Oratorio SS.Sacramento

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oratorio del SS. Sacramento
[panoramica dell'oratorio del SS. Sacramento - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

Oratorio, inizialmente del SS. Crocifisso
e della Congrega di S. Maria di Monte Carmelo, poi del SS. Sacramento

Attraverso la seconda cappella di sinistra si perviene a questo grande Oratorio del SS. Sacramento, costruito nel Seicento (1663) da Monsignor Alessandro Egizio (1657-1689) utilizzando parte del giardino annesso al Palazzo vescovile e dedicato nel 1929 da mons. Alessandro Macchi al SS. Sacramento. Gli stucchi, settecenteschi, sono opera dello stuccatore beneventano Nicolao Galante.


I documenti più antichi e significativi

Il primo accenno alla "Cappella del Crocifisso detta Oratorio" è del suo fondatore, mons. Egizio, che nella relazione redatta per la Visita ad Limina del 1671 scrive:

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]

At et[ia]m cappellam SS. Crucifixi oratorium denominatam construcsi, in qua assidue litaniæ Crucifixi, et præcisè die Veneris cum concursu Populi, post coronellam D[omi]ni recitatã decantantur ibiq[ue] diebus Dominicis, et festivis parvuli de doctrina christiana inservunt[ur].

Ho costruito anche la cappella del SS. Crocifisso detta oratorio, nella quale assiduamente si cantano le litanie del Crocifisso, e precisamente il venerdì con la partecipazione del Popolo dopo la recita della coronella del Signore; ivi le domeniche e nei giorni festivi si insegna ai fanciulli la dottrina cristiana.

Il primo vescovo a descrivere poi l’Oratorio è mons. Pietro Vecchia (1690-1691) nella sua visita del 1690. Egli lo indica come “Oratorium Confratrum Agonizatium sub titulo S.tæ Mariæ de Monte Carmelo” intitolato cioè a S. Maria del monte Carmelo, non al Crocifisso, come lo indica nel 1671 Egizio, suo fonadtore, e successivamente mons. Triveri nel 1694.
Mons. Vecchia nella relazione della sua visita fa redigere una descrizione sommaria, indicando semplicemente che esistevano tre altari: uno, centrale, dedicato al Crocifisso non dipinto, uno a destra con tela dell'Immacolata Concezione (attualmente nelpresbiterio della Cattedrale) e ad essa dedicato, ed un altro a sinistra con tela e dedica a S. Maria di monte Carmelo (anche questa tela attualmente nel presbiterio). Eccone il testo estratto dalla relazione della sua Visita pastorale del 1690:

Oratorium Confratrum Agonizãtium
sub titulo S. Mariæ de Monte Carmelo
Et ingrediendo ipse Ill.mus et Rev.mus D.nus Visitator cũ suis adiunctis in Oratoriũ præfatũ invenit tria Altaria.
Nempe in capite Altare SS.mi Crucifixi nõ depictũ, sed sculpti bene adaptatũ, comparitũ, et ornatũ in quo nulla sunt onera Missarum.
Secundum Altare a latere dextero Immaculata Concept[io]nis similũ bene ornatũ, et absq[ue] onere Missarũ.
Tertiũ tandẽ a latere sinistro S. Mariæ de Monte Carmelo similũ bene ornatũ, et compositũ. …
Et in p[rædi]cto altari S. Mariæ de Monte Carmelo adsunt … S.ti Sebestiani, et Stefani, cũ duobus beneficij sub utroq[ue] nomine, quæ de p[ræse]nti sunt …
Oratorio della Confraternita Agonizzanti
intitolata a S. Maria del monte Carmelo
L’Ill.mo e Rev.mo Signor Visitatore entrando con i suoi accompagnatori in detto Oratorio trovò tre altari.
Nell’abside l’altare del SS. Crocifisso non dipinto, ma scolpito, bel aggiustato, sistemato ed ornato, nel quale non vi sono oneri di messe.
Sul lato destro [guardando dal presbiterio] il secondo altare dell’Immacolata Concezione ugualmente ben ornato e senza oneri di messe.
Sul lato sinistro il terzo altare di S. Maria del monte Carmelo ugualmente bel ornato e sistemato. …
Nell’altare di S. Maria del monte Carmelo sono dipinti i Santi Sebastiano e Stefano, con due benefici intitolati ad entrambi, che attualmente sono …

Mons. Triveri, nella sua visita del 1694, fa redigere invece una descrizione sufficientemente accurata dell’Oratorio, che denomina “Oratorium S.mi Crucifixi”, così che noi oggi possiamo immaginarci come esso era arredato a fine Seicento. Eccone la descrizione:

