2ª cappella a destra

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La cappella dedicata nell'ottocento (e tuttora)
a S. Francesco da Paola e S. Colomba

2^ cappella destra dedicata nell'800 a S. Francesco da Paola e S. Colomba    
[cappella dx2: veduta d'insieme attuale e fregio dipinto nella volta -elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 05/2016  - Michele Monterisi, 2010]

Quando furono edificate le cappelle laterali (probabilmente tra il 1471 ed il 1477) questa cappella della navata destra certamente non era ancora dedicata a San Francesco di Paola (morto nel 1507). Potrebbe essere stata intitolata alla Crocifissione: vediamo infatti nell'arco cieco della parete sud, di fondo, parte del cinquecentesco affresco originale 'Crocifissione con i dolenti'.

Nel Seicento la cappella era intitolata dapprima a San Giovanni Evangelista e poi a Santa Colomba.

Nel 1659 mons. Egizio, che la visita come dedicata a San Giovanni, vede sul dossale una tela della Crocifissione, in quanto l'antichissimo Crocifisso ligneo allora già godeva di una sua cappella nella parete destra del transetto. I vescovi successivi del sei-settecento trovano l'altare dedicato a Sant Colomba, con benefici intitolati a San Giovanni Evangelista.


I documenti più antichi e significativi

Il primo riferimento documentale a questa 2ª cappella di destra si rinviene nella visita pastorale di mons. Egizio del 1659. Egli la visita nel tardo pomeriggio del 4 luglio di quell’anno poco dopo aver visitato la precedente cappella di S. Giacomo.
Nella relazione annota di aver trovato sul dossale dell’altare un dipinto su tela del SS. Crocifisso con S. Giovanni ed altri santi in una cornice lignea argentata. Su tale quadro c’era un baldacchino di legno elegantemente dipinto e grande quanto l’altare.

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]

Accessit ad Cappellã S.i Ioannis, quæ est in d.o latere et propé Cappellã S.i Jacobi iam visitatã, et invenit Iconem in tela pictatam, insup. est imago SS.mi Cricifixi cũ Imagine S.i Io; et aliorũ santorũ cũ cornice lignea de argentata, supra dictã Iconẽ baldacchinũ ligneũ ad longitudinẽ altaris eleganter pictatũ.
Altare est lapideũ, cũ lapide sacrata ñ amovibilis, sunt duo candelabra ex ligno argentato pradella … decens, sed nõ paleottũ; Ill.mus D.nus Visitator decrevit amfigi una cũ carta textus infra duos menses sub pæna arbitrijs p. Rev. Beneficiatũ, reliqua … d.s Ill.mus magnopere laudavit. et ordinavit circa fieri balaustra.

Entrò nella Cappella di S. Giovanni, che si trova in detto lato presso la cappella già visitata di S. Giacomo; vi trovò un dipinto su tela del SS. Crocifisso con S. Giovanni ed altri santi in una cornice lignea argentata. Su questo quadro c’è un baldacchino di legno elegantemente dipinto grande quanto l’altare.
L’altare è di pietra con le pietre sacre inamovibili, ha due candelieri di legno argentato, una buona predella, ma non il paliotto; l’Ill.mo Sig. Visitatore decretò che il Beneficiato apponesse il paliotto insieme alla carta “gloria” entro due mesi sotto pena da comminare a suo arbitrio; per il rimanente espresse vivissime lodi; infine ordinò di realizzare intorno una balaustra.

La su citata descrizione tratta dalla visita di mons. Egizio, informandoci che dietro l’altare c’era una tela della Crocifissione, indirettamente suggerisce che l’affresco della Crocifissione (scoperto nel 1907 e reso fruibile con gli ultimi restauri) era forse già talmente deteriorato da doverlo sostituire con una tela.
Tale affresco (pur parzialmente coperto da un sovrapposto affresco settecentesco con ai lati S. Teresa e S. Maria Maddalena de’ Pazzi) è quindi molto precedente alla sua visita, forse dell’ultimo quarto del Quattrocento, quando mons. Martino Sotomajor, eletto vescovo di Andria, costruì o completò le cappelle e qui poi potrebbe aver issato l’antico crocifisso portato con sé dalla Spagna.

