[3ª cappella sx: la Madonna dei Miracoli
e l'altare marmoreo settecentesco - foto Sabino Di Tommaso, 12/2017.]
La terza cappella della navata sinistra
attualmente presenta un altare marmoreo le cui parti policrome componevano
un altare del 1742, inizialmente montato nella cappella del SS. Sacramento sita sul Presbiterio,
(l'ambiente trasformato all'inizio del Novecento, 1910, in
cappella della Sacra Spina).
Questo altare successivamente, tra il 1822 ed il 1830, fu spostato da mons. Bolognese nella cappella del Crocifisso,
poi nella quarta di destra da allora fino al 1929 dedicata al SS. Sacramento.
Sull'altare è stata collocata la pregevole
statua processionaria d'argento della Madonna dei Miracoli.
Della cappella di San Luca, terza di sinistra, ho reperito descrizioni seicentesche molto esigue, perché al tempo non utilizzata per le celebrazioni, e soltanto nella visita pastorale di mons. Cassiano del 1656 ed in quella di mons. Triveri nel 1694 la si dettaglia.
Mons. Cassiano nel 1644 trova la cappella priva d’ogni arredo, onde
nei Decreti scrive che sospende
in essa ogni celebrazione, spostando quelle dovute nella cappella di S. Maria del Capitolo.
Il quadro di San Luca, visto nella successiva visita del 1656, era certamente presente anche in questa visita,
ma neila relativa relazione mancano completamente le annotazioni sulle prime tre cappelle di sinistra: Ognissanti, San Sebastiano e
questa di San Luca;
della loro visita esistono redatti solo i decreti ingiuntivi finali.
Troviamo scritto:
[trascrizione del testo originale in latino] | [traduzione] |
---|---|
In Cappella S.ti Lucæ nihil fuit rep[er]tum, vel ad usum S.mi Sacrificij Missæ, vel ad ornatum ipsiq[ue] Cappellæ. Et quia prop[ter] defectum p[rædic]tum, Altare fuit suspensũ, mandavit celebrari duas missas in q[ua]libet Hebdomada in f[eri]ª 6ª, et dom.[ini]ca, nec non duas alias missas p[er] decem menses 1. in f[eri]ª 4ª, … p.mo Sab[bato] … in Cappella S.tæ M.[ari]æ de Capitulo. |
Nella Cappella di S. Luca non fu trovato nulla, sia per il sacrificio della messa, che per ornamento della Cappella. Intanto, poiché per tali carenze l’altare fu sospeso, ordinò di celebrare due messe ogni settimana il venerdì e la domenica, ed anche altre due messe per dieci mesi il mercoledì … ed il 1° sabato … nella Cappella di S. Maria del Capitolo. |
Nella successiva visita del 1656 lo stesso vescovo la trova chiusa da una cancellata lignea, con la pietra tombale fuori livello, la volta e le pareti deteriorate e da imbiancare. Sull’altare, sospeso dalle celebrazioni in quanto carente di tutto, c’era come dossale un’immagine di San Luca evangelista e, su di esso, la Vergine col piccolo Gesù.
Die 16 men.[si]s martij 1656
Non habet nisi unum pallium sericum coloris viridis, non pulvinaria. |
[Giovedì] 16 marzo 1656
L’altare ha un solo paliotto di seta color verde, e non ha cuscini. |
Mons. Vecchia nella visita pastorale del 1690 trova l’altare ancora sospeso,
probabilmente perché mancava di suppellettili e necessitava di riparazioni;
lo lascia sospeso e ordina quindi che si eseguissero riparazioni e si provvedesse acché sull’altare si potesse celebrare.
Scrive:
"Altare S.ti Lucæ, et illud invenit suspensũ, et suspensionem confirmavit … .
ad ter.[mi]no unius mensis ad reficiendã Cappellã, et in altare possit celebrari missæ"
Mons. Triveri nella relazione della sua visita nel 1694 annota semplicemente che
la cappella di S. Luca
non aveva altro ornamento all’infuori di un quadro sul quale era dipinto San Luca;
l’altare era perciò totalmente spoglio e la finestra era priva di protezione.
Annota:
"Cappella S. Lucæ, quæ preter simplicem tabulam in qua depictus est dictus S.[anctus] omni penitùs caret ornam[en]to, ità ut Altare sit totalitèr expoliatũ, et fenestra omninò aperta."
