2ª cappella a sinistra

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2^ cappella a sinistra, del Carmelo       Madonna del Carmelo
[panoramica della cappella,  lapide Confraternita degli Agonizzanti e quadro della Madonna del Carmelo - elaborazione elettr. su foto di Michele Monterisi / Sabino Di Tommaso  - 2010]

Cappella di S. Maria di monte Carmelo e di S. Sebastiano,
trasformata dal 1663 in atrio dell’Oratorio del SS. Crocifisso

L’ambiente che attualmente è atrio dell’Oratorio-Cappellone del SS. Sacramento, già nella prima metà del Seicento (probabilmente dal 1583, quando fu eretta da mons. Resta “la Congrega degli Agonizzanti” sotto il patrocinio di S. Maria del monte Carmelo, o dal 1610, come scrive mons. Merra a pag. 521 del vol. II delle “Monografie Andriesi) e fino al 1663 era una cappella dedicata a S. Maria del monte Carmelo, e prima ancora, scrive Cassiano nel 1644, a San Sebastiano.
Da quel 1663, venendo costruito da mons. Egizio il suddetto grande Oratorio dedicato al Crocifisso, utilizzando parte del retrostante giardino vescovile, la cappella divenne atrio di accesso a tale oratorio e perse la luce che prima le offriva l'ormai murata finestra tonda superiore.


I documenti più antichi e significativi

Il primo documento scritto è del 1503, citato da Michele Agresti nel I° volume dell'opera sotto citata; egli scrive:

In quel medesimo anno (1503) Andria, come tutte le altre città del napoletano, fu tribolata dalla peste, che ridusse a metà il numero dei cittadini (ne contava 25 mila, come rilevasi dall’Archivio Capitolare). …
A propiziare il Cielo e placare lo sdegno di Dio, per quel terribile flagello, l’Università di Andria fe' voto di ricostruire la Cappella di S. Riccardo (messa nel Duomo), obbligandosi, con pubblico istrumento, di cedere a favore del Capitolo Cattedrale la gabella, ch’esigeva dalla vendita del pesce …
Nel medesimo rogito l’Università si obbligava inoltre di corrispondere annualmente al Capitolo ducati sei (sex aureos), per messe da celebrare nella Cappella di S. Sebastiano … Questo rogito fu munito di regio assenso nel 1546, sotto il governo del nostro Duca Consalvo Guevara da Cordova (nipote del Gran Capitano Consalvo Ernandes), essendo Giudice Delegato e Vicelege (ossia luogotenente) Giovanni Andrea De Curtis.
Oltre ai nomi degli Amministratori della città, che, per brevità qui omettiamo, figurano in questo rogito il Sindaco (Madinus de Iulianis) e più di cento firme di cittadini Andriesi d’ogni classe, i quali, raccoltisi tutti a pié dell’altare maggiore del Duomo, sui sacri Evangeli, giurarono di mantenere, mondo durante, a nome proprio e dei futuri amministratori e cittadini quanto in quel rogito erasi stabilito … .

[tratto da " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol. I, , cap. IX, pp.186-187].


Il primo documento è lapideo e si riferisce all'istituzione della Confraternita degli Agonizzanti da parte di mons. Luca Antonio Resta. Attualmente (2020) detta lapide (riprodotta in foto a inizio pagina), che inizialmente era in questa cappella, è affissa nell'uscita laterale a piazza La Corte.

[trascrizione del testo della lapide] [traduzione]

D · O · M
HÆC AGONIZÃTIŨ CŌGREGATIO
SUB PATROC: S: M · DE MÕTE CARMELO
AB ILL: D. LUCA ĀTONIO RESTA EPO
IN HAC CATHEDR: ET UNICA PAROCH.
ECCL · CANONICĒ ERECTA EST
ÃNO   DÑI   MDLXXIѮ

[Grazie] a Dio, il più Buono e il più Grande.
Questa Congregazione degli Agonizzanti
sotto il patrocionio di S. Maria del Monte Carmelo
fu eretta dall'Ill. D. Luca Antonio Resta vescovo
in questa Cattedrale e unica chiesa parrocchiale
nell'anno del Signore MDLXXIѮ (=1571+?)

