Prendendo spunto e suggerimento dai due lavori prodotti dall’arch. Vincenzo Zito su “ L’Antica ‘Porta del Castello’ di Andria” e “ Il Castello normanno-svevo di Andria”, nonché dalla pubblicazione di Antonio di Gioia “Andria il castello e le mura”, (testi tutti che si consiglia di leggere per approfondire l'argomento e apprezzare interpretazioni diverse della storia dei luoghi) si elabora la presente pagina sintetica, quasi un rapido excursus, sulle Mura e l'attigua Rocca della nostra Città,
Nella immagine sottostante le mura settecentesche disegnate nella pianta attribuita a Carlo Murena
(estratte da quella pubblicata nell'opera citata dell'Orlandi)
sono state sovrapposte su una mappa del centro storico attuale, utilizzando come base
quella pubblicata dal Comune di Andria in occasione di una Fierra d'Aprile e
modificandola con l'aggiunta di alcune indicazioni necessarie a questa trattazione.
Tenendo presente che il Murena non poteva disporre di una visione aerea del
territorio, la sua pianta della città, e quindi anche le mura, per quanto
precise siano state le sue misurazioni, si discostano un po' dalle reali
proporzioni. Inoltre alcune imprecisioni derivano dal fatto che, mentre
quasi tutti gli edifici (esclusi Chiese e Palazzo Ducale) e le vie sono disegnati in pianta, le mura sono
invece disegnate in una finta particolare prospettiva; ciò nonostante si può
cogliere con sufficiente approssimazione qual era il percorso delle mura nel
Settecento ed, eccettuando Porta Nuova costruita in quel tempo, anche nei due secoli precedenti.
Questa raffigurazione è necessaria per correlare sulla pianta le localizzazioni delle mura
citate nei successivi testi e immagini con i siti attuali, oltre che individuare
con una certa approssimazione dove erano localizzate le torri, le sporgenze e
le rientranze delle mura disegnate dal Murena.
Si premette che sul tracciato del circuito murario vi sono stati recentemente due importanti studi (citati nelle pagine precedenti) che hanno direttamente o indirettamente approfondito le ricerche: uno, specifico, del dott. Antonio Di Gioia dal titolo "Andria, il castello e le mura", un altro, meno specifico, dell'arch. Vincenzo Zito nelle sue due pubblicazioni "L'antica 'Porta del Castello' di Andria" e "Il Castello normanno-svevo di Andria".
Vincenzo Zito afferma che probabilmente il primo circuito murario di Andria
abbracciava un territorio inferiore rispetto a quello assunto nei secoli
successivi. Nelle pagine 15-18 del
"L'antica 'Porta del Castello' di Andria" al riguardo scrive:
"In primo luogo sembra ragionevole affermare che probabilmente l’Andria
fondata dai normanni non occupava l’intero sito dell’attuale centro storico.
Una prima macroscopica osservazione può farsi sul fatto che l’attuale
centro storico interessa una superficie di circa 24 ettari, certamente
eccessiva se si considera, ad esempio, che Trani medievale, città molto
più antica di Andria e di notevole importanza, non ne occupa che nove. A
questa osservazione a carattere “macroscopico” se ne possono
aggiungere altre più specifiche dall’esame della configurazione
planimetrica e altimetrica del centro antico.
In primo luogo sotto il profilo planimetrico è possibile riconoscere tre parti
distinte. La prima parte, che si distende tra piazza S. Ciriaco e la
cattedrale, è caratterizzata da una trama irregolare focalizzata su centri
ben definiti: la cattedrale, la chiesetta di S. Bartolomeo, piazza del
Casalino, piazza S. Ciriaco, tipica delle strutture urbane più antiche. Si
tratta, forse, dei centri di alcuni villaggi pre-normanni che gravitavano nei
pressi del locus Andre, che sarebbe stato il villaggio più rilevante, come
attesterebbe la presenza di una chiesa di maggiori dimensioni,
attualmente cripta della cattedrale.
La seconda parte, che si attesta tra via Corrado IV di Svevia, via De
Anellis e il circuito murario, è caratterizzata da una impostazione degli
isolati a schema ortogonale con gli isolati stretti e lunghi disposti a
pettine, caratteristica rinvenibile frequentemente nelle città pianificate
medievali. In questa parte si potrebbe individuare la città progettata dai
normanni.
