Oratorio SS.Sacramento

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oratorio del SS. Sacramento
[panoramica dell'oratorio del SS. Sacramento - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

ciborio dell'altare

Oratorio del SS. Sacramento
già "Cappellone degli Agonizzanti"

Attraverso la seconda cappella di sinistra si perviene a questo grande Oratorio della Cattedrale, costruito nel seicento (1633) da Monsignor Alessandro Egizio (1657-1689) utilizzando parte del giardino annesso al Palazzo vescovile e dedicato nel 1929 da mons. Alessandro Macchi al SS. Sacramento. Gli stucchi, settecenteschi, sono opera dello stuccatore beneventano Nicolao Galante.

Oggi, entrati dalla cancellata in ferro che protegge l'ingresso a questo Oratorio, si presenta alla vista un'ampia cappella, avente le pareti laterali ospitanti due fornici ciascuna e chiusa da un atrio ed un abside semicircolari.

Sul lato destro vi è una porta che segna l'ingresso del Tesoro della Cattedrale voluto da Mons. Macchi, come ricorda l'iscrizione sull'architrave. In alto lo stemma del Capitolo Cattedrale.
Proseguendo osserviamo, collocata in una nicchia, la statua del S. Cuore di Gesù precedentemente posta nella omonima cappella, ora cappella delle Reliquie.
Dietro l'altare dipinti con Gesù nel Getsemani e San Giuseppe patrono degli agonizzanti. È evidente che quest'ultimo è rifatto su una preesistente Madonna del Carmine. Al centro il Crocifisso usato per i ritiri di perseveranza (grandi ritiri spirituali predicati dai gesuiti nel dopoguerra, che raccoglievano centinaia di uomini. Al termine di questi si portava in processione per la città, il Crocifisso nella Quinta Domenica di Quaresima). In alto a destra il coretto da cui il vescovo assisteva dall'episcopio alle funzioni che si svolgevano in chiesa. Il tabernacolo
[nella foto a sinistra] proviene dall'antica cappella del Santissimo; al di sotto, una testa di cherubino del già citato altare maggiore di Iacopo Colombo.
Al tempo di Mons. Macchi c'erano due altari laterali dedicati a San Gioacchino e Sant'Anna.

[tratto da "La Cattedrale di Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, pagg. 52-53]

Le due tele (foto sotto) attualmente presenti nell'abside ai lati del crocifisso non sono citate né dal Borsella a metà Ottocento né dall'Agresti ai primi del Novecento. Ambedue tali autori parlano di altre tele presenti sia nell'abside che sui quattro altari laterali. Essi descrivono inoltre un organo collocato nella cantoria soprastante l'atrio d'ingresso, organo che, come le altre tele, non è più esistente nell'Oratorio.

San Giuseppe patrono degli agonizzanti Gesù nel Getsemani

Ecco la ricca descrizione dell'Agresti:

abside
[panoramica dell'abside - elab. elettr. su foto M. Monterisi, 05/2010]