A latere S. Lucæ sequitur oratorium S.mi Crucifixi.
Hoc habet ante ingressum spatiũ correspondens cetteris Capellis Eccl[esi]æ, eiq[ue] inserviens pro Atrio, deindé p[er] portam ingreditur dictũ Oratorium totum fornice tectum, ac testudine ornatum,
Sup[r]ª portam adest organũ inserviens ad exercitium, dictum “della Coronella”, quod singulis sextis ferijs in memoriam Passionis Dom[ini] Nostri Iesu Christi, nec non ad expositionem Sant[issi]mi Sacram[en]ti quæ in suffragium animarũ Purgatorij eisdẽ quĩtis ferijs mensis martij fieri solet,
et a porta usque ad Altaria lateralia est picturis quatuor novissima representantibus ornatũ sicut et ipsa testudo tota est eleganter depicta.
Adsunt in eo tria Altaria primũ sub titulo Sant[issi]mi Crucifixi, in quo adest statua lignea eiusdem Dom[ini] Iesu Christi cruci affixa, ad cuius dextra reperitur imago Maria Virginis, ad sinistra verò S. Ioannis, ad pedes S. Mariæ Magdalenæ, sed depictæ, et hæc omnia in vacuo ovato ornamento ligneo affabrè facto et opportunè deaurando circumornãto.
A latere evangelij positum est Altare sub titulo Immaculatæ Conceptionis Beatæ Mariæ Virginis, adestq[ue] tabula elegantèr depicta, et ornam[en]to ligneo deaurato ornata.
A latere vero epistolæ reperitur Altare S. Mariæ de monte Carmelo tabula, et ornamento sup[r]ª dicti Altaris Immaculatæ Conceptionis in omnibus correspondente.
In hoc dictũ fuit erectã esse Confraternitatem Beatæ Mariæ Virginis de monte Carmelo, cuius, et totius oratorij curam gerit Rev. D. Carolus Ant.[onius] Tesse Eccl[esi]æ Cathedralis Cantor. …
A fianco della Cappella di S. Luca segue l’oratorio del Santissimo Crocifisso.
L’oratorio ha davanti all’entrata uno spazio corrispondente a quello delle altre cappelle della Chiesa, utilizzato come atrio; da lì attraverso una porta si entra in detto oratorio, con la volta tutta decorata e voltata a botte.
Sulla porta c’è l’organo utilizzato per la pratica, detta “della Coronella”, che solitamente si fa ogni venerdì in ricordo della passione di nostro Signore Gesù Cristo, nonché nell’esposizione del Santissimo Sacramento nei giovedì del mese di marzo in suffragio delle anime del purgatorio.
Poi dalla porta fino agli altari laterali è decorato con dipinti raffiguranti i quattro nuovissimi (morte, giudizio, inferno, paradiso), e la stessa volta è tutta elegantemente dipinta.
Nell’oratorio stanno tre altari: il primo intitolato al Santissimo Crocifisso, sul quale c’è la statua lignea dello stesso Signore Gesù Cristo crocifisso, alla cui destra si vede l’immagine di Maria Vergine, a sinistra quella di S. Giovanni e ai piedi di S. Maria Maddalena, ma solo dipinte; il tutto in una ovale cornice di legno artisticamente realizzata ed opportunamente dorata tutt’intorno.
Sul lato dell’evangelo è eretto l’altare intitolato all’Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine; c’è un quadro elegantemente dipinto con una cornice lignea dorata.
Sul lato poi dell’epistola si vede l’altare de S. Maria del monte Carmelo, in un quadro incorniciato come quello dell’Immacolata Concezione.
Fu comunicato che quivi è eretta la Confraternita della Beata Maria Vergine del monte Carmelo, gestita insieme a tutto l’oratorio dal Rev. D. Carlo Antonio Tesse Cantore della Chiesa Cattedrale. …

schema dei dipinti presenti nell'oratorio nel 1694
[Qui sopra lo schema dei dipinti presenti nell'oratorio nel 1694 e descritti da mons. Triveri - elaborazione grafica di Sabino Di Tommaso, 2022]

Nella su citata descrizione del Triveri si noti che sull'altare centrale del Crocifisso c’era la statua lignea dello stesso Signore Gesù Cristo crocifisso, alla cui destra si vedeva l’immagine di Maria Vergine, a sinistra quella di S. Giovanni e ai piedi di S. Maria Maddalena, ma solo dipinte; il tutto in una ovale cornice di legno artisticamente realizzata ed opportunamente dorata tutt’intorno.
Si fa notare che nel Sei-Settecento era consueto porre un crocifisso ligneo davanti ad un affresco o tela che raffigurava la scena della crocifissione con la Vergine Madre, Giovanni e la Maddalena. Un analogo dossale era precedentemente nella 2ª cappella di destra prima che fosse dedicata a S. Giovanni e S. Colomba, un altro simile lo descrive il Borsella per la Chiesa di San Nicola (a pag. 137 della sua "Andria Sacra") nella 1ª cappella di sinistra dedicata, appunto, al crocifisso.