Infine la terza parte è caratterizzata anch’essa da edilizia a pettine con
edifici disposti a schiera perpendicolarmente a via S. Chiara, che è
parallela alla disposizione degli edifici della seconda parte. ...
Sotto il profilo altimetrico dobbiamo osservare che le prime due parti
innanzi individuate si attestano tra il punto più alto dell’abitato, nella zona
storicamente detta “dei mulini” in prossimità di porta Castello,
degradando verso sud-ovest fin sul ciglio dell’alveo destro della lama
Ciappetta che lambisce il centro storico ... . La terza parte, invece, invade
ulteriormente l’alveo destro della stessa lama, sempre secondo l’arco
sud-ovest, avvicinandosi al centro dell’alveo . ...
Il circuito murario difensivo nel lato ad est si attestava utilizzando il
dislivello naturale esistente tra le attuali vie De Gasperi e Jannuzzi con
via Belvedere, così com’è tutt’oggi visibile ... . Nel lato a sud le
mura si attestavano probabilmente in una fascia intermedia tra il ciglio
della lama e il letto dell’alveo, in modo da sfruttare il dislivello esistente ai
fini della difesa ... . Nel lato ad ovest il circuito delle mura seguiva
probabilmente il tracciato delle vie S. Chiara, Flavio Giugno e Cipriani, in
una posizione più arretrata verso il ciglio superiore della lama, in modo
da sfruttarne le potenzialità di difesa naturale offerta dal dislivello.
Ad ulteriore sostegno di questa tesi si può anche considerare il fatto che
tutti gli insediamenti monastici medievali furono realizzati proprio nell’arco
sud-ovest, lungo le citate strade ... , in una zona che tra il XII ed il
XIV secolo doveva essere ai margini della città e quindi ancora poco
densamente abitata e quindi considerata 'di espansione'. ...
... La terza parte, quella che si attesta sul versante destro della lama
Ciappetta, fu probabilmente inglobata nella città murata soltanto in tempi
successivi, forse nel XIII secolo o anche più tardi. Ciò potette avvenire
una volta raggiunta una certa consistenza abitativa che potrebbe essersi
verificata con l’insediamento degli abitanti di Trimoggia ... nella zona di S.
Nicola, tale da giustificare l’ingente spesa necessaria per la realizzazione
di mura in elevazione nel letto della lama. ...
Alla luce di queste considerazioni sembra abbastanza ragionevole
ammettere che anche per la nostra città ci siano stati più circuiti murari.... "
Dalle pagine 46-51 del testo "Andria il castello e le mura"
di Antonio Di Gioia (edito nel 2011 da Adda Editore in Bari) si stralciano
le seguenti argomentazioni che negano un circuito murario normanno
più stretto rispetto a quello, successivamente ampliato, del periodo svevo.
Segue poi lo stralcio di una sintetica descrizione delle mura.
"L'attuale tracciato delle mura è lo stesso di quelle costruite dai Normanni o subì
successivi ampliamenti? ...
È opinione comune tra gli studiosi di medioevo e di urbanistica del medioevo, con
riferimento specifico alla realtà pugliese, che le cerchie murarie nei primi secoli
dopo l'anno Milledelimitavano l'area cittadina, caratterizzata da ampi spazi vuoti
e da orti coltivati, con persistenza di un aspetto rurale degli insediamenti urbani,
da poco costituiti.
Il Barbangelo, citando il Tramontana ..., fa rilevare che fino a tutto il XII secolo
la campagna penetrava nella cerchia delle mura cittadine e contrassegnava largamente,
con giardini e soprattutto con orti annessi a case che si affacciavano sulle vie,
la fisionomia del centro urbano e che l'indice di costruzione era scarsamente accentuato. ...
L'esistenza di ampi spazi non edificati e la presenza di case con cortile e di orti
è riportata frequentemente nei documenti dei primi secoli dopo l'anno mille ... .
La costruzione del castrum di Andria, ... nasce ... ab origine
dalla necessità di inglobare nello stesso perimetro i tre o quattro casali viciniori
(Grotte di S. Andrea, Katakana, S. Pietro e Casalino), oltre a richiamare all'interno
del circuito murario gli abitanti anche dei casali più lontani. ...
Ritornando al quesito iniziale, l'impressione personale è che il circuito murario originario
sia stato sostanzialmente sempre lo stesso, salvo possibili, limitate variazioni,
che allo stato dei fatti potrebbero essere concretamante verificate solo con opportune
indagini di tipo archeologico.
