Per l’Aula dell’Assemblea dei Fedeli accolti in tre navate l’esposizione sia dei dati storici che delle analisi affettuate dagli studiosi,
considerata la vastità dell'argomento, è qui frammentata nelle seguenti pagine:
- Uno sguardo d'insieme all'Aula attuale, (in questa pagina)
- L'Aula delle origini
- L’Aula nel Cinquecento - Seicento,
- L’aula nel Settecento - Ottocento.
Si propone dapprima uno sguardo d'insieme delle caratteristiche architettoniche rilevando la loro descrizione dal citato testo di Filomena Lorizzo e successivamente integrando i dati con le modifiche apportate dagli ultimi restauri.
L’interno è scandito longitudinalmente in tre navate da due file di sei pilastri quadrangolari, congiunti tra loro da archi a tutto sesto.
Due semipilastri, che emergono dalla controfacciata, hanno l’imposta svasata e sono costituiti da pietre irregolari e di dimensione minore rispetto a quella delle pietre che in media compongono i dodici pilastri.
In corrispondenza dei primi cinque archi della navata centrale, sia nel muro nord sia nel muro sud, sono visibili le dieci finestre a tutto sesto romaniche occluse dal lato delle navatelle, perché hanno perso la loro funzionalità quando nel Quattrocento furono sollevate le volte delle navate laterali.
Le capriate della navata centrale terminano davanti alla parete – diaframma, che raccorda la navata al transetto con un arco ogivale, sopra il quale si apre una bifora.
Gli ultimi due pilastri, di dimensioni superiori a quelle degli altri pilastri, reggono il peso dei tre archi ogivali che concludono le navate. (…)Le navate laterali, illuminate dalle finestre della controfacciata, sono coperte da volte a crociera pensile, mentre nell’ultima parte, adiacente al transetto, la volta è a botte ogivale.
A conclusione delle due navatelle ci sono due muri – diaframma composti da conci piccoli e irregolari che si distinguono dal paramento di pietre ruvide che riveste il transetto e il presbiterio.
[tratto da "La Cattedrale di Andria", di Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pp. 19-22]
Nel restauro del 1965 sulla facciata fu applicato un discutibile rosone in alabastro che fa trasparire una debole luce dorata. Sulle colonne della navata centrale furono applicate le croci di consacrazione provenienti dalla Chiesa della Trinità delle Benedettine, demolita nel 1939.
[Il rosone applicato nel 1965 (visto da ambo i lati) e una delle croci di consacrazione - elab. elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso, 2011]
Su di essi [pilastri] sono visibili dieci tondi in marmo (altri due si trovano sulle pareti laterali del presbiterio) con croci di consacrazione provenienti dal complesso delle Benedettine e qui collocati nel 1965. La navata centrale è sormontata da capriate lignee, quelle laterali da volte a crociera.Sulla controfacciata, in alto, un rosone in alabastro realizzato in occasione del restauro degli anni Sessanta.
Al di sotto il Vescovo Mons. Giuseppe Lanave pose l'imponente tela raffigurante l'ingresso di San Riccardo in Andria e la guarigione di una cieca. Il dipinto, di stile neoclassico, fu commissionato dal Vescovo di Andria Mons. Eugenio Tosi [1916-1922] al pittore calabrese Zimatore [Carmelo 1850-1933], per coprire il soffitto del salone d'ingresso dell'Episcopio.
A sinistra di chi guarda, il monumento marmoreo all’andriese Mons. Berardino Frascolla, primo Vescovo di Foggia († 1869); accanto, quello per il vescovo Giovanni Battista Bolognese († 1830). A seguire, un affresco della Pietà con un’iscrizione che invita alla contemplazione del Cristo crocifisso; sulla sommità della cornice in marmo è scolpito un cuore trafitto, emblema dell’Addolorata.
Ai lati del portale d’ingresso, le epigrafi commemorative dei restauri 2005-2008 e 1965 con gli stemmi dei Vescovi committenti: Mons. Raffaele Calabro e Mons. Francesco Brustia. Infine, il monumento funebre dello scultore napoletano Onofrio Buccini, con il busto dell’andriese Mons. Felice Regano, vescovo di Catania († 1861) ed un medaglione raffigurante il Can. Mons. Filippo D’Urso, cantore della Cattedrale, dottore in teologia e filosofia, oratore e poeta, con la sua opera maggiore di teologia neoscolastica La ragione umana.
Ai primi due pilastri della navata centrale sono addossate due acquasantiere sorrette da angeli reggimensola di Jacopo Colombo (attestato a Napoli negli anni 1679-1718), sopravvissuti insieme ad altri tre all’incendio del 17 e 18 aprile del 1916, che divampò nella Cattedrale.