L'Oratorio ... sorge a sinistra di chi mette piede nel Duomo. Esso è chiuso da una spaziosa porta, in cima alla quale si veggono due scheletri di stucco, che sorreggono lo stemma della Congregazione degli Agonizzanti, ivi istituita.
La volta di quest'Oratorio é tutta messa a stucchi. Cinque spaziose finestre danno ad esso abbondante luce. Un organo di mediocre struttura, con relativa orchestra, è sito in cima alla porta d'ingresso. Quattro altari di marmo, oltre l'altare maggiore, che è in fondo, sono simmetricamente disposti, l'uno di fronte all'altro, lungo il vano dell'Oratorio. Dietro l'altare maggiore, nel cavo del muro, avvi una grande nicchia, che custodisce la statua del Cuore di Gesù (Questa statua è opera dei fratelli Di Noia di Atene, oriundi di Andria. La devozione al Cuore di Gesù, nell'oratorio, fu istallata dal benemerito Can. di questa Cattedrale D. Federico Tannoia, il quale lasciava anche un legato al Capitolo pel dì della festività del Sacro Cuore.)
Il primo altare in cornu epistolae è dedicato alla Concezione di Maria Vergine. Un grande dipinto su tela rappresenta la Vergine Immacolata, ai cui piedi sono in atto di preghiera San Gennaro Vescovo e Martire e S. Giovanni Nepomiceno, ed in cima S. Carlo Borromeo. Il secondo altare in cornu epistolae è dedicata a Sant'Anna. Una tela di mediocre valore, dovuta al pennello del nostro concittadino Eligio Morgigno, rappresenta la Verginella Maria, guidata da un raggio dello Spirito Settiforme, che scorgesi in cima, e dalla sua madre Sant'Anna (Anticamente eravi una tela, che rappresentava S. Paolo, S. Giovanni e S. Giuda Taddeo, illuminalo da raggi della divina Colomba. Non si sa dove sia andata a finire poi questa tela.).
Il primo altare in cornu evongelii è dedicato alla Vergine del Carmelo. Un pregevole dipinto su tela rappresenta la beata Vergine, ai cui piedi sono S. Sebastiano martire, Santo Stetano Protomartire e Sant'Andrea Avellino, nell'atto di celebrare il santo sacrifizio della messa, mentre vien colpito da apoplesia. Il secondo altare in cornu evangelii é dedicato al Divin Redentore, espresso sulla tela col suo cuore squarciato, cui prostasi un serafino, offrendo col turibolo odorosi timiami, ed in atto di profonda adorazione; vedonsi al disotto i due servi di Dio San Vincenzo de Paoli e S. Alfonso de Liguori.
Nel vano dei due suddetti altari ammirasi una grandiosa nicchia quadrilatera, munita di ampii cristalli che chiude la pregevolissima statua della Vergine degli Agonizzanti. Questa statua porta tre titoli, quello della Vergine degli Agonizzanti, del Carmine e della Grandine. ...
Una piccola Sacrestia, tenuta dalla Confraternita degli Agonizzanti, ed un'altra stanza per uso della Confraternita di S. Riccardo, fan parte pure di questo Oratorio.

lapide confraternita Agonizzanti emblema della Congrega degli Agonizzanti
Una lapide [già nella cappella del Crocifisso e attualmente posta nell'ingresso laterale sud della Cattedrale] porta la seguente iscrizione, che ricorda la istituzione (fatta in quest'oratorio dal Vescovo Resta), della Confraternita degli Agonizzanti:
Haec Agonizantium Congregatio
Sub patrocinio Sanctae Mariae de Monte Carmelo
Ab Illustrissimo D. Luca Antonio Resta Ep.o
In hac Cathedrali et unica Parochiali Ecclesia
Canonice erecta est Anno Domini MDLXXXII

[l'Agresti nella data mette una "X" in più e interpreta "Ȝ" come una "I" probabilmente perché mons. Resta fu vescovo di Andria dal 30/04/1582 al 05/10/1597]
Un altra iscrizione leggesi sul muro, a destra di chi entra nell'oratorio, cosi concepita:
Me ligat hic lapis, at volo, vosque requiro
Volando sub sacro cunctos hoc operire volo

[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 60-62].

fornice Vergine del Rosario   fornice del Sacro Cuore
[i due fornici presso il presbiterio: Madonna del rosario e Sacro Cuore - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

È qui opportuno fare alcune osservazioni sulle opere presenti nell'oratorio, in base alla su citata descrizione dell'Agresti, integrata con alcuni dettagli scritti settantanni prima dal Borsella.

L'Agresti pone in una nicchia dietro l'altare (dove attualmente è affisso un Crocifisso) la statua del Cuore di Gesù, forse la stessa posta nel 1929 nella terza cappella destra e che oggi ammiriamo qui nel 2° fornice a destra; il Borsella invece ai suoi tempi vedeva "In fondo al muro dello stesso [altare maggiore] è affisso un gran quadro, in cui è espressa la Vergine degli Agonizzanti da buon pennello. A pié sta genuflesso un confratello sacerdote, vestito di sacco."

ciborio dell'altare

Nei due fòrnici presso l'altare maggiore ambedue gli scrittori vedono, nel destro, al posto della nicchia con la statua del Sacro Cuore, l'Immacolata Concezione, nel fòrnice sinistro, al posto della tela di Carmine Conversano del 1957 rappresentante la Vergine del Rosario tra S. Domenico e S. Caterina da Siena vedono la Vergine del Carmelo. Inoltre sino al novecento nei soprastanti tondi, oggi vuoti, c'erano, a destra San Carlo Borromeo, a sinistra Sant'Andrea Avellino.