Ordina che il detentore del giuspatronato sulla Cappella provvedesse a tutto il necessario.
Mons. Ariano nella
visita pastorale del 1697 definisce l’altare-cappella di San Luca non solo carente di tutto,
ma luogo estremamente sordido e oscuro, con ribrezzo per il popolo e disonore della Chiesa.
"Altare S. Lucæ … providendi, eo quod caret omnibus, imò et locus sordidus est involutus cum Populi scandalo, Eccl[esi]æ dedecore …"
La cappella era probabilmente utilizzata come deposito, in quanto il vescovo ammonisce che non fosse adibita a tale uso.
"proinde intus dictã Cappellam Sacristæ, et alij non audeant scanna, nec alias res deponere
cum non debeat locus divinis dicatus conspurcari, et ad alios usus incongruos deservire."
Nelle stesse condizioni è trovata nelle successive visite del
maggio 1702 e del
giugno 1704,
tanto che in quest’ultima definisce la cappella simile ad una chiesa abbandonata nelle campagne, proscritta al culto;
scrive: "In Altari S.ti Lucæ tanquam in loco campestri invenit exulem Religionem,
non obstante quod asseratur in eo adesse Beneficiũ familiæ de Quarti Ducum Belgiosi."
Nella prima metà dell'ottocento la cappella era intitolata a San Michele, aveva numerosi arredi, statue e quadri. Così la racconta il Borsella:
"Sopravviene l'altare di S. Michele la cui statuetta bella quanto mai, e chiusa in nicchia con lastra, opera di esimio scalpello. In alto é spaziosa tela con ampia cornice; pei di cui quattro angoli è affissa una specie di ala dorata. Vi è espresso S. Luca nel mezzo, con manto dignitoso di porpora dai di cui lembi sporge la testa d'un vitello così ben dipinto, che sembra veramente staccato dalla pittura.
A fianco Ciro Alessandrino, Medico, Monaco, Solitario, cui giornalmente offronsi dei voti in cere per la insigne protezione che spande agli infermi. E all'altro lato S. Geltruda dell'ordine Benedettino di Danimarca, Eroina del Cristianesimo, che squarciasi il petto con ambo le mani, donde esce un nastro con queste parole. Tu sei la mia sposa ed io farò dolce dimora nel tuo amatissimo seno, così parlava il celeste di lei sposo. ... La maestria di questa tela balena da sé agli sguardi e si ammira quel pregio che si scopre tosto da chi non é volgo. Il S. Luca è fiancheggiato, come da due ali, in cui spiccano S. Antonio Abate, e S. Antonio di Padova, lavoro di mano più recente.
Altro quadro attaccato al muro espone S. Rosa di Lima, mediante un Crocifisso sostenuto da serafini, mentre degl'Angioletti rimangono attoniti in osservare quelle fervide emozioni del di lei cuore. ... A di lei piedi soggiacciono un diadema ed uno scettro.
Due altri quadretti sono ben anche lateralmente esposti alla divozione dei fedeli. S. Giorgio da Guerriero a cavallo, nelle mosse di soccorrere un seminudo mendico, e S. Eligio che con le pontificali insegne in molta venerazione presso i nostri maggiori per la special protezione, che largisce circa il benessere dei Cavalli, Muli, Asini, Bovi ecc. che formano il sostegno dell'agricoltura cui cotanto attendono gli Andriesi. Oltre i suddetti vi é Stanislao Costa generoso rampollo di un senatore Polacco, che giovanetto godeva di un miglior conversare col suo Dio, e che visse così tenero verso la Vergine che chiamavala Madre."
[tratto da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pagg. 52-53].
Molti arredi erano già scomparsi al tempo dell'Agresti che circa centanni dopo descrive la cappella, allora intitolata a San CiroCiro, come si presentava nel 1911:
"La terza Cappella, dedicata anticamente a S. Michele Arcangelo ed a S. Luca, ora é intitolata a S. Ciro. Questa Cappella è chiusa da balaustra con sovrapposti cancelli di ferro. II suo altare era costrutto in pietra; recentemente, a spesa dei devoti, è stato ricostruito in marmo. Una grande nicchia di noce, messa in cima all'altare, racchiude una ben fatta statua in legno, rappresentante il Santo Martire, Medico e Monaco. Una seconda nicchia, incavata nel muro laterale in cornu Evarrgelii, racchiude una pregevole statua di S. Michele, scolpita in legno.