Mons. Ariani nella relazione della sua visita pastorale del 1697 di significativo descrive i soggetti del quadro nel dossale dell'altare del Carmelo:

Visitavit etiam in eodem cornu Oratoriũ SS.mi Crucifixi nimis eleganter constructum; picturis, imaginigus, tum pijs cumque decorosis ornatum; sculpturis etiam deauratis, armonicè sitis et invicem correspondentibus ad devotionem incitantibus decoratum; …
Adsunt in dicto Oratorio tria altaria.
Primum SS.mi Crucifixi. …
Secundum altare a latere Evangelij est sub titulo Beatis[si] Mariæ Virginis sine labe conceptæ habens omnia ornam[en]ta ad celebrationem. …
Tertiũ Altare a latere Epistolæ est sub invocat[io]ne B.æ Mariæ de monte Carmelo in quo est erecta Congregatio Confratruum pro Agonizantibus sive pro suffragio animarum Purgatorij. …
In eodem altari adsunt tria beneficia.
Primum sub titulo Sancti Stefani cuius imago est a parte sinistra iconis possidetur à Rev. D. Ioseph Damiani Collegg.[ia] S. Nicolai Præposito cum onere annuarum missarum.
Secundum sub titulo S.æ Mariæ de monte Carmelo, quod possidetur a Rev. D. Richardo Gurgo Priore cum onere Missarum.
Tertiũ sub titulo S. Sebastiani, cuius imago est a parte dextera, possidetur a Rev. D. Francisco Cocco, habet onus annuarum missarum.
Visitò anche sullo stesso lato l’Oratorio del SS. Crocifisso molto elegantemente costruito; è ornato di pitture e immagini devote e belle; decorato con rilievi dorati, armoniosamente e simmetricamente posti e stimolanti alla devozione. …
In questo oratorio vi sono tre altari.
Il primo del SS. Crocifisso. …
Il secondo altare sul lato dell’evangelo è intitolato alla B. Maria Vergine concepita senza macchia, avente tutte le suppellettili per la celebrazione. …
Il terzo altare sul lato epistola è intitolato alla B. Maria del monte Carmelo; in esso è eretta la Congregazione dei confratelli per gli Agonizzanti, o per il suffragio delle anime del Purgatorio. …
Nello stesso altare esistono tre benefici.
Il primo intitolato a Santo Stefano, la cui immagine è dipinta sul lato sinistro (della Madonna), è posseduto dal Rev. D. Giuseppe Damiani, prevosto della Collegiata di S. Nicola, con l’onere di messe annue.
Il secondo, intitolato a S. Maria del monte Carmelo, è posseduto dal Rev. D. Riccardo Gurgo priore, con l’onere di messe annue.
Il terzo intitolato a S. Sebastiano, la cui immagine è a destra (della Madonna), posseduto dal Rev. D. Francesco Cocco, ha l’onere di messe annue.

Nnella visita pastorale del 1704 lo stesso mons. Ariani descrive l'aula dell’oratorio a forma di bara-sepolcro con finestre, come un tabernacolo e ricorda che l'oratorio fu costruito da mons. Egizio nel cortile dell'Episcopio:

Oratorium prædictum est fornice coopertũ, tam in ingressũ, quam in medio ubi est elevata tumba cum fenestris ad modũ tabernaculi, et deinde alia fornice continuatũ,
fuit fundatũ, et exutum in fundo Palatij Ep[iscop]alis, partim ex pecunijs muntæ Ep[iscop]alis tempore Episcopi Egiptij, partim antea ex eleemosinis fideliũ.
Detto oratorio ha la volta a botte, sia nell’ingresso, che al centro dove è eretto un sepolcro con finestre come un tabernacolo, e infine è prolungato con un altro fornice;
fu fondato ed eretto nel podere del Palazzo vescovile, parte con i soldi del fondo episcopale del vescovo Egizio, parte innanzitutto con le elemosine dei fedeli. …

Notizie ... dal racconto degli storici locali

emblema della Congrega degli Agonizzanti
[emblema su asta di vessillo della Congrega degli Agonizzanti]