         San Giovanni Evangelista
[1. resti dell'affresco della crocifissione  -  2. la tela del Settecento raffigurante San Giovanni   - foto 1.: scatto di Sabino Di Tommaso, 05/2016]

Quando in seguito nel giugno 1690 mons. Pietro Vecchia visita questa cappella, non la registra più come dedicata a San Giovanni, ma a Santa Colomba con un beneficio intitolato a S. Giovanni, e trova il suo altare privo d’ogni arredo e da molto tempo interdetto alle celebrazioni, per cui non fa altro che confermarne la sospensione.

Altare S. Columbæ cũ titulo beneficii S.ti Io:[annis]

Et prosequendo d.[ict]ã Visitat[io]nẽ Rev Ill.mus, et Ecc.mus D.nus Visitator perquisivit Altare pre[dic]tum, et invenit illud denudatũ et à tanto tempore suspensũ, et proinde d.[ict]ã suspensionem confirmavit
Adest beneficiũ sub titulo S.i Ioannis collatũ in persona R. D. Benedicti Caporale ….

Altare di Santa Colomba col beneficio intitolato a S. Giovanni

Proseguendo la visita il Rev. Ill.mo ed Ecc.mo Signor Visitatore esaminò detto altare e lo trovò senza suppellettili e sospeso da tanto tempo, onde ne confermò la sospensione.
Esiste un beneficio intitolato a S. Giovanni posseduto dal R. D. Benedetto Caporale ….

Poco consistenti sono i dati risultanti dalla visita condotta da mons. Triveri nell’aprile del 1694, poiché nella relazione ribadisce che l'altare è dedicato a Santa Colomba aggiungendo semplicemente che il  capo della Santa era conservato nel reliquiario. In tale altare era eretto un beneficio intitolato a S. Giovanni e posseduto da D. Benedetto Caporale, assente dalla Città da molto tempo; gli si asseriva poi che la cappella fosse di giuspatronato della famiglia dei Cereci.

Deinde visitatũ fuit Altare S. Columbæ Virg[in]is et Martiris cuius caput asservatur in reliquiario.
In eo fundatũ est Beneficiũ sub titulo S. Ioannis, et possidet[ur] a D. Benedicto Caporali absente, asseriturq[ue] de iure Patronatus familiæ de Cereci.

Di seguito fu visitato L’Altare di S. Colomba Vergine e Martire il cui capo è conservato nel reliquiario.
In questo altare è eretto un beneficio intitolato a S. Giovanni e posseduto da D. Benedetto Caporali, assente, e, si asserisce, di giuspatronato della famiglia dei Cereci

Neppure dalle due visite di mons. Ariano del 1697 e del 1704 si evince qualche dato nuovo; il 1697 il vescovo trova che era necessario imbiancare le pareti e realizzare una balaustra di legno tornita; il 1704 poi inviene la cappella provvista del necessario.  Nel 1697 infatti scrive:

Altare inde visitavit S.æ Columbæ Virginis, et Martiris, cuius caput decenter asservatur in reliquiario intra simulacrum argenteũ; est tolerabiliter ornatum, eget dealbatione parietũ, claustro ligneo tornatili, et campanula appensa pro elevatione missarũ.
Adest annexum beneficiũ sub titulo Sancti Ioannis Evangelistæ quod possidetur a Rev. D. Michele Morselli cum onere annuorum missarum triginta, mandavit produci bullas, status, et satisfactionem missarum infra biduum.

Indi visitò l’Altare di Santa Colomba Vergine e Martire, il cui capo si conserva decorosamente nel reliquiario entro un simulacro d’argento; è accettabilmente ornato, necessita di imbiancatura delle pareti, di una cancellata lignea e della campanella appesa per l’elevazione delle messe.
Esiste annesso un beneficio intitolato a S. Giovanni Evangelista, posseduto dal Rev. Michele Morselli con un onere annuo di trenta messe; ordinò di esibire entro due giorni le bolle, lo stato giuridico e la soddisfazione delle messe.