Tra i due fornici di sinistra mentre oggi la parete è libera, un tempo c'era una grandiosa nicchia quadrilatera, nella quale l'Agresti (nel testo su riportato) vede una statua della Vergine degli Agonizzanti, del Carmine e della Grandine, mentre il Borsella scrive

"Elevasi nel mezzo una grand'urna di noce quadrilatera, chiusa da ampii cristalli ben congegnata nei lavori, contenente la statua della Concezione. Opera Ammirabile della moderna Scuola Romana le bellezze di questa effigie spirano la maestà del Paradiso, ha il capo cinto di stelle poggiando sopra un gruppo di nubi donde emergono l'argentea luna e tre teste di Angioli, oltre due Serafini a destra e a manca, tenendo in mano lo specchio (Speculum Iustitiae) una stella Maris o Matutina. Il bambino che la madre stringe e sorregge, sembra sceso dal Cielo. Non poco spavento desteratti poi la deformelivida biscia che calcata dal sacro piè della Eroina, mette fuori la lingua di guoco, mentre dagli occhi sì torvi dà a dividere l'interno cruccio che lo divora. Alzando quindi i lumi dall'acque infernali, ti sarà grato rimirare il manto matronale, e la veste; l'uno e l'altra bellamente screziati di fiori, con lembi di oro, di cui rifulge la Genitrice; mentre il Pargoletto indossa vesticciola tutta fregiata di ricami tenendo in mano un globo di Argento, con crocetta in cima. Il capo dell'uno e dell'altro vien decorato da corone di argento.".
Le due descrizioni si riferiscono alla stessa statua?

Durante i primi anni dell'episcopato (1957-1969) di mons. Francesco Brustia, sotto la seconda arcata di destra e a dossale dell'altare fu apposta una tela raffigurante Sant'Anna con la Vergine Bambina (la tela di Eligio Morgigno vista da Michele Agresti). La foto a lato (gentilmente fornitami dall'amico Riccardo Mazzone) illustra un momento in cui l'immagine è benedetta dal Vescovo assistito da Don Riccardo Losappio, presente la signora Maria Gisotti in Mazzone, madrina della cerimonia.

Nel primo fornice a destra di chi entra, dal 1929, è aperto l'accesso al Tesoro della Cattedrale, mentre precedentemente c'era una tela di Sant'Anna, che a sua volta aveva sostituito un altro dipinto; dice infatti il Borsella: "Il terzo quadro rappresenta, S. Paolo, S. Giovanni e S. Giuda Taddeo illuminati da raggi della Divina Colomba, che loro sovrasta."

Infine nel primo fòrnice a sinistra di chi entra oggi è esposta la statua in bronzo argentato di San Riccardo, mentre sino alla primi del Novecento c'era una tela del Redentore (come scrivono sia il Borsella che l'Agresti).

i primi due fornici entrando: S. Riccardo e la porta del tesoro
[i due fornici presso l'ingresso: la statua di S. Riccardo e la porta del tesoro - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

Mons. Lanave, nel testo più volte citato "Ho raccolto per voi", a pag. 186, descrive la scultura di San Riccardo posta nel 1° fòrnice di sinistra:

