dai disegni d’epoca e da quanto si riferirà in seguito, la
nuova porta, progettata dall’Antolini e completata da Vito Jeva, era
collocata pressappoco sulla via omonima, tra l’incrocio con via P. Micca e
con via U. Bassi (fig. 26), e conformemente ai gusti del tempo fu costruita
in forme tardo barocche. Inserita al centro di un leggero catino absidale
(Figg. 29 e 30b) come tutte le altre non era preceduta da un ponte
levatoio. La porta era ad unico fornice della larghezza di circa 13 palmi
(corrispondente a circa mt 3,40), tra due stipiti bugnati raccordati da un
arco, al disopra del quale vi era un grande cartiglio. Il fornice era
racchiuso tra due gruppi di paraste raccordate da un ulteriore arco, al
disopra del quale, tra due volute di raccordo decorate con ornamenti
floreali, vi era una nicchia dov’era collocata una statua di S. Riccardo,
protettore di Andria. La facciata terminava con un fastigio coronato con
tre pinnacoli a bulbo, livello che sarebbe stato aggiunto da Vito Jeva, in
modo da conferire maggior slancio alla facciata medesima (Fig. 29).
Fig. 29) La Porta “del castello” nel contesto della strada per Trani nel 1811.
(Archivio di Stato di Bari, Amm.ne comunale antica – Polizia urbana e rurale, B.3, F.18 ... .)
[l'immagine qui riprodotta è solo un particolare del disegno originario,
pubblicato anche da A. Di Gioia a pag. 133 del testo citato (Andria il
castello e le mura)]
Un’epigrafe, presente forse nel cartiglio che sovrastava la porta ed
andato distrutto con la sua demolizione, tramandava l’evento della sua
ricostruzione che si era conclusa nel 1774 e, forse, riportava anche i nomi degli Autori
[84].
In questa nuova veste l’aspetto scenografico della
porta, così come completata da Vito Jeva, risultava ulteriormente
rafforzato e prevalente su quello della difesa. Evidentemente, venuto a
cessare il pericolo ottomano, le esigenze della difesa erano divenute
meno impellenti. ...
Purtroppo il pericolo delle guerre non era cessato. Nel 1799, com’è noto,
la città subì l’assalto delle truppe francesi comandate dal generale
Broussier e, dopo una breve resistenza, fu conquistata.
Secondo le cronache dell’epoca, l’assalto principale delle truppe francesi si ebbe
proprio nei pressi della Porta del Castello, un punto che, evidentemente,
doveva essere il più vulnerabile. ... Evidentemente la
decisione di non munire la porta di una seconda chiusura interna e di altri
mezzi di difesa, accelerò la fase della caduta della città. La porta fu
colpita anche da due palle di cannone, una delle quali rimase conficcata
nella facciata fino alla sua demolizione
[86].
...
...
Anche se divenuta inutile dal punto di vista militare e fiscale, la porta
continuò a svolgere un ruolo rappresentativo per la città. Infatti quando
nel 1811 tale Mininno Michele, nuovo proprietario di due botteghe a piano
terra poste alla sua sinistra
[88],
decise di sopraelevarle con due stanze, un
gruppo di “zelanti cittadini” presentò un esposto paventando che con
l'edificarsi di tali camere venisse a deturparsi l'ornato e la fabbrica di
detta porta
[89].
...
... Si giunse quindi all'Intendente il quale si avvalse della consulenza
dell'architetto Giuseppe Gimma ... Il consulente, esaminati i documenti ed i disegni del progetto
elaborato dall'architetto Vincenzo Matera (Fig. 30), ritenne che la
soprelevazione del Mininno fosse legittima e che, opportunamente
raccordata con il cornicione della porta, non solo non deturpasse il
monumento ma ne avrebbe fatta acquisire una maggiore “decorosità”... . ...
La casa costruita dal Mininno esiste tutt’oggi ed è individuabile nel fabbricato collocato
all’angolo di via Porta Castello con via Pietro Micca, il quale reca nello
spigolo, al disotto del balcone, un’epigrafe lapidea con inciso l’anno 1815
di completamento dell’opera (Figg. 31 e 32). L’individuazione della casa
del Mininno permette di localizzare, con accettabile approssimazione, la
posizione della porta riportata in Fig. 26).
Tra il 1817 ed il 1819 furono vendute a favore di privati le due stanze
poste ai lati della porta e che, in passato, dovevano servire per il posto di guardia ... .
...
La Porta del Castello tornò alla ribalta del pubblico e privato interesse
poco più di trent’ anni dopo. In quegli anni al difuori della porta si stava
ampliando il borgo sorto intorno alla strada per Trani (detta anche “dei
Cappuccini”). Oltre al borgo suddetto un altro si preparava a sorgere sul
terreno dell’orto della Cattedrale, che prese il nome di “Borgo della Spina”
(il quartiere antistante il palazzo Jannuzzi sull’omonima strada). Per
questo motivo il Decurionato decise di chiedere all’Intendente il permesso
per la demolizione della porta e per l’acquisto di alcune casette da
demolire al fine di aprire la comunicazione di diverse strade, onde più
facile sia il traffico degli abitanti per taluni punti dell’abitato.
Pertanto si proponeva di incaricare l’architetto civile Federico Santacroce per la
redazione dei relativi progetti d’opera, incarico che veniva approvato
dall’Intendente con successiva lettera del 13 aprile dello stesso anno [1844]
[96].
Il Santacroce si mise all’opera e nella sua perizia incluse anche, su
delibera del decurionato, la demolizione di Porta S. Andrea, intervento
per fortuna non più attuato ... .