Nel 1704 poi annota:

In visitatione Altari S. Columbæ, quod invenit competenter ornatum, et necessarijs præditum; est Beneficiũ sub tit.[ulo] S.ti Ioannis Evangelistæ quod possidetur p[er] R.dum D. Michaelem Morselli M[agist]rũ ceræmoniarũ, qui asseruit satisfactione oneri missarũ.
Caput prædictæ S. Columbæ conservatur in armario Reliquiarũ in Altari S.ti Richardi.

Nella visita trovò l’Altare di S. Colomba correttamente ornato e dotato delle suppellettili necessarie; ivi c’è un beneficio intitolato a S. Giovanni Evangelista che è posseduto dal Rev. D. Michele Morselli maestro di cerimonie, il quale asserisce di aver ottemperato agli oneri delle messe.
La testa di S. Colomba è conservata nell’armadio delle reliquie presso l’altare di S. Riccardo.

Notizie ... dal racconto degli storici locali

La Cappella è stata successivamente riaffrescata sovrapponendo nuovi dipinti sulla precedente Crocifissione: emergono attualmente, dopo gli ultimi restauri, le immagini di Santa Teresa d'Avila (1515-1582) e Santa Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607) e varie decorazioni nell'archivolto.

È ancora il Borsella a descriverci le caratteristiche di questa seconda cappella di destra nell'ottocento:

"Sussiegue quella [cappella] di S. Francesco di Paola e di S. Colomba, la di cui testa custodivasi nell'Armadio delle molteplici altre sacre reliquie furata nelle calamitose vicende del 1799.
Si osservano nelle mura a dritta, e a sinistra in tele ovate i due portenti, cioè quello del meraviglioso viaggio del Taumaturgo per lo mar Siculo, inginocchiato sul mantello, che servigli di palischermo e la canna che faceagli le veci di timone accompagnato da un fraticello tutto rannicchiato dietro le sue spalle. E l'altro quando il santo arrivando in Francia spezzava al Re le sue monete dalle quali stillava vivo sangue ch'erasi da lui spremuto ingiustamente dalle vene dei miseri sudditi. Alla cui vista quel Monarca coi suoi Ministri rimase altamente compreso dal terrore, e rabbrividito. Tutte queste figure non mancano d'una vivace e naturale espressione, sicchè attraggono la compiacenza dei riguardanti.
In cima di questo altare è posto un quadretto di S. Giovanni in atto di scrivere l'Evangelo; immaginetta più che bella.
Questa cappella ha pure la sua balaustra; ma di pietra con inferriata guernita di ottoni.
"

[tratto da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 51-52].

L'Agresti successivamente annota:

"La Cappella ... aveva pure, sino a pochi anni fa, la sua balaustra di pietra con inferriata ornata di ottone; ora, quella balaustra è formata di colonnine di marmo; come pure di marmo è l'altare, fatto recentemente costruire a cura del Canonico D. Giovanni Marano, ...
In questa Cappella trovasi tumulato Mons. Palica, per cura della casa Ducale Carafa, della quale il Palica era intimo amico. Il Duca Riccardo Carafa fe' incidere su quella tomba la seguente iscrizione:
In eo ex conditorium
Xaverius Palica
Patritius Barolitanus
Olim hujus Cathedrae decus
Atque ad Petri solium adsistens
Antea vero celestinae Congregationis
Et filius et Abas
Cineri dilectissimo
Animaeque incomparabili
Sui Pignus amoris
Richardus Carafa Andriae Dux XVI
Lacrimans posuit
Anno D. MDCCLXXXX
Per la manutenzione di questa Cappella, e per festeggiare il santo taumaturgo, la Sig.ra Grazia Manduni di Andria legò al Capitolo Cattedrale una vigna nel chiuso Cappuccini."

[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 11-12].