Si tenga presente che la data posta in calce alla lapide della Congrega degli Agonizzanti non può essere letta per un numero inferiore al 1582, anno in cui Luca Antonio Resta fu eletto vescovo di Andria (esattamente il 30 aprile 1582); nella numerazione romana (qui utilizzata) il segno Ѯ a quel tempo indicava "est" o "½", ma in questo contesto non avrebbe molto senso; nella numerazione araba indicava il 3; potrebbe essere un semplice ornamento di chiusura ed in tal caso si leggerebbe 1571. Potremmo comunque ipotizzare che l'incisore abbia voluto scrivere 1582, anche perché nell'Ottocento (scrive il Borsella a p. 45 del testo citato) la lapide era affiancata da uno stemma di mons. Resta, dei quali uno ha in calce la data 1582.

Si consideri inoltre che il rigoroso e puntuale mons. Merra a p. 523 delle citate sue "Monografie Andriesi" scrive:
"... la Confraternita laicale del Carmine ed Agonizzanti, canonicamente eretta nell’Oratorio della Cattedrale da Mons. Antonio Luca Resta, nel 1582.",
pur se l'Agresti, a pag. 16 del II volume della sotto citata opera del 1911, scrive invece: "... congregazione degli Agonizzanti, istituita nel 1590 dal Vescovo Resta." e poi a pag. 62 dello stesso volume, interpretando la lapide, scrive (come il Borsella) "Canonice erecta est Anno Domini MDLXXXII".


Nelle relazioni sulle visite pastorali di mons. Cassiano (le prime ancora esistenti) non si rinviene traccia della cappella di S. Maria di monte Carmelo, allora eretta in questa 2ª di sinistra entrando. Nel faldone dei manoscritti originali delle visite mancano diverse pagine, alcune esistenti ma chiaramente cancellate-dilavate, altre probabilmente distruttesi nei circa quattro secoli trascorsi o andate smarrite; solo nei “Decreti” di visita del 1644 mons. Cassiano, allegati a fine visita, il vescovo, dopo aver certamente effettuato la visita alla cappella di S. Sebastiano, decide per essa alcune rifiniture all’altare, una riparazione urgente al tetto, perché non deteriori l’altare e l’icona (di S. Sebastiano e/o del Carmelo?), nonché l’acquisto di suppellettili. Annota:

Cappella S.ti Sebastiani
Sub pœnis arb[itrio] Nos[tro] & infra tres menses, p[er] quem, seu per quos spectat, reficiat[ur] clavis cancellorum p[rædic]tæ Cappellæ.
Occludat[ur] pars anterior vacua Altaris cũ calce p[er] … bené liniat[ur]. Ara lapidea fiat iuxta foras à nobis tres di[gi]tis.
… comparent[ur] candelabra, et afferat[ur] remedium, ni aqua pluviarũ … super altare et Icona, et fiat campanula per elevat[io]ne SS.mi in missa; adaptet[ur] in pariete in Cornu Ep[isto]læ, et cordula longe pateat, ut possit à ministri celebranti genuflexo ante altare, pulsari.
Cappella di S. Sebastiano
Su pena a nostro arbitrio entro tre mesi colui a cui spetta ripari la serratura alla cancellata della Cappella.
Si chiuda il vuoto della parte anteriore [cioè zona paliotto] dell’altare con calce e si allinei bene. La pietra sacra si tragga in avanti di tre dita.
Si acquistino i candelieri e si trovi un rimedio perché l’acqua piovana non danneggi l’altare e l’icona; si procuri la campanella per l’elevazione del Santissimo nella messa, la si fissi sulla parete dal lato epistola con una cordicella lunga tanto che il celebrante inginocchiato davanti all’altare possa suonarla.

Di questa 2ª cappella non c’è traccia neppure nella relazione della visita pastorale di mons. Egizio del 1659, né ovviamente dell’oratorio, in quanto da lui costruito successivamente: il vescovo descrive varie zone della Cattedrale eccetto tutte le cappelle di sinistra, perché sembra che siano andati persi alcuni fogli del manoscritto.