Una prima ampia descrizione di metà Ottocento ci proviene dal Borsella descrivendo il Duomo; scrive

A manca della gran porta trovasi spazioso Oratorio, illuminato da cinque finestre, fornito di volta solida, con orchestra, ed organetto sulla porta per le sacre funzioni. Mette in esso un coretto del Vescovo. Sonovi cinque altari, compresovi il maggiore in cui elevasi una cupola. In fondo del muro dello stesso è affisso un gran quadro, in cui è espressa la Vergine degli Agonizzanti da buon pennello. A pié sta genuflesso un confratello sacerdote, vestito di sacco. Quindi non manchiamo accennare, che questa Congrega, anzi Arciconfraternita, era in origine composta di soli preti per assistere ai moribondi. Ma introdottisi quindi pochi secolari col braccio della Casa Ducale, finì l'amministrazione Ecclesiastica, e pose piede quella dei secolari, dai quali è regolata tuttora.
Sonovi altri quattro altari, dedicati alla Concezione, cui soggiacciono S. Gennaro, S. Giovanni Neupomiceno [NdR1], con lunetta in cima dipintovi S. Carlo Borromeo. Rimpetto scorgesi la gran Diva del Carmine, con S. Sebastiano, e S. Stefano protomartire, con altra lunetta in testa indicando S. Andrea Avellino in atto di celebrare il sacrificio della Messa, tele tutte di mano perita.
Il terzo quadro rappresenta, S. Paolo, S. Giovanni e S. Giuda Taddeo illuminati da raggi della Divina Colomba, che loro sovrasta. Quadro non ben ritoccato. L'ultimo del quarto altare palesa il Redentore col cuore squarciato, cui prostrandosi un Serafino offre con turibolo odorosi timiani, stando sottoposti S. Vincenzo de' Pauli e S. Alfonso. Questa tela non è punto ignobile.
L'architettura è in tutto soddisfacente, anche per gli ornati. Elevasi nel mezzo una grand'urna di noce quadrilatera, chiusa da ampii cristalli ben congegnata nei lavori, contenente la statua della Concezione, Opera Ammirabile della moderna Scuola Romana le bellezze di questa effigie spirano la maestà del Paradiso, ha il capo cinto di stelle poggiando sopra un gruppo di nubi donde emergono l'argentea luna e tre teste di Angioli, oltre due Serafini a destra e a manca, tenendo in mano lo specchio (Speculum Iustitiae) una stella Maris o Matutina. Il bambino che la madre stringe e sorregge, sembra sceso dal Cielo. Non poco spavento desteratti poi la deforme livida biscia che calcata dal sacro pié della Eroina, mette fuori la lingua di fuoco, mentre dagli occhi si torvi dà a divedere l'interno cruccio che lo divora. Alzando quindi i lumi dall'acque infernali, ti sarà grato rimirare il manto matronale, e la veste; l'uno e l'altra bellamente screziati di fiori, con lembi di oro, di cui rifulge la Genitrice; mentre il Pargoletto indossa vesticciola tutta fregiata di ricami tenendo in mano un globo di Argento, con crocetta in cima. Il capo, dell'uno e dell'altro vien decorato da corone di argento.
Il pavimento di questo Oratorio è intarsiato di mattoni verniciati, figurante alternativamente teste di morti, fiori, stelle, campagnuole, ed altre fantasie. In uno di essi è scritto 1757 che forse fu l'epoca in cui venne formato.
Uscendo, nel muro a sinistra leggesi questa lapide:
Me ligat hic lapis, at volo, vosque requiro
Volando sub saio cunctos hoc aperire volo
.
In fronte scorgesi un teschio di morte, tenendo stretto tra denti un libro suggellato delle umane sorti. Due orologi ad arena con ali spiegate a destra e sinistra, sono rilevati in pietra, significando come cantava il Petrarca.
Il tempo vola e non si arresta' un' ora
E la morte vien dietro di gran giornate;
E le cose presenti, e le passate
Mi fanno guerra, e le future ancora.
Nel muro apposto lo stemma di Monsignore Resta, consistente in una tunica col motto charitas, con questa iscrizione
Haec Agonizantium Concregatio
Sub patrocinio Sanctæ Maria de Monte Carmelo
Ab illustrissimo D. Luca Antonio Resta
Episcopo in hac Cathedrali et unica parochiali Ecclesia
Canonice erecta est anno Domini MDLXXXII
Questa Vergine porta tre titoli, cioè, degli Agonizzanti, del Carmine, e della grandine sicché sotto alle sue figure leggesi il seguente distico composto dal celebre Canonico D. Giacomo Brunetti, onore della patria letteratura e delle scienze Matematiche, che meriterebbe il luogo più distinto fra gli altri ritratti esposti nella sala Comunale di cui avrem o occasione di parlare in appresso;
Grandine tu fruges, tu nos in mortis agone
Defunctos, Virgo, tangier igne veta.
Sulla porta stan rilevati di stucco due scheletri seduti a destra e a manca dello stemma degli agonizzanti apposta nel mezzo. Rappresenta un teschio di morto coronato, con due orologi ad arena; e in cima altro piccolo teschio con crocetta nel cucuzzolo. Soggiace la Vergine delle fiamme espiatrici con le anime che vi si purgano. Nell'andito prima di uscire, a destra e sinistra sono sospesi nel muro due gran quadri, con ampie rabescate cornici in oro, dedicato l'uno all'Immacolata, coi ritratti del padrone del Regno, e col Protettore della Patria; il secondo alla Vergine del Carmine, fiancheggiata da S. Sebastiano e da S. Stefano.