Anche questa volta, come era accaduto trent’anni prima, si scatenarono i
rappresentanti dei privati interessi, coperti pretestuosamente da quelli
collettivi. ...
Con altra delibera del 1847 [gli amministratori comunali]
decisero nuovamente di procedere alla suddetta demolizione
riuscendo, questa volta, ad ottenere la regia autorizzazione. I lavori
furono aggiudicati ad un tale Nicola Grossi il quale, per la somma di 100
ducati, si obbligava anche a costruire una cappelletta dove collocare la
statua di S. Riccardo che era posta sul fronte della porta
[98]. ...
Poiché la cappelletta per collocare la statua del Santo Protettore non fu
più costruita, viene da chiedersi: che fine fece la statua del Patrono? ...
Pertanto si può affermate che della porta settecentesca non sia rimasto
null’altro al difuori dei documenti cartacei (disegni e relazioni) innanzi
descritti.
NOTE della citazione
[62]
Da ultimo, Di Gioia A.,
Andria, il castello e le mura, ivi 2011, pp. 85-129.
[63]
Zito V.,
Il castello normanno svevo di Andria. Una questione controversa, ivi 2012.
[66]
Riprodotte in Lanave G. (a cura),
San Riccardo protettore di Andria, ivi 1989, pp. 34-41.
[67]
AST,
Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Baldino Michele, protocollo n.137, anno 1720, f.69 e segg.
[68]
Nicolò (o Nicola) Antolini tra il 1762 ed il 1764 ha diretto e realizzato lavori di
completamento al monastero della Madonna dei Miracoli (Cfr. Zito V. in
La Madonna dei
Miracoli a cura di L.B. Lenoci e L. Renna, Andria 208, p. 153-154) ed ha periziato,
insieme a Vito Jeva, i lavori di decorazione effettuati tra il 1753 ed il 1754 da Nicolao
Galante al medesimo santuario (
Cfr. Zito V. in “Le tele di Tito Troja”,
Rivista diocesana
andriese, Sett.-Dic. 2012, p.160).
[69]
Saverio Finelli, del quale si hanno scarsissime notizie, sarebbe stato l’autore della
soprelevazione del campanile del santuario della Madonna dei Miracoli (D’Urso R.,
Storia della città di Andria, Napoli 1842, p. 140).
[72]
Si rimanda a Zito V.,
Il castello normanno-svevo di Andria, cit. pp. 37-42.
[73]
AST,
Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Tedesco Vincenzo, Protocollo n.323 anno 1776, f. 85 e segg.
[74]
BCA, Fondo Ceci, C. 1.2d. La fonte è un certo «Bisceglia p.6» non chiaramente identificato.
[75]
Cfr. Cestari B.A.,
Le Edicole sacre di Andria, ivi 1994, pag. 35.
[76]
Sull’ubicazione del castello normanno-svevo nei pressi della Porta del Castello vedasi
Zito V.,
Il castello normanno-svevo di Andria, cit. e la relativa bibliografia.
[84]
Dalla lettera del Sottintendente di Barletta all’Intendente di Terra di Bari datata 16/9/1844.
ASB -Amm.ne comunale – Opere pubbliche - B.4 F.45/1 ...
La lettera purtroppo non riporta il testo dell’epigrafe.
[86]
Cfr. D’Urso (1842, p. 169 nota 1). Stato dei luoghi confermato dalla relazione del Sottintendente in ASB, B.4 F.45/1.
[88]
Guardando la porta dall’esterno della città. Si tratterebbe della già citata rimessa per
ferraro costruita nel 1720 da Ajello e Caracciolo su autorizzazione della duchessa.
[89]
Dalla relazione dell'architetto Gimma all'Intendente del 26 dicembre 1811. ASB,
Amm.ne comunale antica - Polizia urbana e rurale, B.3 F.18.
[96]
Dalla lettera del Sottintendente di Barletta all’Intendente datata 1º Aprile 1844, n.3129
di protocollo. ASB,
Amm.ne comunale – Opere pubbliche, B.4 F.45/1 «Demolizione
della Porta Castello e di due edifici adiacenti per l’ampliamento della piazza antistante
la casa comunale» (1844-47).
[98]
Dalla lettera del Ministro dell’Interno del 26 agosto 1847. ASB,
Amm.ne comunale –
Opere pubbliche, B.4 F.45/1 «Demolizione della Porta Castello e di due edifici adiacenti
per l’ampliamento della piazza antistante la casa comunale» (1844-47).
[testo tratto da "L'antica Porta del Castello di Andria" di V. Zito,
2a ed. dell'Autore, 2014, pagg.24,37-54]
Porta “del Castello” nei secoli
alcune immagini richiamate nel testo di V. Zito
[Una porta (forse del Castello) di Andria in
una formella della
Cattedrale del '400 - La Porta nella pianta di F. Cassiano de Silva del 1703 - La Porta nella
pianta di C. Murena del 1758]
(l'immagine del De Silva è stata colorata per accentuare una certa tridimensionalità)
“In via De Gasperi sono ancora visibili i
resti di una fortificazione impropriamente definiti
"le mura di Andria". ... Le pareti esterne della fortificazione, il cui
paramento è realizzato con conci di pietra calcarea grossolanamente
squadrati, sono configurate a scarpa per un'altezza di circa quattro metri
dal piano stradale attuale. Al di sopra di queste è posta una parete
verticale in tufo alta due metri circa.”
[testo tratto da “IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI ANDRIA, una
questione controversa“ di V. Zito,
ed. dell'Autore, 2012, pag.37-39]
il bastione o fortilizio dei mulini
presso la Porta del Castello (nel 2003, prima degli ultimi restauri)