"Statua di S. Riccardo, realizzata [nel 1986] su progetto in creta dallo scultore prof. Mariano Vasselai nella bottega d'arte di Vincenzo Balducci, minervinese, a Milano. La statua dalla base alla punta della mitra, misura m. 2,20 di altezza. È di bronzo argentato da 100 a 150 micron. Pesa quintali 2,20. ... Fu benedetta il 17 settembre [1986], andò in processione la prima volta il 21 settembre. Il modello in terracotta fu sistemato in Seminario e poi trasferito nella parrocchia di San Riccardo. In Cattedrale si trova la prima testa della statua di S. Riccardo. La testa è separabile dal corpo. Furono fuse due teste.
S. Riccardo ha nella mano destra il pastorale [nella foto poggiato nella sinistra] e con la sinistra regge un prospetto di Andria: il municipio e, dietro, il campanile di S. Francesco, quello della Cattedrale e, a destra, il campanile di S. Domenico. Sulla testa è riprodotta la mitra del vescovo che la fece scolpire.
"


Fino al 1983 la Chiesa di Andria possedeva in Cattedrale due busti d'argento di S. Riccardo, ambedue del 1840, commissionati l'uno dall'Università, l'altro dal Capitolo Cattedrale; quello commissionato dall'Università fu trafugato il 6 dicembre 1983, insieme alla statua d'argento della Madonna dei Miracoli della stessa data e alla statua del SS. Salvatore del 1906.

busto di S. Riccardo del 1840 commissionato dall'Università e trafugato del 1983     busto di S. Riccardo del 1840, con testa cinquecentesca del Santo
[i 2 busti di S. Riccardo del 1840: quello trafugato nel 1983 e quello con la testa cinquecentesca del Santo (foto M. Monterisi, 2010)]

Dal depliant che nel 1983 diffondeva la triste notizia del furto stralciamo la seguente descrizione dei due busti.

“Il busto [trafugato] di S. Riccardo era opera di due esimi artigiani di Napoli: Gaetano Capozza e Gaetano Coppola. Fu commissionata dal Comune di Andria nel 1837.
Arrivò in Andria il 1840 e andò in processione, la prima volta, nel settembre dello stesso anno. È opera caratteristica dell'800. Ha però una impronta artistica eccezionale per la bellezza vigorosa del volto, del gesto benedicente della sua mano destra. Con la sinistra, su di un Vangelo, S. Riccardo sostiene la Città di Andria con senso protettivo. Il piviale, inpreziosito da incisioni, avvolge le larghe spalle del Santo e scende sulle braccia per ricadere sulla base del busto.
A noi rimane un altro busto di S. Riccardo. Anch'esso è del 1840 e fu fatto dagli stessi artigiani napoletani che fecero il busto commissionato dal Comune. La testa però di questo S. Riccardo è del Cinquecento, del S. Riccardo rubato dai Francesi nel 1799, comprato dagli Andriesi sul mercato di Barletta e fatto inserire in questo secondo busto.
La leggenda narra che gli artisti Capozza e Coppola riuscirono a comporre con abilità il busto del S. Riccardo che ci hanno rubato, però trovarono difficoltà quando si trattò di dare una fisionomia al viso; la difficoltà fu risolta quando apparve loro un vecchio che propose di ritrarre la sua testa. Fuori leggenda appare chiaro che la testa di S. Riccardo fu quasi copiata dalla testa del Cinquecento rubata dai Francesi nel 1799, ma con originalità e con le raffinate forme dell'Ottocento.
La testa dei Capozza-Coppola ha la barba più lunga ed è di età più veneranda; la testa del Cinquecento è più giovanile.”

ciborio dell'altare

In merito al busto commissionato dall'Università di Andria lo storico Michele Agresti nel 1912 scrive:

“Sotto il Vescovado di Mons. Cosenza fu pure costruita la colossale statua d’argento di S. Riccardo, essendoci stata involata la primitiva, dai francesi, nel saccheggio del 1799.
Quella statua fu fatta costruire dall’Amministrazione comunale (essendo Sindaco il Signor Consalvo Ceci), dietro vive premure del Vescovo Cosenza. Senza aggravare l’erario comunale, quel benemerito Sindaco pensò sospendere la nomina dell’esattore di Fondiaria (essendo morto il titolare dottor Fisico Giuseppe Nuzzi), mantenendo l’esazione presso il Comune; e, da quel lucro, unito ad altri impieghi, in pochi anni, si raggranellò la somma di cinque mila ducati, che bastarono alla costruzione di quella colossale ed artistica statua, eseguita da valente artefice di Napoli, Essa giunse in Andria nell’Agosto del 1840, essendo Sindaco il Signor Riccardo Porro, succeduto al Ceci.”