Notizie ... dal racconto degli storici locali

capitello-mensola che reggeva sulla sinistra il quadro della Madonna del Carmine o del suffragio

In merito alla dedica di questa cappella della Cattedrale a S. Maria di monte Carmelo, mons. Merra nel 1906 scrive:

Circa l’anno 1610 anche nella Chiesa Cattedrale, una Cappella, posta sotto l’invocazione di S. Sebastiano, fu dedicata a Maria del monte Carmelo. Si fece un quadro molto bello per mano di un non mediocre pittore, chiamato mastro Andrea, con a destra e sinistra i Santi Stefano, e Sebastiano Martiri, e si cominciò, con eguale, anzi maggiore lusso, nel medesimo giorno a solennizzarne la festa. Senonchè il Capitolo Cattedrale per la supremazia che vantava sugli altri Capitoli, e per la sua unica parrocchialità, pretese che a lui esclusivamente competesse il dritto di farne la solenne processione per tutta la città, e che a tale processione fosse tenuto a prender parte tutto il Clero, sia secolare come regolare, alla maniera, che si praticava nella solenne processione del Corpus Domini.

[tratto da "Monografie Andriesi", di Emanuele Merra, tip. Mareggiani, Bologna, 1906, Vol.II, pp. 521-522]

Su suggerimento di quanto scrive il Merra, sorge spontaneo ipotizzare che il quadro della Madonna del Carmelo (foto a inizio pagina) potrebbe essere stato eseguito dal rinomato Andrea Vaccaro; tre sono gli indizi concomitanti, anche se piuttosto labili:
- il quadro potrebbe essere stato realizzato nel Seicento durante l'episcopato di mons. Egizio, il quale poco dopo la metà di quel secolo costruisce l'oratorio per la Congrega degli Agonizzanti;
- lo stesso mons. Egizio nella sua visita pastorale a San Nicola del 1659 (all'incirca nello stesso tempo quindi in cui costruisce ed arreda questo Oratorio della Cattedrale) scrive che il quadro di San Nicola posto a dossale dell'altare maggiore di quella chiesa è stato dipinto da Andrea Vaccaro;
- il Merra, (abbiam su detto) nel II volume delle sue "Monografie Andriesi" descrive questo quadro della Madonna del Carmine e afferma (purtroppo non citando la fonte) che "si fece un quadro molto bello per mano di un non mediocre pittore, chiamato mastro Andrea".
Forse solo uno storico d'arte potrebbe avvallare o meno ipotesi che sia un'opera attribuibile al Vaccaro.

Racconta poi l'Agresti nel 1911:

"La seconda Cappella della medesima navata a sinistra, anticamente era dedicata alla Vergine del Carmelo. Il Vescovo Egitti (o secondo altri Egizio), nel 1663, fece distruggere quella Cappella, per aprire la comunicazione col grande Oratorio, costruito sull'area del giardino vescovile, dal medesimo Vescovo concesso a favore della congregazione degli Agonizzanti, istituita nel 1590 dal Vescovo Resta.
Quindi, attualmente, questa antica Cappella, non è più adibita al culto, ma serve di passaggio, per accedere all'Oratorio. Due ampie tele, chiuse in grandi cornici dorate, restano neglette nel vano di questa antica Cappella, che, abusivamente, serve, al presente, anche a deposito di sedie!. Una di queste tele rappresenta l'Immacolata Vergine, S. Gennaro e S. Riccardo. L'altra rappresenta la Vergine del Carmelo, fiancheggiata da S. Sebastiano e da Santo Stefano martire.
"

[tratto da "Il Duomo di Andria", in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 15-16].

In merito alla tela della Madonna del Carmine o del Suffragio il prof. Schiavone scrive:

Il presbiterio della Cattedrale non è la sede originaria del dipinto. Esso proviene dalla Confraternita degli Agonizzanti che il Vescovo di Andria Luca Antonio Resta istituì, alla fine del Cinquecento, nella Chiesa Cattedrale per istruire - con i laici - i sacerdoti della Cattedrale nell'esercizio pratico dell'assistenza ai moribondi. La seconda Cappella a sinistra di chi entra nel Duomo, che era stata intitolata in origine a San Sebastiano, fu allora dedicata alla Vergine del Carmelo, speciale protettrice dei moribondi. La Cappella. prolungata poi nel Seicento sul giardino del Palazzo Vescovile e divenuta così l'attuale Oratorio della Cattedrale, fu per lungo tempo anche sede della Confraternita degli Agonizzanti che fu perciò committente del grande quadro ora restaurato e lo fece collocare dietro l'altare. Ma di là lo fece rimuovere, con un Decreto del 1929, il Vescovo milanese Alessandro Macchi, perchè la Cattedrale avesse una Cappella più decorosa, che abbellì, benedisse e dedicò «al Venerabile Sacramento dell'Altare», com'egli stesso dettò nello stesso anno nella lapide scoperta sulla porta [1].

