L'immagine della navata ripresa nei primi decenni del Novecento (foto sopra a sinistra) mostra i decori e gli arredi di quel tempo, eliminati, alcuni con dubbia opportunità, nei restauri della seconda metà dello stesso secolo.
[Le cappelle laterali di sinistra a inizio Novecento (foto dal testo citato di G. Fuzio, segnalatomi da V. Zito)]
“Il falso organo, dipinto sulla balconata frontale a quella dove era situato il vero organo. L'organo attualmente funzionante è ben visibile ed ingombra il presbiterio. Il vero organo, oggi scomparso, con la balaustra in legno, fu fatto costruire dal Duca Fabrizio Carafa nel 1657.”
Infine tre confessionali sono addossati alle lesene della parete laterale sinistra presso gli ingressi alle cappelle; dietro l'altare maggiore sono visibili gli stalli del coro, anch'esso purtroppo successivamente eliminato.
Oggi l'interno, più volte ristrutturato (foto a destra nell'inizio pagina), appare subito maestoso (ma, a mio avviso, troppo depauperato!), in unica navata con alta volta, tre cappelle a destra, tre a sinistra. Una bella balaustrata introduce al presbiterio, ove, dietro la mensa eucaristica, s'erge stupendo l'altare maggiore dominato da un mirabile crocifisso ligneo.
Sullo sfondo, nell'abside, una struttura marmorea a tempietto incornicia un quadro di San Nicola. A destra del presbiterio una pregevole mensola dispensa affianca una nicchia con busto argenteo del Santo.
Scrive il Petrarolo (a pag. 17 dell'opuscolo "San Nicola Trimodiense "):
"L'interno si presenta ad aula unica, secondo i canoni del Concilio tridentino, con 6 cappelle laterali, e conserva il suo decoro barocco nella ricchezza di marmi policromi, di stucchi a pulitura di marmo nella imitazione di lesene, di capitelli e di modanature in genere.
Sia le cappelle che la volta conservano alcuni pregevoli dipinti dell'artista molfettese Vito Calò (1744-1817) [Francesco Calò e non Vito] [1], discepolo del più noto Corrado Giaquinto.
A sinistra e a destra entrando vi sono due acquasantiere a muro, probabilmente del sec. XVIII, a forma di conchiglia, sostenute da volute, tutte in marmo bardiglio (color turchino).
La gran tela che spicca sulla bussola in legno del portale centrale è dell'artista campano Sebastiano Conca (Gaeta 1680 - Napoli 1764), allevo del grande Solimena, e rappresenta al centro Giuda Maccabeo, Re degli Israeliti, vincitore di Nicàmore (il cui capo è infilzato su una picca in segno di vittoria), circondato dal sommo sacerdote, in atto di ringraziamento, a sinistra, e da una folla di popolo festante. Il dipinto fu confiscato ai PP. Benedettini di S. Maria dei Miracoli il 1806, e concesso nel 1808 alla Chiesa di S. Nicola da Gioacchino Murat, Re di Napoli."
In merito alla scena dipinta nella suddetta tela posta sulla controfacciata il Borsella così commenta:
"Il gran quadro che desta meraviglia è quello soprapposto alla porta maggiore che prima della soppressione ornava il Tempio dei nostri Cassinesi [S.M.dei Miracoli]. E come non rimaner sorpreso dalle mosse dei personaggi, dai vestiti dalle tinte si varie, dagli sfumi, dalle ombre, che gradatamente si affacciano allo sguardo? Giuda Maccabeo è il soggetto del quadro, in atto che dopo la vittoria tragge in trionfo su di una picca la testa di Nicanore; é poco lungi un sommo Sacerdote con le palme sporgenti ringraziare il Dio degli eserciti; altri Guerrieri, la testa del Duce espugnato con la di lui spalla portare in mostra in segno dell’ottenuta vittoria; l’affollarsi d’un popolo festivo per la memorabile sconfitta, fra gli Osanna, e gli inni, guerrieri incedenti al Tempio dell’Adonai sono le altre fantasie del Cavaliere Conca che sì egregiamente il ritrasse. Un albero spazioso gli è vicino, forse a dimostrare la sua mossa dal Campo, ov’erasi pugnato.