[tratto da "Visita alla Cattedrale" di Silvana Campanile e Brigida Matera, in "La Cattedrale di Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, pp. 31-32]
[Le due acquasantiere presso l'ingresso con gli angeli dell'antica credenza - foto di Sabino Di Tommaso, 2010]
"Tosi, il vescovo milanese, che poi tornò Arcivescovo e Cardinale nella sua patria, venne in Andria dalla Calabria [vescovo di Squillace], ove praticò le prime esperienze pastorali. Di lì fece venire il maestro pittore che concorse a rendere più decorosa la sede del vescovo: Zimatore. Questi dipinse un quadro che copriva il soffitto del salone di ingresso dell'episcopio (olio su tela: m. 3,90 x 5,37) riproducente l'ingresso di S. Riccardo in Andria. Il dipinto è del caratteristico stile neo-classico che dalla fine dell' Ottocento all metà del Novecento dominò. La scena è grandiosa. La figura di S. Riccardo è imponente. Andria con il suo popolo è accogliente e festosa.
Il quadro poi (non molto tempo dopo) per il restauro dei tetti fu portato via in malo modo: piegato, arrotolato e abbandonato in soffitta. Ripreso negli ultimi anni del governo di mons. Lanave fu restaurato e collocato sulla porta centrale della cattedrale, dalla parte interna."
[tratto da "Ho raccolto per voi", di Giuseppe Lanave, Grafiche Guglielmi, Andria, 1994, pagg.204-205].
Nel racconto della veduta d’insieme di Silvana Campanile si è accennato
all'affresco esistente tra l’ingresso della navata destra e quello
principale: è incassato in un’edicola con sopra l'emblema dell’Addolorata e
rappresenta una Pietà, molto deteriorata e ritoccata; se ne aggiunge un approfondimento.
In alto un’iscrizione dipinta su un festone invita a meditare sulla crocifissione:
"ECCE PEDES PALMEǬ, CAPUT, LATUS, ASPICE CORPUS
• CLAVISUS UT, SPINIS, CUSPIDE, FUNE, CADUNT"
(Ecco, guarda il corpo, i piedi e le mani, il capo, il fianco:
senza vita per i chiodi, le spine, la lancia, la fune).
[La Pietà della Cattedrale di Andria - la Pietà dell’Oratorio dei Boccalotti presso S. Pietro a Vicenza (part.)- Pietà già in S. Maria Vetere ad Andria, ora nella Pinacoteca Provinciale di Bari (part.)]
Questa Pietà affrescata sulla controfacciata, nonostante la scarsa leggibilità e
i pesanti rimaneggiamenti,
presenta diverse affinità con alcune altre affrescate tra la metà del XV e
l'inizio del XVI secolo. Qui sopra si riporta quella dipinta
sulla parete dell’altare maggiore dell’Oratorio dei Boccalotti presso S. Pietro a Vicenza (foto
centrale)
ed attribuibile ad un allievo della bottega padovana dello Squarcione e di ispirazione toscana (masaccesca),
e quella un tempo presente nella chiesa di S. Maria Vetere (foto a destra),
dipinta nella prima metà del XVI secolo, di incerta attribuzione (per
Giovanni Urbani e Clara Gelao potrebbe essere di un seguace di
Baldassarre Carrari; Michele D'Elia indicava come autore Costantino da
Monopoli) ed attualmente esposta nella
sala III della
Pinacoteca Provinciale di Bari.
La Madonna della pietà della Cattedrale di Andria appare sconsolata ma comunque rassegnata al volere dell’Altissimo
e in triste meditazione, quella poi dell’Oratorio dei Boccalotti di Vicenza mostra chiara afflizione nel contemplare
il viso inerte del figlio quasi in attesa di un insperabile segno di vitalità, quella già in S. Maria Vetere evidenzia invece
l’atteggiamento di una mamma che, carezzandolo, stringe dolcemente a sé il Figlio certa di sentirne l’impossibile afflato di ritorno.
La comune ascrivibilità tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento è dovuta essenzialmente
all’ambientazione scenica (poco visibile nella pietà della Cattedrale di Andria),
l’abbigliamento rinascimentale, la forma delle mani tozze e aperte a ventaglio.
Tra il 1471 ed il 1477, durante l'episcopato di Mons. Martino di Soto
Major, la cattedrale fu ampliata con l'aggiunta delle cappelle laterali.
Le cappelle furono chiuse nei restauri del 1965, utilizzandole come ripostigli, e riaperte nei recenti restauri attuati tra il 2005 ed il 2008.
NAVATA SINISTRA | NAVATA DESTRA |
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[navata sinistra - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2011] |
[navata destra - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2011] |
Le Cappelle della navata sinistra sono oggi così intitolate:
- la prima già dedicata a Ognissanti, è oggi Penitenzieria, - la seconda oggi atrio della Oratorio del SS. Sacramento, - la terza è dedicata alla Madonna de' Miracoli - la quarta è dedicata a S. Giuseppe, - la quinta è dedicata alla Natività. |
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Alla parete di fondo sono affisse due tele raffiguranti San Pietro e San Paolo.
[sulla controfacciata: San Pietro in navata destra e San Paolo in navata sinistra - foto Sabino Di Tommaso - 2011]
[testo di Sabino Di Tommaso - cliccare sulle immagini se si desidera ingrandirle]