La Vergine è dipinta in alto con il Bambino, nella tradizionale raffigurazione di Maria Santissima del Monte Carmelo a cui si ispirarono le Confraternite dedicate alle Anime Sante del Purgatorio, rappresentate qui al centro della tela avvolte dalle fiamme. Fu la devozione più diffusa e popolare dopo il Concilio di Trento, grazie anche alla predicazione e all'impegno teologico dei Gesuiti.
Con la Madonna, qui intermediaria di salvezza, sono raffigurati ai lati del dipinto due Santi: San Sebastiano trafitto dalle frecce a sinistra e, a destra, Santo Stefano, il Diacono protomartire del Cristianesimo, protettore di Montemilone. Poichè nel 1818 fu annesso anche ad Andria il territorio della Diocesi di Canosa ed incorporato il Vescovado di Minervino, ciò ci permette di datare il dipinto, che non può essere anteriore al secondo decennio dell'Ottocento.
Anche San Sebastiano viene qui rappresentato quale Patrono della città di Andria [2]. Sullo sfondo del Santo trafitto dalle frecce è dipinta infatti la Cattedrale e la Porta di S. Andrea.
NOTE (della citazione)
[1] Visita Pastorale di Mons. A. Macchi (1929), Archivio Diocesano Andria.
[2] R. D'Urso, Storia della Città di Andria, Napoli, 1842, pagg. 148-150.

[testo tratto da "Sant'Andrea delle Grotte «primissima cattedrale di Andria»?", di V. Schiavone, Tip. Grafiche Guglielmi, Andria, 1997, pag.5]

L'ipotesi che il quadro della Madonna del Carmine sia dell'Ottocento, avanzata dal prof Schiavone, risulta errata in quanto non tiene conto che sia questo quadro che quello dell'Immacolata sono minuziosamente descritti e documentati almeno dal 1690, nella visita pastorale di mons. Vecchia, e nelle successive del 1694 e 1697, rispettivamente di mons. Triveri e di mons. Ariani.
Questa che segue è la descrizione del quadro della Madonna del Carmelo stesa da mons. Ariani nel 1697:

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]

“Tertiũ Altare a latere Epistolæ est sub invocat[io]ne B.æ Mariæ de monte Carmelo in quo est erecta Congregatio Confratruum pro Agonizantibus sive pro suffragio animarum Purgatorij. Est decenter ornatũ iuxta statum præsentatum per Rev. D.no Carolum Antoniũ Tesse Cantorem Cath[edra]lis eiusdem curam gerentem ex sua devotione, imò de proprio eaque deficiunt largis elæmosinis suppeditando. … …
In eodem altari adsunt tria beneficia.
Primum sub titulo Sancti Stefani cuius imago est a parte sinistra iconis possidetur à Rev. D. Ioseph Damiani Collegg.[ia] S. Nicolai Præposito cum onere annuarum missarum.[spazio vuoto]
Secundum sub titulo S.æ Mariæ de monte Carmelo, quod possidetur a Rev. D. Richardo Gurgo Priore cum onere Missarum.[spazio vuoto]
Tertiũ sub titulo S. Sebastiani, cuius imago est a parte dextera, possidetur a Rev. D. Francisco Cocco, habet onus annuarum missarum.[spazio vuoto]”

Il terzo altare sul lato epistola è intitolato alla B. Maria del monte Carmelo; in esso è eretta la Congregazione dei confratelli per gli Agonizzanti, o per il suffragio delle anime del Purgatorio. L’altare è decorosamente ornato come per statuto esibito dal Rev. D. Carlo Antonio Tesse, cantore della Cattedrale, che ne ha cura per sua devozione, e a sue spese in quanto scarseggiano le elemosine. … …
Nello stesso altare esistono tre benefici.
Il primo intitolato a Santo Stefano, la cui immagine è dipinta sul lato sinistro (della Madonna), è posseduto dal Rev. D. Giuseppe Damiani, prevosto della Collegiata di S. Nicola, con l’onere di messe annue [spazio vuoto].
Il secondo, intitolato a S. Maria del monte Carmelo, è posseduto dal Rev. D. Riccardo Gurgo priore, con l’onere di messe annue [spazio vuoto].
Il terzo intitolato a S. Sebastiano, la cui immagine è a destra (della Madonna), posseduto dal Rev. D. Francesco Cocco, ha l’onere di messe annue [spazio vuoto].