È stata avanzata inoltre l'ipotesi ... che l'attuale tracciato delle mura sia quello
del periodo svevo e che invece la cinta muraria dell'epoca normanna fosse meno estesa
e passasse per via Mura San Francesco, via Santa Chiara, via Lucrezia Cipriani,
lasciando fuori del circuito in pratica tutto della zona delle Grotte di Sant'Andrea e
della chiesa di San Nicola. L'ampliamento della cinta muraria a questa porzione della città
antica sarebbe avvenuto, secondo tale ipotesi, in epoca sveva ... .
... Tale ipotesi ... appare il frutto di una semplice 'suggestione cartografica',
per così dire, ma non è supportata, per quanto mi è noto, da alcun elemento di ordine
architettonico, archeologico ed ancor meno di tipo storico-documentale. ...
... L'argomentazione che ci induce a non accettare la tesi in questione è soprattutto comunque
di ordine storico-documentale. È noto infatti che la chiesa di San Nicola è una delle prime
ad essere menzionata all'interno della cittadina medievale. Una bolla di papa Callisto II,
datata da Benevento il 10 ottobre 1120, cita già in quell'epoca in Andria una chiesa dedicata
a San Nicola ...
In secondo luogo in base a tale ipotesi resterebbero fuori del circuito murario di epoca
normanna, l'area delle grotte di Sant'Andrea, che rappresenta invece ... uno degli
insediamenti abitativi più antichi facente parte del 'locus Andre' prenormanno ... .
In definitiva è da ritenere che il tracciato murario sia sempre stato, sostanzialmente, lo stesso.
In modo schematico si deve ... considerare una duplice tipologia delle strutture difensive
e delle mura: prima e dopo le armi da fuoco ...
Nel medioevo ... le mura erano essenzialmente costituite da cortine piuttosto alte e con pareti
perpendicolari, intervallate a distanze più o meno regolari da torri rettangolari o tronco coniche.
All'apice delle cortine, sul lato interno, vi erano stretti camminamenti di ronda ricavati o nello
spessore delle stesse murature oppure con un tavolato aggettante sostenuto da travi lignee o
da mensole di pietra ... .
Con la comparsa delle armi da fuoco, questo tipo di mura divenne facilmente vulnerabile ...
Si procedette quindi, gradualmente, ad abbassare il profilo delle mura e ad irrobustirle
con terrapieni, con notevole aumento dello spessore delle mura. Furono eliminate le merlature
ed al loro posto elevati dei parapetti, furono demolite o cimate le torri e furono
costruiti bastioni o torrioni bassi con ampie piattaforme dove poter posizionare e manovrare
i cannoni per la difesa della città. ...
Infine i fossati furono ampliati con scarpe e controscarpe. Le stesse cortine erano fortemente
scarpate, cioè oblique, non perpendicolari ... ."
Si riportano di seguito le foto di alcuni resti delle mura tuttora visibili, con un breve commento.
Scendendo ad Est di Porta del Castello per l'attuale via Alcide De Gasperi si scorgono
dopo pochi metri sulla destra delle imponenti mura, resti di un bastione.
Si riporta un breve commento di Vincenzo Zito e, per un approfondimento, si rimanda
alla pagina che ne parla diffusamente e in modo specifico.
“In via De Gasperi sono ancora visibili i resti di una fortificazione impropriamente definiti "le mura di Andria". ... Le pareti esterne della fortificazione, il cui paramento è realizzato con conci di pietra calcarea grossolanamente squadrati, sono configurate a scarpa per un'altezza di circa quattro metri dal piano stradale attuale. Al di sopra di queste è posta una parete verticale in tufo alta due metri circa.”
[testo tratto da "IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI ANDRIA, una questione controversa" di V. Zito, ed. dell'Autore, 2012, pag.37-39]
Continuando a dirigerci in senso orario intorno al centro storico dopo Piazza Imbriani, a metà percorso di Via Jannuzzi si intravede nel cortile dell'omonimo palazzo un altro tratto di mura.
Sotto Via Belvedere, che corre sulle mura parallela a via Jannuzzi, è conservato un lungo tratto delle stesse; vi si nota la ricorrente scarpata bassa in pietra squadrata locale a base di una alta cortina verticale in blocchi di calcarenile, detto tufo, del quale è ricco il nostro sottosuolo carsico.