[tratto da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pp. 43-46].


ciborio dell'altare
[la tela di Eligio Morgigno vista dall'Agresti - foto R.Mazzone]

Nella prima decade del Novecento l'oratorio è poi descritto da Michele Agresti; vi si notano diverse modifiche apportate all'abbiente ottocentesco illustrato dal Borsella:

“L'Oratorio ... sorge a sinistra di chi mette piede nel Duomo. Esso è chiuso da una spaziosa porta, in cima alla quale si veggono due scheletri di stucco, che sorreggono lo stemma della Congregazione degli Agonizzanti, ivi istituita.
La volta di quest'Oratorio é tutta messa a stucchi. Cinque spaziose finestre danno ad esso abbondante luce. Un organo di mediocre struttura, con relativa orchestra, è sito in cima alla porta d'ingresso. Quattro altari di marmo, oltre l'altare maggiore, che è in fondo, sono simmetricamente disposti, l'uno di fronte all'altro, lungo il vano dell'Oratorio. Dietro l'altare maggiore, nel cavo del muro, avvi una grande nicchia, che custodisce la statua del Cuore di Gesù (Questa statua è opera dei fratelli Di Noia di Atene, oriundi di Andria. La devozione al Cuore di Gesù, nell'oratorio, fu istallata dal benemerito Can. di questa Cattedrale D. Federico Tannoia, il quale lasciava anche un legato al Capitolo pel dì della festività del Sacro Cuore.)
Il primo altare in cornu epistolae è dedicato alla Concezione di Maria Vergine. Un grande dipinto su tela rappresenta la Vergine Immacolata, ai cui piedi sono in atto di preghiera San Gennaro Vescovo e Martire e S. Giovanni Nepomiceno [NdR1], ed in cima S. Carlo Borromeo. Il secondo altare in cornu epistolae è dedicata a Sant'Anna. Una tela di mediocre valore, dovuta al pennello del nostro concittadino Eligio Morgigno, rappresenta la Verginella Maria, guidata da un raggio dello Spirito Settiforme, che scorgesi in cima, e dalla sua madre Sant'Anna (Anticamente eravi una tela, che rappresentava S. Paolo, S. Giovanni e S. Giuda Taddeo, illuminalo da raggi della divina Colomba. Non si sa dove sia andata a finire poi questa tela.).
Il primo altare in cornu evongelii è dedicato alla Vergine del Carmelo. Un pregevole dipinto su tela rappresenta la beata Vergine, ai cui piedi sono S. Sebastiano martire, Santo Stetano Protomartire e Sant'Andrea Avellino, nell'atto di celebrare il santo sacrifizio della messa, mentre vien colpito da apoplesia. Il secondo altare in cornu evangelii é dedicato al Divin Redentore, espresso sulla tela col suo cuore squarciato, cui prostasi un serafino, offrendo col turibolo odorosi timiami, ed in atto di profonda adorazione; vedonsi al disotto i due servi di Dio San Vincenzo de Paoli e S. Alfonso de Liguori.
Nel vano dei due suddetti altari ammirasi una grandiosa nicchia quadrilatera, munita di ampii cristalli che chiude la pregevolissima statua della Vergine degli Agonizzanti. Questa statua porta tre titoli, quello della Vergine degli Agonizzanti, del Carmine e della Grandine. ...
Una piccola Sacrestia, tenuta dalla Confraternita degli Agonizzanti, ed un'altra stanza per uso della Confraternita di S. Riccardo, fan parte pure di questo Oratorio. … … …”

[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 60-62].

È qui opportuno fare alcune osservazioni sulle opere in quei secoli presenti nell'oratorio, in base alla su citata descrizione dell'Agresti, integrata con alcuni dettagli scritti settantanni prima dal Borsella.

