Conci del colore della pelle d'angelo, rosei da parer diafani ed evanescenti, ti accolgono con silenziosa cura allorché decidi, ancor oggi, di volgere le tue preci all'Altissimo in questa tranquilla dimora dello Spirito, d'una sacralità familiare: alcun timore avverti d'incontrar la Luce, lì sull'altare, e chieder lumi.
Attualmente si scende nella Chiesa inferiore (o Cripta) da una scala in pietra ricavata presso la parete destra del transetto della cattedrale; si giunge così sul lato sud e destro dell’aula, nel vestibolo e all’inizio delle due navate.
Nel pronao o vestibolo troviamo
- le presunte tombe delle due imperatrici sveve,
- la porta di accesso al portico esterno
- donde un corridoio conduce ad una absidiola laterale.
Tornando nel pronao
- possiamo ammirare il colonnato che separa le due navate
- e le tre monofore che illuminavano l'aula;
- raggiungere poi il piccolo presbiterio,
- al centro del quale sorge l'altare
- che ha come dossale l'affresco del Cristo Pantocratore.
Nell'abside, dietro l'altare,
- troviamo un piccolo coro
- illuminato un tempo da due finestrelle strombate;
- sulla destra dell'abside è ricavato un arcosolio
- mentre sulla sinistra un arco longobardo porta in sacrestia.
Di questa Chiesa inferiore, che a me piace chiamarla del Redentore per l'unico importante affresco presente, mons. Lanave scrive:
"Quante volte ho guardato sul lato destro della cripta e sul fondo dell'abside le finestre che si aprivano sulla strada o su di uno spiazzo laterale. La cripta era dunque a livello stradale, non quindi interrata. Non fu costruita come sottocorpo della Cattedrale, ma fu invece incorporata nella successiva costruzione della Cattedrale quando salì, e di parecchio, il livello stradale."
Per tentare di determinare l'epoca della sua costruzione l'architetto Arthur Haseloff, nel capitolo “ La chiesa inferiore del Duomo di Andria” (“Die Unterkirche des Doms zu Andria”) del citato studio “ Le Tombe delle Imperatrici ad Andria - Un contributo alla storia dell’arte pugliese sotto Federico II” (“Die Kaiserinnengräber in Andria - Ein beitrag zur apulischen kunstgeschichte unter Friedrich II”) espone alcune ipotesi:
Determinare l’epoca è molto difficile. Come accennato, l’edificio è così rozzo e povero che manca ogni ornamento scolpito. Tali sistemi non sono rari nel Sud Italia. ...
Naturalmente, data la rozzezza primitiva della tecnologia, non si può parlare di una datazione esatta di questi edifici sulla base di osservazioni critiche in termini di stile. Quello che è certo è che appartengono ad un periodo antecedente allo sviluppo dello stile delle cattedrali romaniche in Puglia, probabilmente ai secoli X e XI.
La chiesa [di San Michele] di Bari sarebbe appartenuta ad un monastero benedettino, e lo stesso potrebbe valere anche per la chiesa inferiore di Andria.
Nel 1120 Papa Callisto II (22) confermò ai Benedettini del Vulture la proprietà della Chiesa del Salvatore e di San Nicolaus ad Andria, e nel 1175 Alessandro III (23) confermò all’abate Filippo la proprietà della Chiesa del Salvatore ad Andria. Da queste bolle forse è nata l’affermazione che la chiesa inferiore del duomo di Andria fosse proprio questa chiesa del Salvatore. C’è anche una somiglianza con la chiesa benedettina di Bari e l’immagine di Cristo sopra l’altare; in questo contesto è preziosa anche la versione latina, e non greca, dell’iscrizione sul libro.
Stilisticamente, non c’è nulla di sbagliato nel collocare questo dipinto murale nel XII secolo, per quanto si possa giudicare il poco che è sopravvissuto. L’unica difficoltà è che siamo costretti a supporre che la Chiesa benedettina fosse allo stesso tempo, o divenne successivamente, la Chiesa episcopale. Sono domande a cui difficilmente è possibile rispondere con certezza data la scarsità di notizie su Andria e sui suoi vescovi.
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]