Per l’Aula dell’Assemblea dei Fedeli accolti in tre navate l’esposizione sia dei dati storici che delle analisi affettuate dagli studiosi,
considerata la vastità dell'argomento, è qui frammentata nelle seguenti pagine:
- Uno sguardo d’insieme all’Aula attuale,
- L’Aula delle origini
- L’Aula nel Cinquecento - Seicento,
- L’aula nel Settecento - Ottocento (in questa pagina).
Ai primi del Settecento l’aula dell'assemblea dei fedeli presentava un pavimento a lastre di pietra, spesso sconnese per le frequenti sepolture effettuate dalle famiglie che avevavo il giuspatronato nelle varie cappelle, e per la sepoltura degli altri fedeli nelle navate. Le navate laterali avevano la copertura in tufi con volte a botte, quella centrale era protetta da una capriata lignea; spesso detti tetti e le pareti che li reggevano necessitavano di manutenzione per le infiltrazioni d’acqua.
In una delle ultime relazioni del Seicento sullo stato della Chiesa Cattedrale, stesa in seguito alla visita pastorale di mons. Ariano del 1697, sono denunziati diversi interventi di ripristino necessari; vi si legge:
[trascrizione del testo originale in latino] | [traduzione] |
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Die vig.[esi]ma quarta Iunij … iussit refici aliqua in pavim[ento], in tectis, et speculis vitreis, deinde mandavit refici seram ferream portæ maioris dictæ Ecc[lesi]æ nec non portas eiusdem laterales tabulis ligneis reaptari, et in parte superiori ferreis vel ligneis instrumentis firmari, dum quoties vento concutiuntur vacillant. Portam aliam versus austrum adhuc reaptari, ferro firmari & quæ omnia adimpleri iussit p[er] totam præsentem hebdomadam sub pœna arbitraria. |
Il 24 giugno, … comandò di riparare diverse carenze nel pavimento, nei tetti, nelle vetrate; poi comandò di rifare la serratura di ferro della porta maggiore della Chiesa nonché di ripristinare le porte laterali con tavole di legno e porre un fermo di ferro o legno nella loro parte superiore così da non sbattere quando soffia il vento. Riparare anche la porta verso mezzogiorno [→ verso largo la Corte] e porvi un fermo di ferro; comandò di eseguire tutto in quella settimana su pena arbitraria. |
Poco più di due decenni dopo mons. Torti ristrutturerà completamente la Cattedrale. Nella relazione del 1721 allegata alla visita ad limina, infatti, egli scrive di aver rinnovato la sua Chiesa, rimuovendo le antiche vestigia, d’averla tutta ripulita e, in breve tempo ma con grandi spese, decorata di splendido, bianco ed artistico stucco.
Eclesiam quoque meam Cathedralem, vetusta removendo vestigia, totam expoliri, ac fulgenti, candido, et ingenioso stucco, etsi brevi tempore, magnis tamen sumptibus decorari curavi. |
Ho rinnovato anche la mia Chiesa Cattedrale, rimuovendo le antiche vestigia, l’ho tutta ripulita e in breve tempo ma con grandi spese l’ho decorata di splendido, bianco ed artistico stucco. |
Dei lavori a stucco effettuati dal vescovo Gian Paolo Torti ne parla già il Pastore (1715-1806) nel Settecento:
... dal SS.° Pontefice Clemente XI° la Chiesa d'Andria venne proveduta del suo Pastore in persona del Padre D. Gian Paolo Torti monaco di monte Vergine, e nativo dello Spedaletto nel dì 13 maggio 1718. ... ... Le prime mire tenute da questo Vescovo furon quelle di rinnovare ed abbellire le mura interiori della Cattedral Chiesa di bianco stucco, e le coverture di pitture, ed indorature, che con sollecitudine terminar le fece nell'anno 1720, in cui fece la dedicazione di d.a Chiesa, assegnãdo il dì anniversario in ogni 24 di 9brē.
[tratto dal manoscritto " Origine, erezione e stato della colleggiata parocchial Chiesa di San Nicola", del prevosto G. Pastore, ff. 52v-53r].