L'Agresti pone in una nicchia dietro l'altare (dove attualmente è affisso un Crocifisso) la statua del Cuore di Gesù, forse la stessa posta nel 1929 nella terza cappella destra e che oggi ammiriamo qui nel 2° fornice a destra; il Borsella invece ai suoi tempi vedeva "In fondo al muro dello stesso [altare maggiore] è affisso un gran quadro, in cui è espressa la Vergine degli Agonizzanti da buon pennello. A pié sta genuflesso un confratello sacerdote, vestito di sacco."

Nei due fòrnici presso l'altare maggiore ambedue i due scrittori vedono, nel destro, al posto della nicchia con la statua del Sacro Cuore, l'Immacolata Concezione, nel fornice sinistro, al posto della tela di Carmine Conversano del 1957 rappresentante la Vergine del Rosario tra S. Domenico e S. Caterina da Siena vedono la Vergine del Carmelo. Inoltre sino al novecento nei soprastanti tondi, oggi vuoti, c'erano, a destra San Carlo Borromeo, a sinistra Sant'Andrea Avellino.

Le due tele un tempo presenti a dossale dei due altari laterali presso l'abside di questo oratorio si trovano oggi affisse nel presbiterio della Cattedrale: l'Immacolata sulla parete destra, la Madonna del Carmine o degli Agonizzanti su quella sinistra.

La parete tra i due fornici di sinistra (oggi libera) un tempo ospitava una grandiosa nicchia quadrilatera, nella quale l'Agresti vede una statua della Vergine degli Agonizzanti, del Carmine e della Grandine, mentre il Borsella riferisce di una grand'urna di noce quadrilatera, chiusa da ampii cristalli ben congegnata nei lavori, contenente la statua della Concezione. Le due descrizioni si riferiscono alla stessa statua?


Oggi, entrati dalla cancellata in ferro che protegge l'accesso a questo Oratorio, si presenta alla vista un'ampia cappella, avente le pareti laterali ospitanti due fornici ciascuna, e chiusa da un atrio semicircolare d'ingresso e da un presbiterio di identica struttura.

San Giuseppe patrono degli agonizzanti  abside  Gesù nel Getsemani
[panoramica dell'abside con i due dipinti laterali - elab. elettr. su foto Michele Monterisi, 05/2010]

ciborio dell'altare

I due dipinti attualmente presenti nell'abside ai lati del crocifisso non sono citati né dal Borsella a metà Ottocento né dall'Agresti ai primi del Novecento.
Ambedue tali autori parlano di altri dipinti presenti sia nell'abside che sui quattro altari laterali. Essi descrivono inoltre un organo collocato nella cantoria soprastante l'atrio d'ingresso, organo che, come le altre tele, non è più esistente nell'Oratorio.

La descrizione attuale dell'Oratorio nel suo insieme la rileviamo dal sotto citato testo di Silvana Campanile:

“In corrispondenza dell’attuale Cappellone del SS. Sacramento, c’era la cappella intitolata in origine a San Sebastiano e poi cappella degli Agonizzanti. La cappella, prolungata poi nel Seicento sul giardino del Palazzo Vescovile donato da Mons. Egizio, divenne così l’attuale Oratorio della Cattedrale. Nel 1929 il Vescovo Alessandro Macchi la dedicò al Santissimo Sacramento.
Sul lato destro vi è una porta che segna l'ingresso del Tesoro della Cattedrale voluto da Mons. Macchi, come ricorda l'iscrizione sull'architrave. In alto lo stemma del Capitolo Cattedrale.
Proseguendo osserviamo, collocata in una nicchia, la statua del S. Cuore di Gesù precedentemente posta nella omonima cappella, ora cappella delle Reliquie.
Dietro l'altare dipinti con Gesù nel Getsemani e San Giuseppe patrono degli agonizzanti. È evidente che quest'ultimo è rifatto su una preesistente Madonna del Carmine. Al centro il Crocifisso usato per i ritiri di perseveranza (grandi ritiri spirituali predicati dai gesuiti nel dopoguerra, che raccoglievano centinaia di uomini. Al termine di questi si portava in processione per la città, il Crocifisso nella Quinta Domenica di Quaresima). In alto a destra il coretto da cui il vescovo assisteva dall'episcopio alle funzioni che si svolgevano in chiesa. Il tabernacolo [nella foto a sinistra] proviene dall'antica cappella del Santissimo; al di sotto, una testa di cherubino del già citato altare maggiore di Iacopo Colombo.
Al tempo di Mons. Macchi c'erano due altari laterali dedicati a San Gioacchino e Sant'Anna.”