Anticamente, in cima di questa Cappella, eravi una gran tela, chiusa in ampia cornice, rappresentante nel centro S. Luca, vestito d'un manto di porpora, dal cui lembo sporgeva la testa d'un vitello; da un lato eravi poi la immagine di S. Ciro, e dall'altro quella di S. Geltrude, dell'ordine Benedettino. S. Luca era fiancheggiato dà due ali, fra le quali spiccavano l'effigie di S. Antonio Abate e di S. Antonio di Padova.
Un'altra tela, chiusa pure in dorata cornice, era attaccata al muro di questa Cappella, rappresentante S. Rosa di Lima ed un Crocifisso, sostenuto da Serafini, e circondato da Cherubini, che, attoniti, miravano l'emozione della Santa, nel contemplare il Crocifisso. Ai piedi della Santa poi vedevasi dipinto un diadema ed uno scettro.
Due altri dipinti, di piccol formato, ornavano pure anticamente questa Cappella, uno rappresentante S. Giorgio guerriero sul suo cavallo, in atto di soccorrere un mendico; l'altro S. Eligio, che guarisce cavalli, bovi, asini ed altri quadrupedi. Un'altra tela rappresentava S. Stanislao Kosta della Compagnia di Gesù.
Tutte queste tele, delle quali pregevolissima era quella rappresentante S. Luca, ora più non esistono !... nè ci è riusciuto sapere qual fine avessero subite !...
Questa Cappella era anticamente sotto il patronato della nobile famiglia Quarti, ora estinta. In essa si leggeva, scolpita su pietra, un antica epigrafe, che ricordava un appartenente a detta famiglia patrizia di Andria. Quella epigrafe è pure scomparsa !... Era del tenore seguente:Hic jacet Dominus Bartolomeus Quartus
Qui obiit septimo die Iulii MCCCCLXIX "
[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 15-16].
Questa cappella dalla metà degli anni Trenta del Novecento sino a fine 2017 presentava una statua della Madonna di Lourdes, a cui era dedicata dai tempi del vescovo Paolo Rostagno (1935-1939); dal 1895 fino allora la cappella dedicata alla Madonna di Lourdes era stata invece la terza di destra.
[3ª cappella sx: la Madonna di Lourdes
e l'altare ligneo settecentesco - foto Sabino Di Tommaso, 02/2017.]
Oggi (2020) la cappella è spoglia d'ogni quadro e statua, all'infuori di quella della Madonna dei Miracoli.
[rilievo figurato sul pilastro sinistro dell'ingresso alla cappella
- foto Sabino Di Tommaso,
04/2018.]
Sul pilastro tra la seconda e la terza cappella della navata sinistra, a poco più di un metro da terra è incastonato un rilievo figurato della prima metà del XII secolo. Così ne parla Filomena Lorizzo nel suo studio citato:
"La natura erratica del rilievo e la consunzione della superficie non ne permettono un'interpretazione.
Gli unici soggetti espressi con maggiori dettagli sono gli uccelli sopra le colonnine. Una serie di tre archetti, di dimensione decrescente da sinistra a destra, poggia su colonnine provviste di capitelli.Sotto la prima arcata due personaggi si avviluppano con gli arti superiori estremamente allungati; solo con questa parossistica gestualità possiamo percepire la rilevanza del momento rappresentato.
La testa della figura di sinistra è larga nella sommità e termina in basso a punta, mentre la testa della figura di destra, di dimensioni esagerate, ha la forma ovale.Gli abiti lunghi e pieghettati inducono a un raffronto con un capitello conservato nell'abbazia di S.Andrea all'Isola, che P. Belli D'Elia chiama 'capitello con la danza' ... che si può datare tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo.L'aquilotto senza testa, inserito frontalmente sotto il secondo arco, non è reso con l'equilibrio delle forme, la cura del piumaggio, la simmetria degli arti delle aquile scolpite sulla cattedra vescovile di Canosa ...Sul terzo soggetto, avanzo l'ipotesi che si tratti di un tentativo mal riuscito di porre forse due uccelli o forse due serpenti in posizione araldica."
[tratto da "La Cattedrale di Andria", Filomena Lorizzo, tip. S.Paolo, Andria, 2000, pagg. 73-74]
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]