Gli splendidi, bianchi ed artistici stucchi fatti apporre dal Torti sono visibili nella foto della navata centrale scattata prima del 1901 e qui riprodotta.
[Frammento di lapide commemorativa della riconsacrazione della
Cattedrale nel 1722 dopo i lavori di restauro - foto della navata anteriore al 1901 - porzione di antico pavimento]
Osservando con attenzione la piccola parte di soffitto a botte continua ribassata, ripresa nella
suddetta foto del 1900 circa, si intuisce che i tre quadri grandi (sotto
citati sia dal Borsella che dall'Agresti) di San Giuseppe,
San Riccardo e dell'Assunta erano affissi centralmente, nel culmine della volta, mentre
le tele dei quattro Evangelisti, dei Dottori della Chiesa e degli altri Santi erano inserite
nei piccoli ovali intermedi e, forse, anche nei grandi medaglioni tra le finestre della parete
immediatamente sopra il cornicione.
La pavimentazione evidenzia dei disegni: forse era maiolicato come altre
grandi chiese nel Settecento (ad esempio San Domenico) o in marmi policromi,
ma non ho reperito finora documenti che ne indichino la struttura; tuttavia,
per quanto racconta il Borsella a
pag. 87
della sua "Andria Sacra", [scrive: "Quindi possiamo dedurre che
il pavimento delle tre navate,
costrutto a lastre quadrate di un palmo e mezzo l’una, fecesi a spese dello stesso Duca Riccardo (I Normanno).
Il quale per renderlo più decente lo fece intarsiare da lunghe parallele di mattoni verniciati neri
in tutta la estensione a destra e sinistra in varie guise."] potrebbe essere più probabilmente
quell'antica pavimentazione emersa nel transetto con gli ultimi lavori di restauro,
un impiantito che mostra geometrici decori in cotto, alcuni ancora verniciati
di nero (foto sopra a destra).
A metà Ottocento il Borsella ci descrive la navata centrale ai suoi tempi (prima del 1850), così come appare nella foto su riprodotta e scattata anteriormente al 1901:
Meravigliosamente è il soffitto della navata di mezzo dipinto, con immagini diversi di Evangelisti, Dottori ed altri Santi tutelari, oltre tre maestosi quadri in tela.
Il primo di essi presenta la gloriosa morte di S. Giuseppe assistito dalla Vergine e dal divin figliuolo, con l’Arcangelo S. Michele accanto: in cima del quale rifulge la SS. Triade. Nel secondo è figurato anche l’Augusta Triade a piè di cui stà S. Riccardo in atto di orare, cui soggiace la nostra Città con vari angioli intorno. Il terzo è dedicato alla beatissima Assunzione di Maria, corteggiata da Serafini, tra lo stupore degli Apostoli, che le soggiacciono. Quadro questo donde prende titolo il nostro Duomo. Dessa va dolcemente elevandosi verso la celeste Sionne quasi Aurora che sorge eletta come il sole, bella come la luna, in mezzo a splendida nuvoletta di Angioletti, i quali portanla in trionfo a colui, che crea quanto è buono, bello e santo. E poiché andremmo per le lunghe farne minuto dettaglio ci contentiamo accennar solo che la mano del Pittore era ben provetta con lode, simili dipinti a grandi figure, ove l’arte dei chiaroscuri, delle proporzioni, e delle ombre ha bisogno di lungo esercizio di accurata meditazione, di un ingegno non ordinario.
[tratto da "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pp. 46-47].