Molto lontano vedesi eretta una colonna avanti della quale un uomo nudo, fasciato la cintura, tien per orecchio il figlioccio, cinto pure di zona, sol perchè si ricordasse della gloriosa giornata, che riportato aveva sopra i nemici suoi il popolo d’Iddio.
Questo quadro tanto magnifico, vien ricinto da larga cornice convessa di stucco lucido del colore medesimo delle colonne del Presbitero."
[tratto da "San Nicola", in "Andria Sacra" di G. Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag 138]
[elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 2014]
Nella foto della navata ripresa dal presbiterio (foto sulla destra) sono visibili presso l'ingresso di sinistra le due statue dei Santi Medici provenienti dalla Chiesa di S. Domenico.
Nel finestrone barocco, che con altri 6 finestroni laterali illumina la navata, la vetrata disegna una croce con al centro l'immagine di San Nicola benedicente, vestito dei paramenti vescovili e con il pastorale nella sinistra.
Sino alla prima metà del secolo scorso, il '900, la chiesa era dotata di campane:
"Un basso campanile a vela - arco biforo con sovrastante archetto - regge tre campane Una, la più grande della città dopo quella di S. Riccardo... : ha bel suono pieno ed aperto, che resta soffocato dalla bassa posizione.
... Una campanella, che pende da un alto archetto, completa la dotazione campanaria di S. Nicola."
Così Pasquale Cafaro in "Andria campane e campanili".
Attualmente (2017) la chiesa non ha campanile e 3 campane sono innalzate mediante una tralicciata metallica sulla retrostante canonica; sono appena visibili dall'intersezione di Via Ruggiero Bonghi con Via Calderisi.
Fino alla costruzione del Cimitero in Andria (inaugurato nel dicembre del 1841) i fedeli deceduti erano sepolti nelle chiese di appartenenza: le famiglie nobili e i confratelli delle Congreghe nelle sepolture sotto le cappelle di giuspatronato, il rimanente popolo nel sepolcreto comune sotto la navata centrale.
La sequenza di immagini sottostanti mostra le foto scattate dal Gruppo Speleologico Ruvese (e da un suo componente Francesco Fortunato),
in una delle esplorazioni (in quella effettuata nel 2020) dei sepolcreti esistenti sotto la navata e sotto il presbiterio;
le prime tre mostrano due discese ai sepolcreti nobiliari e/o di congreghe in corrispondenza delle relative cappelle,
la quarta è un particolare della grande fossa comune, già cava dei tufi calcarenitici utilizzati nella costruzione dell'edificio sacro superiore.
[discesa a due sepolcreti nobiliari o di congreghe relative a due cappelle di sinistra, e particolare con lo speleologo; la profonda cava centrale-fossa comune dei fedeli - foto del G.S.R. e di Francesco Fortunato]
[elaborazione elettronica e adattamento su pianta di G. Fuzio del 1969]
"(41) Pittori viventi di Napoli, e del Regno, riportati, secondo l'epoca della loro nascita.
1.° Cav. Tommaso Conca da Gaeta, nato circa il 1749. Studiò in Roma, ove fu socio di merito, e poi Principe dell'insigne Accademia di S. Luca. Vive presentemente in Roma con Lode.
2.° Francesco Calò da Molfetta, nato circa il 1749, pittore figurista ad olio, ed a fresco. Studiò in Roma. Pinse la chiesa di S. Nicola di Andria. È anche ritrattista. ... ... ..."
Questo documento induce a pensare che il Calò, artista pittore che operò in San Nicola, fu Francesco Calò e non Vito, morto nel 1817.