[tratto da " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.I, Cap.XVII, p. 406].

Come evidenziano le foto su allegate molte delle sculture e pitture raffiguranti San Riccardo pongono sulla mano sinistra del Santo un simbolico rilievo della città di Andria (il gesto della “dedicatio urbis”).
Una delle prime raffigurazioni del nostro Patrono così concepite, se non la prima, è quella fatta incidere da Mons. Luca Antonio Resta per la stampa del suo "Officium Sancti Richardi primi Episcopi Andriensia et Patroni ...", edito in Roma nel 1586. (riproduzione a lato di pag. 11 verso).
Oltre ai classici simboli episcopali, mitra e pastorale, San Riccardo, stante, su una tunica indossa una lunga stola e un piviale; con la destra benedice mentre con la sinistra regge la Città di Andria.
Una scritta nastriforme lo circonda alla spalle e lo identifica: "S.[anctus] RICARDVS P.[rimu]S EP[iscop]VS ANDRIEN" → "San Riccardo Primo Vescovo di Andria", mentre la corona elissoidale che lo racchiude illustra il motivo propiziatorio dell'illustrazione e lo supplica a proteggere la sua Città di vescovile adozione: "DEXTRA SECVNDET VRBEM QVAM LÆVA SVFFVLCIS", cioè "La [tua] destra benedica-protegga la Città che con la sinistra sorreggi".
Nell'angolo in basso a sinistra della litografia (di questa edizione) è inciso lo stemma episcopale dell'autore del volume sormontato dalla dicitura: "LVC.[A] ANT.[ONIUS] RESTA EP[ISCOP]VS ANDRIEN", mentre simmetricamente sulla destra c'è lo stemma della Città di Andria sormontato dalla scritta: "CIVITAS ANDRIÆ".


Proseguiamo intanto nella conoscenza di come nell'Ottocento si presentava l'Oratorio. Racconta il Borsella:

Il pavimento di questo Oratorio è intarsiato di mattoni verniciati, figurante alternativamente teste di morti, fiori, stelle, campagnuole, ed altre fantasie. In uno di essi è scritto 1757 che forse fu l'epoca in cui venne formato.
Uscendo, nel muro a sinistra leggesi questa lapide: Me ligat hic lapis, at volo, vosque requiro / Volando sub saxo cunctos hoc aperire volo.
In fronte scorgesi un teschio di morte, tenendo stretto tra i denti un libro suggellato delle umane sorti. Due orologi ad arena con ali spiegate a destra e sinistra, sono rilevati in pietra ...
Nel muro opposto lo stemma di Monsignore Resta, consistente in una tunica col motto charitas, con questa iscrizione ...
[della Congregazione degli Agonizzanti su riportata].
Sulla porta stan rilevati di stucco due scheletri seduti a destra, e a manca dello stemma degli agonizzanti apposto nel mezzo. Rappresenta un teschio di morto coronato, con due orologi ad arena; e in cima altro piccolo teschio con crocetta nel cucuzzolo. Soggiace la Vergine delle fiamme espiatrici con le anime che vi si purgano. Nell'andito prima di uscire, a destra e a sinistra sono sospesi nel muro due gran quadri, con ampie rabescate cornici in oro
[attualmente affissi nel presbiterio della Cattedrale], dedicato l'uno all'Immacolata, coi ritratti del padrone del Regno [San Gennaro], e col Protettore della Patria [San Riccardo]; il secondo alla Vergine del Carmine, fiancheggiata da S. Sebastiano e da S. Stefano.

[Le frasi del Borsella sono tratte da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 43-46].

panoramica dal presbiterio: l'ingresso dell'oratorio con la cantoria
[panoramica dell'oratorio del SS. Sacramento, visto dal presbiterio - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]