[pianta schematica della Cattedrale a metà Ottocento, su descrizione di G. Borsella (1770-1856) - elab. elettronica di Sabino Di Tommaso, 2022]
La volta di detta navata maggiore sino al 1902 era costruita a soffitta di tavole, con dipinti di nessun valore, rappresentanti immagini varie di Evangelisti, di dottori e di altri Santi. Tre grandi tele, attaccate alla soffitta, rappresentavano, l’una il transito di San Giuseppe, assistito dalla Vergine e dal divino Figliuolo, con l’Arcangelo San Michele da un lato, e la Santissima Trinità in cima; l’altra raffigurava il nostro Protettore San Riccardo, in atto di preghiera verso la Santissima Trinità, avente a canto la città di Andria, circondata da varii angioletti; la terza tela rappresentava l’Assunzione di Maria, titolare del nostro Capitolo, circondata da Serafini, fra lo stupore degli Apostoli.Questa volta a soffitta, minacciando rovina, nell'anno 1901 fu demolita, e sostituita da una volta a tufi, eseguita dai bravi muratori andriesi Emmanuele Merra e Giovanni Papa, sotto la direzione del valoroso ingegnere il Sig. Cav. Riccardo Ceci di Francesco, armonizzandola con le due antiche navate laterali, costrutte simmetricamente in tufo nostrale. ...
Sul limitare della navata maggiore esistono varie tombe, adibite una volta a pubbliche sepolture.
A ridosso dei due primi pilastri laterali, che sostengono la navata maggiore, ammiransi due grandi fonti di purissimo marmo (per l'acqua benedetta). A ridosso poi dell'ultimo pilastro di detta navata, a man destra, ammirasi la bellissima bigoncia, (pulpito), di noce finissima, a forma ovale ed ornata di pilastrini a rilievo, rabescata di teste di fiori dorati, e di cornici egualmente fregiate d'oro. Il paravoce è tutto rabescato di ghirlande dorate, di vasi di fiori con dei fiocchi pendenti. Fra un gruppo di nubi si vede sorgere lo Spirito Settiforme, irradiato da sfolgoranti raggi. Questo pulpito ... è opera pregevolissima, dovuta al valoroso artista Giuseppe Gigli, cittadino andriese.
[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, Cap.I., pp. 9-10].
[rilievo figurato sul pilastro sinistro dell'ingresso alla cappella
- foto Sabino Di Tommaso,
04/2018.]
Sul pilastro tra la seconda e la terza cappella della navata sinistra, a poco più di un metro da terra è incastonato un rilievo figurato della prima metà del XII secolo. Così ne parla Filomena Lorizzo nel suo studio citato:
La natura erratica del rilievo e la consunzione della superficie non ne permettono un'interpretazione.
Gli unici soggetti espressi con maggiori dettagli sono gli uccelli sopra le colonnine. Una serie di tre archetti, di dimensione decrescente da sinistra a destra, poggia su colonnine provviste di capitelli.Sotto la prima arcata due personaggi si avviluppano con gli arti superiori estremamente allungati; solo con questa parossistica gestualità possiamo percepire la rilevanza del momento rappresentato.
La testa della figura di sinistra è larga nella sommità e termina in basso a punta, mentre la testa della figura di destra, di dimensioni esagerate, ha la forma ovale.Gli abiti lunghi e pieghettati inducono a un raffronto con un capitello conservato nell'abbazia di S.Andrea all'Isola, che P. Belli D'Elia chiama 'capitello con la danza' ... che si può datare tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo.L'aquilotto senza testa, inserito frontalmente sotto il secondo arco, non è reso con l'equilibrio delle forme, la cura del piumaggio, la simmetria degli arti delle aquile scolpite sulla cattedra vescovile di Canosa ...Sul terzo soggetto, avanzo l'ipotesi che si tratti di un tentativo mal riuscito di porre forse due uccelli o forse due serpenti in posizione araldica.
[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pp. 73-74]
Nella parete sul secondo arco di destra è incastonata una figura erratica quadrata
in altorilievo: una rosa fogliare quadrata centrale con una ghirlanda che la riquadra
in un doppio giro di punto a zigzag, traforato negli angoli di ogni piega.
Sul muro che s'innalza sul secondo pilastro di destra sono incastonate due pietre
facenti parti di un unico scultura di foglie e fiori sormantati da due volute.
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Sul quinto pilastro di destra, nell'ottava fila di conci è inserito un blocco su cui appare scolpito un grifo;
sotto la croce di consacrazione, è incastonato un altro elemento erratico: una breve fascia composta da tre girandole chiuse
da un giro esterno a forma di esse coricata.
[testo di Sabino Di Tommaso - cliccare sulle immagini se si desidera ingrandirle]