S. Francesco da Paola attraversa sul mantello lo stretto diMessina    S. Drancesco da Paola davanti a Re Ferrante

Le due immagini ovali mostrano le foto dei quadri (cm 160 x 300) che lateralmente ornavano la cappella nell'Ottocento e nel Novecento (nonostante siano considerate del XVI secolo, le visite pastorali del Seicento non le vedono in Cattedrale) e che oggi (2019) si trovano presso il Museo Diocesano "S. Riccardo" insieme a quella di San Giovanni su riprodotta.
Nel primo vediamo San Francesco di Paola mentre con due confratelli attraversa lo Stretto di Messina usando come barca il suo mantello, essendogli stato rifiutato un passaggio dal barcaiolo perché non poteva pagarlo.
Nel secondo è illustrato il miracolo avvenuto, intorno al 1583, presso il Re di Napoli Ferrante I [o Ferdinando I], quando facendo il Santo tappa presso di lui mentre si recava in Francia, gli fu offerto un piatto di monete d'oro per la costruzione di un convento a Napoli; narrano che San Francesco ne spezzò una dalla quale scaturì sangue, per cui disse al Re di non poter accettare danaro proveniente dall'ingiusta oppressione dei suoi sudditi.

Oggi non esiste più né l'altare né la balaustra con l'inferriata abbellita di fregi in ottone posta sull’ingresso, né la tomba di Mons. Saverio Palica.

Nella volta a botte dell'antico decoro barocco rimane un affresco con il simbolo della "charitas" (foto sopra), proprio dell'ordine dei Minimi fondato da San Francesco di Paola, in una cornice polilobata.

Si riproduce qui sotto un quadro, trovato registrato nel catalogo della Soprintendenza del 1992; nella relativa scheda il compilatore dichiara che era stato osservato nel Museo Diocesano di Andria (al tempo ubicato nel Palazzo Vescovile), era proveniente dalla Cattedrale, navata destra, 2ª cappella, altare; indi ipotizza che il dipinto ad olio su tela, in cattive condizioni, poteva ascriversi al XVIII secolo e di ambito napoletano; lo dichiara poi delle seguenti ampie misure (A x L): cm 222 x 145,5.
Di questo quadro, notevole per grandezza e soggetto raffigurato, la Vergine Incoronata con Bambino (forse) tra San Francesco di Paola e Santa Colomba [nella scheda della Soprintendenza è (erroneamente?) scritto tra "S. Antonio Abate e S. Colomba"], non ho tuttora trovato riscontri in documenti, né nelle descrizioni degli storici locali. Il quadro è stato restaurato da "Studio d'arte e restauro di Jaccarino L.V. e Zingaro G." ed attualmente è esposto nella cappella precedente, un tempo dedicata a San Pietro.

tela dell'Incoronata tra S. Francesco di Paola e S. Colomba San Francesco da Paola
[Incoronata con Bambino tra S.Francesco da Paola e S. Colomba - ovale di S. Francesco da Paola  (foto di. Sabino Di Tommaso - 04/2023 - 05/2013)]

Dopo la Pasqua del 2013 sulla parete destra è stata affissa una tela ovale d'inizio Ottocento raffigurante San Francesco di Paola mentre è "illuminato" dalla parola "charitas" apparsa sullo scudo di un angelo, che gliela dettava come stemma del suo Ordine dei Minimi.
La tela è in basso firmata "Lé Copinet ... " (si tratta forse del pittore francese Joseph Léon Copinet, 1801-1846, sepolto a MontMartre, Parigi ?)
Questo quadro è certamente quello che un tempo nella chiesa collegiata di San Nicola ornava una parete laterale della 3ª cappella a destra entrando, dedicata nell'Ottocento alla Natività di Gesù, oggi dedicata al Sacro Cuore (con S. Margherita Alacoque). Scrive infatti il Borsella:

"La prima [cappella della Chiesa di San Nicola, prima a sinistra scendendo dal presbiterio] è dedicata alla nascita del Messia, cui si accorre ad offerirglisi i presenti. Quadro di plausibile bellezza. ... Lateralmente all’altare sono affissi due ovali l’uno di S. Rita, sostenuto da un Serafino in uno dei suoi deliquii, con altro Serafino, che le mette nel capo una corona di rose, l’altro del Taumaturgo da Paola rivolto al sole di carità i di cui raggi gli rifulgono sul volto. Queste due tele avanzano in pregio quello della nascita."