[tratto da “Visita alla Cattedrale” di Silvana Campanile, in “La Cattedrale di Andria”, AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, pp. 51-53]

fornice Vergine del Rosario   fornice del Sacro Cuore
[i due fornici presso il presbiterio: a sx. Madonna del rosario con quadro di Carmine Conversano; a dx.  Sacro Cuore - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

Durante i primi anni dell'episcopato (1957-1969) di mons. Francesco Brustia, sotto la seconda arcata di destra e a dossale dell'altare fu apposta una tela raffigurante Sant'Anna con la Vergine Bambina (la tela di Eligio Morgigno vista da Michele Agresti). La foto sopra a destra (gentilmente fornitami dall'amico Riccardo Mazzone) illustra un momento in cui l'immagine è benedetta dal Vescovo assistito da Don Riccardo Losappio, presente la signora Maria Gisotti in Mazzone, madrina della cerimonia.

Nel primo fornice a destra di chi entra, dal 1929, è aperto l'accesso al Tesoro della Cattedrale, mentre precedentemente c'era una tela di Sant'Anna, che a sua volta aveva sostituito un altro dipinto; dice infatti il Borsella: "Il terzo quadro rappresenta, S. Paolo, S. Giovanni e S. Giuda Taddeo illuminati da raggi della Divina Colomba, che loro sovrasta."

Infine nel primo fòrnice a sinistra di chi entra oggi è esposta la statua in bronzo argentato di San Riccardo, mentre sino alla primi del Novecento c'era una tela del Redentore (come scrivono sia il Borsella che l'Agresti).

i primi due fornici entrando: S. Riccardo e la porta del tesoro
[i due fornici presso l'ingresso: la statua di S. Riccardo e la porta del tesoro - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

Mons. Lanave, nel testo più volte citato "Ho raccolto per voi", a pag. 186, descrive la scultura di San Riccardo posta nel 1° fòrnice di sinistra:

"Statua di S. Riccardo, realizzata [nel 1986] su progetto in creta dallo scultore prof. Mariano Vasselai nella bottega d'arte di Vincenzo Balducci, minervinese, a Milano. La statua dalla base alla punta della mitra, misura m. 2,20 di altezza. È di bronzo argentato da 100 a 150 micron. Pesa quintali 2,20. ... Fu benedetta il 17 settembre [1986], andò in processione la prima volta il 21 settembre. Il modello in terracotta fu sistemato in Seminario e poi trasferito nella parrocchia di San Riccardo. In Cattedrale si trova la prima testa della statua di S. Riccardo. La testa è separabile dal corpo. Furono fuse due teste.
S. Riccardo ha nella mano destra il pastorale [nella foto poggiato nella sinistra] e con la sinistra regge un prospetto di Andria: il municipio e, dietro, il campanile di S. Francesco, quello della Cattedrale e, a destra, il campanile di S. Domenico. Sulla testa è riprodotta la mitra del vescovo che la fece scolpire."


Fino al 1983 la Chiesa di Andria possedeva in Cattedrale due busti d'argento di S. Riccardo, ambedue del 1840, commissionati l'uno dall'Università, l'altro dal Capitolo Cattedrale; quello commissionato dall'Università fu trafugato il 6 dicembre 1983, insieme alla statua d'argento della Madonna dei Miracoli della stessa data e alla statua del SS. Salvatore del 1906.

busto di S. Riccardo del 1840 commissionato dall'Università e trafugato del 1983     busto di S. Riccardo del 1840, con testa cinquecentesca del Santo
[i 2 busti di S. Riccardo del 1840: quello trafugato nel 1983 e quello con la testa cinquecentesca del Santo (foto a dx. di Michele Monterisi, 2010)]

Dal depliant che nel 1983 diffondeva la triste notizia del furto stralciamo la seguente descrizione dei due busti.