Scendendo da via Jannuzzi verso via Orsini, a destra della piazza triangolare Ruggero VII posta tra le due strade e parallela alla stessa, corre, leggermente soapraelevata, via Fanfulla da Lodi che, dopo aver incrociato Via Pomponio Madia, prosegue leggermente più all'interno coll'omonimo vicolo.
Il leggero sfasamento tra le due strade suddette porta a pensare che su via Fanfulla da Lodi sia visibile il lato esterno delle mura, terminante alla base in evidente scarpata, mentre nel vicolo Pomponio Madia emerga la parte interna, del tutto perpendicolare al piano medio stradale.
Altri due tratti di mura si possono osservare nei pressi di Porta Sant'Andrea (approfondita in un'altra pagina), sia in un cavedio dietro una casa di via Porta Nuova che nel muraglione del giardino antistante l'antico palazzo Porro, oggi [2017] residenza delle suore di Betlemme.
Il tratto di mura a nord di Porta Sant'Andrea, inglobate nel giardino dell'ottocentesco palazzo Porro
e oggi utilizzato in gran parte da una Scuola superiore privata gestita
dalle Suore Betlemite, ha la zona inferiore scarpata in parte nascosta da una grande scalinata
e la zona superiore ingentilita da archetti sovrapposti nell'Ottocento.
Il tratto di mura a sud della stessa porta si trova all'interno di uno strettissimo
cavedio proprietà di un fabbricato prospiciente via Porta Nuova; si presenta molto scarpato, alto
e parzialmente intonacato (la foto è ripresa dall'alto).
Un altro tratto di mura è affiorato recentemente (2013) effettuando alcuni lavori conseguenti a dei crolli avvenuti nell'area tra via Pendio S. Lorenzo e via Mura S. Francesco.
La foto su riprodotta è tratta da pag. 22 del su citato testo di Vincenzo Zito
“L’Antica ‘Porta del Castello’ di Andria”,
dove l'autore espone alcune note sulla tipologia
e forma delle mura della città di Andria.
Da quelle note è stralciata la seguente descrizione.
"Per quanto riguarda la tipologia delle mura bisogna dire che queste
rimasero ferme alle tecniche costruttive medievali proprie del periodo
angioino. Questo giudizio è ricavato dall’esame dalle vedute
settecentesche della città .. e dai pochissimi resti delle mura oggi visibili.
Questi tratti, infatti, presentano una parte basamentale in conci di pietra
configurata a leggera scarpata e la parte superiore in tufo. In particolare,
le mura che si attestano a ridosso di rilievi naturali si presentano come un
semplice paramento di tufi, facilmente degradabile ... .
Questa constatazione ci fa comprendere come mai nel ‘700, pur in
assenza di eventi di guerra da diversi secoli, le mura erano talmente
degradate da richiedere continui interventi di riparazione e di
ricostruzione, come si vedrà nel seguito. Solo nei tratti in cui le mura
erano in elevazione, dai pochi resti superstiti si comprende che queste
dovevano avere uno spessore di circa 1,6 metri, dimensione compatibile
con quelle delle mura medievali di altre città ... .
Nel ‘700 le mura versavano in uno stato di generale precarietà, com’è
attestato da una relazione settecentesca pubblicata da R. Campanile ... .
Nella relazione si riferisce che le mura sono in gran parte dirute e in
alcuni luoghi, addirittura, sono stati aperti dei varchi che permettono di
entrare ed uscire comodamente dalla città. Dalla metà del ‘700 si registra quindi
una continua attività volta alla riparazione delle mura, attività che sembra essere inefficace.
I più interessati sono, naturalmente, gli “arredatori” delle gabelle, cioè gli
appaltatori, che essendo i più danneggiati dall’evasione fiscale, sono stati
i più attivi nel sollecitare la riparazione delle mura, a volte impiegando
direttamente anche risorse proprie. ...
Alcuni resti delle mura sono ancora oggi visibili in via Jannuzzi ed in via
Pendio San Lorenzo ... . Altri tratti, certamente più
numerosi, sono nascosti dalle costruzioni eseguite nelle fossate dopo il
fatidico 1799. Alcuni di questi sono stati documentati da Di Gioia (2011,
p.33 e segg.)"
Si riporta infine l'indice d'inizio pagina per effettuare eventuali altre scelte di approfondimento.