[tratto da "San Nicola" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag. 135].

Maria che scioglie nodi, di Rosa Colzani
[elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 08/05/2016]

Dall'8 marzo 2016, sulla parete sinistra di questa cappella del Crocifisso è affisso il quadro di "Maria che scioglie i nodi", olio su tela di cm 200 x 130, realizzato dalla pittrice airunese Rosa Colzani, su invito dell' "Università delle Tre Età" della Città e soprattutto della presidente di tale associazione, Maria Rosaria Inversi. È grazie alla grande devozione nutrita da papa Francesco Bergoglio, il quale nel giorno otto di ogni mese celebra una messa in onore di questa Icona, che il culto a Maria che scioglie i nodi si sta diffondendo un po' ovunque e, ora, anche in Andria.

La tela della Colzani è leggermente più grande del dipinto originale, opera del 1699-1700 (un olio su pioppo, cm 182 x 110), di Johann Georg Melchior Schmidtner (1625-1705), conservata ad Augsburg (Augusta - Germania), nella chiesa romanica di St. Peter am Perlach (S. Pietro in Perlach).

Il suddetto dipinto originario, eseguito come pala d'altare della "Beata Vergine del Buon Consiglio", fu nel 1699 commissionato e donato alla chiesa S. Pietro in Perlach come altare di famiglia dal dotto canonico Hieronymus Ambrosius Von Langenmantel (1666-1709) a ricordo di una grazia ottenuta dai suoi nonni diversi anni prima: egli infatti era nipote di Wolfgang Langenmantel e Sophie Imhoff che, sposati dal 1612, nel 1615, per alcuni dissapori, stavano per separarsi; grazie però all'intercessione della Madonna alla quale essi, consigliati da un Gesuita, fiduciosi s'erano rivolti, si erano riappacificati.
Si racconta che i fatti si siano svolti nel seguente modo. Il 28 settembre 1615, mentre il sacerdote Jakob Rem S. J. era (forse con Wolfgang Langenmantel) in preghiera davanti ad un'immagine della Madonna della Neve nel monastero di Ingolstadt al fine di scongiurare il divorzio dei due suddetti coniugi, improvvisamente i nodi del nastro che simbolicamente si usava per unire le braccia degli sposi, si erano sciolti e il nastro era apparso liscio e splendente, nuovo come il giorno del matrimonio. Dopo tale evento i due coniugi erano tornati felicemente insieme. (sintesi elaborata essenzialmente sulla storia riportata su internet da Mario H. Ibertis Rivera - Servo della Nostra Vergine Maria Madre di Gesù il Cristo. Nel Terzo Millennio. Buenos Aires, 21 Novembre 2006, e integrata con elementi tratti da altre attendibili fonti di ricerca.)

Sostanzialmente la tela della nostra pittrice Rosa Colzani riproduce fedelmente quanto è raffigurato nella tavola originale dello Schmidtner: una Madonna, stile Immacolata, su una luna crescente con un serpente attorcigliato a cui schiaccia il capo, incoronata di stelle, e in perfetta sintonia con lo Spirito Santo che la sovrasta, scioglie i nodi di un nastro che un angelo alla sua sinistra le porge; un altro angelo dall'altro lato lo mostra al fedele, a indicargli che i nodi del suo problema possono da Maria essere risolti.
Nella parte inferiore del dipinto originario (quasi un eccellente ex-voto) è probabilmente dipinto Wolfgang Langenmantel, (lo sposo dell'evento e nonno del canonico che commissionò l'opera), guidato dal suo angelo custode sull'erta che conduce al monastero di Ingolstadt, che appare a sinistra di chi guarda;
nel dipinto realizzato per la nostra cattedrale la pittrice ha sostituito l'immagine del monastero con una città dai tre campanili, chiaro simbolismo di Andria, e ha sfumato il volto dei due viandanti per universalizzare la loro fisionomia a quella di qualsiasi fedele.
Questa scena dipinta in calce, infine, è da alcuni interpretata come un riferimento biblico: Tobia guidato dall'arcangelo Raffaele verso la città dove sposerà Sara.


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[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]