“Il busto [trafugato] di S. Riccardo era opera di due esimi artigiani di Napoli: Gaetano Capozza e Gaetano Coppola. Fu commissionata dal Comune di Andria nel 1837.
Arrivò in Andria il 1840 e andò in processione, la prima volta, nel settembre dello stesso anno. È opera caratteristica dell'800. Ha però una impronta artistica eccezionale per la bellezza vigorosa del volto, del gesto benedicente della sua mano destra. Con la sinistra, su di un Vangelo, S. Riccardo sostiene la Città di Andria con senso protettivo. Il piviale, inpreziosito da incisioni, avvolge le larghe spalle del Santo e scende sulle braccia per ricadere sulla base del busto.
A noi rimane un altro busto di S. Riccardo. Anch'esso è del 1840 e fu fatto dagli stessi artigiani napoletani che fecero il busto commissionato dal Comune. La testa però di questo S. Riccardo è del Cinquecento, del S. Riccardo rubato dai Francesi nel 1799, comprato dagli Andriesi sul mercato di Barletta e fatto inserire in questo secondo busto.
La leggenda narra che gli artisti Capozza e Coppola riuscirono a comporre con abilità il busto del S. Riccardo che ci hanno rubato, però trovarono difficoltà quando si trattò di dare una fisionomia al viso; la difficoltà fu risolta quando apparve loro un vecchio che propose di ritrarre la sua testa. Fuori leggenda appare chiaro che la testa di S. Riccardo fu quasi copiata dalla testa del Cinquecento rubata dai Francesi nel 1799, ma con originalità e con le raffinate forme dell'Ottocento.
La testa dei Capozza-Coppola ha la barba più lunga ed è di età più veneranda; la testa del Cinquecento è più giovanile.”

ciborio dell'altare

In merito al busto del 1840 commissionato dall'Università di Andria lo storico Michele Agresti nel 1912 scrive:

“Sotto il Vescovado di Mons. Cosenza fu pure costruita la colossale statua d’argento di S. Riccardo, essendoci stata involata la primitiva, dai francesi, nel saccheggio del 1799.
Quella statua fu fatta costruire dall’Amministrazione comunale (essendo Sindaco il Signor Consalvo Ceci), dietro vive premure del Vescovo Cosenza. Senza aggravare l’erario comunale, quel benemerito Sindaco pensò sospendere la nomina dell’esattore di Fondiaria (essendo morto il titolare dottor Fisico Giuseppe Nuzzi), mantenendo l’esazione presso il Comune; e, da quel lucro, unito ad altri impieghi, in pochi anni, si raggranellò la somma di cinque mila ducati, che bastarono alla costruzione di quella colossale ed artistica statua, eseguita da valente artefice di Napoli, Essa giunse in Andria nell’Agosto del 1840, essendo Sindaco il Signor Riccardo Porro, succeduto al Ceci.”

[tratto da " Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.I, Cap.XVII, p. 406].

Come evidenziano le foto su allegate molte delle sculture e pitture raffiguranti San Riccardo pongono sulla mano sinistra del Santo un simbolico rilievo della città di Andria (il gesto della “dedicatio urbis”).
Una delle prime raffigurazioni del nostro Patrono così concepite, se non la prima, è quella fatta incidere da Mons. Luca Antonio Resta per la stampa del suo "Officium Sancti Richardi primi Episcopi Andriensia et Patroni ...", edito in Roma nel 1586. (riproduzione a lato di pag. 11 verso).
Oltre ai classici simboli episcopali, mitra e pastorale, San Riccardo, stante, su una tunica indossa una lunga stola e un piviale; con la destra benedice mentre con la sinistra regge la Città di Andria.
Una scritta nastriforme lo circonda alla spalle e lo identifica: "S.[anctus] RICARDVS P.[rimu]S EP[iscop]VS ANDRIEN" → "San Riccardo Primo Vescovo di Andria", mentre la corona elissoidale che lo racchiude illustra il motivo propiziatorio dell'illustrazione e lo supplica a proteggere la sua Città di vescovile adozione: "DEXTRA SECVNDET VRBEM QVAM LÆVA SVFFVLCIS", cioè "La [tua] destra benedica-protegga la Città che con la sinistra sorreggi".
Nell'angolo in basso a sinistra della litografia (di questa edizione) è inciso lo stemma episcopale dell'autore del volume sormontato dalla dicitura: "LVC.[A] ANT.[ONIUS] RESTA EP[ISCOP]VS ANDRIEN", mentre simmetricamente sulla destra c'è lo stemma della Città di Andria sormontato dalla scritta: "CIVITAS ANDRIÆ".


[Le frasi del Borsella sono tratte da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 43-46].

panoramica dal presbiterio: l'ingresso dell'oratorio con la cantoria
[panoramica dell'oratorio del SS. Sacramento, visto dal presbiterio - foto Sabino Di Tommaso, 04/2014]

NOTE

[NdR1] Il personaggio rappresentato a destra di chi guarda il quadro dell'Immacolata non potrebbe essere San Giovanni Nepomuceno, ovvero di Nepomuk, come scrive il Borsella e poi conferma l'Agresti, in quanto questo canonico della cattedrale di Praga fu proclamato santo nel 1729, mentre il quadro è visto da mons. Vecchia nell'Oratorio già dal 1690.


[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]