Oggi le due tele (giacenti neglette ai tempi dell'Agresti) si trovano nel presbiterio della Cattedrale, l'Immacolata a destra, la Madonna del Carmine o del Suffragio (che inizialmente era questa cappella) a sinistra.


Sul pilastro sinistro entrando nella cappella è posta dal 1938 una delle due acquasantiere provenienti dalla demolita Chiesa della Trinità del Monastero delle Benedettine, che fino ai primi del 1939 sorgeva in largo Duomo; l'acquasantiera gemella è anch'essa posta in Cattedrale, sul lato sinistro del presbiterio.

Della fine del secolo XII è la mensola (foto sulla sinistra) che sulla parete sinistra reggeva il quadro della Madonna del Carmine.

Di un altro capitello a stampella ci è pervenuta solo la parte frontale, decorata da un tralcio di foglie lanceolate con i contorni taglienti

[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pag. 79]

tela della Madonna del Carmelo, proveniente dalla chiesa di S. Sebastiano
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 2017]

Sulla parete di fondo di questa cappella, sulla porta di accesso all'Oratorio, oggi (2013) si vede affissa una gran tela della Madonna del Carmelo, detta anche "del suffragio", proveniente dalla chiesa di San Sebastiano. Così la descrive il Borsella:

"Sul coro di noce messo dietro l’altare [maggiore] è appeso un grande quadro della Vergine del carmine che sostiene il parto delle sue viscere e ai di Lei santi piedi S. Riccardo e S. Sebastiano. Nel mezzo della gran cornice rabescata a rosoni in oro sono figurati i quadretti da una parte S. Antonio, e S Domenico dall’altra."

[tratto da "Chiesa di San Sebastiano o della morte" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 247-256].

Il quadro col tempo ha perduto l'elaborata cornice originaria descritta dal Borsella; sul nastro dipinto nell'angolo sinistro appare lo stemma della Città e la seguente scritta: "TEMPORE SINDICATVM MAGN.Ũ [stemma] IOAN.IS DOM.CI VITALIANI A.D. 1601"
Probabilmente committente del quadro è l'Università di Andria, allora retta dal Sindaco Gian Domenico Vitaliani.

Le figure di S. Riccardo e di San Sebastiano sono inserite sotto la Vergine del Suffragio, in quanto invocati come protettori negli eventi funesti.
Nella terribile peste del 1503 fu invocato San Riccardo e in quell'occasione l'Università fece voto di ricostruire il suo Cappellonne e adempiere a diverse altre opere devozionali.
L'altra funesta peste del 1528 vide la sua fine il 20 gennaio dell'anno successivo, nel giorno della festa di S. Sebastiano, devotamente implorato e pregato nella chiesa omonima.
San Riccardo è raffigurato nel simbolico gesto della "dedicatio urbis", nell'atto cioè di offrire alla protezione della Vergine la sua Città, qual Patrono della medesima e di coloro tra gli abitanti deceduti in attesa di redenzione, indicati protendendo la mano destra. Stessa funzione svolge sulla sinistra S. Sebastiano.

Tela della Madonna del suffragio, particolare di Andria 1601
[Tela datata 1601 della Madonna del suffragio, particolare della "dedicatio urbis", Andria - foto Michele Monterisi]

San Sebastiano nel 1657 fu proclamato con-protettore della Città in occasione della sua miracolosa intercessione nella liberazione dalla peste imperversata dall'estate del 1656 ed anche allora terminata il 19 gennaio di quell'anno. Con lui nel dipinto è San Riccardo, in basso le anime purganti, su tutti domina la Vergine del Carmelo.


[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]